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Autore: Achilles    15/08/2013    2 recensioni
"L'ultima notte, poi più nulla.
Quello, almeno, era certo.
O quasi."
One shot nata in una notte insonne, prendete un angelo un po' spostato, un demone sensibile e un'imminente Apocalisse.
Mischiate il tutto e servite freddo.
Buona lettura :)
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Last night on Earth.

 

L'ultima notte, poi più nulla.

Quello, almeno, era certo.
O quasi.
Fiat tenebrae.1

Puff, la fine.

Strano, vero?

La terra girava sul suo asse da migliaia e migliaia di anni e avrebbe continuato indisturbata la sua rotazione per altre migliaia, insensibile alla disperazione, all'amore, alle guerre e a tutti quei crucci così tipici degli esseri umani che la abitavano.
Dopotutto non era mai stato compito suo consolare chi non ha nemmeno più lacrime per piangere, rendere felici coloro che sono segretamente innamorati, far gettare le armi ai soldati o tramutare l'odio in perdono, proprio no, ma, in fondo, non ci interessa. 
Ai fini della storia abbiamo solo bisogno di dire che il 17 gennaio di un certo anno, alle 6 e 35 della mattina l'apocalisse si sarebbe compiuta.
Il giorno del giudizio, il gran finale.
Semplicemente l'universo avrebbe cessato di esistere e il sole sarebbe tramontato, spegnendosi come una candelina di compleanno, pochi minuti dopo l'alba.

Sì, Dio è sicuramente un tipo mattiniero.

Adesso che si sono illustrate le circostanze, occorre innanzitutto presentare il nostro Gabriel - o, come direbbe un'adorabile professoressa che non ha alcun legame con la storia, "caratterizzarlo ed inserirlo in un contesto adatto"-: Gabriel era un angelo, non nel senso che fosse buono e tranquillo, tutt'altro a dire il vero; lui un angelo lo era proprio di mestiere.
Certo, bisogna ammetterlo, un angelo strambo, anticonformista ed eternamente adolescente, ma pur sempre il nipote dell'Arcangelo, del segretario di Sua Eccellenza o del venerabilissimo rompipalle, come Gabe lo chiamava.
Dopotutto i matti erano anche lì, come in cielo così in terra.
Ma la cosa che più infastidiva i divini abitanti del cielo erano le sue frequentazioni, del tutto inammissibili per un portatore di ali del suo calibro: l'eterna (in tutti i sensi) compagna di avventure di Gabriel non era un angelo, o, perlomeno, non lo era più.
Non è che fosse propriamente caduta. Era, ecco, "inciampata" e finita giù dal paradiso, atterrando in un posto un po' più caldo e dove la compagnia era molto più variegata.
Dopotutto aveva sempre adorato i Caraibi.
(Che non ci fosse mai stata era un dettaglio insignificante).
Rose, questo era il suo nome, non era cattiva, solo un po' troppo curiosa.
 
Un po' tanto.

E, come aveva già dimostrato in precedenza, l'amministratore delegato del paradiso non tollerava di buon grado la curiosità, neanche con l'attenuante dell'istigazione a delinquere data da un certo serpente.
Eppure, anche se nessuno si spiegava il come né il perché, Rose e Gabriel erano diventati amici.
La ragione, col senno di poi, si può senza dubbio attribuire al fatto che entrambi erano imprigionati in un ruolo che non gli risultava congeniale: nessuna possibilità di scelta, entrambi prigionieri della propria indole, pura o malvagia che fosse.
La verità era che entrambi erano troppo umani; avrebbero ceduto volentieri l'immortalità per il libero arbitrio, per non essere costretti ad essere ciò che non erano almeno per un po'.
Non potendo ribellarsi direttamente alle autorità competenti, avevano deciso di infastidirle in un altro modo, ovvero andando d'accordo col nemico, senza né combinare casini né trascurare i loro doveri, cosicché nessuno potesse farci un emerito niente, per quanto potesse essere seccato dalla cosa.
Una delle attività preferite da entrambi era gironzolare per il suolo terrestre e all'apparenza potevano sembrare una semplice coppia di umani, amici o, al limite, fidanzati.
Certo, due umani straordinariamente eterei.

A questo proposito occorre chiarire due o tre semplici aspetti:
Primo, gli angeli e demoni non sono poi così diversi: in fondo anche Lucifero era stato un angelo;
l'unica differenza stava in realtà nell'espressione maliziosa e libertina, con quel sorriso lascivo un po' storto che solo i demoni potevano avere.
Per il resto erano tutti capelli lucenti, magari biondi come Rose e Gabriel, pelle perfetta e aura ultraterrena.
Secondo, non è vero che sono asessuati, hanno semplicemente possibilità di decidere (e di solito la scelta dura in eternità).
Chiusa questa parentesi, torniamo all'Armageddon.
Ormai i tempi erano quasi maturi per il Giudizio, per l'inizio della fine e tutte quelle robe lì.

Mancava un solo giorno.

24 ore, 1440 minuti, 86400 secondi.

Circa 6 milioni di battiti di cuore.

Angeli e diavoli erano trepidanti ed entrambe le fazioni si preparavano alla battaglia, dando per certa la propria vittoria e raccontando a chiunque avesse la pazienza di starli a sentire di come sarebbe stato il mondo dopo.
Dimenticandosi che non ci sarebbe più stato alcun mondo, solo il paradiso perpetuo o l'inferno eterno.
Non erano poi così diversi, in fin dei conti, anche se nessuno l'avrebbe mai ammesso.

Tuttavia a Rose e Gabriel non era mai importato granché dell'imminente kaboom terrestre, forse perché non avevano la minima idea di cosa sarebbe successo.
“Ma secondo te sarà tipo una catastrofe nucleare o farà solo ‘bzzot’ e sparirà nel nulla?” Domandó l'angelo, sdraiato insieme all'amica su un prato verdissimo dell'emisfero boreale.
“Aaah, no! Io voglio almeno i fuochi d'artificio Gabe! Un'uscita di scena in grande stile.”
“Come sei melodrammatica Rosie, io preferirei una cosa silenziosa, magari con una melodia triste in sottofondo, elegante e d'effetto, senza cenere né baccano”.
“Come sei noioso!”disse la ragazza, imitando il tono saccente dell'amico.
“Naah, non saresti mia amica”.

Seguí una lunga pausa.
Il sole scaldava l'aria, dandole quel profumo d'estate che faceva sempre sorridere.

"Rosie?"

"Eh?"

"E se finisse davvero?" mormorò con un filo di voce.

“Ma piantala! E' tipo la dodicesima volta che fanno un gran casino e poi non succede niente.
Te la ricordi quella volta nel Mille? Un po' di carestia, un po' di peste e finita lì.
Dai Gabe, lo sai meglio di me come va!”

Silenzio.

“Ma..”
“Eh?!”
“Se ci sbagliassimo? Se questa fosse la volta buona?” gli tremò un po’ la voce sulle ultime parole.

Ancora silenzio.

“Sarebbe anche l’ora che ci fosse l’Armageddon!” rispose Rose ridendo, “Hanno fatto cilecca talmente tante volte che sarei contenta se questa faccenda andasse in porto, magari stanotte vedremo davvero un po’ di fuochi d’artificio!”
Gabriel la fissò spalancando gli occhi.

Poi cominciò a farsi prendere dal panico.
“E l'amore? Che fine farebbe tutto l'amore del mondo? E la luce, il sole, la vita, la felicità? La pizza?
E la morte e il dolore? E Star Wars?
E i bambini, la loro gioia, i Coldplay?! Come si fa senza Coldplay?
E il Natale, Rosie! E gli uragani, che magari a loro non piacciono, ma visti dall'alto sono tanto belli.
La pioggia, le voci, i fiori! Che fine farà tutto?
Che senso avrà avuto tutto?
E poi quella strana cosa che hanno loro, gli umani, che per quanto vada male tutto sulla Terra c'è sempre qualcuno che sorride!
E il sesso? Dove lo mettiamo? Sembra non pensino ad altro, deve essere importante!”
“Ma tu non sei umano! Tu non perderai niente, non capisci che per noi non cambierà nulla!”
“Sei tu quella che non capisce!” urlò Gabe furioso.

Rose ammutolì, percependo che l’amico non stava semplicemente tentando di prenderla in giro.

“Io perderò tutto.
E anche tu.
Non capisci che se finisce è perché qualcuno vince? E se vinciamo noi io non avrò più te.
E sarà peggio che aver perso la guerra.”





1. “Fiat Lux” è la frase originale, pronunciata – se ci si attiene alla Bibbia- da Dio e significa letteralmente “Sia fatta luce”.
“Fiat tenebrae” vuol dire, dunque, “Sia fatta la tenebra”.

Ringraziamenti:

Innanzitutto grazie a tutti quelli che hanno avuto la forza/coraggio/determinazione di arrivare alla fine, significa davvero tanto per me.
E’ il primo racconto che pubblico su Efp e probabilmente anche l’ultim.. ehm, e non ce l’avrei mai fatta senza:
Francesca, che ha fatto da Beta, editor e sportello di ascolto.
Grazie, anche per tutto il resto.

Francesca 2.0 (Keska), perché ha ascoltato sproloqui inutili e mi ha incoraggiato a pubblicare.

I Green Day (e “Last Night on Earth”) perché mi hanno fornito il titolo, anche se la canzone non mi fa impazzire.
Ma grazie eh!

Ciao, Camillla.

  
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