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Autore: DanCar    10/08/2013    3 recensioni
Greg, Benni e John si trovano catapultati in un mondo magico e parallelo, che va avanti contemporaneamente a quello della Terra, all'insaputa dei “comuni”. Una Terra divisa in una manciata di grandi “Regioni”, popolate da maghi e streghe di tutto il mondo, che si trovano in conflitto a causa della scarsità di risorse e spazio.
I tre impareranno cose che mai avrebbero pensato possibili, combatteranno per la libertà loro e dei loro cari.
Se tutto va bene potrebbe essere l'inizio di una saga.
Il racconto è ambientato principalmente a Londra, la saga invece spazia e arriva a toccare capitali mondiali come Toronto, San Paolo, San Francisco, Nairobi e molto altro ancora... colpi di scena assicurati :) 
Il mondo magico è tormentato e in pericolo!! Per favore, recensite:)
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4 – INCONTRI

 

Non sapendo a chi altri chiedere, Greg si diresse verso la ragazza, sperando che non lo guardasse urlandogli «Woow!» addosso. Avvicinatosi a lei le rivolse un cauto: «Ciao». Aspettò la reazione, che con suo sollievo fu un normale «Hei!» seguito da un rassicurante «Scusa, di solito non urlo agli edifici, ma oggi è stata una mattinata strana» detto con una risata.
«A chi lo dici! Se ti raccontassi cos'è successo a me, mi crederesti pazzo» sorrise Greg.
«Aspetta un attimo, tu devi essere Greg!» esclamò lei, scrutando il ragazzo con attenzione.
Greg la guardò stupito e rispose con un lento cenno di assenso, chiedendosi ancora una volta cosa stesse succedendo quel giorno.
«Io... come?! Sì, mi chiamo Greg, ma come lo sai?»
«Io sono Benni, molto piacere!» disse la ragazza con soddisfazione. «Sono stata incaricata di farti vedere Londra» aggiunse poi, vedendo il ragazzo in difficoltà «Non dimenticarti di mettere l'orologio indietro di un'ora, qui sono le 8:45 adesso».
Greg ubbidì in silenzio, come tramortito dalla marea di informazioni che stava ricevendo, valutando l'idea di trovarsi in un sogno. Nel frattempo, in sottofondo, sentiva la voce di Benni chiedergli com'era arrivato, e se il viaggio dall'Italia fosse stato lungo. Il viaggio!
«Scusa» la interruppe «prima mi sono avvicinato perché volevo chiederti una cosa. E' un po' complicato da spiegare, in effetti, però... hai per caso visto un signore con i capelli neri uscire prima di me e» fece una pausa «scomparire?» chiese, dubitando perfino delle proprie parole.
Benni gli lanciò uno sguardo stupito, poi rispose che no, non aveva visto assolutamente nessuno, ma che doveva tenere conto del fatto che lei era praticamente appena arrivata. Sconsolato, Greg mollò la presa sul borsone che ancora teneva in mano e vi si lasciò cadere sopra. Benni si sedette accanto a lui «Raccontami cos'è successo» sussurrò, rivolgendogli un sorriso rassicurante.
«Scusa, non mi sono ancora presentato» iniziò Greg «mi chiamo Greg e vengo da una cittadina che si chiama Veranna, in Italia». Benni annuì e gli strinse la mano. Il ragazzo le raccontò di come aveva ricevuto la Pietra, e di come era stato convocato lì a Londra. Poi le disse cosa gli era successo quella mattina, dopo essere stato catapultato nel treno, le spiegò che aveva cercato di rincorrere questo misterioso personaggio e che era passato attraverso una delle barriere della metropolitana.
«A pensarci mi vengono ancora i brividi» rise il ragazzo. «Poi l'ho rincorso qui fuori, ma, come hai visto, l'ho perso. Ora è il tuo turno, raccontami come sei arrivata qua, e soprattutto cosa sai di tutta questa storia, che francamente inizia a spaventarmi» aggiunse Greg, restituendo lo sguardo a Benni.
«In effetti la tua mattinata è stata molto più movimentata della mia» rise lei. Gli raccontò poi cosa aveva fatto per arrivare lì difronte «però devo dire che mi sono presa una gran paura quando la Pietra non ha funzionato, la prima volta che ho provato» disse in un sussurro «e mi sono spaventata anche quando ha funzionato! Sono stata sparata ad almeno 200 metri da terra!»
«Forse avevi provato ad usarla troppo presto, prima dell'ora prestabilita» provò Greg.
«O forse non l'avevo colpita abbastanza forte» completò lei, perplessa.

Ci fu un momento di silenzio un po' imbarazzato, dovuto al fatto che i due ragazzi, completamente sconosciuti fino a pochi minuti prima, stavano realizzando che il loro mondo sarebbe cambiato radicalmente, e che ora l'unica cosa che conoscevano di esso era la persona che avevano accanto, della quale sapevano a malapena il nome.
«E ora?» fece Greg, interrogativo. Guardava la strada, come aspettandosi che una risposta saltasse fuori da lì.
Il 24 diretto a Pimlico entrò nel suo campo visivo, per poi sfilare via, rombando. Il ragazzo guardò all'interno dell'abitacolo, il suo sguardo corse su facce di donne e uomini di tutte le età, volò su giacche, cravatte, abiti, ognuno dei quali raccontava una storia, venendo da un posto e diretto ad un altro. Si soffermò su mani che si aggrappavano ora alle manopole grigie che pendevano dall'alto, ora alle sbarre laterali che che sbucavano dal pavimento dell'autobus, e crescevano in verticale come alberi in una foresta, per poi vedere mani che si tenevano le une con le altre, mani che si salutavano, mani che si tendevano verso ogni direzione. Con la pallida speranza di riconoscere il misterioso vecchio tra la folla, scorse tagli di capelli di tutti i tipi, che si andavano a confondere e mescolare tra di loro assecondando il moto del veicolo.
Il piccolo palazzo a motore lasciò poi libera la visuale, continuando su Charing Cross Road e concedendo a Greg la possibilità di dare un'occhiata in giro. Il ragazzo per la prima volta notò il paesaggio intorno a lui: un'enorme sagoma blu di led, a forma di carrozza trainata da due cavalli rampanti, dominava la parete del palazzo alla sua destra, mentre poco sotto un'insegna recitava “THE HIPPODROME CASINO”.
Dritto davanti a lui si apriva Cranbourn Street, che conduce alla rinomata Leicester Square, sede di cinque tra i più famosi ed importanti cinema del mondo, e ospite di innumerevoli Prime mondiali. Caffè e ristoranti si affacciavano numerosi da entrambi i lati della strada, mentre i caratteri illuminati in verde e rosso di un'altra insegna, che stavolta diceva “Coffee Bar Open”, attrassero la sua attenzione.


«Ora» la voce di Benni interruppe il suo fantasticare, strappandolo dai suoi pensieri e riportandolo alla realtà «per rispondere alla tua domanda, credo che dovremmo trovare un posto per te e le tue cose».
«Non è una brutta idea» rispose Greg «Nei documenti che sono usciti dalla Pietra ho letto che c'è una stanza per me in caso ne avessi bisogno. E' al...» si chinò per aprire la tasca esterna della valigia, e raggiunse il foglio che stava cercando
«Lascia stare, puoi venire da me» esclamò la ragazza, d'un fiato «io abito tutta sola, e avere un coinquilino mi piacerebbe molto. Non abito neanche lontano». Le si erano illuminati gli occhi, perché finalmente avrebbe potuto occupare una delle stanze vuote, e magari cancellare un po' quella sensazione di vuoto che la casa le dava.
«Davvero?» chiese Greg, stupito dalla tanta ospitalità dimostrata da lei «Conosci a mala pena il mio nome».
«Certamente, Greg. E poi sono sicura che impareremo a conoscerci molto bene, saremo compagni a scuola. Avere un volto amico sin dal primo giorno aiuta sempre» gli sorrise di rimando Benni.
«Sicura? Non so cosa dire...non fraintendermi, sono molto felice, ma ho paura che ti sarei di intralcio. In ogni caso la mia stanza sarebbe qui» disse, sventolando la cartina della città difronte a Benni e puntando il dito sul cerchio che era stato tracciato da qualcuno della London School.
«Dai, non ti formalizzare! A me non pesa, quindi, se per te va bene, ora ti accompagno a casa mia, anzi, a casa a lasciare la valigia e a fare il punto della situazione».
«Sei davvero gentilissima, non so come ringraziarti. Lascia almeno che ti paghi l'affitto!» le rispose Greg incredulo.
«Sono sicura che qualche buona cena all'italiana sarà più che sufficiente» ribatté Benni guardando Greg con aria divertita «E ti ripeto, smettila di farti tanti problemi».
«Allora abbiamo un accordo» rise il ragazzo «e grazie ancora Benni» aggiunse poi, guardandola negli occhi.


Benni fece per alzarsi, e Greg la seguì. «Dove hai detto che siamo qui?» le chiese, osservando la stazione della metro «Leicester Square station, e questa che vedi qui è Charing Cross Road, una delle più importanti strade di Londra» rispose lei. Prese la cartina dalle mani del ragazzo e gli indicò il luogo «Ora siamo qui, e tutta questa» fece scorrere il dito sulla carta «è la via che stiamo percorrendo». Greg la ringraziò, cercando di richiamare alla mente i luoghi che aveva visitato da bambino.
«Ti va un caffè? Io stamattina non ho mangiato praticamente nulla» chiese il ragazzo, sentendo i crampi della fame
«Conosco un posto fantastico» esclamò la ragazza «vieni, prendiamo la metro».
I due si addentrarono nella stazione che avevano davanti, Benni suggerì a Greg di comprare la Oyster Card, e fare magari un abbonamento settimanale, per iniziare. Tornato col biglietto, Greg si diresse con la ragazza verso l'interno della stazione, ripercorrendo all'indietro il tragitto che aveva fatto di corsa una decina di minuti prima. Passando per i tornelli, Greg deglutì, pensando a cosa gli era successo quella mattina. Sfiorò il metallo con le dita, e sentì Benni ridere alle sue spalle «Noi usiamo il biglietto, non ti preoccupare» lo schernì lei. Greg rise «Dai dimmi dove andiamo, piuttosto» chiese poi.
«In realtà è solo una fermata: prendiamo la Northern Line, quella nera, e scendiamo a Tottenham Court Road» disse lei, facendo strada al ragazzo. Imboccarono un corridoio e scelsero la diramazione che li avrebbe portati ai binari del treno. Una volta giunti lì, aspettarono un paio di minuti e poi videro la vettura bianca e rossa sfrecciare e fermarsi davanti a loro. I due salirono a bordo, e Greg notò che ora c'era molta più gente rispetto a mezz'ora prima, tant'è che solo Benni riuscì a sedersi.
«E' sempre così affollata?» domandò.
«Questa è una linea centrale, in media c'è più gente che nelle altre, ma dovresti vedere all'ora di punta: sei fortunato se riesci anche solo a salire».
Il treno partì, e Greg si lasciò cullare dall'andatura ondeggiante della carrozza. Il chiacchierio dei passeggeri intorno a lui riempiva la cabina allegro, mentre lui osservava le facce delle persone sedute, fantasticando sui loro nomi e su dove fossero diretti. Pensò che alla fine la giornata stesse assumendo una piega positiva, e che forse sua madre aveva ragione: sarebbe davvero andato tutto bene.
«Raccontami qualcosa di te, Greg» disse la ragazza «ma non dove abiti o in che scuola vai, dimmi qualcosa di particolare».
Greg ci pensò su un attimo poi disse: «Invento storie. O meglio, mi piace farlo, poi che lo sappia fare bene o meno è soggettivo. Io guardo le persone e, quando non ho niente di meglio da fare, invento qualcosa su di loro. Penso al loro nome, osservo cosa fanno e cosa hanno addosso e poi creo un piccolo racconto sulla loro mattinata, per esempio, o su dove stanno andando, o su dove abitano e cosa fanno di mestiere» vide Benni guardarlo interessata «non c'è nulla di vero o serio, naturalmente. Sono tutti completi estranei, e questo fatto mi consente di collocarli dove voglio. Quando ho l'ipod scarico è un modo per passare il tempo senza morire di noia» aggiunse a mo' di scusa.
«Forte! Dai, raccontami qualcuno» esclamò Benni.
«Mah, in realtà...non l'ho mai fatto ad alta voce, e non sono neanche bravo, a dire la verità» provò a giustificarsi Greg.
«Ti stai solo vergognando, dai! Parlami di questo signore» disse lei, puntando lo sguardo su un uomo seduto nella parte opposta della carrozza, proprio di fronte a loro.
«Ma no, è solo che... e va bene, ma non lui perché sennò ci sente. Facciamo per esempio...» sussurrò, facendo scorrere velocemente lo sguardo sui volti dei passeggeri «lui! Quello seduto sull'ultimo sedile, vicino alla porta. Abbastanza vicino da poter essere osservato per bene, ma abbastanza lontano da non essere sentiti» disse poi, indicando un uomo sulla quarantina alla sua sinistra, intento a consultare la mappa delle fermate appesa sulla parete davanti a lui. «Dammi solo un attimo»
«Tutto il tempo che vuoi» fece Benni, divertita.

«Allora, la vedi quella signora davanti a lui?» iniziò Greg «Si chiama Mery Genner. Abita in un vagone della metropolitana, nel deposito coperto dove tutti i treni vanno a mezzanotte, quando tutte le corse finiscono» «Come mai nel deposito?» chiese Benni, ridendo «Beh, vedi che ha la pelle chiarissima? Nella mia storia lei non vede quasi mai il sole, quindi deve abitare in un posto buio. Comunque» riprese il ragazzo «Questa mattina si è dovuta alzare presto per scappare dal proprietario del treno accanto a quello dove lei abita, perché loro due avevano avuto una storia. Ora si evitano, da quando lei ha aperto la cassaforte della casa in cui abitavano insieme, l'ha svuotata e ha usato tutto il denaro per comprarsi il vagone e quegli orecchini che ha addosso. Li vedi?»
«Si, sono molto belli in effetti»
«Ogni piccola pietra di quegli orecchini» disse poi Greg, descrivendo i gioielli a forma di mora che pendevano dalle orecchie della donna «impiega cinquant'anni per crescere. Nascono dentro un particolarissimo frutto di mare, e possono essere estratte in un solo modo, conosciuto unicamente al signore che le sta davanti. Quell'uomo, Mark, esce con il suo peschereccio sul Tamigi ogni primo giovedì del mese, raggiunge il centro del fiume e si immerge, senza alcuna muta»
«Senza muta?» chiese Benni, schifata «Ma l'acqua del Tamigi è...verde!»
«Esatto» confermò il ragazzo «per cogliere quelle preziosissime pietre da dentro al frutto di mare bisogna prima corteggiarne l'anima. L'anima di questi frutti appartiene ad una donna, e ogni pietra preziosa inizia a crescere il giorno della nascita di quella donna. All'età di cinquant'anni la persona con la quale la pietra preziosa divide l'anima può immergersi nel fiume e, una volta individuata la propria conchiglia, può prenderla. Se poi ne ricava una collana, la donna entra in un sonno profondissimo per un giorno intero, durante il quale si trova a colloquio con un mago, che le concede un desiderio.
Se invece le conchiglie vengono lasciate lì, ecco che Mark può provare a raccoglierle. Giunta la notte lui si butta nel Tamigi, vestito con un abito elegante, e intrattiene tutte le conchiglie fino all'alba del giorno dopo. Al sorgere del sole, Mark ripone il flauto speciale che ha suonato per le conchiglie, chiude gli occhi, e tutte quelle che sono state ammaliate dalla sua musica gli depositano in mano la loro piccola pietra nera. Dopo averne raccolto un numero sufficiente, Mark crea gioielli unici al mondo, e li vende proprio alle donne a cui sarebbe stata destinata la più grossa delle pietre raccolte, che posiziona sempre al centro del disegno che crea. Dopo averglieli venduti racconta loro la storia delle conchiglie, assicurandosi così che le donne indossino i suoi gioielli per il resto della loro vita, nella speranza che il mago appaia loro in sogno».
«Tottenham Court Road Station» la voce metallica dell'altoparlante risuonò, come un elegante chiusura alla storia che Greg aveva appena raccontato. Benni guardava il ragazzo con aria ammirata «E' bellissima» commentò poi, senza parole. I due si ricordarono di essere arrivati a destinazione, Benni si alzò e insieme si fecero largo tra la folla, fino a quando raggiunsero le porte del treno.


Una volta fuori Benni si complimentò ancora col ragazzo.
«Ma come fai?» domandò poi sbalordita. «In pochi secondi» continuò «hai creato tutta quella storia, quella trama. Ti succede spesso?»
«A dire la verità è una cosa che è iniziata per caso: una volta in treno non avevo né musica da ascoltare né niente da leggere, così iniziai a
guardarmi intorno. Trovai una persona che dava nell'occhio per il suo modo di vestire e iniziai a fantasticare. Prima di accorgermene ero arrivato a destinazione, così ci ho preso gusto, e di tanto in tanto lo faccio così, per divertimento». Imboccarono una serie di corridoi, scale e passerelle, poi si trovarono di nuovo fuori. Greg si fermò un attimo per ammirare i dintorni e scattare qualche foto mentale dei posti in cui Benni lo stava portando. Aveva deciso che sarebbe diventato praticissimo della città, ed era fermamente convinto a farcela.

Benni, intuito quello che Greg stava facendo, si avvicinò a lui, e iniziò a dargli una descrizione veloce di dove fossero e in che zona della città «Vedi» esordì, facendogli cenno di passarle la piantina della città che il ragazzo aveva in tasca «questo è il punto in cui noi siamo ora» puntò il dito su un incrocio al centro di un labirinto di vie, viali e vicoli, che si distingueva un minimo dal resto grazie al simbolo rosso della fermata della metropolitana. «Questa strada, su cui siamo usciti, è Tottenham Court Road, una delle arterie principali della città. Da quella parte, invece» disse, diretta verso l'ambiente circostante, indicando una strada larga che si allungava alle loro spalle «trovi Oxford Street, ed è lì che siamo diretti». Benni si avviò a passo svelto, e Greg si affrettò dietro di lei.
La folla di gente che popolava quelle strade sin da quell'ora lasciò a bocca aperta il ragazzo, abituato alla pigrizia mattutina di Veranna. Mentre scendevano per Oxford Street negozi di tutte le forme e colori sembravano sbucare da ogni angolo della strada, e un groviglio di persone allungava il passo, cercando di non arrivare in ritardo al lavoro. Ancora una volta giacche e cravatte sembravano una massa compatta, e Greg si stupì del loro numero, quasi uguale a quello dei turisti, riconoscibili per la loro andatura molto più vagheggiante e rilassata. Passarono accanto ad un lunghissimo cartellone con una pianta stesa di Londra, dove il Tamigi sembrava più un ondeggiante serpentone blu piuttosto che un fiume, con un “COMING SOON” scritto a caratteri cubitali che risaltava deciso. Dopo un altro centinaio di metri, e altrettante vetrine, si fermarono e attraversarono la strada.
«Questo è uno dei miei caffè preferiti» disse Benni, sorridendogli «Mi mette sempre il buonumore». Aprì la porta dello Starbucks all'angolo con Soho Street, Greg entrò e uno scampanellio precedette il profumo delizioso di dolci appena sfornata.

  
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