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Autore: _eco    15/08/2013    6 recensioni
[child!Katniss/child!Peeta]
Katniss non perde molto tempo a chiedersi da chi possa venire questo regalo. Riconosce la forma a stella del pasticcino, la glassa rosata che lo riveste, i disegni di fili di cioccolata. Li ha visti tante volte, a metà strada tra gli occhi azzurri del ragazzino che li decorava e il piano di legno su cui i Mellark espongono giornalmente le paste e le torte.
[Partecipa alla challenge Multifandom e Originali con il prompt #85 Pasticcino]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Per tutti coloro che ho torturato con l'angst, un po' di sano fluff.
Venti passi.

[child!Katniss/child!Peeta;
quando i nostri dolci dolciosi protagonisti hanno sì e no otto anni]

Katniss è seduta sui gradini del cortile, lo zaino sbrindellato accanto. Tra le mani, un involucro di carta da cucina.
Le lunghe trecce corvine ricadono sulle spalle magre, qualche ciocca è sfuggita dagli elastici, e adesso le incornicia il viso in maniera scomposta.
Armeggia con le dita per scartare l’involucro che contiene la sua misera merenda. In questi ultimi mesi, Peeta ha tristemente notato che non sempre Katniss ha con sé qualcosa da sbocconcellare a ricreazione, e, se lo ha, è spesso di una qualità pessima rispetto ai pasticcini avanzati dal giorno prima che suo padre incarta per lui.
Ad un tratto, il dolcetto che tiene su un palmo - il pan di spagna non più morbido ma ancora mangiabile, la glassa intatta e i sottili fili di cioccolata che compongono disegni astratti - assume la consistenza di un masso e Peeta lo tiene a stento fra le dita. Pesa come una pietra.
Katniss fatica a strappare un morso del pane stantio che ha fra le mani, così, a lungo andare, si accontenta di saggiare soltanto la confettura che sua madre vi ha spalmato sopra. Qualcosa di scuro, che Peeta crede di riconoscere come marmellata di menta. Semplice da fare, e nemmeno tanto costosa. Ha un po’ il sapore di un dentifricio – Peeta l’aveva  provato una o due volte, poi suo padre aveva convenuto che quella crema alle erbe con cui spazzolarsi i denti costasse troppo, e erano tornati alle foglie di menta fresca.
Accanto a lui, i ragazzini sgranano gli occhi, avidi anche solo di assaggiare un po’ del pasticcino che Peeta tiene fra le mani con aria assente. La sua attenzione è tutta per la ragazzina che, rannicchiata su se stessa, cerca di recuperare quel che di commestibile c’è nella sua merenda.
Peeta si sente come quando il carbone del forno gli finisce dritto negli occhi e lo costringe a tossire. Ad un tratto, su di lui crolla il sospetto che quella confettura alla mente sia la cosa più sfiziosa che Katniss abbia mai avuto il lusso di assaggiare. Che non conosca i sapori delicati dei pasticcini alla frutta, al cioccolato e alle mandorle che ogni pomeriggio si diletta a decorare, e che spesso, a fine giornata, ha anche la fortuna di gustare.
Da quel giorno in poi, Peeta si premura di portare con sé un secondo dolcetto, ma, ogni volta che l’intenzione di regalarne uno a Katniss gli sfiora la mente, gli occhi dei suoi amichetti si puntano con desiderio sulla glassa colorata e sulla cioccolata, e allora gli sembra più semplice darlo a loro. Non perché voglia davvero che l’abbiano loro. Lo sa bene che ogni pasticcino in più nella sua cartella è destinato unicamente a Katniss, alla bambina dalle trecce corvine che ha fatto dei gradini del cortile il suo quotidiano ritrovo a ricreazione. Tuttavia, qualcosa di invisibile e fastidioso inizia a mordergli lo stomaco quando tenta di percorrere quei venti passi che lo separano dai gradini del cortile. E non è fame.
Una mattina di primavera, Katniss arriva in ritardo a scuola. Peeta, seduto con i gomiti poggiati sul banco, se la figura mentre corre per la strada polverosa di carbone, le trecce che le schiaffeggiano il viso rosso per la fatica, gli occhi stretti per via del pulviscolo scuro e fastidioso che alza ad ogni passo, la cartella che sbatacchia qua e là sulla schiena. La cartella pesante di libri, quaderni, qualche penna e un paio di matite. E, forse, una fetta di pane indurito da sgranocchiare a ricreazione. Forse.
All’improvviso, il pacchetto di carta da forno che giace sul banco inizia a gravare sulle sue spalle come un macigno, sebbene non lo stia nemmeno sfiorando. Più tardi, Peeta sarà in grado di definire questa sensazione “senso di colpa”, ma per il momento è soltanto sicuro di volersene liberare.
Peeta pensa che Katniss non è ancora arrivata, ma che potrebbe entrare in aula da un momento all’altro. Pensa che, se si avvicina al suo banco – fila centrale, vicino alla finestra – quella cosa non si metterà a mordergli lo stomaco, almeno finché non c’è lei ad occuparlo. Pensa che potrebbe lasciarlo lì, quel pasticcino, con un movimento rapido e furtivo.
Quando Katniss Everdeen piomba in classe, quasi scivolando sul pavimento per la velocità della corsa, si scusa con l’insegnante, che le rivolge un sorriso da sotto la smorfia di austerità di cui si contornano un po’ tutti, a scuola.
C’è un involucro marroncino, delle dimensioni di un pugno, all’angolo del suo banco. Sulle prime, Katniss pare piuttosto confusa, e Peeta approfitta di questo attimo di disorientamento per seguire i suoi movimenti con la coda dell’occhio: la scorge sfiorare il pacchetto con aria circospetta, sollevarlo e portarselo vicino al naso, ispirandone la fragranza alla fragola.
A ricreazione, quando gli amichetti chiedono a Peeta un pasticcino da dividere tra loro, lui risponde che ne è rimasto soltanto uno dall’infornata del giorno precedente.
A venti passi di distanza, seduta sui gradini del cortile, la cartella sbrindellata accanto, Katniss Everdeen spezza esattamente a metà un pasticcino. Ne sbocconcella lentamente una parte, mentre incarta l’altra. Prim deve assaggiare quella delizia. Una volta a casa, spezzetterà il dolcetto e la imboccherà pian piano, osservandola imbrattarsi della mousse alla fragola che lo riempie in maniera esagerata e deliziosa.
Katniss non perde molto tempo a chiedersi da chi possa venire questo regalo. Riconosce la forma a stella del pasticcino, la glassa rosata che lo riveste, i disegni di fili di cioccolata. Li ha visti tante volte, a metà strada tra gli occhi azzurri del ragazzino che li decorava e il piano di legno su cui i Mellark espongono giornalmente le paste e le torte.
È ancora troppo ingenua e smaliziata per chiedersi il perché del dono. Tuttavia, con notevole imbarazzo per la miseria di ciò che può offrire al suo benefattore, pensa già a come ricambiare, chiedendosi se un po’ di quel pane duro spalmato di confettura alla menta non farebbe ridere il figlio del fornaio.


 


Angolo autrice:
Questa Challenge, purtroppo per voi, miei cari, mi ha ispirata ancor più di quanto non fossi prima.
Questa child! è nata per due - forse tre - motivi in particolare:
1. Amo i bambini. Ma non si era capito, vero? *"Noooooo", dicono in coro i quattro gatti che stanno leggendo*
2. Amo gli Everlak. *"Ma va'!*
3. Ho bisogno di fluff. E lo devo alle poverette che ho martoriato con l'angst, nell'ultimo periodo. Sì, wip, sì, Vì, parlo proprio con voi due.
È una shot senza pretesa alcuna, scritta in un momento di noia, e nemmeno so se possa essere verosimile, a dire il vero.
Solo... boh, mi piaceva l'idea che Peeta non avesse dato solo il famoso pane - malizia, vai via! Vai via! - a Katniss, ma anche un'innocente e delizioso dolcetto, quando erano piccini picciò.
Mi eclisso, e ringrazio chi è arrivato sin qui.
S.
P.S: Spero di aver usato correttamente il prompt! D:
P.p.s: BUON FERRAGOSTO, in ritardissimo!

  
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