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Autore: TheHeartIsALonelyHunter    28/07/2013    4 recensioni
La ragazzina con i capelli biondi è girata di spalle. Ha un vestitino azzurro, come i suoi occhi, ed è sul prato a piedi nudi.
Tende la mano verso un anime nero gigantesco, con un pezzettino di carne in mano.
L’animale lo annusa inizialmente sospettoso poi, con avidità, lo addenta.
Il ragazzo ha un paio d’occhiali a cerchio appoggiati sul naso, capelli neri scombussolati e due occhi verdi come un prato in primavera.
Si avvicina lentamente alla ragazza, cercando di non spaventare la creatura che è con lei, appoggiando cauto le scarpe sul terreno.
“Ciao, Albus Potter.”
[Terza classificata e vincitrice del "Premio coppia" al contest "New Generation's Adventures and Loves" indetto da Emily Rose e giudicato da S.Elric_ sul forum]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'Una Lovegood e un Potter? Perchè no?'
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Nickname Forum: TheHeartIsALonelyHunter
Nickname EFP: TheheartIsALonelyHunter
Titolo:I fell in love with a mad
Pacchetto: Burrobirra
Personaggi/Coppia scelta: Albus Severus PotterNuovo Personaggio
Rating: Giallo
Genere:Romantico, Fluff

Bonus Points: 8 punti

Introduzione:
La ragazzina con i capelli biondi è girata di spalle. Ha un vestitino azzurro, come i suoi occhi, ed è sul prato a piedi nudi.
Tende la mano verso un anime nero gigantesco, con un pezzettino di carne in mano.
L’animale lo annusa inizialmente sospettoso poi, con avidità, lo addenta.
Il ragazzo ha un paio d’occhiali a cerchio appoggiati sul naso, capelli neri scombussolati e due occhi verdi come un prato in primavera.
Si avvicina lentamente alla ragazza, cercando di non spaventare la creatura che è con lei, appoggiando cauto le scarpe sul terreno.
“Ciao, Albus Potter.”

Note d'Autore: Allora... Questa storia è stata un parto.
Letteralmente.
All'inizio doveva essere tutta la storia d'amore di Rainy (il mio nuovo personaggio) e Albus, ma non riuscendo a scrivere un inizio decente non sono riuscita a compiere quel progetto.
Allora ho iniziato con questa, che doveva finire con il bacio dei due e poi Albus che offriva a Rainy una Burrobirra.
Ma poi ci ho voluto infilare dentro che Rainy era da sempre innamorata di Albus e che voleva sembrare più donna per lui, ma non ci stavo.
Ma poi mi è scoppiato un amore improvviso per HarryCedric e volevo scrivere che, all'anniversario della morte di Ginny, Harry confessasse a Albus di questa sua passione e di come sia dispiaciuto per non averla mai potuta vivere. Per questo Albus torna con Rainy, invece di correre dietro a qualcosa che "non esiste" (Rose).
Ma poi la cosa veniva troppo lunga.
E così mi sono messa a scrivere.
Ed è venuto il finale che è venuto.
Per i personaggi: Albus è molto simile al padre. Ovvero, timido e impacciato, ma capace anche d grandi passioni e di gesti abbastanza... Forti.
Rainy... Rainy è stata veramente difficile da realizzare. Perchè doveva avere sempre un'aria disincantata e dolce. E se nell'ultima parte vi sembra un po' seriosa, è perchè, comunque, anche lei, come tutti, può tornare nel nostro mondo se a riportarla giù è l'amore.
Scorpius e Rose hanno un ruolo marginalissimo, ma da come li dipingo prendono il ruolo "bullo della scuola" e "stupida ochetta".
Bè, sappiate che non è così. Scorpius credo un po' abbia seguito le orme del padre, e Rose si è semplicemente lasciata trascinare da un sentimento fortissimo senza pensare a Albus. Poi, alla fine, Scorpius è stato un idiota.
OK. Ho finito le mie lunghissime NDA.
Sperando che la storia non ti faccia vomitare.
 

I feel in love with a mad

 
La Foresta Proibita, quando è mattina, non sembra tanto spaventosa quanto può suggerire la mente di notte.
La dolce luce dell’alba fredda d’ottobre la rischiara fievolmente, dandogli una tinta azzurrina che fa sembrare gli alberi spogli degli spettri con delle lunghe dita protese verso il cielo.
Il terriccio è leggermente bagnato da un acquazzone scoppiato la sera prima, e le sue scarpe quasi affondano nel fango.
Le foglie si appiccicano alle suole e la terra molliccia gli rende difficile camminare.
La ragazzina con i capelli biondi è girata di spalle. Ha un vestitino azzurro, come i suoi occhi, ed è sul prato a piedi nudi.
Tende la mano verso un anime nero gigantesco, con un pezzettino di carne in mano.
L’animale lo annusa inizialmente sospettoso poi, con avidità, lo addenta.
Il ragazzo ha un paio d’occhiali a cerchio appoggiati sul naso, capelli neri scombussolati e due occhi verdi come un prato in primavera.
Si avvicina lentamente alla ragazza, cercando di non spaventare la creatura che è con lei, appoggiando cauto le scarpe sul terreno.
“Ciao, Albus Potter.”
Il ragazzo, beccato in flagrante, si ferma a pochi centimetri da lei, vicino all’imponente creatura, che lo guarda aggressivo ma curioso.
Anche lui è allo stesso tempo incuriosito e impaurito dall’animale, che lo guarda fisso con i due penetranti occhi neri.
La ragazzina si gira verso Albus e gli sorride.
L’ha già vista nei corridoi di Hogwarts, la ricorda. Spesso i suoi compagni Grifondoro le hanno parlato di lei, ma solo di sfuggita, e gliel’hanno più che altro descritta come una “svampitella pazza”. Ciò basta anche a lui per considerarla una ragazza da evitare, almeno per quel giorno. Non ha voglia di “svampitelle pazze” con cui parlare, e non è certo per incontrare lei che è venuto nel bosco quella mattina.
È venuto perché aveva bisogno di stare un po’ da solo, di non sentire stupidi discorsi come “Tuo padre è un mito”, “Tu sei il figlio di Harry Potter?” e per non sentirsi chiedere un autografo a ogni passo. Si sente uno stupido a venire apprezzato così quando, almeno secondo il suo personale giudizio, lui non vale nulla.
Forse, può considerarsi fortunato a scuola (i professori lo reputano intelligente e studioso), ma nello sport…
“Sapevo che saresti venuto.”
“Davvero?” chiede Albus, incuriosito dalla creatura nera che è al fianco della giovane.
Lei annuisce.
Lui continua a concentrarsi sull’animale. Gli sembra un essere imponente e mistico, un essere inarrivabile e inavvicinabile.
Lo incuriosisce. A Hogwarts nessuno gli ha mai parlato di una specie di animali così… strani. Eppure lui è il primo della classe. Cerca di raccogliere, nella sua mente, frammenti di qualche libro, stralci di appunti che possano contenere informazioni su qualcosa che possa assomigliare a quel… “coso”.
“Non è mai stato segnato nei libri di scuola”. Albus sussulta, risvegliandosi dai suoi pensieri.
La ragazzina accarezza con dolcezza la testa dell’animale, e lo guarda sorridente.
“Non in quelli di Hogwarts. Magari in qualche altra scuola sono segnati come specie esistente…” Specifica sorridente.
Con la mano bianca, avvicina alla bocca della creatura un altro pezzettino di carne. Con voracità, l’animale lo ingurgita.
La bionda si gira, quindi, verso Albus, e comincia a camminare con lui, spiegando come una maestrina:
“Vedi, sono pochi quelli che possono vederli. Solo chi ha visto una persona morire.”
Albus abbassa lo sguardo, improvvisamente consapevole.
“Tu ne hai vista una, giusto?” chiede lei, il tono di voce completamente neutro e privo di particolari inflessioni.
Ad Albus salgono lentamente le lacrime agli occhi, ma le ricaccia velocemente indietro. Suo padre non vorrebbe vederlo così. No, non vorrebbe affatto.
Sua madre Ginny è morta due anni prima. E ancora lui non se n’è fatto una ragione.
Si rende conto, all’improvviso, che sta parlando con un’estranea e che quella stessa estranea sta discorrendo con lui come fossero amici di lunga data.
Con lo sguardo le guarda il viso e lei gli sorride.
Ha un viso pulito, dolce, quasi infantile.
Eppure, da ciò che sa, ha solo un anno meno di lui.
Si sente leggermente imbarazzato, di fronte a quella giovane. Lo guarda con quegli occhi azzurri fondi come un lago, e con uno sguardo curioso, inquisitorio…
Non riesci a reggerlo a lungo. Gli fa quasi paura. Era venuto lì solo per avere un po’ di quiete e pace, e quella ragazzina gli ha rivolto la parola come se lo conoscesse da una vita, senza imbarazzo, senza paura, con sicurezza e determinazione.
Strano averla ora al suo fianco, camminare con lei, quando neanche la conosce.
Con un colpo di tosse, cerca si schiarirsi la voce.
Lei, nel frattempo, accarezza un minuscolo animale che gli si è avvinghiato alla caviglia.
“Tu…A quanto pare tu sai il mio nome ma…” Albus tossisce nuovamente, “ma io non so il tuo.”
La sua testa bionda si rialza dalla sua posizione, verso di lui, a fissarlo di nuovo, con gli occhi che sorridono insieme alla bocca.
“Mi hai vista, ad Hogwarts, giusto?” chiede col suo tono caldo.
Lui annuisce, poco convinto, e riabbassa lo sguardo per non guardarla.
Un altro degli animali sconosciuti si avvicina a lui.
È piccolo, minuscolo, e si mette ad annusarlo curioso.
Albus lo guarda con timore. Gli fa leggermente paura, quel “coso” nero.
Con un piede prova a allontanarlo, ma inutilmente.
Il piccolino si fa sempre più vicino.
Con mossa sicura, la ragazza estrae un altro pezzo di carne e lo getta nel fango.
Con scatto felino (così impensabile, per una creatura così minuscola) l’animale si getta verso il cibo.
Mentre Albus rialza lo sguardo, anche lei alza lo sguardo.
“Rainy.” Si presenta lei. “Il cognome non importa.”
Il ragazzo non riesce a replicare.
Semplicemente riabbassa lo sguardo e continua a camminare, lentamente con lei.
Anzi, no.
Con RAINY.
Che strano nome, pensa…
Un ricordo riaffiora alla mente.
E poi capisce.
“Rainy SCAMANDRO?” chiede, curioso. Sì, i suoi compagni gli hanno parlato di lei.
Rainy alza lo sguardo leggermente e dice, in tono neutro:
“La figlia di Luna Lovegood”.
Albus con un “Ah” poco convinto, torna a camminare lentamente. Lei lo segue.
“Si chiamano Thestral. Sono creature solitarie, sai?”
Albus annuisce lentamente, ancora immerso nell’imbarazzo verso la giovane.
È schietta, e non sembra trovare la situazione assurda come la trova lui. E dire che era lì per stare solo…
“Ne…” si schiarisce la voce con un colpo di tosse, cercando di non far notare il rossore sulle sue guance, “Ne esistono molti, qui?”
“Oh sì!” Esclama Rainy. Sembra felice di poter parlare con qualcuno di quella strana specie che sembra vedere solo lei.
“Ci sono cuccioletti che hanno solo tre mesi, ma anche altri che hanno quasi 9 anni.”
Un piccolo Thestral si avvicina alla gamba di Rainy e comincia, nervosamente, a becchettarle i piedi nudi.
Albus si ritrae di poco, leggermente sorpreso, ma la ragazza non si tira indietro e, anzi, si piega verso il piccolino e gli lancia un pezzo di carne.
L’animale si allontana nella nebbia mattutina, e Albus lo segue con lo sguardo.
Rainy riprende a camminare, e così fa Albus.
“Sai, non è facile sapere di esistere ma di non essere mai visto dagli altri.”
Albus la fissa mentre, con la mano, va a cercare un altro pezzettino di carne nella tasca del vestito. Un Thestral, vorace, si avvicina subito, e la ragazza, paziente, lancia anche a lui il cibo.
“Ti fa dubitare, spesso, di esistere veramente.” Aggiunge tristemente la ragazza.
Albus la fissa e si accorge di una lacrima fredda che esce dall’occhio sinistro. Cerca di distogliere lo sguardo per non imbarazzarla, ma l’ombra di tristezza che le ha coperto improvvisamente il viso sembra non voler accennare a sparire.
“Tu giochi a Quidditch?” chiede lei.
Albus rimane un attimo interdetto per quella domanda fuori luogo e poi annuisce, poco convinto: l’avrà visto alla partita contro Tassorosso. Gli avversari hanno vinto centodieci a ventisette. Un vero schifo.
Lei annuisce a sua volta.
“Non ti piace lo sport.”
Il ragazzo la guarda, stupita. È una constatazione, non una domanda.
“Cos…”
“Ti fa sentire male. Perché tutti ti pensano bravo come tuo padre, e quando sbagli non te lo rimproverano…”
Lei alza le spalle.
“Ti fa star male più degli insulti dei Serpeverde. Non devi dargli retta, sono degli idioti. Anzi, ignorali. O meglio, perdonali.”
Albus comincia a sentirsi leggermente confuso: quella ragazzina sa un po’ troppe cose su lui. Possibile che abbia sentito nei corridoi dei giocatori che lo perdonano a ogni Boccino non preso, ma dei Serpeverde che lo insultano…
Bisogna sempre perdonare i propri nemici. Niente li infastidisce di più”, afferma sicura Rainy. Lui quasi non la ascolta:si sta chiedendo se mai Scorpius o qualcuno della sua banda lo abbia mai picchiato nel corridoio, davanti a tutta la scuola.
D’un tratto, il ragazzo si ritrova a guardare i piedi nudi di lei, e chiede:
“Le tue scarpe?”
“Le ho perdute.” Dice semplicemente la ragazza, alzando le spalle. Poi, avvicinandosi lentamente a lui, sussurra:
“Credo che ci siano dietro i Nargilli.”
Albus si concede un sorriso. Incoerente.
Anche Rainy sorride.
Il ragazzo ha le mani in tasca, nel tentativo di scaldarsi in qualche modo.
Il freddo gli penetra nelle ossa e lo fa rabbrividire.
 “E così, tra te e Rose Weasley è…” La ragazza indugia un attimo sulla parola. “è finito tutto?”
Albus la guarda stupito. La sua domanda è del tutto inopportuna in quel momento.
Ma lei sembra non accorgersene. Continua a sorridere e a fissarlo.
Il ragazzo comincia a sentirsi leggermente irritato dalla sua insistenza. Non è venuto lì per parlare dei suoi problemi sentimentali, e non gli servono certo lezioni da una ragazzina come Rainy.
“Sì, è finito tutto.” Dice solo Albus velocemente e seccato. Si infila le mani in tasca cercando di scaldarsi. La felpa che si è infilata è allacciata fino al collo, ma il ragazzo continua a tremare di freddo e a stringersi nelle spalle.
La ragazzina vicino a lei, invece nel suo abitino corto, sembra perfettamente a suo agio.
Il Thestral che Albus aveva visto con Rainy segue costantemente la fanciulla, inseguendo l’odore di un pezzo di carne che tiene in mano.
Con poca convinzione, la giovane glielo lancia sulla terra bagnata.
“Golosone…” Borbotta sorridendo.
La creatura corre veloce dietro al pezzo di carne, e lo addenta velocemente con golosità.
La ragazza sorride.
“Thestral…” Alza le spalle. “Creature veramente curiose.”
Albus annuisce, poco convinto, deciso a chiudere quel discorso al più presto.
“Sì, certo…”
“Devi accudirle…”
“OK…”
“Devi volergli bene…”
“Certo…”
“In fondo, sono un po’ come noi umani.”
Albus si gira verso di lei, e la guarda, sorpresa, negli occhi.
La ragazzina ha dei bei ragazzi color turchese, che sulla pelle nivea spiccano come due laghi congelati in mezzo alla neve, dolci e comprensivi, pieni di un’innocente vivacità e di una curiosità illimitata.
“Come…Noi…Umani, Rainy?”
Lei annuisce, fissando un piccolo Thestral che si avvicina a quello più grande nella speranza di una porzione di cibo.
“Come noi desiderano, hanno bisogno di cibo, di acqua…”
I due Thestral si azzuffano brevemente, contendendosi il pezzetto di carne.
“…e a volte arrivano a lottare per un desiderio comune.”
Albus fissa i due animali che si rotolano nel fango. Gli sembra che quello più grande stia avendo la meglio, ma nella fanga è difficile distinguere i musi dei due animali. Sembrano tutti e due molto più grandi.
Alla fine, scappando, i due scompaiono nella nebbia mattutina, coperti da un alone di mistero.
“Ma alla fine solo uno dei due vince.”
Rainy posa il tuo sguardo sul suo, che ancora cerca, nella foschia, un segno dei Thestral.
“Ti sei battuto con Scorpius Malfoy, giusto?”
Albus la guarda stupita. Nello sguardo della ragazza non c’è malizia né cattiva volontà, solo semplice e genuina curiosità.
“Ma che dici…” Ridacchia, Albus, cercando di chiudere definitivamente il discorso. Parlare di Rosie è imbarazzante, quasi doloroso.
Lei scuote la testa.
“Non fingere con me, li vedo i bugiardi…”
Il ragazzo comincia a esasperarsi.
“Senti, Rainy, questi sono affari miei, e li risolvo da solo!”
La sua voce si alza leggermente rispetto al suo tono normale, e per molti istanti entrambi rimangono zitti. Rainy lo fissa, mentre lui cerca di fuggire dal suo sguardo, guardando ancora la nebbia alla ricerca dei due Thestral.
“La amavi?”
Ancora una volta, Albus resta interdetto. E ancora una volta, non legge negli occhi della piccola Rainy né malignità né odio.
“Che…”
“Ti ho chiesto se la amavi. Rose! La amavi?”
Il suo tono di voce stavolta è più perentorio, e il suo viso più teso e quasi, leggermente, arrabbiato.
Il ragazzo non può astenersi da rispondere stavolta.
Abbassa il capo, cercando di evitare gli occhi blu della ragazza e dice solo:
”Bè…Forse non…Non troppo ma…Ma neanche poco, ecco…Abbastanza!”
Questo discorso lo imbarazza sempre di più.
Al contrario, Rainy non sembra affatto toccata dall’argomento e pare non accorgersi dell’imbarazzo del giovane. O forse lo ignora semplicemente.
Scuotendo la testa in un gesto di esasperazione, dice soltanto:
“Quando non si ama troppo, non si ama abbastanza.”
Albus rialza lo sguardo su lei, sorpreso dalla frase che ha appena detto.
Lei sorride.
“è…è tua?” chiede Albus, cercando di rompere l’imbarazzo che si è creato tra loro.
“No!” ride Rainy. Ha una bella risata limpida e cristallina, e un viso pulito e dolcissimo.
“è di un autore babbano! Mia madre me l’ha letta una volta!”
Albus alza lentamente un angolo della bocca, in un semi sorriso. Ora più che mai, Rainy sembra una bambina: i capelli leggermente scompigliati dal vento mattutino, gli occhi aperti e espressivi, il vestitino che la fa sembrare una ballerina con quel tulle intorno alle maniche e al bordo, e il sorriso sulle labbra.
Per un attimo, Albus pensa che sia perfetta.
Quella Rainy, che ha incontrato per caso, gli piace.
Sembra davvero una ragazzina, pensa, una immatura ragazzina mai cresciuta, con quel sorriso costantemente sulle labbra e i capelli sempre spettinati, e un mondo a parte, chissà dove, in cui rifugiarsi quando fuori c’è il temporale.
Una bambina, sì.
Decisamente una bambina.
Eppure gli piace quella bambina, sì, gli piace molto, con quel vestitino azzurro che simula un comportamento più da “donna”.
“Rose ti ha fatto stare tanto male?”
Ormai abituato alle domande sempre più imbarazzanti della bambina, Albus alza le spalle e dice:
“No…Non molto. Almeno lei me l’ha detto chiaro e tondo…”
Rainy intreccia le mani come in una muta preghiera, e solo in quel momento Albus si accorge che indossa una paio di guanti. E sorride nel vedere che uno è rosso e l’altro nero.
Rainy…
Quando c'è di mezzo l’amore le persone a volte si comportano in modo stupido… Ti devi preoccupare quando chi ti ama non ti ferisce più, perché vuol dire che ha smesso di provarci o che tu hai smesso di tenerci.
Il ragazzo alza lo sguardo sulla bambina (perché questo gli sembra, una bambina) e, esterrefatto, la guarda mentre, con noncuranza, si sistema i capelli in una coda.
Come se quello che ha appena detto non sia maestosamente stupendo e poetico.
Come se non fosse quello che anche lui ha pensato dopo la separazione con Rose.
Come se quella bambina possa capirlo meglio di come perfino Rose possa capirlo.
Rainy sembra non accorgersi dell’improvviso silenzio intontito di Albus e, anzi, lo invita con la mano a sedersi su di un tronco abbattuto vicino a lui.
Il ragazzo, titubante, si siede, sempre più imbarazzato.
Vicino a lei, spalla a spalla, Albus sente un lieve brivido che gli percorre tutta la spina dorsale e che lo porta a rabbrividire.
Rainy sembra accorgersi di questo brivido e, con gesto gentile, si toglie i guanti e glieli passa.
“Tieni.” Sussurra. “Puoi metterli.”
Albus li guarda con scetticismo.
Le dita sono corte almeno la metà delle sue, e in alcuni punti la lana è rattoppata alla bell’e meglio con delle pezze di tessuto a righe o con tessuti totalmente diversi da quelli originali.
Ricorda ancora come erano i guanti di Rosie: neri, sempre e comunque, lunghi un po’ di più rispetto alle sue dita, con un bottone che li allacciava, meglio se d’argento.
Guanti eleganti, da donna elegante.
Questi sono colorati, pieni di vita, e ti dicono molto di più di quei freddi guanti che un tempo amavi tanto stringere.
È strano come perfino dei guanti parlino di una persona e che la descrivano perfettamente: i guanti di Rose erano pratici, preparati con metodo, costantemente puliti. Quelli di Rainy sono allegri, vispi, pieni di vita, come lei.
Con un sorriso sulle labbra, Albus li appoggia sul tronco, vicino a lui e sussurra un flebile:
“Grazie.”
Sente le guance in fiamme e il cuore battere velocemente, ma cerca di ignorare le sensazioni che lo travolgono quando la giovane ragazza gli stringe la mano.
La sua manina sembra piccolissima rispetto alla mano di Albus, rossiccia e gonfia per il freddo.
Per un istante il ragazzo si vergogna che la sua mano sia così impura e indegna rispetto a quella così bella e signorile della ragazza.
È una mano piccola, bianca, con le dita sottili e affusolate, perfette per chi suona il piano. Sembra la mano di una bambina.
Come è banale, pensa tra sé e sé, paragonare tutti gli aspetti della ragazza a quelli di una bambina. Poco originale, più che altro.
“Che fiore porterai sulla sua tomba?”. Una domanda proprio alla Rainy. Inappropriata e improvvisa. Dovrebbe esserci abituato, ma non si è mai abituato a sentire parlare di “lei”. 
Il suo sguardo si abbassa velocemente e i suoi occhi verdi cercano di ricacciare indietro le lacrime.
Un dolore forte al petto lo costringe a prendere fiato prima di parlare.
“Un ciclamino…” sussurra.
Rainy non sembra accorgersi dell’improvviso cambiamento di voce del ragazzo.
“Ciclamino?”
Lui annuisce. Velocemente, si passa una mano sotto gli occhi, in un tentativo goffo di cancellare la lacrima che, pronta, è scesa dalla palpebra.
La ragazza, invece, sembra non accorgersi del suo disagio.
Come sempre.
“Io le porterò una rosa.”
Albus la guarda curioso.
“Una rosa rossa. Le piaceva il rosso. Diceva che era il colore della passione…” Rainy fa dondolare nervosamente le gambe, con le mani appoggiate sul tronco.
Il ragazzo la guarda, confuso da quel discorso.
“A chi…” sussurra, spaventato dalla possibile reazione della ragazza.
“Mia madre.” Rainy alza le spalle. “è morta quando ero piccola. E c’ero anch’io.”
Gli occhi di Albus si spalancano lentamente.
Dunque…Anche lei ha sofferto ciò che ha sofferto lui?
Ma, al contrario di lui, Rainy sembra essere  a posto. Parla di sua madre come parlerebbe di un amico lontano, con tranquillità, senza imbarazzo…
Questa ragazza è straordinaria.
“Altrimenti, perché vedrei i Thestral, secondo te?”
Albus non può fare altro che annuire, con un lieve tremore delle labbra.
Vorrebbe dire qualcosa, forse uno stentato “Mi dispiace”, ma sa che non la farà stare meglio.
Non è di quello che ha bisogno.
“Ti fa sentire a disagio, vero?” chiede improvvisamente Rainy.
“Cosa?” domanda lui, incerto.
“Essere sempre idolatrato e messo al centro dell’attenzione.”
Il ragazzo la guarda stupita. Lei sembra non farci caso.
“Pensi di non meritartelo. Pensi di non dover essere sempre considerato il migliore solo perché sei il figlio di Harry Potter. Pensi di non avere altri motivi per cui meritare la fama.”
Lui, lo sguardo concentrato sul viso di lei, in cerca di qualche segno di imbarazzo nella sua voce, si stupisce a ogni parola che dice, riconoscendo nelle sue parole i suoi pensieri.
Quella ragazza sembra leggergli nell’anima, capirlo come nessun altro sa fare, capire come neanche lui sa capire.
Rainy si ferma un istante a guardarlo e poi aggiunge, senza esitazione:
“Per me tu meriti di essere idolatrato. Hai molta poca autostima, lo sai?”
Il ragazzo non può fare a meno di ridere a questa affermazione buffa, e anche Rainy ride, contenta.
Gli riprende la mano e la stringe forte,e il suo viso si illumina come il sole illumina la notte.
“Sono felice di averti fatto ridere.” sussurra, a pochi centimetri dalle sue labbra.
Il suo fiato caldo gli riscalda le labbra semi blu, e per un istante, ad Albus viene la voglia improvvisa e senza logica di baciarla.
È un istante.
Le due bocche si avvicinano lentamente, poco lontane una dall’altra, quando uno scroscio di acqua li bagna totalmente.
Con gli occhi appannati, Albus alza gli occhi al cielo, cercando di capire cosa stia succedendo.
“Giorno di pioggia!” La voce di Rainy gli arriva quasi ovattata dalla pioggia che gli entra nelle orecchie e per i tuoni che cominciano a rimbombare all’orizzonte.
“COSA???” urla Albus, protendendo l’orecchio verso la ragazza.
“GIORNO DI PIOGGIA!!!” risponde Rainy, rivolta verso il ragazzo.
Il vento e la pioggia le impastano i capelli, che le passano sul viso e le svolazzano intorno. Il vestitino aderisce completamente al corpo, e il tulle si affloscia leggermente sotto l’acqua.
Con una mossa veloce, Albus si toglie la felpa e stringe a sé la ragazza.
Proteggendosi con l’abito, correndo disperati, i ragazzi lasciano la Foresta Proibita.
Il paio di guanti resta invece sul tronco, a prendere acqua e a scolorirsi lentamente.
 
Ridendo come due pazzi, i ragazzi arrivano alla scuola dopo una mezz’oretta di corsa.
Rainy è completamente bagnata nonostante la protezione offerta dalla felpa di Albus, e il vestito macchiato da alcune macchie di fango sul bordo.
Albus ha i pantaloni anch’essi macchiati e il corpo totalmente bagnato.
I due arrivano sotto la porta della scuola ridendo e scherzando.
Finalmente al riparo, Rainy si appoggia a Albus ancora ridendo, e gli stringe la mano bagnata.
Quasi senza fiato, i ragazzi crollano su una panchina, cercando di riprendere fiato e ridendo ancora.
L’ultimo sprazzo di risata si spezza nelle loro gole, e, con il sorriso ancora sulle labbra, Rainy si passa le mani sul viso, cercando di asciugare l’acqua che le riga il volto.
Albus, invece, scompiglia con una mano i capelli, nel tentativo di non sembrare un totale idiota.
Gli occhiali sono zuppi d’acqua, e il ragazzo quasi non ci vede più. Durante tutta la corsa, è stata Rainy a guidarlo, e ora lui si sente un totale perdente per essere stato guidato da una ragazza. Anzi, dalla stessa ragazza che aveva provato a baciare.
Con un sorrisino nervoso, Albus si gira verso la ragazza.
Anche lei sorride e poi, come lui, volta il viso verso l’alto.
Il cielo è incredibilmente grigio, e le nubi, all’orizzonte, sono anche esse cariche di pioggia pronta a scendere, prima o poi, sulla scuola di Hogwarts.
“Secondo te cosa succede quando piove?”
A parlare è stata Rainy. Un’altra delle sue domande senza senso nella sua testa senza senso, pensa Albus.
La fissa mentre, con l’aria di una scienziata che ha appena scoperto qualcosa di importante, fissa le singole goccioline che cadono lentamente.
Lui, il fiato ancora spezzato, inizia:
“Bè, sai com’è… L’acqua si raccoglie nelle nubi e poi, quando le nubi non posso tenerla più…” Fa un gesto con la mano. “Bum.”
Lei si gira verso di te e alza leggermente un angolo della bocca. Non è un sorriso ma non è neanche una smorfia di disappunto per la sua spiegazione.
Ammette di non aver mai seguito molto le lezioni di Babbanologia, forse perché la professoressa è leggermente pesante e le sue lezioni fanno letteralmente addormentare. Si chiede se lei abbia qualche spiegazione logica (o almeno più esatta) estorta dalle lezioni di Babbanologia.
“E tu ci credi?”, chiede lei.
Lui per un istante rimane interdetto e balbetta un “Ehm…” poco convinto.
Lei invece gli fa cenno con la testa di continuare, con l’innocenza e la curiosità che solo Rainy può possedere.
“Bè…” Albus si distende leggermente, cercando di scaldare con le mani i pantaloni.
“Io…Credo…Di sì. Insomma, è…è scienza.”
Rainy alza nuovamente l’angolo della bocca, e fissa i suoi capelli bagnati.
Con la piccola manina bianca, gli accarezza un ciuffo ribelle che gli è sceso sulla fronte. Il contatto dà a Albus un brivido freddo lungo la schiena, di cui la ragazza (fortunatamente) sembra non accorgersi. Le guance del ragazzo si coloriscono di un rossore che Rainy non riesce a ignorare. La ragazza non può fare a meno di sorridere vedendolo così impacciato e imbarazzato. In quella situazione, Albus sembra perfino più bambino di lei.
“Che c’è?” chiede lui, curioso.
Lei ritrae la mano e cerca di non imbarazzarlo ulteriormente.
“Niente” afferma svelta, alzando le spalle.
Poi ritorna serena, e si ritrova a guardarsi le scarpe imbarazzata, in un tentativo di nascondere il rossore che ha colorato anche le sue guance.
Albus sembra non accorgersene, e, noncurante della reazione della giovane, le chiede, con un sorriso sulla bocca:
“E tu?”
Lei è obbligata ad alzare la testa.
“Cosa?” Fortunatamente,il rosso sulle sue guance si è già spento e il suo cuore ha rallentato il battito.
“Ci credi a questa storia delle nuvole?”
Rainy alza le spalle.
“Bè… dici che è scienza. Ma la scienza è logica e… Vedi… Non tutto è logico”.
Albus, curioso, chiede:
“In che senso?”
Rainy si avvicina di poco a lui, un po’ più vicina alla sua mano, e Albus deglutisce nervoso.
“Dimmi una cosa: ti sembra logica l’esistenza della magia?”
Il ragazzo spalanca la bocca cercando di pensare. La domanda l’ha colto totalmente in contropiede.
“Ehm…”
“E ti sembra logico il fatto che esista una scuola di magia?”
“Bè…”
“Forse per un ragazzo nato nella prospettiva che la magia esiste e che esiste una scuola di magia…”
Rainy alza le spalle e spalanca le mani, come chi afferma qualcosa di logico.
Albus sembra riflettere per un istante, concentrato sull’affermazione della ragazza, e poi spalanca gli occhi dicendo:
“Lo sai? Hai ragione!”
Rainy fa un sorriso completo, e per la prima volta il ragazzo nota il candore dei suoi denti. La sua risata è argentina e fresca, e fa venire un sorriso anche sul viso di Albus.
Alla fine la risata si spegne anche nella gola di Rainy, e lei rimane a fissare il ragazzo con dolcezza.
Il sorriso di Albus si spegne lentamente, rimpiazzato da un’espressione neutra e sofferente.
La vicinanza tra i due zittisce entrambi, e la discussione rimane sospesa per dieci minuti buoni.
Entrambi restano a guardarsi negli occhi, senza dire nulla, imbarazzati e tremanti per il freddo.
Quando Rainy tossisce nervosamente e si stringe nelle spalle presa dal freddo, Albus le passa dolcemente una mano dietro la schiena.
Ormai le distanze sono annullate, e il braccio bagnato del ragazzo accarezza la schiena di lei.
Solo in quel momento, Albus si accorge della scollatura a V sulla schiena di Rainy.
Arrossisce nervosamente quando si accorge di stare toccando la pelle nuda della ragazza, bagnata dalla pioggia e imperlata di sudore.
Rainy sembra accorgersi della situazione e alza lo sguardo su di lui, anche lei rossa in viso come un peperone.
Il ragazzo ritrae immediatamente la mano, imbarazzato dalla situazione, ma lei la stringe tra le sue, fulminea, e dice:
“No. Continua.”
Le sue mani lo guidano verso la sua schiena nuda, e verso le goccioline d’acqua che bagnano la pelle fredda. Trema leggermente, forse di freddo o forse di paura.
Albus sente anche la sua mano tremare sotto il suo tocco gentile.
L’espressione di Rainy è indecifrabile. Sembra avere paura, ma allo stesso tempo guida la mano con sicurezza.
Il ragazzo vorrebbe sottrarsi a quel contatto, allontanarsi, ma, sebbene cerchi di nasconderlo, lo desidera tanto quanto lei.
Desidera quel contatto e quella sensazione.
Desidera abbandonare la sua mano lungo la sua schiena.
Desidera accarezzarla e riscaldarla col suo tocco.
Desidera che le sue labbra bagnate si appoggino sulle sue e che Rainy sia sua.
Per sempre.
Appena la sua mano tremante tocca nuovamente le scapole nude della giovane, Albus rabbrividisce. La ragazza invece continua a fissarlo e, lentamente, molla la presa delle sue mani su quella del ragazzo.
Lui la guarda e, con la mano libera, le accarezza con dolcezza la guancia.
La mano sulla schiena, invece, scivola lentamente e con sicurezza verso il basso, lungo tutta la scollatura.
Rainy si avvicina ancora di più a lui.
Ormai tra i due non intercorrono che pochi centimetri, e la distanza delle labbra, come poco prima, è di pochissimo.
La mano di Albus scivola lentamente su e giù sulla schiena, godendo ogni goccia di acqua che la bagna, ogni centimetro di pelle scoperta e fredda.
Rainy non si azzarda ad avvicinarsi di più.
Rimane ferma dove si trova, senza muoversi verso o lontano dal ragazzo che ha davanti. Sembra incredibilmente imbarazzata, rigida tra le sue braccia, senza rifiutarsi ma senza neanche darsi totalmente.
Invece Albus è sicuro, pronto, deciso, con la mano sulla sua guancia bianca, e l’altra ancora appoggiata sulle sue scapole.
Entrambi tremano impercettibilmente, forse per il freddo o forse per l’emozione, entrambi turbati dalla vicinanza dell’altro ma anche rassicurati.
Il viso di Albus si avvicina lentamente, e finalmente anche Rainy risponde al contatto, passandogli una mano dietro il collo.
Albus ha una mano sulle sue guance e l’altra sulla sua vita. Rainy si attacca totalmente alla base del capo del ragazzo.
E il bacio è lento, impercettibile, puro e bagnato.
Le labbra di Rainy sanno di sale, di acqua, e Albus, con voluttà, succhia lentamente il liquido dalla bocca.
Rainy, per tutta risposta, si avvicina sempre di più e appoggia anche l’altra mano dietro il collo.
Il bacio diventa sempre più furioso, i loro respiri sempre più affannosi, e i due si ritrovano a intrecciarsi con le mani e le gambe sulla panchina, ancora bagnati e ancora tremanti.
Albus sembra aver paura, e si ritrae spesso dalla ragazza.
Rainy invece lo cerca, lo prende, lo sostiene con le mani e non se lo fa sfuggire.
Sembra che il tempo si sia fermato, lì, sulla panchina, bagnati zuppi, con le lingue intrecciate l’una all’altra e le labbra rosse come pomodori.
Quando un rintocco d’orologio li risveglia dall’idillio, Rainy si stacca solo di pochi centimetri, con gli occhi semi chiusi, staccando una mano dal suo collo.
Anche Albus si ritrova vicino a lei, preso da tremori sempre più violenti, e da respiri affannosi.
Con la fronte l’una sull’altra, Rainy sussurra:
“Mi sa che siamo andati troppo di corsa, non credi?”
Albus alza la testa per scrutarla meglio.
“Cos...” Il suo tono è leggermente sconcertato.
Rainy si schiarisce la gola con un colpo di tosse e rimane, a testa bassa davanti a lui.
“Ci…” prende leggermente fiato. “Ci conosciamo da poco, no?”
Ora alza anche lei lo sguardo sul giovane che ha davanti. Con la mano che stringe il collo di Albus, comincia ad accarezzargli i capelli.
“Non credi sia meglio essere amici prima di…” Alza le pupille in alto, come a sottointendere qualcosa. La mano è ancora lì, ferma nei suoi capelli scuri, ad accarezzare dolcemente un nodo ribelle.
“Oh.” sussurra Albus, che sembra aver capito finalmente.
“Oh.” risponde Rainy sommessamente.
“S…Sì...”. L’imbarazzo torna, stavolta sotto forma di nodo alla gola. Il ragazzo cerca di cacciarlo via inghiottendo la saliva (anche se ora ha la gola secca e la salivazione azzerata), ma il nodo rimane lì, fermo, immobile.
Rainy e Albus rimangono fermi a lungo.
La pioggia continua a scendere lentamente, e i due continuano a tremare.
Le labbra del ragazzo cominciano a farsi blu, forse per l’imbarazzo o forse per il freddo. Con due dita, Rainy le tocca distrattamente, e Albus ha un tremito ancora più violento lungo tutta la schiena.
Quasi senza pensarci, la sua mano sinistra va alla testa della ragazza, e con la destra, prima ferma al suo fianco dopo il bacio, le blocca la vita.
La ragazza ha come un tremito di paura, ma lui non si ferma.
La stringe a sé, la costringe al contatto, e poi la bacia.
Di nuovo.
E stavolta lo fa più convinto, più sicuro, più passionale.
Rainy, nella sua stretta, cerca di staccarsi, di trovare un varco, ma la mano destra è dietro la testa del giovane, e la sinistra schiacciata dalla sua morsa alla vita.
La ragazza si sente improvvisamente una stupida: l’ha imprigionata.
Staccare la destra dalla sua testa è possibile, ma poi? Cosa farà? La bacchetta è lontana, lontana, rinchiusa nel cassetto della sua stanza. E non c’è parte del corpo di Albus libera per poterla colpire: ogni centimetro del suo petto è attaccato al suo.
Subito dopo, succede qualcosa che Rainy, sul momento, non capisce. Albus comincia, con la sinistra, senza mollare la presa sulla vita, a slacciarsi la camicia che ha indosso.
La ragazza sussulta nel vederlo agire in quel modo, ma non riesce a frenarlo.
In un attimo, il ragazzo è sopra di lei, a petto nudo, ancora tremante per il freddo ma deciso più che mai.
La distende a forza sulla panchina e le tiene i polsi fermi. Lei non riesce a reagire.
Quando si ferma nel suo bacio e alza la testa, nei suoi occhi Rainy non vede altro che vergogna.
D’improvviso sembra rendersi conto di ciò che ha fatto e stava per fare.
La molla veloce e, con uno scatto riprende la camicia vicino a sé.
“Scusami…” lo sente sussurrare mentre se la infila.
Rainy rimane stesa sulla panchina, pallidissima, mentre guarda, con attenzione, quei pettorali così scolpiti.
“No…” gli sussurra, toccandogli con una mano il petto scoperto. Albus la guarda.
Lei si perde, per un istante, nella contemplazione del suo fisico, così robusto…
“Continua…”
Albus la fissa a bocca aperta.
“Rainy, ma che stai…”
“CONTINUA.”
Non sa neanche lei cosa sta facendo. Dentro di sé la vergogna è tanta, e la paura ancora di più.
È imbarazzata, e anche lui lo è.
Non potrebbe farlo, non DOVREBBE farlo.
Ma si sente così protetta tra le sue braccia, e lo desidera dannatamente.
Vorrebbe tornare a baciarlo e vorrebbe accarezzare quei pettorali con lo stesso desiderio con cui vorrebbe andarsene, scappare. Ma tra i due istinti, solo uno prevale: restare, ed essere sua.
PER SEMPRE.
 
E così, si infilano veloci nella sua stanza.
I sorveglianti sono stati poco attenti, o forse Albus gli ha fatto qualche incantesimo, non lo sa…
Sa solo che, appena dentro, la porta chiusa alle spalle e le risate ormai cessate, tra lei e il ragazzo passano infiniti minuti di silenzio.
Lui, sulla porta, continua a fissarla e trema. Lei, poco vicino al suo letto, ha paura.
Dannatamente paura.
Si sente d’improvviso impossibilitata a farlo (perché gli aveva detto di sì?) e così vulnerabile di fronte a lui…
Anche Albus pare avere paura. Le sue labbra tornano blu, forse per il freddo, forse per il terrore, non ne ha idea.
Dopo molti minuti, lui trova il coraggio di dire qualcosa.
“L’hai mai…”
Lei scuote la testa.
“Mai.”
Lui sembra rilassarsi lievemente, o forse si innervosisce ancora di più. Molla la maniglia della porta a cui era aggrappato e si avvicina lentamente a lei, ma con la stessa espressione di prima.
“Neanche io…” sussurra. “Neanche con Rose…”
Quando tra i due non intercorrono che pochi centimetri, il cuore di Albus comincia a battere così forte che potrebbe esplodere. Il fuoco lo divora dall’interno, il desiderio lo brucia.
Ma ha paura.
Ha paura di farle male.
Ha paura che qualcosa vada storto.
Ha paura di…
Ha paura di….
Forse ha solo paura di farlo.
Tutto qui.
Rainy fa un respiro profondo e poi, lentamente, Albus la vede, come in una scena al rallentatore, sfilarsi la maglietta, che cade sul letto lievemente.
Lei torna a tremare, e lui diventa rosso.
La ragazza non fa nulla per coprire il reggiseno (così piccolo… Forse nemmeno una seconda) mentre aspetta.
E aspetta.
E Albus ancora non vuole avvicinarsi.
Poi, d’improvviso, come la prima volta, la getta sul letto, violento ma allo stesso tempo tremante.
E sebbene le sue labbra siano in fiamme e tutto il suo corpo stia andando a fuoco per la vergogna, riesce a baciarla.
Un bacio lungo, ancora più infuocato delle prime due volte, e ancora più passionale.
Quando Albus si stacca, per un istante, Rainy lo sente sussurrare al suo orecchio:
“ Posso resistere a tutto fuorchè alla tentazione.”
 
Quando tutto finisce, la ragazza si appoggia, esausta, al suo bel petto, e chiude gli occhi cullata dal suo respiro.
Albus, le mani incrociate dietro la testa continua a pensare a ciò che ha fatto, e non riesce a fare altro che tremare.
L’ho fatto, l’ho fatto, l’ho fatto, l’ho fatto per la prima volta…
La prima volta che l’ho fatto…
E neanche con Rosie, no…
Con una semi-sconosciuta!
Si vergogna, il ragazzo.
Ha paura che qualcuno scopra ciò che hanno fatto.
Che suo padre lo venga a sapere.
Che Rainy non lo vorrà più vedere, dopo… QUELLO.
Forse penserà che è un approfittatore, un pedofilo che va in giro per i boschi solo per trovare ragazze (inoltre più piccole di lui!) da portarsi a letto per godere un po’.
Forse non lo vorrà più.
Ma lui la vuole.
Oh, se la vuole.
La vergogna ancora gli brucia, ma la vuole.
Questo è tutto ciò che sa.
E non vuole che se ne vada.
Non vuole perderla, questo è tutto ciò che sa.
Con un fil di voce, riesce a sussurrare un “Te ne andrai, ora?”.
Rainy alza la testa, curiosa, fissandolo con quei suoi occhi da bambina.
“Bè, direi di sì, è quasi mattina…”.
Per un istante, Albus vorrebbe ridere, ma la risata gli rimane bloccata in gola.
“Intendo dire…” Gli trema la voce. “Te ne andrai via da me?”.
La ragazza non pare sorpresa da questa affermazione.
Lo guarda semplicemente e chiede:
“Perché dovrei?”
Al ragazzo, ormai, la voce sembra essere andata via.
Ma ha un’ultima domanda da fare, ed è la più importante.
“Dunque, credi che io sia sincero?”
Rainy alza le spalle.
“Ma certo.”, afferma sicura, appoggiandosi al suo petto. “I Ferretori mi hanno detto che dici la verità.”
 
Tre mesi dopo, Rose Weasley guardava, con gli occhi a spillo e le lacrime che colavano lungo le guance, la piccola Scamandro e il SUO Albus scherzare in corridoio.
I due si sono messi insieme.
E Scorpius l’ha mollata.
  
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