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Autore: controcorrente    07/08/2013    3 recensioni
Parodia dell'episodio in cui Enea, da tempo a Cartagine, riceve l'ordine di lasciare la città per adempiere al suo eroico destino. I pensieri del personaggio in maniera assolutamente inedita.
Genere: Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 COME RACCONTARLO A DIDONE?
 
Enea guardò contrariato il cespuglio.
Pochi istanti prima, in tutto il suo splendore, c'era Venere, nel pieno della sua grazia divina.
Ora, invece, c'erano solo alcuni rami e foglie...e la nuova novella degli immortali. Istintivamente, si massaggiò la testa.
Pure questa.
Enea non amava le comparse di sua madre. Fin dalla nascita aveva sempre preferito il seno della balia all'odore di nettare e ambrosia dell'abbraccio materno.
Almeno non avevo sorprese.
Come in quel momento.
La dea era stata chiara.
Devi lasciare Troia.
E su questo, non aveva nulla da ridire. Se mai avesse avuto un dubbio, bastava ricordare le fiamme e le lance di Neottolemo, l'espressione assetata di sangue degli Atridi, pronti a farlo a pezzi.
La nobile e alta Ilio, dove sua moglie era morta. Persino uno sciocco ci arrivava...ma gli oracoli, talvolta, sono dannatamente precisi e indelicati, quanto a informazioni inutili.
Vai su delle navi con gli altri superstiti e fonda la nuova Ilio.
Anche quel comando non gli pareva niente di che. La sua città non esisteva più...doveva pur andare a vivere da qualche parte. Certo, il viaggio gli era sembrato lunghetto...
Devi lasciare Cartagine e andare nel posto dove creerai una tua città.
Quella richiesta lo aveva lasciato inebetito. Lasciare Cartagine...e perché? Si erano ambientati bene. Vivevano tranquilli...e poi aveva trovato lei, Didone. A quel pensiero,  il troiano si incupì. Aveva fatto un viaggio che faceva a gara con quello dell'odiato Ulisse, aveva finalmente trovato uno spirito affine, che comprendeva quanto fosse odiosa la dose di sfiga che gli immortali propinavano agli uomini. Senza contare che era pure una bella donna, come aveva appurato nella grotta... Perché diamine doveva andarsene di lì?
E poi troverai una sposa.
Su quel punto, non era molto entusiasta. Il Fato lo aveva spinto da Didone dopo avergli tolto Creusa...ma non è che si fidava molto della Sorte. Non sempre andava bene. Sua madre aveva ottimo gusto ma era pur sempre un Olimpio...e gli Olimpi, si sa, sono intemperanti e capricciosi.
E poi combatterai nella terra dove sbarcherai.
Enea calciò una pietra davanti a lui.  Aveva combattuto 10 anni per difendere Troia...non è che fossero briciole. Doveva combattere ancora?
E poi diventerai re di quel luogo con una sposa indigena.
Quella era stata la parte migliore. Mettere finalmente radici in un posto sicuro. Come parente di Priamo, si meritava quel genere di ruolo, anche se non gli interessava molto il potere. Ultimamente le responsabilità ricevute, però, lo avevano messo su di giri e, pur badando bene a tenere per sé una simile soddisfazione, non è che gli dispiacesse molto.
Regnerai per qualche anno e poi morirai, diventando un dio chiamato Quirino.
A quel punto, la pietas di Enea aveva seriamente vacillato. Passi rimanere vedovo e perdere una città...poteva succedere. Passi lasciare una bella donna che pare l'anima gemella a lungo cercata da una vita...anche se la cosa rompe.
Ma se il prezzo di tutto questo sangue, di tutta la bile ingoiata era sposare una tizia ignota, magari pure insipida, per poi finire ucciso, si chiedeva a che pro fare una simile faticaccia, quando stava così bene a Cartagine. Enea era sempre stato una persona ubbidiente, fin da bambino...ma questo comando non gli andava proprio giù.
Dover lasciare Didone, la sua amata Didone, per fare tutta quella fatica a vuoto, gli pareva una colossale fesseria.
Fu quasi sul punto di ribellarsi, come mai aveva fatto...quando si ricordò di suo padre e del prezzo che aveva pagato per non aver obbedite al consiglio di Venere.
Anchise.
La Buonanima di Anchise.
Il suo amatissimo e sfortunato padre non si era accontentato di tenere nascosta la tresca con sua madre. Come non capirlo? Non capita tutti i giorni di giacere con la dea della Bellezza. Si era montato la testa, gasandosi di brutto e vantandosi della sua prodezza amatoria. E poi che era successo? Il solito. Gli dei si erano incazzati, Marte in testa a tutti... ed aveva dato una bella lezione ad Anchise. Enea scosse il capo. Non sapeva cosa gli fosse successo ma, a sentire la balia, suo padre, che aveva sempre conosciuto come curvo e timoroso fino alla morte, era dritto e spavaldo...praticamente un'altra persona.
Sii sempre rispettoso verso gli dei!andava dicendo, sempre a bassa voce...ed Enea obbediva. Sempre a testa bassa.
Da bravo bambino.
Senza farsi domande...fino a quel momento.
Mollare quella bellezza di Didone per una che non aveva mai visto nè sentito nominare gli sembrava una bella fregatura. Manco la predizione dei fati lo rassicurava. Essere il fondatore di un futuro impero che avrebbe fatto le scarpe alla Grecia, rendendogli la pariglia della patria perduta lo galvanizzava non poco...ma era un futuro lontano. A quel pensiero, Enea si afflosciò.
Se il Fato era quello, temperamento lunatico degli dei permettendo, lui non avrebbe goduto niente di tutto questo. -Essere figlio di una divinità è una gran bella fregatura!- esclamò, prendendo l'arco ed incamminandosi verso i suoi compagni. Doveva farsene una ragione...Quello che lo spaventava, tuttavia era altro.
Come avrebbe spiegato alla sua amata Didone, la nuova trovata degli dei?
 
Parodia dell'episodio in cui Enea riceve la predizione della madre. Non dirò niente ma ammetto che mi sono divertita un po' a scrivere questa shot. Spero che vi piaccia.

   
 
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