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Autore: Aniel_    07/08/2013    4 recensioni
Dean manca da qualche giorno e Castiel è solo in casa.
Spin-Off di di Life is Good
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
- Questa storia fa parte della serie 'LIFE IS GOOD'
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Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean/Castiel
Rating: SAFE
Genere: sentimentale, commedia
Warning: slash, AU, spin-off di Life is Good

Betavampiredrug 
Words: 809 (fiumidiparole)
Note: scritta per la M3 della terza settimana del COW-T 3.5 di maridichallenge
Disclaimer: nessun personaggio mi appartiene, nemmeno i coltelloni.


Home is when I'm alone with you
 

 

 

 

 

Castiel si rigirò nel letto diverse volte, irrequieto. Quel dannato tablet che Dean gli aveva regalato per natale aveva dato forfait, aizzando Cas contro l'intera tecnologia presente e futura, e con le videochiamate fuori questione, scambiare quattro chiacchiere con l'attore era diventata un'utopia.
Certo, era felice che il ragazzo stesse trascorrendo un week-end tra colleghi, in quelle che loro professionalmente definivano "convention" anche se, in verità, non erano altro che uno squilibrio di ormoni e lacrimoni di ragazzine che non vedevano l'ora di palpeggiare i propri idoli.
Non erano le convention che infastidivano Castiel, ma la distanza. La fottuta distanza che lo separava da quell'uomo con cui passava l'ottanta per cento del proprio tempo.
Era il restante venti per cento però a costringerlo a casa, a lavoro, quando Dean era in viaggio.
E non sentirlo sicuramente non aiuta, pensò, sbuffando, osservando il display del cellulare lasciato sul comodino, desolatamente spento.
Ormai Dean sarebbe dovuto tornare, la convention era finita da due giorni e l'attore gli aveva promesso che sarebbe tornato con il primo aereo il lunedì mattina.
Ma era martedì sera e di Dean, se non un rapido messaggio in segreteria che lo rassicurava di non preoccuparsi, non aveva avuto alcuna notizia.
Di cattivo umore, rigirandosi nel letto vuoto, e abbracciando un cuscino che aveva vestito con una maglia smessa di Dean - non era patetico, okay? era solo triste!- si addormentò.
Qualche ora e diversi litri di bava più tardi, Castiel si svegliò di soprassalto, finendo rovinosamente sul pavimento con un tonfo. Si massaggiò la testa e cercò di focalizzare il rumore che lo aveva destato: proveniva dal salotto.
Aveva chiuso la finestra?
Sì... sì, io chiudo sempre la finestra.
E se non l'avesse chiusa come pensava?
Io... no. No, l'ho chiusa, io... no, non lo so.
Con il cuore in gola e maledicendo l'assenza del compagno, scese le scale, dandosi mentalmente del cretino perché era lui quello che criticava i personaggi dei film horror che andavano incontro al rumore/mostro/assassino e adesso stava facendo la medesima cosa e quindi tutto ciò faceva di lui un completo imbecille.
Dosando il proprio peso, scalino dopo scalino, arrivò in cucina scalzo e affannato, afferrando qualcosa dal ripiano e stringendola in un pugno.
Poi un movimento, un'ombra, e Castiel - con una dose eccessiva di adrenalina nelle vene- fece per infilzare il ladro che si scostò appena in tempo, borbottando qualcosa con la voce di Dean.
Castiel sbatté le palpebre, confuso, e accese la luce, osservando l'attore che a sua volta lo stava guardando con gli occhi sgranati e un enorme pacco tra le mani.
«Ma dico, sei impazzito?» domandò Dean, isterico, guardando la forchetta che il ragazzo stringeva ancora in una mano.
«Pensavo fossi un ladro.» si scusò quest'ultimo. «Perché diavolo sei entrato dalla finestra?»
«Ho dimenticato le chiavi e non volevo svegliarti. Cristo Santo, Cas. Posa quella forchetta!»
Castiel obbedì. «Se fossi stato davvero un ladro, questa forchetta non mi avrebbe di certo salvato. Dobbiamo comprare i coltelloni da cucina.»
«Non ti seguo.»
«Sai, quelli che usano nei film horror. Non ho mai visto quei personaggi utilizzare i coltelloni, che so, per cucinare! Servono solo per difendersi in caso di effrazione o tentato omicidio.»
Dean annuì, vacuo. A volte faceva fatica a seguire i processi logici del compagno.
«Dove sei stato, comunque? Dovevi arrivare lunedì.» gli fece notare l'altro, incrociando le braccia.
«Ho passato gli ultimi due giorni a cercare una cosa... ovviamente è solo una copia ma... spero che ti piaccia.» replicò, porgendogli il pacco, e Castiel rimase imbambolato per qualche secondo.
«È un regalo? Per me?»
«Non fare quella faccia, mi fai passare per il fidanzato bastardo che ti trascura.» si lamentò l'attore, imbronciandosi. «Non sono coltelloni da cucina, comunque.» aggiunse, mentre il compagno strappava via la carta da imballaggio e scopriva un dipinto di medie dimensioni.
Castiel lo osservò attentamente: due uomini stavano leggendo qualcosa, assorti, mentre uno dei due poggiava una mano sulla spalla dell'altro.
Era... uhm... strano. Aveva un non so che di familiare che però non riuscì a cogliere.
«Hai capito?» domandò Dean, impaziente, facendogli aggrottare la fronte.
«Ho capito cosa?»
«Ma andiamo, Cas!» si lamentò, indicando i due uomini del dipinto, «siamo noi. Vedi? Questo sono io mentre leggo il tuo script e questo sei tu. Ha addirittura il trench! Non lo capisci? Picasso ci shippava già dal 1921.[1]»
Castiel si fece coccolare dal tono bambinesco di Dean e sorrise, sporgendosi verso lui e baciandolo dolcemente, domandandosi come avesse fatto a sopravvivere negli ultimi giorni senza farlo.
«Non andare più a quelle stupide convention.» lo pregò.
«Ti sono mancato così tanto?»
«No, è solo che... shippare, Dean? Seriamente? Stare a stretto contatto con quelle ragazzine non ti fa affatto bene.»
Dean lo ignorò e passò il resto della serata tentando di appendere il quadro nella camera da letto e Castiel, sicuro che nessun ladro e nessuna ragazzina dagli ormoni instabili avrebbero potuto disturbare quel ritorno a casa, si addormentò sulla poltrona certo che, finalmente, si sarebbe fatto una bella dormita, anche con le imprecazioni di Dean in sottofondo.

 

FINE
 

[1] Il quadro in questione è questo. S'intitola "Reading the Letter" e dovrebbe appartenere al periodo classico post-cubista di Picasso, dopo la prima guerra mondiale.

   
 
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