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Autore: Aniel_    10/08/2013    4 recensioni
Seguito di We can still be brave e I'm not giving up: Dean e Castiel sono in fuga, ma la fuga può essere piacevole, a volte.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean/Castiel
Beta: vampiredrug (che ama questo universo Avatar :3)
Rating: NSFW
Genere: introspettivo, sentimentale
Warning: AU!COW-T3, Slash, soft(ma proprio soft soft)porn
Words: 1744
Note: scritta per la quarta missione
della terza settimana del COW-T 3.5 di maridichallengeLa storia è il seguito di "We can still be brave" e "I'm not giving up", vi consiglio di leggerle prima di iniziare questa lettura.
Note importantiThe Clash of the Writing Titans è un universo creato dagli amministratori di maridichallenge e fiumidiparole
 per una delle loro iniziative. Minthe è un pianeta simile alla terra, abitato da quattro popolazioni in lotta tra loro: Crest, Phade, Suthi e Faràs. I Crest sono molto simili agli essere umani mentre i Phade sono caratterizzati da corpi sinuosi e tribali scuri sulla pelle che, una volta adulti, si tramutano in ombre ancora visibili ad occhio nudo. Per tutte le informazioni sui popoli di Minthe e sulle loro caratteristiche, andare qui.
Disclaimer: non mi appartiene né Dean, né Cas, né l'universo di Minthe. #tristezza

We're not afraid

 
Castiel osservò il petto di Dean alzarsi ed abbassarsi e ascoltò il suo respiro regolare come se si trattasse di una ninnananna. Era sveglio già da qualche minuto e sentiva la schiena dolorante e gli arti intorpiditi - dormire a terra usando una radice di un albero come cuscino non era poi il massimo!- ma non si mosse, attento a non svegliare il compagno che riposava serenamente per la prima volta dopo settimane.
Erano in fuga da qualche mese ormai, l'estate era alle porte e il calore di Minar[1] che, quell'anno, orbitava più vicina attorno a Minthe rendeva la sopravvivenza nelle foreste un po' più facile.
L'inverno passato li aveva quasi uccisi e, non avendo un posto dove andare o in cui rifugiarsi, Castiel aveva pensato più di una volta di non farcela. Ma Dean sembrava così risoluto all'idea di non farlo morire che il Phade quasi si sentì in colpa ripensando alle serate passate in silenzio, nel malumore più totale, specialmente dato che il compagno cercava solo di farlo sentire al sicuro ovunque andassero, restando sveglio la notte per la guardia, procacciando il cibo, provvedendo a qualsiasi suo bisogno.
Castiel si voltò lentamente su un fianco, guardando attentamente il viso di Dean, un po' più scarno del solito. Non consumavano un pasto decente da troppo tempo.
Il Crest sospirò e aprì gli occhi, illuminando il viso di Castiel con quelle iridi di un verde così acceso che mai il Phade avrebbe smesso di stupirsene.
«Ti ho svegliato io?» domandò Dean, preoccupato, biascicando ancora un po' le parole.
«No. Ero già sveglio.» rispose Castiel, approfittando della situazione per alzarsi in piedi e sgranchire un po' le gambe. Un osso non identificato fece un sommesso crack che fece sussultare Castiel. «Torna pure a dormire, è ancora presto.»
Dean annuì e si stropicciò gli occhi con i palmi un po' sporchi di terra e rotolò sull'altro fianco, alla ricerca di una posizione più confortevole. «Dove vuoi andare?»
«Ho bisogno di un bagno. Potrei sfruttare il fatto che ci siamo accampati vicino a un fiume e sopperire così la mancata comodità del terreno.»
Dean mugugnò. «Non ho capito una parola. Fai attenzione.»
Castiel annuì, cosciente che l'altro fosse già sprofondato nuovamente in un sonno profondo, e si diresse verso il fiume, appena illuminato da Orphne[2], sul punto di tramontare.
L'alba era vicina e Castiel volle approfittare degli ultimi sprazzi di oscurità per sfilarsi i vestiti e immergersi, lavando via lo sporco e la paura che erano diventate ormai una costante negli ultimi mesi.
Un rumore di rami spezzati lo fece trasalire, portandolo a guardarsi intorno, il cuore in gola.
Non aveva armi con sé e, anche se fosse stato così furbo da nascondere un pugnale da qualche parte, non avrebbe di certo avuto la meglio contro un ipotetico nemico.
I Phade non erano guerrieri e anche se alcuni potevano provocare la morte del nemico attraverso i rituali di sangue di Lith[3], Castiel non aveva la minima idea di come riuscirci. I suoi poteri di guarigione erano molto sviluppati, un po' meno quelli del controllo mentale, ma quanto al resto... non sarebbe sopravvissuto un'ora lì fuori senza l'aiuto di Dean.
E adesso Dean dormiva e lui era solo, indifeso e in trappola.
Deglutì, assottigliando le palpebre nel tentativo di scorgere un'ombra diversa in mezzo a quelle degli alberi ma quando non vide nulla sospirò sollevato: probabilmente era stato il vento...
Poi qualcosa lo colpì alle spalle, togliendogli il fiato, le sue gambe cedettero e si ritrovò in ginocchio, troppo sorpreso per capire cosa stesse succedendo. Tutto avvenne troppo in fretta perché, all'improvviso, Dean era lì, al suo fianco. Il Crest afferrò per i capelli l'aggressore e gli tagliò la gola con un gesto secco, lasciandolo sul terreno a divincolarsi per pochi secondi prima di giacere immobile, con gli occhi scuri e spenti rivolti al cielo.
Castiel tossì e si alzò in piedi, a fatica, tastandosi il punto leso sulla schiena dal quale sarebbe affiorato molto presto un nuovo livido.
«Stai bene, Cas?» domandò Dean, pulendo il pugnale con la propria maglia e sporcandosela di sangue.
Castiel annuì, incapace di staccare gli occhi di dosso dal corpo che si trovava ai suoi piedi: era un Suthi molto giovane, non poteva avere più di diciassette anni.
«Lo hai ucciso a sangue freddo.» osservò il Phade, meditabondo.
Dean aggrottò la fronte, perplesso. «Ti ho salvato la vita.» replicò, piccato.
Castiel scosse il capo energicamente. «Non ti sto accusando, è solo che...» esitò, deglutendo. «Io non sono in grado, Dean.» ammise.
«Certo, hai una coscienza. È normale.»
«Anche tu.»
Dean sbuffò, guardando altrove. «Te l'ho già detto, non sono un santo. So uccidere, non credo sia qualcosa di cui andare fieri.»
«Ma lo fai per sopravvivere» puntualizzò Cas, prendendogli una mano. «E mi hai salvato la vita, di nuovo.»
Dean sorrise, umettandosi le labbra con la lingua, a disagio. «Fai sempre così.»
«Che vuoi dire?»
«Mi difendi, cerchi sempre di giustificare quello che faccio anche se è sbagliato, vedi il buono anche dove non c'è. Devo piacerti davvero tanto.»
Castiel lo spinse via, giocosamente. «Sta' zitto.»
«Credo di aver bisogno di un bagno anche io, adesso. Mentre mi occupo del nostro amico tu vai pure avanti, okay?»
Il Phade annuì e vide il compagno caricarsi sulle spalle il cadavere del Suthi, portandolo verso una parte particolarmente fitta della foresta.
Quando Dean tornò trovò l'amante immerso nel fiume: i capelli un po' lunghi ondeggiavano, ricadendogli di tanto in tanto sulla fronte, la pelle diafana era baciata dai primi raggi di Minar e le labbra, umide e gonfie, si schiudevano spesso mentre cercava di riprendere fiato dopo una nuotata.
Era bellissimo.
Dean aveva avuto molte donne, persino qualche uomo, ma Castiel era qualcosa di diverso, fuori dall'ordinario: era di una bellezza così pura e incontaminata da risvegliare in Dean l'assurda paura di poterlo, in una qualche maniera, compromettere.
Non se lo sarebbe mai perdonato.
Si sfilò uno strato di vestiti dietro l'altro e, come ipnotizzato, lo raggiunse, afferrandolo per la mano e traendolo a sé. I loro corpi nudi si sfiorarono e Dean sospirò, rilassato.
Castiel accarezzò le sue labbra con le proprie, respirando lentamente.
«Cosa c'è?» domandò Dean, e l'altro si fece un po' più vicino, avvicinando le labbra all'orecchio dell'altro.
«Insegnami.» mormorò, roco e suadente, con quel tono che incendiò il petto del Crest, come se fosse la prima volta.
«Tutto quello che vuoi.» replicò, perché era impossibile dire di no a Castiel, non quando lo teneva così stretto.
«Voglio essere come te. Voglio combattere come te. Insegnami.»
Dean sfiorò con le dita un piccolo livido violaceo sulla spalla del compagno. «Credo che un assassino sia più che sufficiente, non credi?»
«Non voglio uccidere, Dean. Voglio imparare a difendermi.» puntualizzò l'altro, guardandolo con un tale desiderio che Dean fu costretto ad annuire, seppur riluttante.
«Iniziamo con qualcosa di semplice» mormorò il Crest, allontanandosi di una manciata di centimetri dal compagno per permettergli di guardarlo. «Non sei impostato come un Crest quindi in un combattimento corpo a corpo senza armi non potresti avere la meglio. Non hai l'abilità con le armi di un Suthi quindi, indipendentemente dall'arma che possiedi, non riusciresti nemmeno ad estrarla in tempo. Non sei avvezzo per quello che riguarda la magia come i Faràs quindi potrebbero stenderti senza muovere un dito... ma sei un Phade, il che ti rende estremamente veloce e astuto. Dobbiamo lavorare su questo.»
«Va bene.»
Dean allungò una mano e gli sfiorò il petto, risalendo lentamente fino al collo, accarezzandolo con dolcezza. «I Suthi sono molto sensibili in questo punto» spiegò, massaggiando la pelle chiara e morbida del compagno e spostandosi con attenzione alle sue spalle.
Castiel fremette ma non si mosse: Dean lo sentì gemere piano e sorrise, soddisfatto dell'effetto che poteva avere su di lui.
«Per via delle branchie, sai? Basta premere con attenzione qui» spiegò, accompagnando le parole ad un lieve morso appena sotto l'orecchio destro, «e qui» continuò, succhiando con minuzia la pelle sotto l'orecchio sinistro, «e non riusciranno più a respirare.»
Neanche Castiel respirava, troppo occupato a godersi quelle attenzioni e a farsi cullare dal respiro di Dean sulla sua pelle.
Le mani del Crest si immersero in acqua, raggiungendo un punto appena sopra il retro del ginocchio.
Castiel cercò con lo sguardo qualcosa a cui aggrapparsi ma si limitò ad adagiarsi al meglio sul petto di Dean.
«I Faràs non combattono, allenano la mente e non il corpo, quindi sono molto gracili. Se riuscissi a colpire questo punto potresti metterli fuori gioco facilmente.»
«Dean, ti prego...» singhiozzò Castiel, avvertendo l'erezione del compagno sfiorare la sua coscia.
Dean lo ignorò, voltandolo verso di sé per guardarlo negli occhi, trovandovi lo stesso desiderio e la stessa voglia che lo stavano lentamente incendiando dall'interno.
Le loro erezioni si scontarono ed entrambi sospirarono. Castiel fece per spingersi verso di lui ma l'altro gli afferrò un polso, bloccandolo, portandosi poi una mano dell'amante sul costato. «Noi non abbiamo dei punti deboli in particolare, puoi infilzarci, soffocarci, bruciarci. Noi possiamo morire. Io potrei morire. Ma non ho punti deboli Cas, io...» trattenne il fiato quando Castiel unì le mani alle labbra, baciando ogni centimetro del sul petto, «... io credevo di non avere debolezze. Ma poi sei arrivato tu.» concluse, confessando qualcosa che mai avrebbe pensato di poter rivelare, figurarsi dirla ad alta voce.
Castiel tremò quando una mano di Dean lo sollevò con facilità, invitandolo ad avvolgere le proprie gambe attorno alla sua vita, e l'altra prese a massaggiare il suo membro come se sapesse da sempre quali punti dovessero essere stimolati a dovere, come se sapesse da sempre quello che desiderava.
Come se lo avesse sempre conosciuto.
Il Phade poggiò la fronte umida sulla spalla dell'altro quando Dean si spinse dentro di lui, con attenzione, l'attrito e il bruciore ridotti dall'acqua.
«Cosa mi hai fatto, Cas?» ringhiò, nella più completa incoerenza, mentre l'altro si appropriava delle sue labbra, violentemente, rubandogli tutto il fiato.
Castiel andò incontrò ad ogni spinta, prendendo ogni affondo e strabuzzando gli occhi di volta in volta e a Dean sarebbe bastato solo continuare a guardarlo, fradicio e bellissimo, per venire all'istante.
Il Phade fu il primo a lasciarsi andare, stremato, e Dean sentì le sue gambe scivolare via dai suoi fianchi. Lo trattenne saldamente per le cosce e si spinse ancora una, due, tre volte prima di raggiungere l'apice e soffocare un urlo sul collo dell'altro.
Probabilmente sarebbe spuntato un livido anche lì.
«Non mi hai risposto.» gli fece notare Dean, riprendendo fiato.
«Cosa vuoi sapere?»
«Che cosa mi hai fatto.»
Castiel sorrise e gli passò gentilmente una mano tra i capelli. «Io ti ho solo trovato.»
Dean nascose il viso sul suo petto, in imbarazzo, ma sapeva che Castiel aveva ragione.
Lo aveva trovato e lo aveva salvato e Dean non avrebbe più dovuto avere paura.

 

FINE
 

[1] Una stella gialla molto simile al nostro sole.
[2] Una delle due lune di Minthe.
[3] Una dea alla quale i Phade sono particolarmente devoti.

   
 
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