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Autore: TheHeartIsALonelyHunter    04/08/2013    5 recensioni
Si stupiva, ogni volta, di quanto ossessivamente si ostinava a guardarlo e di quanto geloso si sentisse guardando Cho avvicinarsi a lui e fissarlo con gli occhi sognanti e pieni di gioia. E Harry le rispondeva anche lui con un sorriso e lo sguardo dolce di chi ha visto un angelo.
E Cedric si ritrovava furioso più che mai, non tanto perché quegli sguardi erano rivolti alla sua fidanzata, ma perché quegli occhi non si posavano quasi mai su lui.
[Settima classificata allo "SLASH contest: La GELOSIA è il motore del mondo" indetto da rawrandbeer sul forum di EFP]
[Dodicesima classificata e vincitrice del premio speciale Affiatamento al contest "Il fascino delle edite" indetto da Mary Black e giudicato da S.Elric_ sul forum di EFP]
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Cedric Diggory, Cho Chang, Harry Potter | Coppie: Cedric/Cho, Cho/Harry
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Nick autore: TheHeartIsALonelyHunter
Titolo: He is the one
Fandom: Harry Potter
Coppia: CedricxHarry
Generi: Romantico, Drammatico, Angst
Avvertimenti: What if? Missing Moment, Tematiche Delicate, Triangolo
Rating: Arancione
 
 
Cedric Diggory non avrebbe mai creduto di potersi innamorare, un giorno.
O meglio, sì, sperava di poter, presto o tardi, incontrare una brava ragazza, fidanzarsi con lei e poi, magari, chissà! sposarla e avere insieme dei figli.
Gli sarebbe piaciuto veramente molto poter costruire una famiglia, o di poter avere almeno il dono di una donna da stringere a sé nella notte, anche senza, necessariamente, dei figli.
Gli bastava, semplicemente, amare intensamente e perennemente, amare anche solo per poche ore, amare anche la persona sbagliata.
L’unica cosa che voleva era l’amore.
L’amore in tutte le sue varie e molteplici forme, anche in quelle più inaspettate, anche in quelle più impensabili, anche nelle più impossibili da ottenere.
Ma mai, mai, avrebbe mai pensato di poter provare gelosia, ancora prima dell’immortale amore.
E mai avrebbe pensato che, oggetto di quella gelosia senza senso, sarebbe stato un ragazzino di quattordici anni con i capelli neri e una cicatrice sulla fronte che era tutto un programma.
 

He is the one

 
Tutto era cominciato con una partita.
Una stupida, inutile e orribile partita di Quidditch.
Bè, forse non tanto orribile per la casa di Tassorosso, visto che era stato il primo anno in cui, grazie a lui, la squadra si era classificata al Campionato, ma per lui una delle partite peggiori della sua vita.
Sia per l’attacco dei Dissennatori, che avevano reso la sua vittoria totalmente ingiusta e non degna di particolare gloria (nonostante ciò, i Tassorosso l’avrebbero venerato e si sarebbero complimentati con lui per molti mesi ancora), sia per quell’incontro che per sempre avrebbe cambiato la sua vita, in un modo che neanche lui avrebbe potuto classificare come buono o cattivo.
Harry si era avvicinato a lui qualche ora dopo la partita, leggermente traballante sulle gambe e con alcune bende e fasce legate a testa e gambe. Cedric si era chiesto, appena l’aveva notato, perché quel ragazzino fosse uscito dall’infermeria quando, lo capiva anche solo guardandolo, un po’ di riposo e delle cure appropriate erano l’unica cosa di cui avesse veramente bisogno.
Quando il ragazzo l’aveva trovato, il Tassorosso era solo sotto un albero, a studiare alcune pagine che gli erano state assegnate per Erbologia. Madama Sprout sembrava far lavorare la sua Casa più delle altre in quella particolare materia, proprio perché i Tassorosso erano sotto la sua diretta sorveglianza e erano sotto il suo controllo.
“Cedric…” l’aveva chiamato Harry leggermente impaziente.
Il ragazzo aveva subito alzato lo sguardo e fissato il Prescelto con curiosità mista a incredulità.
“Harry!” esclamò sorpreso.
Cedric balzò in piedi, trovandosi davanti al Ragazzo che Era Sopravvissuto.
Una cortina di imbarazzo si formò, in pochi secondi, tra i due.
Harry lo squadrava da capo a piedi, pensando, probabilmente incredibilmente vergognato, di quanto fosse più alto il Tassorosso di lui, e soprattutto di quanto fosse più bello: i capelli pettinati tutti in un ciuffo ordinato erano lisci e parevano seta alla vista, gli occhi grigi sprizzavano mistero e una indicibile bellezza, e Harry non si stupì pensando a tutte le ragazze del fan club che Cedric aveva dietro.
Per un istante, la strana sensazione di voler toccare quei capelli lo pervase tutto da capo a piedi, ma Harry riuscì a frenarsi con un grande sforzo di volontà.
Cedric, da parte sua, trovò, nella sua innocente e infantile forma, una sorta di bellezza sopita nel Grifondoro, la bellezza che i suoi occhi, verdi come smeraldi e incredibilmente intrisi di ricordi, emanavano eloquentemente.
Harry, che era sin da subito partito con l’idea di dirgliene quattro (anche solo lamentarsi, urlargli in faccia che non se ne faceva nulla della sua pietà) dopo averlo visto,  sembrò improvvisamente essere diventato muto.
Rimase, per lunghi istanti, a scrutare, attentamente, il ragazzo di fronte a lui, analizzandolo attentamente come uno scienziato.
Cedric, invece, che si era sentito avvampare sin dal primo istante in cui l’aveva visto volare sulla scopa, non poté fare a meno di arrossire, stupidamente – almeno secondo il suo giudizio.
Dopo pochi secondi, Harry riuscì, finalmente, a proferire parola.
Quando parlò, la sua voce arrivò flebile e imbarazzata alle orecchie di Cedric.
“Bé… Solo… Grazie… Per… La partita”. Lo sguardo di Harry si abbassò velocemente, e anche le sue guance si colorirono velocemente di un rosso acceso e tutt’altro che invisibile.
Le labbra di Cedric si contrassero in una sorta di smorfia di vergogna, che, fortunatamente, il moro non notò.
“Ma figurati!” disse, cercando di sembrare più naturale possibile.
Entrambi i ragazzi si ritrovarono con lo sguardo fisso a terra e le guance in fiamme, in un imbarazzato quanto significativo silenzio, che durò per ancora un minuto circa.
Quando, finalmente, Harry si decise a chiudere quella breve e stramba conversazione con un timido “Allora…Ciao”, Cedric alzò finalmente lo sguardo a fissare la schiena del moro che si allontanava lentamente.
Si sentì incredibilmente stupefatto quando si ritrovò a pensare, con una punta di paura e ansia, a quante e quali ragazze, fissando quegli occhi verdi, avessero pensato “Che bel ragazzo…”.
Quello, almeno, era stato il suo pensiero.
 
L’idea fissa e continua di lui, e di tutto ciò che era lui, nacque, piano piano e a ritmo sempre più veloce, dal giorno maledetto di quella partita di Quidditch.
All’inizio il suo era solo un pensiero, uno dei tanti, troppo poco importante rispetto agli impegni di studio e rispetto a Cho Chang, che proprio in quel periodo gli faceva provare i primi batticuore della sua vita (se quelli che Harry gli aveva fatto provare non erano batticuori).
Dunque, almeno nei primi tempi, il Prescelto non fu, o almeno così credeva lui, altro che un marginale problema.
Un altro dei suoi avversari battuti, un altro ragazzo che era venuto da lui a lamentarsi (o almeno ci aveva provato). Le ore trascorsero veloci con Cho e a quella memorabile partita in cui avevano (o AVEVA, secondo molti Tassorosso) battuto niente popò di meno che il grande Harry Potter seguirono altri match, che per tutto l’anno lo tennero occupato e assolutamente impegnato a livello mentale.
Ma quando si cerca di tenere lontano un pensiero, spesso quello ritorna a tormentare il diretto interessato anche dopo mesi in cui esso è stato relegato, con forza e con ostinazione, in un angolo del proprio cervello e chiuso a chiave in un cassetto remoto.
E così, con prepotenza e incredibile potenza, Harry Potter rientrò nella sua vita non con una partita né con un secondo incontro. Al contrario, Cedric non avrebbe dovuto rincontrare il moro fino all’inizio del suo settimo anno, sia per scarsità di mezzi che per la sua decisa opposizione a quell’incontro che assolutamente non desiderava.
Dunque, il pensiero di Harry tornò (o semplicemente arrivò) a tormentarlo con uno dei mezzi che solitamente Amore preferisce per operare: un sogno.
E il sogno in questione colpì Cedric una notte di fine luglio, circa un mese prima del fatidico ritorno a scuola e pochi giorni prima dell’inizio della Finale della Coppa del Mondo di Quidditch.
Nel sogno, insensato eppure stranamente sensato come solo i sogni possono essere, lui e Harry erano insieme.
E i pochi ricordi che rimasero impressi nella sua mente dopo quel sogno bastarono a tormentarlo per mesi e mesi.
Sebbene all’inizio Cedric rifiutasse, leggermente sconcertato e ansioso, una qualsiasi attrazione verso il giovane moro che aveva acceso le sue fantasie, si ritrovò, dopo appena due giorni da quel fatidico sogno, a contare le settimane, le ore, i minuti che lo separavano dall’inizio della scuola. E dal suo nuovo incontro con Harry.
Cercò, con tutte le sue forze e tutta la sua volontà di ricacciare quel desiderio in fondo all’anima, sperò, CERCO’ di non provarlo più, ma tanto più tentava di ignorare quella sensazione di stupefatta attrazione, tanto più quella diventava acuta e irreversibile.
Ma a rendergli le notti insonni, ancora più della sua passione per il giovane Grifondoro, era il tormento che l’avrebbe rivisto tra infiniti secoli (o almeno a lui sembrava così).
Si stupì molto, dunque, di rivederlo, decisamente prima rispetto a quanto previsto, proprio alla Finale della Coppa del Mondo a cui aveva tanto agognato assistere.
Quando aveva visto Harry accompagnato dal signor Weasley, si era sentito subito avvampare e il suo corpo diventare rigido.
Ma di fronte allo sguardo allegro di suo padre e a quello incuriosito di Arold, Cedric non aveva potuto fare altro che stringere, con più naturalezza possibile, la mano al giovane.
Il biondo si stupì decisamente quando notò, negli occhi del moro davanti a lui, la stessa stupefatta gioia malcelata.
Cedric abbozzò un sorriso poco convinto alla vista di Harry, e anche il giovane tentò un saluto che sembrasse quanto meno cordiale.
Fortunatamente, nessuno parve accorgersi, nell’eccitazione generale, delle espressioni imbarazzate dei due.
E tantomeno si accorsero degli sguardi fugaci che si scambiarono durante tutta la durata della Finale.
 
Ciò che Cedric non sapeva, o che forse ignorava in un tentativo di non considerare i suoi sentimenti, era che anche Harry si sentiva irrevocabilmente e immensamente attratto da lui.
E che, al contrario del Tassorosso, il Prescelto non aveva avuto partite per tenersi occupato durante tutto l’anno o ragazze con cui impegnarsi per non pensare a Cedric.
Sin dal giorno dopo la partita, Harry si era svegliato completamente sudato e sconvolto nel suo letto, dopo una notte passata insonne.
E le mattinate successive non erano passate diversamente.
L’ossessione per il biondo, e il doverlo incontrare continuamente in corridoio a braccetto con Cho Chang, lo sconvolgevano e gli facevano passare serate da solo in camera e notti bianche o completamente animate da incubi e sogni di cui, alla mattina, ricordavano poco o niente, ma che, per tutta la mattinata, lo scuotevano ancora di tremiti e sudore freddo.
Al contrario di Cedric, Harry accettò sin da subito l’attrazione fatale verso il biondo, che però, a quanto pareva, non era affatto riconosciuta dal diretto interessato.
Le uscite del giovane con Cho erano effettivamente la riprova di tale disinteressamento. E i pochi sguardi che si scambiavano in corridoio non esprimevano altro che, almeno dalla parte di Cedric, indifferenza e semplice rispetto tra avversari e quasi amici.
Harry si era dunque, ormai, abituato al fatto che, semplicemente Cedric non lo considerava affatto come lui considerava il biondo.
Ma evidentemente la sua mente (o il suo cuore) non si era abituato, o quantomeno non accettava il fatto (perché questo era: un fatto compiuto) che tra lui e il Tassorosso, nulla, NULLA sarebbe mai nato se non, magari, una semplice amicizia.
E così, lentamente, dal nulla, una nuova emozione era nata a scuotere la sua anima nelle ore in cui era solo e a fargli passare notti agitate: gelosia.
 
L’anno scolastico ricominciò senza intoppi per entrambi i ragazzi, senza che nulla venisse a turbare la loro quiete temporanea, tranne, naturalmente, l’apparizione del Marchio Nero alla Finale della Coppa del Mondo.
Eppure, dentro di sé, Cedric sentì nascere una nuova sensazione, forse causata dal vedere, ora ogni giorno, Harry, l’oggetto della sua passione, e dall’avere di nuovo al suo fianco Cho Chang che lo accarezzava ripetutamente in privato: la nuova emozione si chiamava gelosia.
La gelosia, che lo consumava dall’interno dalla prima volta che l’aveva visto a quella famosa partita di Quidditch (addirittura un anno prima!!), la gelosia immotivata, ma stranamente una gelosia che un motivo aveva, era straordinariamente forte dentro di lui.
Era assolutamente assurdo trovarsi in quella situazione (geloso di un ragazzo che quasi neanche conosceva e di cui neanche –almeno credeva- era innamorato), ma ancora più sconcertante era combattere tra il suo istinto di abbracciarlo a sé e non lasciarlo andare via e quello, leggermente più flebile, ma solitamente quello che lui cercava di far prevalere, di lasciar perdere il ragazzino e vivere la propria vita. Aveva Cho, vicino a sé, e sapeva che Cho non l’avrebbe mai rifiutato e che lo amava con tutto sé stesso.
Eppure, nonostante i rimproveri continui verso la sua stessa mente, nonostante le mille filippiche con quella sua vocina interiore che, invitante e con flemma, lo invitava ad avvicinare il giovane, nonostante l’affetto che la Chang nutriva per lui e che sempre gli dimostrava, Cedric non poteva fare a meno di osservarlo, in ogni suo istante di vita, custodendo gelosamente ogni immagine che lui gli dava.
Qualsiasi suo movimento, qualsiasi sua mossa nelle partite, Cedric la registrava nella sua mente, e la infilava in un cassetto lontano, che nessuno poteva raggiungere, e che solo lui conosceva.
Si stupiva, ogni volta, di quanto ossessivamente si ostinava a guardarlo e di quanto geloso si sentisse guardando Cho avvicinarsi a lui e fissarlo con gli occhi sognanti e pieni di gioia. E Harry le rispondeva anche lui con un sorriso e lo sguardo dolce di chi ha visto un angelo.
E Cedric si ritrovava furioso più che mai, non tanto perché quegli sguardi erano rivolti alla sua fidanzata, ma perché quegli occhi non si posavano quasi mai su lui.
 
Guardare il biondo Tassorosso passeggiare lungo i viali di Hogwarts gli causava sensazioni contrastanti e tempeste di fuoco nel suo cuore già scosso dall’ansia per la Prima Prova del Torneo.
Ogni volta, era come vederlo per la prima volta: i suoi passi erano sempre diversi, i suoi movimenti continuamente nuovi, e i suoi occhi grigi una nuova emozione da esprimere.
Capitava, alle volte, che con lui fosse presente anche Cho, ed era in queste situazioni che Harry si sentiva avvampare ancora di più: la gelosia lo consumava vivo, ancora più dell’amore stesso (o meglio, dell’ossessione) verso Cedric.
Non tanto la gelosia per la ragazza che, ogni tanto, si fermava a scostare una ciocca di capelli dal viso del ragazzo: la gelosia perché non era lui a compiere quell’azione così intima ma allo stesso tempo vero e proprio emblema e riconoscimento di amore.
Alle volte, però, Cedric era nel giardino da solo, forse agitato quanto lui al pensiero della prima prova e in un tentativo di risolvere l’enigma che era quella prova.
E allora Harry si “divertiva” a guardarlo passeggiare, a osservare i suoi passi leggeri, e a tentare di ignorare i ragazzi che lo bersagliavano con le spille “POTTER FA SCHIFO”.
Si sentiva quasi arrabbiato con Cedric, il prediletto dell’intera Hogwarts e delle ragazze.
E lui, forse, non valeva nulla?
Non era anche lui un campione di Hogwarts?
Possibile non capissero che non aveva, e non VOLEVA infilare il suo nome nel Calice di Fuoco?
Possibile neanche Ron capisse?
Possibile che il suo migliore amico…
Ma guardare Cedric e godere della sua gioia (se il sorriso che sempre aveva sul viso era di gioia) lo faceva sentire più in pace.
Quando era Cho ad accompagnarlo o qualche altra ragazza, Harry si sentiva, invece, avvampare, e tornava nel Dormitorio più arrabbiato di quanto ne era uscito.
 
Cho volteggiava dolcemente tra le sue braccia, con un largo sorriso sulle labbra che lui a malapena ricambiava.
I suoi sguardi alla coppia al centro della pista, la coppia che erano Harry e Pansy, sembravano fortunatamente sfuggire alla ragazza, che continuava a sorridergli raggiante e a seguire i suoi passi incerti.
Ricambiò il sorriso di Cho con una specie di ghigno che avrebbe fatto rabbrividire qualsiasi altra ragazza non sufficientemente abbagliata dalla bellezza del proprio partner o della serata.
Harry sembrava imbarazzato tanto quanto lui.
Si capiva che non aveva mai ballato in tutta la sua vita, e il vestito era un tentativo poco riuscito di sembrare più grande.
A Cedric scappò un sorriso divertito, che Cho scambiò, fortunatamente, per un riso di felicità.
In verità, il vedere Harry tentare di sembrare più adulto di quanto non fosse, gli sembrò, come evidentemente lui stesso aveva dovuto notare, buffo e malriuscito, ma in un certo senso incredibilmente tenero.
Un altro sorriso tornò a increspare le sue labbra, stavolta un sorriso quasi paterno, rincuorante, diretto allo stesso Harry, che in quel momento lo stava guardando curioso.
Cedric scosse la testa, come per dirgli “Tutto OK”, e anche Harry si trovò a sorridere divertito.
Quando, però, Pansy gli prese, con la mano, il viso e lo girò, violentemente, verso di lei, il sorriso scomparve dal viso del biondo, la gelosia tornò potente a farsi sentire, e Cedric sentì il corpo andare totalmente in fiamme.
Dalla sua postazione, Harry tornò a guardare il biondo stretto, ancora più possessivamente, alla Chang.
Per ripicca e per farsi notare, il Prescelto, con la mano tremante, si ritrovò a passare la mano dietro la schiena di Pansy che, stupita e leggermente più soddisfatta rispetto a pochi secondi prima, sussurrò un “Ooooh…” che fece voltare Cedric dalla parte del moro.
Gli occhi del biondo diventarono due spilli.
Con uno slancio di rabbia improvviso, Cedric prese la testa di Cho e la baciò, di fronte a tutta la scuola, e sotto lo sguardo stupito di uno sconvolto Harry.
Tutti gli alunni, colpiti, si girarono verso i due ragazzi al centro della pista, che ancora si stringevano in un abbraccio intimo e le cui labbra erano ancora appoggiate l’una sull’altra.
Harry si staccò subito da Pansy e si girò, anche lui, verso la coppia.
“Che c’è?” sentì sussurrare la ragazza vicino a lui.
Ma ormai il moro non sentiva più nulla se non il suo cuore spezzarsi lentamente e il rumore di una lacrima che scorreva lungo il viso.
La voce di Malfoy, canzonatoria e leggermente spaccona, come sempre, gli arrivò da lontano e ovattata, ma Harry riuscì a distinguere benissimo le parole che pronunciava:
“Cosa c’è Potter? Diggory ti ha fregato la fidanzata?”
Il braccio di Harry si mosse prima che lui potesse fermarlo: il pugno fu preciso e sicuro, e mandò al tappeto Malfoy.
Subito, la coppia al centro della sala si separò e si girò a guardare lo spettacolo.
Draco si contorceva a terra, col naso sanguinante e Pansy piegata su di lui servilmente ad asciugare il liquido rosso con un fazzoletto.
Lo sguardo di Cho era a dir poco sconvolto, a tale vista, e leggermente disgustata dal sangue che colava, copioso, dal naso del ragazzo.
Harry però non guardava lei.
I suoi occhi erano fissi nelle iridi di Cedric.
Il biondo lo guardava come se lo vedesse per la prima volta, con  una compassione e una dolcezza che mai gli aveva viso negli occhi.
Un’altra lacrima scese a bagnargli il viso, ma Harry non riuscì a distogliere gli occhi da LUI.
Lì, in mezzo alla pista, col vestito da sera, Cho stretta tra le sue braccia e scossa da singhiozzi leggeri, e gli occhi di chi ha finalmente capito o che non ha mai capito nulla, Cedric gli sembra immensamente bello.
Immensamente dolce.
Immensamente irraggiungibile.
Due braccia forti lo presero per le spalle, lo scrollarono, un viso femminile lo rimproverò con forza, ma Harry non sentì nulla e non vide nulla.
L’unica cosa che vide, oltre quel viso che credette di riconoscere come quello della McGranitt, oltre lo sguardo stupito e inorridito di Hermione, oltre quello deluso di Ron, oltre tutto e tutti, c’era CEDRIC.
E si rese conto, con stupore, che anche Cedric lo stava fissando, con uno sguardo tra lo stupito e l’inebito.
Sembra quasi ipnotizzato dallo sguardo del moro, quasi preso da qualcosa che mai aveva visto o che notava solo in quel momento, finalmente consapevole dei sentimenti di Harry per lui.
Fu con gioia, e con leggero sconcerto, che Cedric Diggory vide, negli occhi del ragazzo che da molti e molti mesi desiderava con la stessa intensità con cui lo rifiutava, negli occhi che da notti gli toglievano il fiato, negli occhi da cui aveva sempre cercato di cogliere sfumature nuove per poterle custodire con la stessa gelosia di un vero amante, vide, in quegli occhi tanto amati, la risposta che tanto aspettava e che ora, finalmente, aveva: Harry lo amava.
Harry…
Lo…
Amava.
Che stupido che era stato a invitare Cho senza neanche parlargli, senza neanche chiedere a Harry cosa ne pensasse…
Perché non gli aveva chiesto di venire con lui al ballo?
Certo, sarebbero sicuramente stati bersagliati a vita come “stupidi gay” e “femminucce”, ma a Ced non sarebbe importato: l’importante, l’unica cosa che contava, era, ora, avere Harry vicino a sé.
Ora che sapeva che anche lui provava le stesse cose che provava lui, ora che era stato tanto stupido da lasciarsi trasportare da una gelosia che non era stato altro che danno, ora che aveva, con le sue mani, distrutto il poco affetto che li legava come semplici amici, ora, era tempo di ricostruire, lentamente, il loro rapporto.
Certo, non sarebbe stato facile, e probabilmente Harry non l’avrebbe mai perdonato per quel bacio a Cho, ma Cedric doveva, VOLEVA stare con lui, con lui e nessun altro.
Solo Harry.
L’unico.
 
Quando il ragno cadde a terra, tramortito sotto i loro incantesimi, l’attenzione di Cedric tornò, immediatamente, su Harry steso accanto a lui: la gamba del ragazzo sanguinava copiosamente, e il suo colorito, nella tenebra del labirinto, era orribilmente pallido.
“Harry!” esclamò il biondo, cercando di non guardare la ferita orribilmente rossa.
Si chinò velocemente sul ragazzo vicino a lui, allungando la bacchetta verso l’orrendo taglio.
“Non importa, lascia stare…” sentì ansimare Harry vicino a lui. Vedeva la sua fronte imperlarsi di sudore, e le sue labbra contrarsi in una smorfia di dolore.
“Ma….”
“Niente ma, Cedric. Prendi la Coppa!”
Il Tassorosso si girò verso il trofeo, che scintillava sul piedistallo invitante.
Era così vicina…
Per un istante, Cedric si vide uscire dal labirinto con la Coppa alzata in aria, gli spalti alzarsi in un grido di trionfo unanime, sentì il suo nome pronunciato da milioni di persone, e immaginò la gloria che, per anni e anni, avrebbe coperto la casa di Tassorosso, che per tanti, TROPPI anni era stata privata della fama che invece era sempre o quasi sempre a favore dei Grifondoro.
Poi lo sguardo tornò su Harry: i suoi occhi erano lucidi di lacrime, e il suo viso, tanto bello, totalmente sfatto per la fatica.
Il ragazzo incrociò le braccia.
“No,” sussurrò, incerto e terribilmente tremante. “Prendila… Prendila tu. Mi hai detto dei draghi, ti meriti quella Coppa.”
Vide il suo viso, per un istante, fissare il trofeo poco lontano, ed illuminarsi di una luce avida che mai aveva visto.
Il suo sguardo si posò di nuovo su Cedric, fermo in mezzo alla strada con le braccia incrociate, più determinato che mai.
Non poteva negare di essere veramente arrabbiato con lui dagli avvenimenti del Ballo e dopo quel bacio… Ma sapeva benissimo che quella Coppa la meritava più di lui, di sicuro.
I suoi sentimenti non dovevano, non POTEVANO prevalere su ciò che era giusto.
“Non dire sciocchezze!” esclamò, in un tentativo di convincerlo a prendere quella dannata Coppa.
“Ti prego, non funziona così! Tu mi hai detto dell’Uovo, Cedric!”
“Ma solo per scusarmi dopo ciò che era successo al…”
Evitò di pronunciare l’ultima parola, certo che Harry avesse capito benissimo a cosa si era riferito. E, effettivamente, il moro aveva inteso benissimo le sue parole. Ma non sembrò altrettanto scosso come lo era lui.
“Comunque sia, Cedric, siamo pari!” esclamò, aprendo le braccia come a giustificarsi.
“Ci siamo aiutati a vicenda, o mi sbaglio?”
Cedric si abbassò lentamente verso lui, e si chinò velocemente sul suo volto.
Harry cominciò a tremare violentemente, come se facesse freddo.
Eppure, la notte era calda, e lui si sentiva quasi la febbre per colpa di quella dannata gamba.
“Non mi hai mai dato una VERA risposta…” Cedric si avvicinò ancora di più, e Harry rabbrividì quando si accorse di poter sentire il fiato del biondo sulla sua bocca.
“Perché mi hai detto dei draghi?”
Harry rimase fermo e zitto per lunghi, lunghi istanti, e anche Cedric non si mosse di un centimetro. Continuò, anzi, a fissare il moro negli occhi, e cominciò a tremare lievemente anche lui.
Le labbra di Harry, si accorse, stavano cominciando a diventare blu. Probabilmente per il freddo, si disse, in un palese tentativo di ingannarsi: sapeva che erano blu di vergogna.
La voce di Harry gli arrivò alle orecchie flebile e leggermente incrinata.
“E perché tu dovresti chiedermi scusa per ciò che è accaduto al Ballo?”
Furono pochi, e lunghi istanti.
Poi Harry passò, incerto, una mano dietro la testa del ragazzo. Contemporaneamente, le labbra di Cedric si avvicinarono pericolosamente alle sue.
Quando le loro bocche si poggiarono l’una sull’altra, Harry sentì tutto il suo corpo andare a fuoco, lentamente, e le labbra avvampare come fossero fatte loro stesse di fuoco.
Cedric, da parte sua, provò una sensazione stranissima che non avrebbe saputo spiegare se non con la parola completezza.
Si sentì, finalmente, completo come non si sentiva da tempo, come se avesse ritrovato la metà mancante del suo corpo.
Sentì emozioni incredibilmente complete, e non tranciate a metà come quelle che provava per Cho.
Sentì un corpo sotto le sue mani che provava sensazioni complete, che reagiva ai suoi movimenti, che RISPONDEVA ai suoi movimenti, e non restava semplicemente fermo a farsi toccare.
Harry si muoveva, abilmente, con lui, con un lieve tremore, ma deciso e sicuro.
La mano che aveva poggiato dietro la sua testa, continuò il suo viaggio fino al petto, dove a raggiungerlo arrivò anche l’altra mano, che prese la maglia di Cedric e lo avvicinò ancora di più, ancora più stretto, ancora più forte.
E Cedric non si allontanò da quel contatto, non sembrò negarglielo, anzi, lo cercò e lo prese, e godette ogni singolo istante in cui le loro labbra furono unite.
E non sentì più gelosia, non sentì più nessun tipo di rivalità verso Cho, perché ora sapeva che lui è SUO.
E sapeva che lui era il solo e unico.
Quando Harry si staccò da lui, Cedric lo vide leggermente sconvolto.
“Mmmh…” lo sentì sussurrare.
“Che c’è?” domandò, temendo che lui non avesse provato ciò che ha provato lui.
“Non ti piace?”
“No… Sì!” si corresse veloce il ragazzo, in un momento di incertezza che lo fece sorridere divertito.
“Sì, mi è piaciuto, ma…” Harry alzò le spalle. “Non mi era…Mai capitato prima.”
Cedric scosse la terra, ancora sorridente.
“Neanche a me…”
Ora anche il moro sorrise, di un sorriso pieno, gioioso, contento, che lo fece sentire bene e soddisfatto.
“E adesso?” chiese, dopo alcuni minuti, indicando la Coppa.
Cedric la guardò nuovamente. Il Trofeo, ormai, gli sembrava totalmente privo di qualsiasi attrattiva, inutile pezzo di argento senza minimo valore.
Lui aveva Harry, cosa se ne sarebbe fatto di quel catorcio?
“E adesso…” gli rispose, sicuro. “Faremo le cose come le faremo per sempre.”
Gli cinse, affettuosamente, la vita con un braccio e lo aiutò a rialzarsi.
Uno sconcertato Harry si fece trasportare, zoppicante, vicino alla Coppa, e solo quando furono a pochi centimetri da essa, Harry capì le intenzioni di Cedric.
“Lo faremo insieme.”
 
Quattro mesi dopo, un Harry Potter in pigiama nella casa di Privet Drive piangeva lacrime amare sul cuscino ormai zuppo dopo notti e notti di incubi e rimorsi.
La morte di Cedric gli aveva lasciato un enorme buco del cuore che neanche lui riusciva a capire a fondo.
Era stato peggio che perdere i suoi genitori, peggio che vederli morire davanti ai suoi occhi, peggio di tutto il dolore che aveva mai visto e che avrebbe visto.
Era un dolore immenso, intenso, che non lo lasciava mai e tornava a tormentarlo a ogni ora e ogni minuto.
Un’angoscia continua, un rimpianto costante, una specie di stretta al cuore che lo stava soffocando lentamente e che, lentamente, lo stava uccidendo.
Sentiva, e sperava veramente che ciò avvenisse, la morte incombere sul suo letto, e lo spirito di Cedric richiamarlo e invitarlo a raggiungerlo, con una voce melliflua e attraente.
E non negava, effettivamente, che il suo più grande desiderio era, al momento, solo poter rivedere Cedric, solo replicare altre cento volte quell’unico bacio che c’era stato tra loro, solo fare, per mille, per milioni, per miliardi di volte, ciò che mai avevano potuto fare.
Ciò che il tempo gli aveva negato e che avrebbero potuto sicuramente vivere se solo…
Se solo non fossero stati così orgogliosi da non accorgersi dell’attrazione reciproca.
Se solo non fossero stati così ciechi da non rendersi conto di quanto insipida e insignificante fosse Cho Chang.
Se solo non fossero stati così gelosi l’uno dell’altro da non capire quanto felici potevano essere insieme.
Non negava (e come avrebbe potuto negare la verità?) che la lieve cotta che aveva avuto per Cho era stata solo una piccola ripicca verso Cedric, un modo per farlo sentire in colpa, un ,modo per farlo soffrire come lui aveva fatto soffrire lui non ricambiando le sue attenzioni.
O forse, più semplicemente, quell’attrazione per Cho era un modo per dimenticarsi lui e quanto era stato importante per lui.
Forse anche un modo per “disintossicarsi” da quella malsana idea.
Amare un ragazzo…
Come avrebbe potuto anche solo pensarlo?
Immaginare di poterlo baciare…
Che mente contorta era!
Pensare di poter sfuggire a quel sentimento…
Era stato un idiota.
Abbandonarsi a quel sentimento…
Assolutamente bellissimo.
E invece la loro storia era finita.
Ancora prima di cominciare.
A Hermione e a Ron non l’aveva detto, e aveva intenzione di non dirlo a nessuno.
Il suo era un dolore che non si poteva capire, che andava ogni oltre forma possibile di comprensione, un dolore così forte che, per tutta la vita, lo voleva custodire come un tesoro.
Per non dimenticare, mai e poi mai, il SUO Cedric Diggory.
Ma era tutto finito.
E tutto ciò che gli restava era quella foto lasciata sul comò su cui aveva versato tante lacrime e il suo cuore spezzato a metà.


 Queste gioie violente
hanno fini violenti. 
Muoiono nel loro trionfo come la polvere da sparo 
e il fuoco che si consumano al primo bacio…
 

  

  Note d'autrice pazza:
...
La mia primissima slash.
 Non avevo MAI immaginato di poter scrivere una slash, tanto meno per un contest.
E invece...
Mi ritrovo con questa storia che fa schifo da morire, non va proprio col prompt e...
Bò.
Ma mi sono divertita troppo a scrivere di loro due.
Semplicemente perchè li amo.
Li amo da impazzire.
E quando ho visto questo contest ho pensato "Hey! è un'altra occasione per scrivere di Cedric! Quasi 5 o 6 storie non sono abbastanza per celebrare la sua figaggine!" 
E così è nata questa storia.
La citazione alla fine, ve lo dico subito così non vi dovete scervellare, è di "Romeo e Giulietta".
OK, aspetto pomodori in faccia.
  

  
  
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