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Autore: La Dame Blanche    13/08/2013    0 recensioni
Un'altra storia vera: il resoconto delle mie vacanze estive anno per anno; ovviamente non ricordo benissimo i particolari di ciò che successe anni fa, ma TUTTO ciò che ho scritto è la pura verità. Il campeggio esiste, i miei amici sono reali, veramente ci conosciamo da una vita, anche se per la maggior parte di loro ho usato i soprannomi che uso quando ci parlo. La dedico a tutti loro, e al nostro amato campeggio La Vecchia Torre di Gallipoli.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Me, myself and I'
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Memories_             Momenti di vita da campeggio "La Vecchia Torre" 
 
Prologo
 
Ogni anno il viaggio, dodici ore di macchina, giù per l'Adriatica da mezzanotte all'alba, era sempre lo stesso: spossante, infinito, pregno di aspettativa e voglia di arrivare, che aumentavano man mano che ci si avvicinava a Gallipoli. Bologna, siamo appena partiti; Ancona, siamo ancora indietro; Pescara, siamo quasi a metà strada; Foggia, sembra di essere quasi arrivati e invece siamo ancora lontani; Bari, sembra di essere dietro l'angolo, quando mancano ancora due ore; Lecce, siamo veramente quasi arrivati; Gallipoli, finalmente: la rotonda, da cui si inizia a vedere il mare, il mio mare salentino che si sbatte sui miei scogli salentini, sotto il cielo azzurro imbiancato dal sole; il Famila, l' Acqua Splash, la Masseria, segni che il tragitto da percorrere sta velocemente morendo, ed ecco la muretta del mio campeggio, da cui sbucano le chiome dei pini marittimi, verdi contro il cielo, la sbarra a destra e il cancello a sinistra, e finalmente siamo dentro. Siamo arrivati.
 
Ogni anno, varcato il confine della Puglia, del Salento e di Gallipoli, le sensazioni sono le stesse:
 
l'erba gialla bruciata dal sole
 
l'aria calda, il sole in viso, i capelli svolazzanti
 
la terra rossa polverosa da cui sbucano all'improvviso sassi e pietre, resti di antiche masserie immerse tra ulivi centenari che resistono ancora, inframmezzati a gruppetti di case ingiallite col tetto piatto e le finestre piccole
 
le palme e gli oleandri lussureggianti nonostante l'aridità dell'aria e il clima secco

un paesaggio di pochi colori: giallo, ruggine, verde oliva impolverato, grigio e bianco ingialliti, e all'improvviso il blu e il verde del mare, che lambisce scogli neri e grigio fumo, sotto un cielo talmente azzurro e un sole talmente limpido che abbacinano la vista

la strada una lingua di asfalto che si estende in mezzo al nulla della terra bruciata punteggiata di ulivi, costeggiata da oleandri in fiore e da bancarelle che vendono frutta e verdura, agricoltori di fianco a ristoranti in cui il piatto principale, e unico, è il pesce, che arriva nei piatti due ore dopo essere stato preso dal mare

odore di mare, di sale, di cozze, di sabbia, di resina dei pini marittimi, di basilico nelle orecchiette, di crema solare, di spiaggia, di onde

spruzzi di acqua salata in viso, vento negli occhi e sole nei capelli

rumore roboante delle onde che ritornano e si infrangono sugli scogli, e poi ritornano ancora, e ancora, rumore del vento dentro le orecchie, rumore della sabbia sotto i piedi, rumore degli aghi di pino che cadono, degli aghi calpestati, rumore di estate

i granelli si sabbia scottano e abradono la pelle dei piedi nudi, il sole scalda, il vento asciuga, l'acqua delle onde pizzica e schizza il corpo, gli aghi pungono e poi si spezzano, la sabbia cede e gli scogli resistono al camminare, immutati, sabbia nel costume e acqua tra i capelli

musica in lontananza, canzoni di mare, di vacanza, di spiagge e stelle e feste e falò e locali e nottate, macchine in lontananza, scorrono in sottofondo, fischi del fischietto del bagnino, risate dimenticate indietro, scherzi già fatti, movimenti e routine consolidati, novità nell'abitudine

sapore di crepes alla nutella, di sale, di pizze del ristorante del campeggio, di sabbia, di pomodoro, di anguria e melone, mozzarella e taralli, vino e pizzica, sole mare e vento


lu sole lu mare lu ientu.


E tutte le notti, quando torno a dormire, le stesse immagini:

l'ombra mi insegue, mi affianca e poi mi precede, spalmata sull'asfalto

la sabbia fredda a piccole dune, il cielo nero che si fonde con l'acqua che scivola avanti e indietro sotto le stelle, l'aria spinge sul viso l'odore di mare

la luce si infrange sull'acqua e ondeggia a destra e sinistra, mille bagliori di un'unica fonte

la musica dell'Havana si disperde nell'aria, portando nel campeggio solo sprazzi di canzoni che diventano rumore


E ogni anno, quando è ora di tornare a casa, solo lascrime, angoscia, tristezza e abbracci; sono promesse di restare in contatto, sono "Ci vediamo l'anno prossimo", certi che l'anno prossimo saremo davvero tutti qui, a divertirci insieme. Ogni anno, è un fiorente scambio di ricordi: bracialetti ed elastici rubati ad amici consenzienti, braccialetti del campeggio ammucchiati per ricordo, collanine rotte e addirittura asciugamani, in un caso, conservati inuttiliazzati unicamente per ricordo del precedente proprietario. Ogni anno penso "Adesso, passerà un altro anno prima di ripercorrere questi passi che mi portano da Michela, prima di calpestare di nuovo la mia piazzetta, prima di sedermi di nuovo in teatro..".
E ogni anno, appena salgo in macchina, appena esco dalla Puglia, appena torno a casa, non è più una vacanza, ma è il sogno di una vita parallela, di un mondo parallelo, che resta in stand-by per tutto l'anno, e riprende a girare, dal punto preciso in cui si era fermato, solo quando arrivo in campeggio, e riprendo la routine di questa altra mia vita.



Lu sule lu mare lu ientu.
  
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