CAP. 3 – Il Troupeau des Esprits
Dopo che ebbero caricato Nykla sul sedile posteriore
dell’auto del Boss, una Peugeot nera, Fabien e Alice le si sedettero ai lati e
il proprietario si mise a guidare.
Dopo svariati minuti di ostinato silenzio, Nykla sbottò:
-Cosa volete da me?-
Il Boss la guardò attraverso lo specchietto
retrovisore interno, sarcastico. –Prova a immaginare: cosa può aver fatto un Solitario
una notte di luna piena?-
Probabilmente non sanno che è stata la
mia prima
luna piena...
Nykla gli ringhiò contro, ormai era inutile fingere.
-Anche voi sentite il bisogno di uccidere, non siete
sicuramente migliori di me.-
Intervenne Alice:
-Senti ragazzina, non devi essere furiosa con noi
perché siamo qui per aiutarti a chiarire le idee su questa faccenda. Sappiamo
chi sei, ma non abbiamo la certezza che fossi tu quel lupo avvistato qualche
notte fa.-
-Devi essere sincera con noi, è importante: sei
stata tu ad uccidere la nostra Sentinella?- proseguì il Boss.
Nykla non capiva a chi si stesse riferendo, ma sperava
non a quel povero vecchio che aveva ucciso. Imprecò mentalmente e non disse
nulla perché i lupi mannari avevano un sesto senso così sviluppato da capire se
qualcuno stava mentendo o no.
Il Boss strinse gli occhi. –Abbiamo un testimone
oculare che ci saprà dire se sei stata tu non appena ti sarai trasformata.-
-E se non mutassi?-
Le labbra dell’autista s’incresparono in un sorriso.
–Ne dubito fortemente-.
Dopo mezz’ora di viaggio l’auto si fermò e
costrinsero Nykla a scendere dall’auto. La condussero in uno strano edificio:
era molto basso ma molto grande, però, non appena varcarono la soglia, la
spinsero giù per una gradinata e si ritrovarono davanti a un lungo corridoio.
Sorpassarono molte porte e arrivarono fino a quella in fondo, che portava a una
stanza enorme. Dall’esterno l’edificio poteva sembrare di costruzione fascista,
ma l’interno era in stile molto più moderno e come colore regnava il bianco.
La stanza in cui Nykla era stata quasi trascinata
era attraversata longitudinalmente da una parete in vetro e si poteva accedere
all’altra parte tramite due porte situate accanto alle pareti opposte. Nykla fu
costretta ad attraversare quella a sinistra e notò che le porte erano due
perché anche la parte opposta all’ingresso era divisa a sua volta.
Nykla si sentiva completamente esposta e, quando i
due lupi mannari uscirono dalla frazione di stanza chiudendosi ermeticamente la
porta alle spalle, comprese che volevano sottoporla a una sorta di
interrogatorio. Scoprì anche che il vetro non lasciava trasparire nulla
dell’esterno, lasciandole la certezza delle intenzioni degli altri licantropi.
Calcolò infine le probabilità di successo di una
fuga improvvisa e non fu stupita dal fatto che fossero veramente poche:
nell’area più ampia vi erano il Boss, Alice, Fabien e altri quattro licantropi
armati di fucili, inoltre la porta era impossibile da aprire e i vetri
infrangibili, oltre che isolanti da qualsiasi suono o rumore.
Nykla riusciva a vedere solo oltre la parete di
vetro più corta, quella che, probabilmente, la divideva dalla stanza
dell’interlocutore, che ancora non era presente.
La ragazza si sentì improvvisamente sola, le vennero
in mente gli amici che aveva abbandonato e il padre con cui aveva litigato. Lei
lo disprezzava perché lui l’aveva delusa profondamente, lasciandole un vuoto
nella vita, ma lei ora sentiva il bisogno di qualcosa di familiare, che la
riportasse indietro nel tempo. Tanti avvenimenti erano accaduti in un lasso di
tempo troppo piccolo per poter essere sopportato, ma Nykla se n’era resa conto
solo in quel momento in quella gelida stanza.
I suoi pensieri s’interruppero bruscamente quando il
suo interlocutore fece il suo ingresso plateale. Nykla si irrigidì
istintivamente e iniziò a ringhiare sommessamente, guardando con occhi strettissimi
la figura di fronte a sè. Il respiro le divenne affannoso, i suoni si
amplificarono, il tempo rallentò e lo spazio si dilatò: la sua attenzione era
completamente catturata dal vampiro a soli tre metri di distanza da lei.
Per Nykla passarono i dieci secondi più lenti della
sua vita, ma non si trasformò come ogni altro lupo mannaro avrebbe fatto. No,
lei non lo fece perché la Luna non le aveva insegnato a odiare quella specie,
anche se –se lo ricordava solo ora- l’aveva messa a conoscenza della sua esistenza.
Mantenne un autocontrollo formidabile, chiuse gli
occhi, fece dei respiri profondi e cercò di rilassare i muscoli. Ancora con gli
occhi chiusi, parlò:
-E così è un vampiro il testimone oculare di cui
parlavate.-
A questo punto Nykla aprì gli occhi e soffermò a
esaminare i tratti del vampiro: non era per niente attraente, era dai capelli
castani, gli occhi di un azzurro chiarissimo e la pelle diafana, inoltre aveva
circa una trentina d’anni quando era stato morso, ma non sembrava un esemplare
giovane. Nykla proseguì:
-Mi sorge spontanea una domanda: se i lupi mannari
sono così territoriali da considerare proprie le prede nel loro territorio,
come mai un vampiro girava a piede libero vicino alla sfortunata Sentinella?-
-Questo non ti riguarda affatto- rispose gelido il
vampiro. Lui osservò a lungo lo sguardo della ragazza, poi scorse con gli occhi
il resto del corpo. Era come se stesse aspettando qualcosa, ma alla fine parlò:
–Sono qui per farti luce su alcuni fatti apparentemente
inspiegabili e, prima, sullo stile di vita tua e dei tuoi simili-
Nykla era interdetta, non dovevano farle delle
domande per scoprire se era stata lei a uccidere quel vecchio? Rimase sulla
difensiva e rispose acida:
-So come vivono i miei simili: in branco-
-Sì, ma non sai altro. Se non mi interrompessi
più...- e qui fece una pausa a effetto –Tu sei nata nel territorio del branco
più potente di tutta Europa, il Troupeau des Esprits* e come membro di tale devi
rispettare le sue leggi-.
-Non capisco: tutti i lupi uccidono durante la Luna
piena...-
Il vampiro alzò un sopracciglio e le rivolse uno
sguardo così penetrante da farla ammutolire immediatamente.
-Quando
i lupi sono in un Branco, durante la Luna piena sono molto più posati, hanno
addirittura la consapevolezza di ciò che fanno, quindi escono semplicemente per
una quasi ordinaria battuta di caccia.
I Solitari, al contrario, non hanno idea di come
controllarsi e vanno alla ricerca di sangue come segugi selvaggi, uccidendo
tutti coloro che intralciano il loro cammino.-
Smise di parlare e osservò Nykla in attesa di una
sua reazione, ma lei rimase imperturbabile, così riprese: -Bene, vediamo se
quello che ti sto per dire susciterà in te qualche emozione. Tua madre è morta
di parto giusto?-
Nykla
comprese la sua strategia: voleva renderla così furiosa da farla trasformare
per la rabbia.
Che bastardo.
Era una tecnica sporca perché tutti i lupi trattenevano a stento la rabbia.
Nykla annuì: le era venuto improvvisamente un groppo
in gola da non farla parlare.
Il vampiro sorrise.
-E lo sai perché?-
Lei scosse la testa. Ormai il vampiro le aveva
catturato completamente l’attenzione.
-Perché è stata morsa da un licantropo proprio
quando era incinta e tu sei nata durante la sua prima Luna piena, proprio prima
che si trasformasse, ma debole com'era, non è riuscita a sopravvivere, ma tu
si. Evidentemente il veleno si è trasmesso a te e ora sei una Mezzosangue, per
questo ti sei trasformata a sedici anni per la prima volta e non quasi appena
nata come quelli nati da genitori entrambi lupi. Però sei stata più veloce di
quelli nati da genitori di sangue diverso, perché tua madre è stata morsa nella
pancia, proprio sopra di te-.
Nykla lo guardava con occhi sbarrati. Come diavolo
faceva a sapere tutte quelle cose di cui neanche gli altri lupi erano a
conoscenza?
Lui proseguì implacabile.
-Ma ti dirò di più: so anche chi ha morso tua madre,
provocandone così la morte-.
Fece cenno di entrare a qualcuno dall'altra parte
del vetro.
-Uno di loro tre è il responsabile di tutto questo.
Ah, mi sono dimenticato di precisare che è stata un'intenzione programmata-.
Nykla rimase stupita da vedere chi era entrato nella
sua piccola prigione di vetro: il Boss, Alice e un uomo di quelle che facevano
da guardia, perciò aveva un fucile in mano.
Nykla
era tesa come una corda: sapeva che sarebbe scattata contro chi avrebbe
indicato il vampiro, ma sarebbe stata comunque in netta minoranza numerica. Non
le importava che avrebbe rischiato la vita, bravama la vendetta.
Quel viscido essere era riuscito a farla infuriare,
l'avrebbero scoperta e sarebbe stata la fine per lei. Non poteva permettere che
ciò accadesse, però ora aveva un motivo per essere furiosa: uno di loro aveva
intenzionalmente ucciso sua madre, ma per quale motivo?
Si sentiva anche tradita da quei licantropi che
erano venuti a prenderla a casa della vecchia, sperava che almeno loro non avessero
ordito un piano così crudele. C'era ancora l'altro individuo, armato però...
Il vampiro prese parola:
-Prima te li presento: a partire da sinistra abbiamo
il Boss, che è il capobranco, Jacques, capo delle guardie armate e Alice,
principale intermediaria tra vampiri e licantropi.-
Nykla aveva iniziato a ringhiare, non avrebbe
resistito alla tentazione di aggredirli.
-Nessuno di loro tre sapeva che saresti stata tu la
figlia della sua preda, ma ora che ti ha qui di fronte agli occhi,
dovrebbe essere orgoglioso del suo operato, non è vero Boss?-
Senza indugiare alquanto, Nykla urlò e, diventando
lupo, si lanciò contro il capobranco. Il Boss fu veloce a trasformarsi, ma
Jacques lo precedette sparando contro l'assalitrice, colpendola nella gamba
destra.
Lei
ululò ma non si fermò: andò addosso al Boss e lo morse alla zampa sinistra con
tutta la forza che aveva. Lui però si difese dandole una zampata e mordendola
alla schiena, ma lei si divincolò e si difese dalla lupa Alice che la stava per
attaccare da dietro. Nykla cambiò bersaglio: saltò addosso a Jacques e gli
strappò il fucile di mano, non prima di essersi presa una pallottola nella
zampa; il sangue le colava a fiotti. Il suo bel manto nero, grigio e bianco,
secondo un'uniforme sfumatura a partire dall'alto in ordine di colore, era
sporcato da chiazze di sangue rosso scuro, quasi nero.
Gli occhi verdi le scintillavano in modo
inquietante, assetati di sangue.
Ululando, tentò di difendersi ancora dagli attacchi
degli altri due, ma fu infine sopraffatta.
Non riusciva a reggersi sulle quattro zampe, era
stesa sulla schiena tentando di ferire in qualche modo gli assalitori con le
zampe.
Il sangue bagnava il pavimento e si era cosparso
come una macchia intorno a lei.
Erano terribili quei musi ringhianti che tentavano
di darle il colpo di grazia dopo aver sentito il vampiro affermare che era lei
l'assassina Solitaria.
Qualcosa le si insinuò nell’animo: l’istinto di
sopravvivenza. Non voleva morire, non ancora. Doveva scoprire perché era venuta
alla vita con del sangue animale, doveva scoprire per quale motivo proprio sua
madre era stata presa di mira dal lupo. Perciò si atteggiò umilmente per ricevere
la grazia, stentando le parole e sputando sangue:
-Per favore...basta. Farò qualsiasi cosa mi
chiediate...per favore.-
Era molto umiliante implorare pietà, ma non aveva
alternative.
Appena sentite pronunciare quelle parole, i lupi si
fermarono immediatamente e sgranarono gli occhi. Alice addirittura fece un
balzo indietro con un ringhio.
Jacques, che non si era trasformato, era rimasto di
stucco, tanto che disse:
-Com'è possibile?-
Nykla si mise su un fianco e continuò:
-Aiuto...per favore...-, poi tentò di alzarsi, ma
vide nero e piombò di nuovo per terra, svenuta.
Riprese a fatica i sensi un'ora dopo ed era ancora
nella sua forma di lupo, anche se le sembrava assurdo.
Le avevano ripulito il sangue, estratto le
pallottole dal suo corpo e fasciato le ferite.
Ma non avevano deciso di giustiziarmi? Pensò
subito Nykla.
Si trovava in un letto di foglie e arbusti, con una
coperta addosso, in una stanza abbastanza scura, molto più accogliente della
bianca sala degli interrogatori. Era sola e lo spazio angusto, ma non si
sentiva a disagio, anzi quasi al sicuro.
Sarà una cella da ospedale.
Ipotizzò la ragazza.
Sentiva dolore solo anche a stare ferma, quindi non
osò muoversi, ma rimase stesa su un fianco come l'avevano posata.
Mezzosangue.
Questa parola le rimbombava in testa senza pietà. Le venne il magone quando
pensò a sua madre, uccisa dal capobranco per nessun motivo apparente.
È colpa mia. Cosa ho fatto per meritarmi
questo? È stata sacrificata mia madre per farmi venire al mondo così come sono,
ma perché? È ingiusto. Le salirono le lacrime agli occhi,
ma si costrinse di non piangere. Le sorse poi un dubbio, perché voleva
eliminarla se aveva deciso lui di farla nascere così? Era veramente strano.
Il Boss. È stato lui a provocare tutto
questo. Le salì una rabbia improvvisa, pensando a una madre
che non aveva mai avuto, la cui assenza le aveva rovinato la vita a causa
dell'inettitudine del padre.
Iniziò a guaire sommessamente, come se fosse un
pianto, e la disperazione la attanagliò. Si addormentò così, con la tempesta
nel cuore.
Venne svegliata dai passi di una figura entrata
nella stanza per portarle da bere: era Alice.
Alla sua vista, Nykla sobbalzò, ma sentì prontamente
fitte di dolore da tutto il corpo. Quando Alice posò la ciotola a terra, Nykla
biascicò un grazie e iniziò a bere. L'altra, nel frattempo, si era seduta in un
angolo con le braccia intorno alle ginocchia e la stava osservando con occhi
attenti, provando un brivido nel sentirla parlare ancora.
Nykla, finito faticosamente di bere, guardò la donna
e, facendosi coraggio, le chiese perché l'avessero risparmiata.
Alice spalancò gli occhi e, dopo qualche minuto di
silenzio, rispose:
-Principalmente per due motivi: primo, non capisco
come, ma sei immune all'argento: ti provoca solo normali ferite, che si
rimarginano in fretta. Per tutti gli altri lupi è molto più dannoso: rende
nervosi e i tagli non si chiudono se non con erbe particolari. È per questo che
sei riuscita a uccidere la nostra Sentinella, il vecchio era armato di un
fucile a proiettili d'argento, come quello di Jacques, e, quando ti ha colpito,
avresti dovuto provare molto più dolore e calmarti subito.
Secondo...- fece una pausa per massaggiarsi le
tempie con le dita. Chiuse gli occhi e finì:
-puoi parlare mentre sei trasformata.- Ora riaprì
gli occhi la guardò. -Nessuno riesce, nessuno può, non era mai successo prima!-
Stava gesticolando forsennatamente -Pensavo fosse impossibile, i lupi non
comunicano con la voce, utilizzano il linguaggio del corpo, ma invece mi
sbagliavo.-
Ah,
ecco perché non era mai successo prima che una Sentinella venisse uccisa da un
licantropo, essendo armata di un fucile con proiettili d’argento avrebbe
sconfitto facilmente qualsiasi Solitario.
Per Nykla era troppo: in una manciata di giorni
aveva scoperto di essere un licantropo Mezzosangue che adora mangiare carne
cruda, ma può parlare da lupo ed è immune all'argento. Sentì improvvisamente
bisogno di qualcosa che le ricordasse la vecchia vita: voleva ardentemente
dell'alcol. Nykla sbottò all'improvviso:
-Lo so, sono un mostro: mi piace sbranare la gente e
sono un lupo parlante! Sono solo una stupida ragazzina alcolizzata di cui non
gliene frega niente della scuola e pensa solo ai ragazzi, ormai diventati tutti
prede gustose. Odio me stessa, era meglio che fosse sopravvissuta mia madre,
forse lei mi avrebbe resa felice. Tutti mi odiano o hanno paura di me: sono
stufa di vivere così! Ai miei amici non importa veramente di me, sono falsi e
mi tengono con loro solo perché più gente compone il loro gruppo, più si sentono
importanti. Neanche mio padre mi ama realmente. La mia vita è un inferno e non
migliorerà di certo ora che avete in mente una punizione diabolica per i miei
atti ingiuriosi verso quel vecchio rimbecillito che chiamate Sentinella e verso
il vostro capobranco!-
I suoi arti urlavano allo stesso modo, solo che era
per il dolore.
Alice strinse gli occhi e le rispose ringhiando:
-Credi che la mia vita sia migliore della tua? Sei
solo stupida se credi di essere una vittima: io sono una Purosangue, ma i miei genitori
sono stati uccisi dai vampiri perché svolgevano il mio stesso lavoro, che prima
non aveva regole ed era quasi normale uccidere i Messaggeri. Sono scomparsi
quando avevo undici anni e, quando seppi come erano morti, decisi di seguire le
loro orme e diventare un Messaggero anch'io, proprio per evitare che quei
bastardi ammazzassero qualcun altro a cui volevo bene, per questo li ho sempre detestati.
Siamo spesso in aperta ostilità con loro e solo i Messaggeri possono
attraversare il confine che ci separa, però siamo scortati da guardie armate di
spade argentee, che ci segnano una parte del corpo per indicare che hanno
ricevuto il messaggio. Tu non hai idea del dolore indicibile che sale dal
taglio fino alla testa: è terrificante. Ma tu questo non lo puoi sapere, nè lo
saprai mai.-
Alice la guardò con disprezzo e la insultò in
francese.
Nykla guardò in basso, buona parte della rabbia era
sbollita, anche se l'orgoglio la pungeva come uno spillo.
-Mi dispiace per i tuoi genitori...- Non riuscì ad
aggiungere nient'altro.
E anche per le tue ferite...
Ma questo non lo disse.
Era veramente sorpresa di sapere la storia della
tanto misteriosa Alice ed era anche seriamente dispiaciuta per quello che era
successo ai suoi genitori, ma continuava a sentirsi una vittima.
Alice si alzò, prese la ciotola vuota senza
guardarla e in silenzio uscì.
Nykla pensò con stizza che non riusciva a mantenere
un rapporto sereno con nessuno, finiva sempre col litigare: succedeva con il
padre e con gli amici, ora anche con Alice.
Rimase stesa sul giaciglio con gli occhi aperti per
molto tempo prima di riuscire ad addormentarsi di nuovo.
Si svegliò dopo una mezz'oretta e non dovette
attendere a lungo prima che qualcuno entrasse. Questa volta era una ragazza di
circa vent'anni che portava un kit medico e dei vestiti con sé. La ragazza
appena entrata esordì subito:
-Ciao. Sono Cécile e sono il tuo medico: ti ho
curato e medicato.-
Sorrise anche in modo rassicurante.
Nykla la salutò e pensò subito che fosse troppo
giovane per aver studiato medicina, così decise di informarsi.
Cécile rise e le spiegò che i lupi non seguono i
corsi di studi degli umani, anzi, decidono fin da subito quale sarà il loro
lavoro e vengono istruiti per quello, in modo da lavorare già da giovani e
avere il proprio ruolo nella società del Branco.
Poi una domanda si insinuò nella mente di Nykla:
-Tu mi disprezzi?-
Cécile aveva iniziato a rovistare nel suo kit medico
e, a sentire questa domanda, scoppiò di nuovo a ridere e rispose:
-Certo che no! E perché dovrei?-
Nykla rimase di stucco: ma dove vive questa?
-Mah, ero stata condannata a morte...-
Cécile la guardò sorridendo.
-Io sono un medico: non mi interessa chi sei o cosa
hai fatto se sei ferita, sei una mia paziente e ti curerò fino a quando starai
bene. Io antepongo sempre il mio lavoro alla politica e a qualsiasi altra
cosa.-
Nykla si sentiva sollevata e provava addirittura
ammirazione per quella ragazza: aveva una sua filosofia di vita e amava il
proprio lavoro.
Cécile le chiese di ritornare umana, per poter
riapplicare le bende.
Nykla eseguì, anche se con fatica. Le vennero pulite
di nuovo le ferite, applicate nuove bende e offerti nuovi indumenti: biancheria
intima nera, dei pantaloni elastici abbastanza larghi di colore nero e una
maglia a maniche corte grigia, anch'essa morbida ed elastica.
Nykla si rese conto solo ora che i licantropi non
indossavano scarpe e comprendeva bene il perché.
Ringraziò e Cécile la aiutò a fare del moto per
recuperare la sensibilità nelle gambe.
Infine Cécile le indicò alcuni esercizi da fare in
sua assenza, poi salutò e se ne andò promettendo che sarebbe tornata presto.
Nykla stava eseguendo un esercizio particolarmente
ostico, quando Alice le portò una bottiglia d'acqua. La donna filò via non
appena ebbe consegnato l'oggetto.
Dopo alcuni giorni di riabilitazione e prigionia
alquanto noiosi, entrò Fabien annunciando che Nykla era chiamata a parlare con
il Boss.
Nykla era tesa e iniziò ad avere paura di ciò che il
Boss le avrebbe detto. Era però abbastanza convinta che non la volesse
ricondannare a morte, visto che aveva mandato Cécile a curarla.
Fabien l'accompagnò lungo un dedalo di corridoi,
situati al piano terra dell'edificio, e Nykla capì di essere arrivata a
destinazione quando si fermarono davanti a una porta con due guardie armate.
Fabien, prima di aprire la porta, le sussurrò:
-Questa non sarà una visita di cortesia-.
Nykla si spaventò e cercò di incrociare il suo
sguardo, ma aveva ormai perso la sua attenzione.
Quando Fabien le fece segno di entrare, si ritrovò in
una stanza rettangolare più grande e ariosa di quanto pensasse: ampie vetrate
illuminavano l'interno e due enormi archi portavano a due stanze adiacenti di
altrettante proporzioni. Quella a destra era più scura e ricordava la natura:
doveva essere il giaciglio del lupo. Quella a sinistra, invece, ospitava un
grande ring circolare, dove si svolgevano combattimenti e anche dove veniva
sfidato il capobranco da un nuovo pretendente.
La stanza centrale sembrava un salone per i
ricevimenti e le feste perché vi erano molti sofà bassi, dei tavoli, degli
strumenti d'intrattenimento. Al centro, davanti ai sofà, era posizionato un
trono, sul quale era seduto il Boss, che la guardava impassibile. Al suo fianco
vi erano alcuni uomini e delle donne che Nykla non aveva mai visto prima, a
parte Jacques e il vampiro.
Nykla sperava che Fabien l'avesse seguita, invece
era rimasto fuori. Ora si sentiva ancora più sola.
Il Boss le indicò uno dei sofà.
-Siediti, prego-
Nykla ingoiò forte e si sedette. Il Boss riprese:
-Ho deciso di risparmiarti l'esecuzione dal momento
che hai implorato pietà. Hai affermato inoltre che avresti eseguito qualsiasi
mio ordine pur di aver salva la tua vita. Bisogna considerare, però, che hai
infranto molte delle nostre leggi: hai ucciso e ti sei cibata di una Sentinella
e del suo cane, non mi hai confessato le tue azioni e mi hai aggredito senza
esitazione. Saresti dovuta morire, ma sono magnanimo e ti concedo una
possibilità: se rimani nel territorio dei vampiri, corrispondente circa al
cantone italiano in Svizzera, per tre mesi esatti, potrai continuare a vivere,
altrimenti sarai giustiziata. I territori neutrali saranno setacciati e se
vieni trovata in quelle zone verrai uccisa sul posto, inoltre, anche se uccidi
un licantropo procederemo con la tua esecuzione. Ti consiglio di pensarci se
non vuoi che il mio amico vampiro Dario si nutra di te fino a lasciarti a
secco, diciamo.-
Nykla era paralizzata, mandarla nel territorio dei
vampiri sarebbe stato come mandarla a morte. Le parole del Boss risuonavano
distorte nell’accogliente stanza in cui erano, tanto da rendere sinistro
l’intero ambiente. La ragazza si riscosse e cercò di ribattere:
-Ma non potete mandarmi là: mi ammazzeranno non
appena passerò il confine! Potrebbero pensare inoltre che sia un attacco da
parte tua!-
Il Boss sorrise malevolo.
-A questo dovrai pensarci tu, visto sei così brava a
esprimerti in qualsiasi forma. Torna domani con la risposta-.
Nykla imprecò mentalmente contro il Boss, che aveva
rivoltato il suo dono verso lei stessa. Non pensava che potesse arrivare a
tanto, iniziò a odiarlo con tutto il cuore e, mentre tornava verso la sua cella
con passo lento e sguardo torvo, per tranquillizzarsi, si immaginava i metodi
che avrebbe potuto utilizzare per uccidere il Boss con una morte lenta e
dolorosa.
TRADUZIONE (dal francese):
*Branco degli Spiriti
NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! Scusate se ci ho messo tanto ma sono
stata in una sorta di isolamento senza computer e non potevo scrivere un tubo!
D: Però ora sono tornata e spero di tornare più spesso con nuovi capitoli! Ah, mi
raccomando, recensite che sono veramente utili le vostre opinioni e i commenti
su questa storia! J
Grazie per aver letto e a presto! :)