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Autore: MarsLove    15/08/2013    0 recensioni
Una storia d'amore, se così si può chiamare, con personaggi molto particolari. Una storia tenera che ci ricorda che non solo i più belli possono trovare l'anima gemella.
Dal testo: "Si svegliò di soprassalto. Da dietro la porta era arrivato un rumore. Si alzò i piedi e con una zampa raschiò la porta, poi in silenzio si mise ad ascoltare."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altro personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Note:
In questa fanfiction Fuffy è un personaggio femminile. Ho cercato ovunque e la Rowling la chiama semplicemente “cane a tre teste”, non dice mai se è un maschio o una femmina. In italiano sta meglio dire “cane” piuttosto che “cagna”, in inglese questa differenza non c’è. Per questo motivo ho scelto io il sesso di Fuffy e l’ho trasformata in una cagnolina.

Amore a quattro zampe e tre teste


Si chiedeva sempre perché il suo padrone lo lasciasse sempre in quel luogo buio e malsano. L’Oltretomba non era certo il miglior posto in cui vivere, piena di anime tristi e sofferenti per aver lasciato la terra, inoltre Ade non era certo di compagnia. No, Cerbero non sopportava più quella vita. Anche Persefone, la sposa di Ade, odiava stare lì. Se ne andava ogni 21 di marzo e tornava da sua madre Demetra che per la gioia faceva sbocciare i fiori e arrivare la Primavera. Ma questa volta Cerbero aveva un’idea.
Il tempo passò e finalmente arrivò marzo. Persefone stava già preparando le sue cose per tornare a casa e Ade era più irritabile del solito. Naturale, nemmeno a lui piaceva quel luogo, aveva imbrogliato la ragazza e l’aveva sposata con l’inganno proprio per non rimanere solo. In ogni caso, il piano di Cerbero non comprendeva lui.
Persefone partì di notte, per non disturbare il suo sposo. Nonostante tutto quello che le aveva fatto in tutto quel tempo si era affezionata a lui e odiava vederlo triste per la sua partenza. Ma doveva andare. Si fermò a dare un buffetto su ognuna delle teste di Cerbero. “Ci vediamo presto, bel cagnolone.” Gli aveva detto. Ma non sapeva che sarebbe stato più presto di quel che pensava.
La fanciulla uscì da una galleria sotterranea. Amava la particolarità di quel luogo: ci si poteva arrivare da una qualsiasi voragine del terreno, così ogni anno sceglieva una strada diversa per tornare a casa e faceva lunghe passeggiate solitarie. Quando alzò la testa si accorse di aver preso una strada nuova, mai percorsa prima. E dire che pensava di averle già provate tutte! Ma lo spettacolo che le si parò davanti era speciale, se ne sarebbe ricordata. Un castello svettava dalla cima di una collina immersa nella campagna scozzese, circondato da un lago e da una foresta. Persefone guardò la scena ammaliata e anche un po’ spaventata. Sembrava di essere tornati al Medioevo, un periodo che lei ricordava con terrore. Gli Dei classici non erano benvoluti e lei si era dovuta nascondere, anno dopo anno, per tornare a casa dalla madre. Fortunatamente poi le cose erano cambiate e gli uomini avevano ritrovato la fiducia nella mitologia, ma quello spettacolo le dava i brividi. Così si voltò e si diresse verso la Grecia, la sua casa.
Cerbero faceva fatica a seguire la ragazza. Lei era piccola, minuta. Lui no. Con quelle tre teste non riusciva a farsi strada per i cunicoli e ben presto si perse. Vagò per qualche tempo alla ricerca della luce. Non l’aveva mai vista, ma Persefone gliene aveva parlato. Era sicuro di poterla riconoscere non appena l’avesse scorsa. Finalmente si sentì bruciare gli occhi. Sapeva che quello era il segnale che la superficie era vicina. Li chiuse tutti e sei e cominciò a risalire il cunicolo alla cieca. Da dietro le palpebre vedeva solo rosso, ma si fece coraggio e proseguì. Ad un certo punto le sue zampe toccarono uno strano materiale morbido, così socchiuse un occhio e sbirciò a terra. Il terreno era ricoperto da una distesa verde, soffice e delicata. Erba. Ne aveva sentito parlare. Era arrivato alla superficie e ora vedeva più chiaramente. Quella doveva essere la luce. Ne era estasiato. Il suo stomaco brontolò e Cerbero si rese conto di avere davvero una grande fame. Aveva vagato per quasi un giorno e, se Persefone aveva preso delle provviste per il viaggio, lui non aveva mangiato niente. Alzò gli occhi e vide un castello. “Lì avranno sicuramente qualcosa da mangiare.” pensò, così si diresse verso l’edificio.
Arrivò al portone che ormai era notte. Aveva calcolato male la distanza ed il castello era più lontano di quel che pensava, così si era fermato in un orto all’interno del giardino e aveva mangiato qualche zucca gigante. Poco male, adesso era arrivato. Guardò il legno della porta e vide che era socchiusa. Sorrise a quell’inaspettato colpo di fortuna. Entrò nel castello. Era tutto buio, tranne per delle candele appese al soffitto che illuminavano una grande scalinata. Cerbero si diresse da quella parte. Salì scale su scale, finché ad un certo punto non sentì un odore a lui famigliare. Si diresse da quella parte e seguì la scia. Ma la sua strada finì davanti ad un’altra porta. Chiusa, questa volta. Si acciambellò lì davanti e, stanco, si addormentò.
Si svegliò di soprassalto. Da dietro la porta era arrivato un rumore. Si alzò i piedi e con una zampa raschiò la porta, poi in silenzio si mise ad ascoltare. Risentì di nuovo lo stesso rumore. Con una zampata buttò giù la porta. Ade gli aveva insegnato a non farlo, ma in questo caso era troppo curioso, e poi il suo padrone non c’era e non avrebbe saputo niente. Quello che vide lo lasciò senza fiato. Acciambellata sul pavimento c’era una cagnolina a tre teste proprio come lui. Dormiva profondamente e una delle tre teste stava sognando ad alta voce. Ecco cos’era stato quel rumore!
Gli si avvicinò un pochino e le leccò una testa per svegliarla. Lei aprì un occhio e, accortasi dell’intruso, saltò in piedi per fare la guardia ad una botola sotto le sue zampe. Gli ringhiò contro, ma poi si accorse che non era uno di quegli stupidi ragazzini che l’avevano trovata qualche tempo prima, e nemmeno uno di quei due professori ficcanaso. Era un suo simile. Lo guardò a lungo. Lui sorrise, così lei fece lo stesso e decise di fidarsi. Finora era riuscita a farlo solo con Hagrid, il suo padrone e unico amico, ma quest’essere come lei le ispirava fiducia. Così si sedette accucciandosi sul pavimento. Anche lui si sedette e la guardò.
Rimasero a squadrarsi per un po’, poi lui si decise ad abbaiare. “Io mi chiamo Cerbero. Tu chi sei?”
“Fuffy”, rispose lei. “Ma da dove vieni? Non ti ho mai visto qui ad Hogwarts”
“Io vengo dall’Oltretomba. Ma cos’è Hogwarts?”
“E’ questo luogo, il castello.”
Cerbero pensò che abbaiare con Fuffy fosse la cosa più semplice del mondo, gli piaceva davvero. Ripensò alla sua casa. Là aveva Ade e Persefone, ma non poteva abbaiare con nessuno dei due perché si arrabbiavano ogni volta. Cominciò a capire perché Ade avesse sposato Persefone. Con Fuffy nell’Oltretomba con lui tutto sarebbe stato più divertente e semplice.
Abbaiarono per un po’, scambiandosi informazioni sulle rispettive vite, poi caddero addormentati con le sei teste vicine.
La prima a svegliarsi fu Fuffy. Inizialmente non ricordò chi era quel cane vicino a lei, poi tutto le tornò alla mente. Sorrise e gli leccò uno dei musi affettuosamente. Non si era mai sentita così felice. Non credeva ci fosse un mondo fuori dal castello, aveva sempre vissuto con Hagrid ed era cresciuta all’interno di quella stanza. Con la scusa che i cani crescono in fretta era stata messa lì in estate e il suo solo scopo per quel primo anno d’età era stato fare la guardia alla botola sotto le sue zampe. Non conosceva altro, perciò le era sempre andato bene così.
Mentre pensava alla sua vita, Cerbero si svegliò. Si stiracchiò e poi aprì gli occhi. Quando vide Fuffy sorrise, temeva di aver sognato tutto, invece era la verità. Il suo stomaco brontolò, così chiese: “Cosa si mangia qui ad Hogwarts?”.
A questa domanda il muso di Fuffy cambiò espressione. “Non sanno che sei qui! Nasconditi, finché Hagrid non mi porta da mangiare, te ne tengo via un po’ io!”.
Cerbero annuì e uscì dalla porta nascondendosi dietro una grande statua. Dopo un poco sentì dei passi e vide u gigante che portava un grosso secchio di carne che appoggiò vicino a Fuffy. Aveva in mano un flauto che cominciò a suonare facendo addormentare la sua amica. Anche Cerbero sentì le palpebre che si chiudevano e si assopì.
Quando si svegliò trovò Fuffy che stava mangiando, così la raggiunse e fece lo stesso. Finito il pranzo la guardò e diede voce ai suoi pensieri della sera precedente. “Fuffy, vuoi venire a vivere con me, a girare il mondo solo noi due?”. Non aveva, infatti, intenzione di tornare nell’Oltretomba tanto in fretta.
Lei lo guardò interrogativa. “Lasciare questo posto? Non saprei… Hagrid mi vuole bene e io ne voglio a lui”.
“Fuffy, Hagrid ha paura di te. Per darti da mangiare ti addormenta. Se scappi con me, invece, saremo solo noi due e saremo felici”.
Tanto discussero che quando finalmente decisero di partire la sera stessa, questa era già arrivata. Cerbero aiutò Fuffy a togliersi le catene dalle zampe e silenziosamente percorsero a ritroso la strada per la quale Cerbero aveva raggiuto il suo amore.
Si trovarono in una foresta e lì si fermarono a riprendere fiato. Poi si guardarono e corsero via rincorrendosi felici.  


   
 
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