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Autore: Tigre Rossa    06/08/2013    2 recensioni
Sono passati anni da quando Eragon e Saphira hanno abbandonato Alagaesia. Adesso stanno istruendo sei nuovi Cavalieri, Fiamma, Alanna, Dusan, Goran, Samir e Adin, e i loro draghi, Brisingr, Knurl, Vindr, Berenice, Adurna e Garjzla. Ma l'arrivo di Murtagh e Castigo all'Ultimo Rifugio cela un pericolo che, per essere sconfitto, deve essere affrontato da tutti i membri del Nuovo Ordine. Anche se la maggior parte sono giovani ed inesperti.
Riusciranno le loro anime luminose a resistere all'oscurità che vuole stringerli nelle proprie grinfie?
Riusciranno a combattere guidati dall'amicizia, l'amore e il coraggio?
Riusciranno i giovani a diventare a tutti gli effetti Cavalieri e Draghi?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sorpresa, Un po' tutti | Coppie: Eragon/Arya, Roran/Katrina
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Ritorno ad Alagaesia
 

Ritorno in un incubo




 
La luna si alzò piano nel cielo, ascoltando stupita ciò che le piccole stelle, le sue lucenti figlie, mormoravano fra loro.
Parlavano della strana agitazione che stava attraversando tutta L’Ultima Dimora, la casa dei Draghi e dei Cavalieri, amici del cielo e della terra. Un’agitazione dovuta all’arrivo di un altro drago, un drago color rosso sangue, e del suo Cavaliere.
La luna scosse la testa dolcemente. Ne avevano di fantasia, le sue amate figliole!
Non immaginava neanche lontanamente che quelle birichine avessero ragione.
 
Murtagh e Castigo erano stati accolti calorosamente dai draghi e dai giovani cavalieri. Molto calorosamente.
Li avevano praticamente assaliti, pieni di stupore e domande, curiosità e sorpresa.
Vedete, amici miei, era stato Murtagh a scortare ciascuno di loro nella Terra del Fuoco, per questo la loro felicità nel rivederlo era così grande.
 
L’anno addietro, infatti, le uova lasciate ad Alagaesia si erano schiuse, per la gioia di tutte le razze. Sia l’uovo destinato agli Urgali sia quello destinato ai nani si erano schiusi durante il mese di febbraio, mentre altre due uova, mandate da Eragon sotto insistenza di Nasuada , si erano schiuse per un umano, il giovane Samir che aveva provato a rubarle, e per i due elfi nel mese di marzo.
La nascita dei draghi dei due gemelli non aveva precedenti nella Storia. I due, poco più che fanciulli di tredici anni, avevano retto insieme il grande uovo di colore indistinto destinato agli elfi per consegnarlo alla regina Arya : in quel preciso momento l’uovo si era schiuso e da esso erano usciti due piccoli draghetti. Mai in passato erano nati due cuccioli di drago dallo stesso uovo.
Eragon aveva dato l’ordine di far rimanere i cinque ragazzi e i cinque cuccioli con gli elfi fino al compimento dei sei mesi di età dei giovani draghi. Quando i cinque draghi ebbero raggiunto quell’età Murtagh e Castigo, che erano stati contattati dalla regina Nasuada, seguendo le coordinate date loro da Eragon, avevano scortato i giovani, accompagnandoli fino alla Terra del Fuoco e lasciandoli vicino al Paradiso di Islanzadi.
 
Vi sarete di certo accorti che non ho nominato né la piccola Fiamma né Brisingr. E questo perché loro non erano stati scortati dal cavaliere rosso. Anzi, loro non l’avevano mai visto. O almeno, Brisingr non l’aveva mai visto.
 
Knurl, Garjzla, Vindr, Berenice e Adurna si strinsero subito attorno a Castigo, assalendolo con mille domande e raccontandogli di quanto fosse severa Saphira con loro, senza trascurare di guardarlo con tanto d’occhi e di ammirare la sua grandezza.
Vedete amici, l’incantesimo di Galbatorix, con la sua morte, si era affievolito, ma non era mai cessato. Castigo infatti era cresciuto più di quanto avrebbe dovuto; adesso era anche più grande di Saphira e sembrava più vecchio di lei di almeno un paio di anni.
I ragazzi, invece, assalirono subito Murtagh, chiedendogli notizie delle loro famiglie, della loro terra e del loro paese, domandandogli di cosa avesse fatto in tutto quel tempo e come mai fosse venuto a trovarli.
Gli elfi rimasero in disparte, anche se salutarono in modo abbastanza rispettoso il Cavaliere Rosso e il suo drago. Anche Fiamma e Brisingr erano in disparte, guardando con tanto d’occhi i nuovi arrivati ma tenendosi alla larga, quasi fossero imbarazzati ed a disagio.
I due se ne accorsero e lanciarono uno sguardo interrogativo ad Eragon e Saphira, che però non gli diedero spiegazioni e si diedero invece da fare per trarre in salvo i poveri malcapitati.
“Basta adesso, ragazzi. Murtagh e Castigo avranno bisogno di mangiare e riposarsi. Hanno fatto un viaggio molto lungo, lo sapete bene.” disse L’Amazzatiranni cercando di staccare Samir e Adin dal braccio di Murtagh.
Blödhgarm, vai a prendere qualcosa di più sostanzioso  per i nostri due ospiti. Berenice e Adurna, se non lasciate in pace Castigo, in cucina ci lavorerete per cinque mesi!Fece Saphira, tirando dalla coda Garjzla per allontanarlo dal drago e richiamando le due cucciole che gli stavano praticamente saltando addosso.
Alla fine, dopo molti sforzi dalla parte dei due maestri, i due viandanti poterono sedersi, mangiare e bere. Anche se non poterono né riposare le orecchie né  la voce, visto che i giovani non si diedero per vinti e continuarono ad assalirli verbalmente, pretendendo risposte lunghe e soddisfacenti.
Dovete capirli; oltre a loro non c’era nessun altro nella Terra del Fuoco. Erano soli, lontani dai loro vecchi amici, dalle famiglie e dalla loro terra, e un cavaliere e il suo drago venuti da Alagaesia senza preavviso erano un dono che loro non osavano neanche immaginare.
I due cercarono di rispondere nel modo migliore, ma le loro risposte erano evasive ed incomplete.
Anche una formica stupida avrebbe capito che i viaggiatori stavano nascondendo qualcosa.
E i giovani non erano formiche stupide. Forse stupidi lo erano, ma formiche no.
 
Dopo circa un’oretta passata così, i due maestri cercarono di mandare a dormire i ragazzi e i draghi. Ci misero all’incirca un’altra mezz’ora. Solo allora i due poveri viaggiatori tirarono un sospiro di sollievo insieme ai due distrutti maestri.
“Allora, Murtagh” disse Eragon mentre gli elfi si allontanavano, chi a fare la guardia e chi a dormire “vieni con me, così potremo parlare tranquillamente.”.
Saphira ed il suo cavalieri guidarono la coppia fino alla Carezza di Selena, controllando che nessun piccolo intruso li seguisse.
I quattro giunsero allo studio ed entrarono. I due ospiti si guardarono intorno, incuriositi.
 
La stanza sembrava piccola da fuori, ma era stata magicamente modificata in modo che la grandezza potesse aumentare o diminuire a seconda di quante persone ci entravano. Le pareti erano azzurrine e il pavimento di marmo. C’era un piccola scrivania di salice ordinata e raffinata e accanto una specie di cantuccio per Saphira. Alle spalle della scrivania c’erano alcuni volumi e alcune pergamene rare che Eragon custodiva personalmente e studiava con attenzione e cura. Due sedie di faggio, comode e semplici, erano posizionate davanti alla scrivania, mentre una grande mappa di Alagaesia e una della Terra del Fuoco erano attaccate alle pareti laterali. Accando alla cartina della Terra del Fuoco c’era un piccolo balcone. Una piccola pianta di rose selvatiche ravvivava il tutto proprio lì, accanto alla scrivania.
 
“Accomodatevi, Murtagh, Castigo” disse Eragon “e spiegateci con calma i motivi della vostra visita. Deve essere importante, visto che non vi siete mai presentati qui prima d’ora.” Ma, mentre diceva questo, egli gli fece segno di fare silenzio e, avvicinandosi lentamente alla porta con Saphira, l’aprì di colpo e sorprese sei ragazzini e altrettanti draghi accostati per cercare di origliare.
Saphira ruggì e i piccoli scapparono via di corsa, mentre Eragon gli gridava “Che non si ripeta mai più!”. Quando egli sentì che tutti e dodici i monelli avevano raggiunto le rispettive stanze i due maestri chiusero la porta ed Eragon pronunciò alcuni incantesimi per tenerli alla larga dalla porta.
Poi i due si sedettero, entrambi distrutti.
“Scusateci, ma sono delle pesti.” disse il cavaliere stancamente “Dobbiamo avere mille occhi e mille orecchie per tenerli a bada.”.
“Chi se lo sarebbe mai immaginato” ridacchiò il fratello maggiore “che il mio grande fratellino sarebbe finito a fare da tata a un gruppo di marmocchi!”.
“Scherza scherza” gli fece Eragon “Ma non è facile: te ne sarai ben reso conto quando li hai portati qui.”.
“Non li abbiamo portati tutti noi, a quanto pare.” rispose Murtagh tornando serio.
È vero annuì Castigo. La sua voce era molto cambiata: era più profonda, più matura, più sicura e seria. Non sembrava più quella di un cucciolo imprigionato in un corpo non suo.
Da dove vengono la ragazzina con i capelli rossi e il suo drago? Sono sicuro di non averli mai visti prima d’ora.
I volti di Eragon e Saphira si fecero tesi.
Non ha importanza da dove vengono quei cuccioli rispose aspra la dragonessa Sono nostri allievi e questo vi deve bastare. Il suo tono non ammetteva repliche.
Lo sguardo dei due viaggiatori si indurì.
“Allora” disse Eragon per alleviare l’atmosfera “come mai siete venuti? Cosa è successo, Murtagh?”
Il volto di Murtagh si fece grave “ Non vorrei dirtelo, fratello, ma è mio dovere e quindi lo farò.”
Saphira ed Eragon si scambiarono uno sguardo preoccupato.
L’Amazzatiranni riportò lo sguardo sul fratello e disse “Allora fallo e non farci aspettare.”
 
Fiamma e Brisignr stavano scivolando piano nel tunnel attenti a non fare rumore.
Un minuscolo scricchiolio scaturì nel silenzio più assoluto dagli artigli del drago che scorrevano lentamente sul pavimento del tunnel.
Fiamma si girò di scatto Dannazione Brisingr,stai attento! Vuoi che Saphira ed Eragon ci becchino?
Il drago stava per grugnire ma si trattenne Non ho il tuo passo felino, io. Sono un drago, ricordi?
Oh, davvero? Non lo sapevo, pensavo fossi un coniglietto un po’ nervosetto! fece ironica la ragazza Dai, andiamo.
Mi devi ancora spiegare perché non hai voluto dire agli altri di questo passaggio segreto.
Avrebbero fatto troppo casino e ci avrebbero scoperti. E poi è una cosa nostra, mica gli devo dire sempre tutto!
Chi è il coniglietto un po’ nervosetto, adesso?
Muoviti, lucertolone.
Modera il linguaggio, scimmietta senza coda.
Moderalo tu, serpentaccio rincitrullito.
Quando lo farai tu, poppante.
Ah, vuoi la guerra? Bene allora, Ra’zac puzzolente e peloso!
Figlia di Durza!
Leccapiedi di . . . Zitto, siamo arrivati.
Ti ha salvato l’arrivo. Non c’è niente di peggio di ‘Figlia di Durza’!
Si che c’è,‘ leccapiedi di Galbatorix’ è mille volte peggiore.  Su adesso, stiamo zitti. Stanno parlando.
 
Murtagh sospirò “Bene, allora. Due mesi fa è comparso un esercito a nord-est di Alagaesia. Nasuada ha mandato subito un esercito a combatterlo. Lo abbiamo sconfitto per pura fortuna. E da allora non abbiamo più avuto neanche una vittoria, perché questi soldati sono diventati fortissimi, come se avessero nelle vene sangue di drago.
Hanno continuato il loro cammino sconfiggendo le nostre truppe più e più volte. I morti sono innumerevoli, nelle nostre schiere. Quando sono partito erano a metà del deserto di Hadarac e il re Orik e il re Orinn stavano organizzando un esercito a testa per combattere contro questi soldati. La nostra regina stava organizzando un nuovo esercito e cercava di convincere i suoi maghi a combattere. Anche la regina Arya stava cercando di convincere i propri sudditi a fare altrettanto. Non sappiamo più cosa inventarci. Questi soldati sembrano invincibili.
Ma non è solo questo che ci spaventa. Molti dei grandi guerrieri delle guerra contro Galbatorix sono stati trovati morti. Anche Jormundur è morto. La regina Nasuada ha ventiquattro guardie adesso, ed Elva è sempre con lei. Orik non esce più dal proprio palazzo. Orinn non va più da nessuna parte e ha perso il suo migliore amico. Nar Garzhvog ha perso un figlio e la compagna. Grimrr Zampamonca è sempre sotto forma di gatto. Arya teme per sé stessa e per il suo drago. E Angela e Solembum sono scomparsi.”
Eragon si sentì mancare e dovette stringersi a una delle punte d’avorio di Saphira, stesa al suo fianco e altrettanto sconvolta, per non cadere a terra.
“Quello che dici è terribile” disse con un filo di voce.
E non è tutto, cavaliere rispose Castigo C’è di peggio.
Cosa può esserci di peggio? domandò Saphira
Murtagh sospirò e cercò coraggio negli occhi di Castigo.
“Sulle tuniche dei soldati e sui corpi dei morti c’è il simbolo di Galbatorix.”
Eragon e Saphira sentirono cessare i battiti dei loro cuori.
 
Fiamma e Brisingr si scambiarono uno sguardo terrorizzato e trattennero il fiato, sconvolti.
Un solo pensieri era nella loro mente: Non può essere!
 
“Come è possibile?” mormorò Eragon sconvolto “Galbatorix è morto! Lo hai visto anche tu, c’eri! C’eravate!”.
“Pensiamo che qualcuno dei suoi fedelissimi voglia vendicarsi della caduta del suo impero. Forse si tratta di un mago, o forse di un generale. Oppure, io e la regina sospettiamo che ci sia dietro un possibile figlio illegittimo che vuole il regno di suo padre. Quando ero ancora al palazzo, prima di incontrarvi, si mormorava che Galbatorix avesse avuto un bambino che teneva nascosto per proteggerlo. È probabile che dietro tutto ciò ci sia lui. Non sappiamo niente di certo. Solo che quest’esercito con lo stemma del re caduto si sta avvicinando a Nasuada e non può essere sconfitto.”.
I quattro rimasero in silenzio per un bel po’.
Siete venuti a cercarci per portarci ad Alagaesia e combattere contro questo esercito invincibile, non è vero? disse Saphira.
Murtagh annuì.
E non vuole solo voi due, la regina Nasuada. Vuole che tutti i vostri allievi vengano con voi. aggiunse Castigo.
“Che cosa?” gridarono sia Eragon che Saphira.
“Sono troppo giovani, non possono sostenere una battaglia!” esclamò arrabbiato il cavaliere.
Contro un esercito invincibile, tra l’altro! Li condanneremmo a morte! ringhiò la dragonessa con rabbia.
“Questi sono gli ordini della regina Nasuada, sovrana di Alagaesia e tua signora, Eragon.” disse il fratello dolcemente “Non puoi disubbidirle. Le hai giurato fedeltà.”
“Non sono più il suo vassallo dal momento in cui ho abbandonato Alagaesia e non sono un suo suddito! Noi siamo responsabili di questi giovani e non possiamo permettere il loro sacrificio inutile! Non posso ancora combattere, non hanno abbastanza forza e potere!”.
Sono gli ordini della regina, cavaliere. E tu le hai promesso il tuo aiuto. insistette Castigo.
“Io e Saphira non ci tireremo indietro nel combattere, ma non possiamo permettere che anche i piccoli siano coinvolti. E poi, perché non ce lo ha detto in faccia, eh? Perché non ha avuto il coraggio e la correttezza di dirmi in faccia che vuole scarificare i nuovi cavalieri per una battaglia che non possono vincere?” controbatté Eragon.
Si alzò e tolse la mappa di Alagaesia dalla parete. Dietro c’era un grande specchio. Egli pronunciò alcune parole e esso si illuminò, mostrandogli la stanza di Nasuada e la donna seduta a leggere una pergamena.
Ella si accorse dello specchio e si alzò, mettendosi di fronte ad esso.
“Eragon” disse “è bello vederti.”.
“Vorrei dire la stessa cosa, Nasuada, ma non posso.”
La donna si accigliò “Murtagh e Castigo sono arrivati, dunque?”
Eragon annuì “Perché non me ne hai parlato prima, Nasuada? Ci sentiamo ogni sera e tu hai aspettato due mesi per farmi sapere della vostra situazione. E hai mandato Murtagh e Castigo a dirmi che dovrei sacrificare i miei allievi per una guerra che non possono sostenere quando ne potevi semplicemente discutere con me. Perché?”
“So di essere stata sciocca a non parlartene prima, ma non volevo distrarti dal tuo compito e dai tuoi doveri per un semplice esercito clandestino. Poi la faccenda è diventata seria e non ho più pensato a nient’altro. E ho mandato tuo fratello da te perché sapevo che per lui sarebbe stato più semplice parlartene.” spiegò la donna serenamente. Sembrava che avesse imparato quelle frasi a memoria.
“Dimmi, regina, come pensi che i miei allievi possano aiutarti in questa guerra? Facendosi uccidere? Hanno avuto solo sei mesi di allenamento, non dureranno due minuti in una vera guerra. Pensi davvero che farli combattere sia l’idea vincente?”
“I cavalieri non esistono per aiutare il popolo, Eragon?”
“Si, ma se muoiono prima di essere pronti non possono più fare niente per il popolo, sai?”
“Avevate promesso di aiutarci in caso di bisogno, Eragon.”
“E io e Saphira ti aiuteremo, Nasuada, e lo sai. Saremmo già in volo verso Alagaesia se non ci fosse in gioco la vita dei miei ragazzi. Loro non possono essere sacrificati per questa guerra, sono troppo inesperti!”
“Stiamo combattendo contro i seguaci di Galbatorix, Eragon! Prova a spiegarglielo ai tuoi allievi, e vedrai come vorranno venire subito a dare una mano!” ribatté ella perdendo finalmente le staffe.
“Si, verrebbero e si farebbero uccidere! Con sei mesi di allenamento morirebbero dopo i primi cinque minuti!”
“Anche Saphira aveva sei mesi quando avete sconfitto Durza. Siete morti, per caso?”
Saphira si avvicinò ad Eragon, innervosita.
“Saphira dice che conosce bene i suoi cuccioli, e loro non se la caverebbero. Noi abbiamo combattuto da subito, loro no. Sanno a malapena fare qualche manovra particolare. Non sarebbero di alcuna utilità.”
“Noi abbiamo bisogno di cavalieri e draghi, Saphira ed Eragon. Siamo stati sconfitti tre volte nell’ultimo mese. L’esercito nemico ha quasi raggiunto la fine del deserto. Sia il mio esercito che quello di Orinn e Orik hanno fallito. Vorreste davvero lasciarci in queste condizioni? Voi, Murtagh, Castigo, Arya e il suo drago non basterete per sconfiggerli. Tra di loro ci sono stregoni molto potenti e guerrieri forti e che non sentono dolore. Volete condannare Alagaesia?”
I due rimasero in silenzio, discutendo nella loro mente.
Eragon, cosa ne pensi?
Non possiamo portarli con noi. Sono troppo inesperti!
Ma se davvero noi sei non dovessimo bastare?
Ne dubito. Siamo bastati noi due per Galbatorix!
Senti, e se facessimo in questo modo?
Come?
. . .
Hai ragione tu, forse è meglio così. Spero solo di fare la scelta giusta.
Andrà tutto bene, piccolo mio, vedrai.
Lo spero.
Eragon rialzò lo sguardo sulla regina.
“Verremo, ma una condizione. I nostri ragazzi rimarranno nel tuo castello e se, solo se, noi sei non dovessi bastare per fermare l’esercito, combatteranno anche loro. Cosa ne dici, Nasuada?”
Lei ci pensò un po’ “Se è l’unico modo per convincervi allora accetto. Cercate di partire presto, Eragon e Saphira. Dipendiamo da voi.”
“Faremo il possibile.”
E con un solo gesto, il cavaliere spezzò l’incantesimo e lo specchio tornò a mostrare il suo riflesso.




La tana dell'autrice

hallo, sono tornata!
Scusate il ritardo, ma ero in vacanza al amre.

Cosa dire? Qui spiego un po' di cosuccie, ma tengo oscuro il passato dei nostri due monelli, Fiamma e Brisingr! Cosa ne pensate?

Un bacio e fatemi sapere

T.r.
  
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