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Autore: Pioggiafredda    06/08/2013    0 recensioni
Friedrich von Bodenstedt scrisse: “ E’ un illusione credere che la sventura faccia l’uomo migliore, sarebbe come credere che la ruggine affili il coltello”.
Non credo molto nella predestinazione ma..boh, vedo troppe persone annegarci dentro.
Non sono brava con i preamboli e poco chiara con la spiegazioni, perciò: Buona lettura.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Friedrich von Bodenstedt scrisse: “ E’ un illusione credere che la sventura faccia l’uomo migliore, sarebbe come credere che la ruggine affili il coltello”. Il malessere oggi giorno è il sintomo più comune che possa esistere e l’isolamento è inevitabile. Il problema è che quando ci sei dentro, è troppo tardi per  tornare puliti.

Avevo sei anni quando i miei morirono in un incidente d’auto, la più banale delle morti; semplice, concisa, imprevista..la classica fine dei film. Troppo piccola per comprenderne la motivazione, troppo grande per non sentirne il dolore. Mi hanno sempre raccontato solo il peggio di loro; la leggerezza, l’ingenuità, il carcere, le pillole, me e poi la morte: uno stupido errore dopo l’altro, fino alla distruzione. Un completo spreco di tempo. Dei miei non ricordo nulla ora..tutto quello che mi rimane di loro è un armadio pieno di fotografie che lottando contro tutti sono riuscita a conservare; conservare dall’inevitabile, come avrei voluto fare con me. –Non farti del male inutilmente.- diceva sempre mia nonna – loro non vorrebbero questo- . Ma si sbaglia, ora oltre ad un senso di vuoto alla vista di quei sorrisi forzati non riesco più a provare nulla, nemmeno un briciolo di calore.  Sono cresciuta con i genitori di mia madre tra un minestrone di farro e un litigio. Il farro certamente non ha mai addolcito il mio carattere, non è mai riuscito nemmeno lontanamente ad alleggerire il morso di rabbia che avevo in corpo purtroppo, se l’avesse fatto non sarei andata alla ricerca di un rimedio da porvi ..senza nemmeno sapere il problema a monte che offuscava il tutto. Come facevo a sapere quale fosse il motivo che mi impediva di vivere la mia vita? Questa  continua ricerca di qualcosa..questa ossessione per il tempo. Mamma papà  morirono in un soffio, cosa mi faceva credere di avere una durata più lunga?..nulla.  

Tempo.
Vorrei aver avuto più tempo e contemporaneamente avrei voluto che esso non fosse mai esistito. Questo ticchettio costante, questo rumore incessante, questa scadenza imminente. Avete  mai pensato che esiste pur non esistendo?..se tu non ne fossi al corrente esso continuerebbe a percorrere ed imprimere il suo essere. Volevo sputare veleno, volevo bruciare me stessa con esso…volevo fermare il tempo e questo  era il solo modo per bloccare quel silenzioso, irrimediabile conto alla rovescia. Anticiparlo per combattere la mia fobia verso la vita stessa. Per non commettere altri errori.

Un giorno decisi di impugnare la mia pace: aveva un ruvido manico di legno, confortante come tutte le promesse che celava in sé. “ E’ un illusione credere che la sventura faccia l’uomo migliore, sarebbe come credere che la ruggine affili il coltello”..ma non ce n’era di ruggine sul mio di coltello, su questo Friedrich si sbagliava.
  
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