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Autore: Vitani    17/08/2013    6 recensioni
"Il prossimo giuramento l’avrebbero fatto alla luce del sole e, chissà, forse sarebbe stato un giuramento del tutto diverso. La luna, dopotutto, stava calando. Non avrebbe più potuto vederli. Non avrebbe più potuto giudicare le carezze, i baci, i silenzi, il dolore, quella maldestra tenerezza che non erano abituati a dare né a ricevere. Non avrebbe mai sentito il fuoco nel petto, né il vento delle mani fra i capelli. E, se anche così non fosse stato, l’avrebbero messa a tacere.
Avrebbero zittito perfino la luna, dall’alto della loro insolenza."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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AFTERMATH

 
 
 


 
Quell’ultima battaglia l’avevano combattuta fianco a fianco, come ai tempi del Team 7. S’erano guardati negli occhi una volta, s’erano capiti. Avevano lottato insieme ed era stato come se non fosse trascorso un giorno. Come se non fosse venuto il tempo dell’odio, della tristezza. Dopo, erano rimasti a lungo accasciati a terra, a guardare il cielo azzurro con sul volto un mezzo sorriso di stanchezza, sì, ma anche di gioia. Perché erano stati imbattibili ancora una volta, come sempre.
Poi Naruto aveva allungato una mano, gli aveva toccato leggermente le dita come a cercare conferma che c’era.
«Che fai, cretinetto?»
Allora, Naruto non l’aveva più lasciato. Naruto l’aveva abbracciato con forza, con la testa affondata nella sua spalla per nascondere i singhiozzi. Naruto aveva pianto. E aveva sussurrato il suo nome.
«Sasuke…»
Molte volte, come faceva nei sogni.
«Sasuke… Sasuke… Sasuke…»
Gli aveva toccato il viso, i capelli. L’aveva guardato. Sasuke, sopracciglia inarcate, gli aveva chiesto – ordinato, forse era meglio – di lasciarlo andare. Ma no, Naruto s’era opposto, con tutta la sua encomiabile testardaggine. Non voleva che lui se ne andasse di nuovo, aveva detto. Non l’avrebbe lasciato mai più.
«Torna a casa, amico mio.»
E in quegli occhi color del cielo c’era tutta la lucida determinazione che Sasuke ben conosceva. Quella a cui proprio non ci si poteva opporre.
Nessuno dei due capì bene come andarono le cose quella notte, come finirono a fare l’amore giurando a uno spicchio di luna che sarebbe stata la prima e unica volta.
In mezzo alla confusione che ancora regnava a Konoha, c’era il loro silenzio. Stavano seduti uno accanto all’altro sul letto dell’appartamento di Naruto, con gli occhi persi al soffitto l’uno, verso la finestra l’altro. Avevano fatto un bagno, avevano mangiato, Naruto aveva chiesto a Sasuke di raccontare tutto. Ma Sasuke non era mai stato tipo da memorie. Aveva detto di no, sordo. Allora Naruto l’aveva colpito, gli aveva rovesciato addosso tonnellate di parole, l’acredine, ancora lacrime. Sasuke s’era trovato riverso sul letto, coi raggi di quello spicchio di luna addosso e la pelle lattea che ne beveva la luce. Sasuke aveva alzato le mani. Aveva toccato le spalle di Naruto, poi le guance. S’erano guardati negli occhi, di nuovo, e s’erano capiti. Perché certe ferite del cuore e dell’anima, soltanto i baci le potevano curare.
Erano stati baci incerti all’inizio, quasi timidi. Uno sfiorare di labbra o poco più. Baci senza un perché, senz’altro scopo se non quello di lenire il dolore. Poi era venuto l’abbraccio, quell’abbraccio lungo e silenzioso, e il calore del corpo di Naruto e lo sguardo di Sasuke alla finestra. In quel momento entrambi avevano saputo come sarebbe andata a finire, e avevano giurato che sarebbe stata una volta, una soltanto. Per ricucire lo strappo e cicatrizzare le ferite, e perché il calore di Naruto era un fuoco dolce che purificava. Ancor prima delle labbra, baciava l’anima.
Per tutto il tempo avevano continuato a guardarsi. Uno negli occhi dell’altro, s’erano perduti senza mai smarrirsi. Due metà perfette, opposte e complementari. Quel suo nome, “Sasuke”, era scivolato dalle labbra di Naruto molte volte, come una preghiera, perché i sentimenti erano goffi e orgogliosi quanto loro e no, non ci sarebbero state altre parole.
Sasuke aveva sorriso quando Naruto, esausto, gli si era sdraiato accanto e gli aveva poggiato mollemente un braccio sul petto. Tanto per assicurarsi che non provasse a scappare. Non l’aveva tolto neppure quando s’era addormentato. 
Durante quella notte insonne, Sasuke aveva guardato la luna. Aveva riflettuto. Aveva fatto qualcosa che mai si sarebbe sognato se il cretinetto fosse stato sveglio. Quella mano sfacciata che gli giaceva sul petto l’aveva sollevata, l’aveva percorsa coi polpastrelli, ruvida, callosa e calda, finché non erano stati palma contro palma, dita contro dita. S’era girato verso Naruto, che sorrideva nel sonno come un bambino felice, e aveva scosso la testa. Certe cose non sarebbero cambiate mai.
Eppure anche lui aveva sorriso, nel lasciare che le loro dita si intrecciassero. Quel sorriso se l’era sentito addosso come la cosa più naturale del mondo.
«Naruto?» aveva chiamato.
Pensava alla luna a cui avevano giurato. Pensava che per quel giuramento non avrebbero potuto garantire.
«Mh?»
Gli occhi di Naruto, tanto azzurri, tanto luminosi, così stupidamente felici soltanto di averlo accanto. Era contagiosa, quella felicità tanto piccola, tanto normale. Forse era quello, essere a casa. Forse era quello, avere una famiglia. Sasuke l’aveva pensato, senza dirlo. Aveva lasciato che parlasse Naruto, con quel modo schietto di dire la verità che era così odioso e così sincero, aveva lasciato che gli salisse addosso a cavalcioni e lo tenesse per le braccia con tanta forza da fargli male.
«Non te ne andare.»  
Gli aveva quasi messo il broncio, l’aveva quasi implorato.
«Saremo hokage, io e te insieme. Cambieremo questo mondo.»
Ne era convinto davvero, quel testone, e aveva convinto anche lui. Perché non c’era cosa che non riuscisse a ottenere quando parlava in quel modo. Sasuke aveva annuito.
Il prossimo giuramento l’avrebbero fatto alla luce del sole e, chissà, forse sarebbe stato un giuramento del tutto diverso. La luna, dopotutto, stava calando. Non avrebbe più potuto vederli. Non avrebbe più potuto giudicare le carezze, i baci, i silenzi, il dolore, quella maldestra tenerezza che non erano abituati a dare né a ricevere. Non avrebbe mai sentito il fuoco nel petto, né il vento delle mani fra i capelli. E, se anche così non fosse stato, l’avrebbero messa a tacere.
Avrebbero zittito perfino la luna, dall’alto della loro insolenza, e salutato l’alba coi loro corpi e con due mani incurantemente strette, di cui nessuno di loro avrebbe fatto mostra di accorgersi.
Ma erano lì, quelle mani, e lì sarebbero rimaste.
Insieme al dolore, ai silenzi, alle carezze, alle cicatrici, ai baci, insieme a tutte le maldestre tenerezze di questo mondo e a tutto l’amore di questo e dell’altro mondo ancora.
Erano lì, fianco a fianco, una accanto all’altra. Come loro, come era destino che fosse.
Perché ciò che può far brillare più forte una fiamma, è solo il vento. 





N.d.A. Buongiorno a tutti! Mia prima fanfiction sul fandom di Naruto, fandom di cui sono relativamente nuova! Spero che abbiate gradito questa storiella frutto di una notte abbastanza insonne, e di non aver fatto troppi danni con la caratterizzazione dei personaggi! Ringrazio chi vorrà leggere e/o commentare! A presto!

Vitani

   
 
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