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Autore: _LilianRiddle_    18/08/2013    4 recensioni
Eccomi tornata con una nuova storia, dopo tanto tempo. Questa volta mi sono dedicata ad una Dramione, un genere che io amo da morire. E' la prima, siate clementi ^^.
Dal testo:
"- Maledizione! – esclamò, preoccupandosi ancora di più vedendo Luna poco lontano da lui, priva di sensi.
S’inginocchiò accanto al ragazzo, che stava tentando, invano, di alzarsi.
- Fermo Malfoy, fermo. – cercò di trattenerlo Hermione, con le mani tremanti e le lacrime agli occhi, troppo preda delle sue emozioni per riuscire a formulare anche il più semplice degli incantesimi di cura.
Il ragazzo la scacciò malamente, tentando ancora una volta di alzarsi.
- Non ho bisogno del tuo aiuto, Mezzosangue. Ce la faccio da solo. – disse tentando di suonare cattivo e minaccioso, respingendo le sue mani.
- Zitto, Draco, zitto. – sussurrò Hermione. Il ragazzo sussultò sentendo il suo nome pronunciato proprio da lei, proprio da quella che avrebbe dovuto insultarlo e picchiarlo come avevano fatto quei ragazzi. E ne avrebbe avuto tutto il diritto, di questo era sicuro.
- Io non mi sono difeso, Hermione. – bisbigliò lui, prima di svenirle tra le braccia. "
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, James/Lily, Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saving each other - How to save a life'
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Saving each other – How to save a life.

 
 
Capitolo I.
 
 

E’ il mio ultimo anno…
Pensò Hermione Granger con un po’ di malinconia, mettendo il libro di Aritmanzia in pila sopra agli altri volumi di scuola, nel baule.
Ecco, dovrei aver finito.
Diede un’altra occhiata alla sua stanza per controllare di aver preso tutto: l’armadio aperto era praticamente vuoto, il letto rifatto e dalla finestra spalancata entrava un venticello fresco di fine estate. Sotto la finestra c’era la scrivania su cui erano posati disordinatamente fogli di tutti i tipi e alcuni articoli della Gazzetta del Profeta. Il portapenne era in bilico tra due vecchi libri di favole e… cavolo, se ne era quasi dimenticata. Tra tutti quei fogli era rimasto un unico libro, o meglio, un diario. E non un diario qualunque. A prima vista, sembrava un anonimo e semplicissimo libretto rilegato in cuoio marrone, con una linguetta di pelle e un bottone a pressione a racchiudere le preziose pagine ormai ingiallite dal tempo. A renderlo speciale non era di certo l’aspetto, ma il nome impresso a caratteri dorati sulla pelle consunta.
Lily.
Hermione si affrettò a riporlo nel baule, nascosto sotto una pila di vestiti. Poi, però, parve ripensarci e buttò il diario nella borsetta di perline che portava sempre con sé.
Non l’aveva ancora detto a nessuno. Erano passati quasi quattro mesi dalla fine della guerra e si era ripromessa diverse volte di parlare del diario a Harry. Dopotutto si trattava di sua madre. Ma non ci era mai riuscita, nonostante sapesse alla perfezione che non avrebbe potuto nasconderglielo per molto e che dirglielo era la cosa giusta - come continuava a ripeterle quell’irritante vocina nella sua testa -. Si vergognava ad ammettere di avere un po’ paura della reazione che l’amico avrebbe potuto avere.
Rimase un attimo a guardarlo mentre il ricordo di come l’aveva trovato, e soprattutto di quello che era successo dopo, tornava nitido.
I capelli bianchi e gli occhi offuscati dalle cataratte, l’odore penetrante di vecchiaia, polvere e cibo stantio, lo sporco che permeava l’intera casa. Poi Bathilda aveva guidato Harry al piano di sopra e lei si era messa a curiosare tra le pile di libri abbandonati sul pavimento. L’aveva trovato lì, coperto da uno spesso strato di polvere, come tutto del resto, ed era rimasta incantata da quel piccolo libricino di cuoio marrone: il diario di Lily Potter. In casa di Bathilda Bath! Ma cosa ci faceva lì? In alcuni punti era macchiato di una strana polvere nera, molto simile alla fuliggine e, in due degli angoli, era sfregiato, come se fosse resistito ad un incendio. Sembrava quasi che Bathilda avesse scoperto il diario tra le macerie della casa dei genitori di Harry. I suoi pensieri furono poi fermati dal trambusto che proveniva dal piano di sopra, aveva infilato velocemente il diario e il libro di Rita Skeeter nella borsa ed era corsa ad aiutare Harry.
Si riscosse improvvisamente dai suoi pensieri, sapendo perfettamente che cosa era successo subito dopo e non volendo ricordarlo. Non voleva ricordare la paura quando aveva visto il serpente, la sensazione che non ce l’avrebbero fatta, il terrore quando sentì che lui stava arrivando. Chiuse il baule e si buttò sul letto. Non aveva ancora letto neanche una parola del diario. Dopo l’attacco a Godric’s Hollow se n’era completamente dimenticata e il libretto era rimasto in fondo alla borsetta di perline fino a qualche settimana prima. Be’ non c’era da stupirsi con tutto quello che era successo: la caccia agli Horcrux, la guerra, il ritorno di Ron. Ron…Un leggero sorriso schiuse le labbra di Hermione. Quando la guerra era finita Hermione era rimasta per qualche tempo alla Tana, Molly era stata felice di ospitarla e, anche se non le andava a genio che dormisse nella camera di Ron, sapeva di potersi fidare. All’inizio era andato tutto benissimo, credeva davvero di amarlo, ma poi i suoi sentimenti, mano a mano che il tempo passava, cambiarono. A parte qualche bacio, tra di loro non era cambiato molto e alla fine si comportavano sempre allo stesso modo. Così, dopo poco tempo, avevano deciso di lasciarsi e di restare migliori amici.
- Hermione! E’ pronta la cena! - La chiamò dal piano di sotto la madre. La ragazza si alzò, chiuse la porta della camera e scese le scale.
Davanti alla porta della cucina c’era sua madre con un sorriso dolce, ma un po’ forzato e una nota di apprensione negli occhi. Dopo il periodo alla Tana, quando era tornata a casa, prese seriamente in considerazione l’idea di lasciare i suoi genitori in Australia: c’erano, infatti, ancora molti Mangiamorte liberi e il pericolo non era ancora passato del tutto. Star sola, però, nella sua casa vuota, senza i suoi genitori, era una tortura, cosicché, un giorno, decise di partire per l’Australia. Ridiede i loro ricordi ai suoi genitori e, senza scendere in complicati dettagli magici, gli aveva raccontato tutto: dove era stata negli ultimi mesi e la guerra a Hogwarts. I signori Granger erano rimasti sì sbalorditi dal coraggio e dalle imprese della figlia, ma anche molto spaventati per quello che aveva dovuto affrontare in quel mondo a loro precluso.
- Perché non ce l’hai detto? - Aveva chiesto la signora Granger con gli occhi spalancati dalla paura.
Da quel momento ogni volta che Hermione aveva incrociato gli occhi della madre aveva visto quella punta di preoccupazione attraversarle lo sguardo, come se la ragazza, per chissà quale motivo, avrebbe potuto di nuovo cancellarle i ricordi.
Quando era arrivata la lettera da Hogwarts si era scatenato il caos: i suoi genitori non volevano assolutamente che la loro unica figlia tornasse in un luogo così pericoloso, ma Hermione non avrebbe mai rinunciato alla sua istruzione, così aveva mantenuto la calma e spiegato chiaramente ai suoi genitori che Hogwarts era un luogo sicurissimo, che per lei fare l’ultimo anno era fondamentale e aveva ripetuto più volte che la guerra era finita e quindi non avrebbe corso alcun pericolo. Dopo innumerevoli discussioni, i signori Granger avevano, a malincuore, capitolato.
Hermione abbracciò leggermente la madre e si sedette al tavolo rotondo che suo padre aveva costruito tanti anni prima. Un sorriso stanco aleggiò sul viso della ragazza. La verità è che aveva paura. Una fottutissima paura di non sapeva neanche lei che cosa. Il problema era che era cambiato tutto. Il mondo intorno a lei stava cercando di rialzarsi da quella guerra che lo aveva messo in ginocchio, le persone stavano cercando di rifarsi una vita nonostante le perdite, nonostante il vuoto che i loro cari uccisi avevano lasciato dentro di loro. E questo da tutte e due le parti: buoni e cattivi. Che poi, questa grande distinzione non c’era: tutti avevano ucciso, tutti avevano distrutto.
La mattina arrivò velocemente, nonostante la notte in bianco: King’s Cross era affollata come sempre, bambini di tutte le età si rincorrevano giocando tra la gente.
Hermione attraversò la barriera tra il binario 9 e 10, ritrovandosi per l’ultima volta nell’affollatissima stazione. Cercò con gli occhi i suoi amici, ma ancora non si vedeva la massa rossa dei Weasley. Condusse i suoi genitori, che si guardavano attorno un po’ preoccupati, su di una panchina ai margini della stazione.
Passarono i minuti e, quando aveva deciso che avrebbe iniziato ad avviarsi verso il treno, una massa di capelli rossi l’avvolse.
-Herm!- esclamò Ginny, stringendola in un abbraccio soffocante. –Mi sei mancata!-
-Anche tu, Ginny!- rispose la ragazza.
Anche gli altri Weasley si avvicinarono, salutandola gioiosamente. Harry e Ron abbracciarono l’amica stringendola, consapevoli che niente sarebbe stato più come prima: la mancanza di Fred pesava sugli animi di tutta la famiglia.
Caricarono i bauli sul vagone e salirono sul treno, naturalmente dopo essere stati soffocati dall’abbraccio di Molly. Girarono per un po’ alla ricerca di uno scompartimento libero, finché non ne trovarono uno quasi alla fine del treno, che partì con uno sbuffo poco dopo. Un debole sorriso aleggiava sulle labbra dei ragazzi, che si accingevano a intraprendere il loro ultimo viaggio verso Hogwarts. Nonostante il sollievo dato dalla fine della guerra, molte cose, forse troppe, erano cambiate. Ognuno aveva perso qualcuno di caro, anche chi era dalla parte sbagliata. Anche i Serpeverde. Non c’erano più ragazzi che urlavano e correvano lungo i vagoni, non c’era più il solito chiacchiericcio. Ognuno preferiva rimanere nel proprio scompartimento, e si aspettava di arrivare ad Hogwarts per andare a salutare gli amici delle altre case. Ma Hermione sapeva che, prima o poi, tutto sarebbe tornato alla normalità. Bisognava solo decidere con che criteri si misura la normalità.
Iniziò a chiacchierare con la sua migliore amica, Ginny, visto che sia Ron che Harry e Neville, si erano cimentati in una noiosissima discussione sul Quidditch. I ragazzi non sapevano parlare d’altro. Ed è stato proprio allora che alla ragazza venne in mente che avrebbe potuto parlare del diario con Ginny. Tanto la piccola di casa Weasley ne sarebbe venuta a conoscenza lo stesso, considerato quanto bene conosceva Hermione.
-Ginny, ti va se andiamo a cercare Luna? Non sono riuscita a vederla alla stazione e volevo salutarla prima di arrivare a Hogwarts- chiese.
L’amica la guardò un po’ incerta, ma poi sorrise: anche lei aveva voglia di rivedere Luna.
-Certo, Herm!- rispose alzandosi.
I ragazzi non le degnarono neanche di uno sguardo, troppo presi a litigare su quale squadra di Quidditch fosse la migliore, così uscirono indisturbate dallo scompartimento.
Subito Hermione, si avvicinò all’amica.
- Ginny, ascoltami. Sai quando io ed Harry siamo andati a Godric’s Hollow e siamo finiti in quell’agguato a casa di Bathilda Bath? - chiese la riccia.
- Ovvio, ci siete quasi rimasti secchi! –
- Sì, esatto. Vedi, prima che tutto precipitasse e prima che, inizialmente Nagini e poi Voldemort, ci attaccassero, ho trovato un diario molto particolare nella casa di Bathilda. –
- E qual è il problema, Hermione? –
- Il problema è che il diario è di Lily Potter, Ginny! La madre di Harry! –
La rossa guardò l’amica spalancando gli occhioni ambrati.
- Davvero?! – esclamò entusiasta, ma poi guardò Hermione. La ragazza teneva gli occhi bassi e aveva un’aria così afflitta che ti veniva voglia di abbracciarla e di dirle che andava tutto bene.
- Oh, Herm! Harry non lo sa, vero? Non hai avuto il coraggio di dirglielo! Ma perché? –
- Come perché, Ginny! Insomma, è il diario di sua madre, il diario di sua madre adolescente, per di più! Non so come la prenderebbe a leggere quello che c’è scritto dentro… e poi, con tutto quello che è successo negli ultimi mesi, me ne ero completamente dimenticata.-
- Tu che ti dimentichi di qualcosa?! Andiamo, Hermione, ti aspetti che io mi beva un’affermazione del genere?! –
La ragazza fece per rispondere, ma fu bloccata dalla signora che portava il carrello dei dolci.
- Qualcosa dal carrello, ragazze? – chiese gentile.
- Un pacchetto di cioccorane, grazie. – disse una voce alle spalle di Ginny.
Le due ragazze si irrigidirono: conoscevano bene quel tono sprezzante e canzonatorio. Draco Malfoy era appena spuntato dall’ultimo vagone del treno e sembrava apparentemente solo. Solo, senza Tiger e Goyle. Solo con il Marchio Nero che si intravedeva dalla camicia candida come la sua pelle troppo tirata.
- Cos’è, Malfoy, la colazione a pane e Cruciatus ti ha stufato? Sei passato alle cioccorane? O preferisci un pacchetto di api frizzole? – domandò Ginny acida. Non aveva ancora accettato il fatto che Fred fosse morto a causa di Bellatrix Lastrenge, sua zia.
Hermione, nel corso dell’estate, l’aveva vista cambiare sempre di più. Subito dopo la guerra, la piccola di casa Weasley si era chiusa in un assoluto mutismo. Non parlava, non mangiava. Passava le ore al negozio dei gemelli Weasley, che adesso gemelli più non erano. Era come un fantasma seduto ad osservare la vita degli altri. Tentarono di tutto, tutti. Molly e Arthur le offrirono tutto l’aiuto possibile, Ron ed Harry le stettero vicino ogni giorno, cercando di distrarla e distraendosi loro stessi, ma Ginny non dava segni di vita. Solo George sembrava suscitare in lei una qualche emozione, un seppur minimo accenno di vita. Hermione, dal canto suo, aveva provato a far ragionare l’amica. Ogni tramonto, la portava a fare un giro per il giardino dei Weasley, fino a che non le cedevano le gambe dalla stanchezza. Allora si sedevano tutte e due e guardavano il sole tramontare, fino a che il buio non inghiottiva ogni cosa. Stavano semplicemente lì, ferme e zitte, e molto spesso si univa a loro George. Le faceva bene, stare lì fuori, si vedeva, ma la piccola di casa Weasley non aveva ancora assorbito il colpo della morte del fratello. Fino a che, in un magnifico tramonto di mezza estate, Fred non si ripresentò alla porta di casa come fantasma. La signora Weasley svenne quattro volte prima di riprendersi completamente e iniziare a piangere. Tutti erano felici, ma Ginny fu l’ultima a saperlo perché al momento dell’arrivo di Fred, era seduta sul prato insieme ad Hermione. Quando la ragazza vide il fratello, calde lacrime le scivolarono lungo le guance e allungò una mano come per toccarlo. Il fantasma del fratello allungò anche lui il braccio e, per un momento, parve che i due si toccassero davvero.
“Sapevo che non ci avresti abbandonati”. Queste furono le parole di Ginny. Le prime parole di Ginny.
- Taci, Weasley. Taci. – sibilò Malfoy, glaciale, distogliendola dai suoi pensieri. Qualcosa, nei suoi occhi, le diceva che non era il momento di scherzare.
- Non osare dirmi di stare zitta, Mangiamorte! – rispose irosa Ginny.
Quello che vide negli occhi di Malfoy, di Draco, poteva essere solo dolore.
- Ginny. - sussurrò. – Smettila. –
La rossa la guardò allibita.
- Sei dalla sua parte? Lo difendi nonostante tutto quello che ci ha fatto? Che ti ha fatto? –
- Già, Mezzosangue, non ho bisogno di essere difeso dalla feccia. – disse cattivo, andandosene con le sue cioccorane.
- Allora ragazze, volete qualcosa dal carrello? – chiese la signora.
- Un pacchetto di cioccorane, grazie. – bisbigliò Hermione.
Ginny la guardò stralunata.
- Ma che ti prende?! – esclamò.
- Potrei farti la stessa domanda - rispose.
- No, guarda, sei tu quella strana! No, dico, hai difeso Malfoy! Draco Malfoy! Hermione, se non ti conoscessi penserei che tu sia matta! –
In realtà, Hermione non era affatto matta. Era, semplicemente, distrutta e devastata dalla guerra e, come tutti i distrutti, riusciva a vedere chi era come lei. E Malfoy, forse, era anche più distrutto e devastato di lei. Aveva perso tutto. E non per volere suo. In fondo, non era colpa sua se era nato Malfoy. Non era colpa sua se suo padre era un Mangiamorte convinto delle sue idee e dei suoi pregiudizi. E non era colpa sua se il sopracitato avesse poi trasmesso le sue stesse convinzioni al giovane Malfoy. Certo, lui avrebbe potuto essere un po’ più coraggioso accettando l’aiuto di Silente, entrando nell’Ordine, ma, infondo, chi era lei per giudicare? Lei che pur di proteggere la sua famiglia era arrivata a cancellare loro la memoria e a spedirli a chilometri di distanza, non poteva certo biasimarlo se si era fatto marchiare per proteggerla. Perché su questo era certa: Draco Malfoy si era fatto imprimere sul braccio il Marchio Nero solo per proteggere i suoi genitori. Non sapeva perché ne era convinta, ma qualcosa dentro le diceva che era così. Che poteva ancora essere salvato. Rimaneva lo stronzo che le aveva fatto passare sei anni d’inferno. Rimaneva il codardo che si era fatto prendere a pugni, al terzo anno. Rimaneva il raccomandato che aveva comprato il suo ingresso nella squadra di Quidditch, al secondo anno. E certo, rimaneva l’idiota che al sesto anno aveva fatto entrare i Mangiamorte a Hogwarts e aveva causato la morte di Albus Silente. Il grande Albus Silente ucciso dall’incapacità di decisione di un idiota. Ma Hermione sapeva, sperava, che sotto tutto questo ci fosse qualcos’altro, qualcosa di diverso.
Le ragazze ripresero a camminare: in fondo, volevano davvero andare a trovare Luna.
- Ginny, cosa devo fare con il diario? – chiese.
- Non lo so, Herm. Io lo leggerei prima di darlo a Harry. Metti che sua madre ci ha descritto dettagliatamente la sua prima volta con James! Insomma, a Harry verrebbe un colpo. Sarebbe la volta buona che il Ragazzo-che-è-sopravissuto-a-ben-due-Avada-Kedavra ci lasci le penne! –
Sorrise all’appellativo che la ragazza aveva dato al Salvatore del Mondo Magico.
- Già, forse hai ragione. – sussurrò appena prima di entrare nello scompartimento di Luna.
La ragazza aveva uno strano ciondolo al collo e stava leggendo il Cavillo all’incontrario.
- Ciao Luna! – esclamarono in coro Hermione e Ginny.
- Oh, ciao ragazze. Passate bene le vacanze? – salutò lei con la sua voce trasognata.
– Che stai facendo, Luna? Perché leggi il Cavillo all’incontrario? – chiese curiosa Ginny.
La ragazza scoppiò a ridere. Una risata cristallina, che riportava la mente a vecchi ricordi.
- Sto facendo un test, Ginny. Se vuoi lo faccio anche a te. –
- Volentieri. – sorrise lei sedendoglisi accanto.
Hermione guardò lo spettacolo, malinconica, poi si sedette di fronte alle due ragazze.
La ragazza sospirò.
Non riesco più neanche a comunicare. La guerra, ormai, fa parte di me come l’aria che respiro.
Spostò lo sguardo fuori dal finestrino, cercando un modo per dimenticare, per annullare il dolore che le attanagliava il petto, o anche solo per dormire dieci minuti.
Nulla di tutto ciò arrivò e, quando anche Luna e Ginny crollarono nelle braccia di Morfeo, uscì dallo scompartimento. Camminava lentamente per il lungo corridoio quando, in lontananza, scorse una figura appoggiata al finestrino, intenta a fumare una sigaretta. Si avvicinò, sapendo benissimo di chi si trattava e si appoggiò al muro di fronte a lui.
- Non si fuma. – sussurrò.
Lui la guardò e un ghigno alla Malfoy gli deformò il viso.
- Cos’è, sei venuta per punirmi? – chiese maligno.
- Sono venuta per leggere. E levati quel ghigno dalla faccia, Malfoy, tanto lo so che è solo una maschera. – rispose con più cattiveria di quanto avesse voluto.
Il ghigno si spense sul volto del ragazzo, colpito e irritato dalla perspicacia della ragazza. Hermione, ignorando gli insulti borbottati che Malfoy le stava lanciando, tirò fuori dalla borsetta di perline il diario di Lily Potter.
Con un po’ di timore lo aprì e lesse la pagina iniziale.
 

Questo è il diario di Lily Potter
Strega,
Nata Babbana,
Settembre 1977.
 

Sospirò, consapevole che se avesse iniziato a leggerlo, non si sarebbe più fermata. Sentiva gli occhi indagatori di Malfoy su di sé, ma non alzò lo sguardo. Girò la pagina.
 
Caro diario,
finalmente sto tornando ad Hogwarts. L’estate è stata difficile, mia sorella mi odia. Petunia adesso ha paura di me, dei miei poteri. Posso capirla, tra i Babbani le streghe e i maghi e tutto il mio mondo sono solo leggende e favole per bambini. Mi fa male, perché io le voglio bene, rimane mia sorella, la mia sorellona. All’inizio, quando mi arrivò la lettera da Hogwarts, solo gelosia permeava i suoi gesti. Anche per colpa dei miei genitori, che non smettevano di idolatrarmi. A me faceva piacere, ma vedendo la reazione di Petunia, sperai che il loro entusiasmo non durasse a lungo. Sperai, vanamente, che si abituassero, un giorno. Invece no. Mi chiamano ancora “La nostra streghetta”, nonostante io stia per affrontare il mio ultimo anno ad Hogwarts e abbia la veneranda età di diciassette anni. Per il mondo magico, ormai, sono una persona adulta.
Una volta parlavo di tutto questo con Severus. Lui è sempre stato il mio confidente, il mio migliore amico. È stato l’unico ad Hogwarts che parlava con me, quando fui ammessa. E ora… ora sento di star perdendo il mio amico, il mio migliore amico. Quei suoi amici… quelle loro parole malvagie, quei sogni di gloria votati alla distruzione dei Babbani… loro lo stanno cambiando. È sempre più agitato, sempre più cattivo. Neanche i miei baci sembrano calmarlo. Niente sembra calmarlo.
Sono preoccupata. So, so che lui non è cattivo, ma a volte mi chiedo: “La cattiveria si può definire tale solo se è una persona notoriamente cattiva a compierla? Se la cattiveria la fa una persona che è sempre stata buona, questa perde di significato in quanto tale? Diventa solamente un errore di percorso o resta cattiveria?”
 
Lily.
 
Hermione sospirò e chiuse il diario.
Lily aveva una storia con il professor Piton, quindi. Pensò, inquieta. Alzò lo sguardo e si stupì di incontrare gli occhi indagatori di Malfoy che ancora la osservavano, nonostante la sigaretta fosse finita da un pezzo. Con una curva, il treno mostrò il panorama familiare dei prati intorno ad Hogwarts. In lontananza si potevano già scorgere il lago e la foresta.
- Sarà meglio andare a prepararsi. – sussurrò più a sé stessa che al ragazzo.
Si alzò silenziosa e fece qualche passo per raggiungere il vagone dove Harry e gli altri erano ancora intenti a parlare di Quidditch.
S’infilò dentro senza far rumore e si sottrasse allo sguardo di Draco, che sembrava perforarle la schiena, tanto era profondo.

  
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