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Autore: Lushia    19/08/2013    0 recensioni
L'Undicesima Famiglia è un tripudio di comicità, divertimento e allegria... cosa succede tra un combattimento e l'altro? Scopriamolo in questa raccolta di episodi extra!
Per la storia madre vi rimandiamo alla storia KHR! 11^ Famiglia.
Genere: Demenziale, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Shoujo-ai
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
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Extra Story 10 - Verso la melodia perfetta

 

Una melodia nostalgica risuonava nella stanza. Un carillon, o forse le note di un vecchio pianoforte.

L'uomo dai capelli castani stringeva la moglie con sguardo malizioso.
E la melodia risuonava, ancora.

Quando la donna si chinava a baciargli la fronte, i suoi capelli corvini gli solleticavano il naso.
Aveva un bellissimo sorriso, una voce calda e armoniosa, così come le note che suonava al pianoforte.

Lei era bella, la più bella. Ammirata e amata.
Proveniva da una famiglia giapponese vecchio stampo, molto dedita alla famiglia.
Lui era svedese, molto simpatico e davvero talentuoso, ma con un carattere e delle idee assurde. Andava avanti e indietro, non amava sistemarsi e odiava avere un lavoro fisso. Era un violinista dalla vita squinternata, molto differente da quella della donna.

Forse era per quel motivo che lei l'aveva sposato, andando contro la sua stessa famiglia e i suoi genitori, una tipica coppia giapponese severa e attenta alle regole. Come potevano accettare un marito e padre così irresponsabile che non badava né alla famiglia né al figlio?
Sempre così freddi, sempre così poco melodiosi.
Sarà per quel motivo che, un giorno, la madre e il padre non erano più lì.
Spariti, fuggiti in America per realizzare i loro sogni infantili.

E Cloud, che aveva solo tre anni, era rimasto da solo.
Cresciuto dai severi nonni, educato alle buone maniere e alla musica.
Non era poi così male, dopotutto lui amava la musica.
Andava in conservatorio, voleva diventare un maestro e superare i suoi assurdi genitori.
Era vicino al suo sogno, i suoi voti superavano di gran lunga le aspettative dei suoi professori.
Andava tutto così bene.

Ma tornarono.

Una nota sbagliata, fuori tono. Lui odiava le cose fuori tono.
Riprese a suonare il piano, nascosto in una saletta del negozio di musica.
Era solo un inutile negozio.
Arredato bene, pieno di strumenti e ammirato dai clienti. Si guadagnava bene.
Ma si trattava pur sempre di un inutile negozio.

Quegli squilibrati dei suoi genitori, dopo dodici anni, erano tornati a prenderlo per portarlo via come un pacco. Volevano andare a Namimori, volevano aprire un negozio di musica.
A causa delle loro improvvise e malsane idee era stato costretto a lasciare il conservatorio e non ce n'erano altri in zona che potesse frequentare.

Quanto li odiava.
Ma, al contempo, li ammirava. Erano i migliori, erano così bravi, così armoniosi.
Scombussolati, sì, ma sincronizzati.
Non sapeva se perdonarli o bramare la loro morte. Era molto combattuto.

Sbagliò un'altra nota e imprecò, dando un colpo alla tastiera. Quei pensieri lo stavano distraendo dal componimento.

- Peccato, stavi andando bene! -
Una voce fastidiosa gli urtò l'udito, il giovane si voltò verso l'entrata della saletta.
- Questa è una zona privata. - rispose, osservando quello che sembrava un ragazzino dai capelli castani.
Non aveva idea del suo sesso, il suo aspetto era davvero ambiguo e il suo stile era molto sciatto e trasandato. Sembrava un maschio, ma anche una femmina.
Uno sguardo sul petto gli chiarì le idee. Non poteva che essere una femmina.

- Ops, mi dispiace. - disse lei, avvicinandosi comunque all'occhialuto – Sono stata attirata qui dalla tua bravura. Complimenti! - esclamò – Anche io amo la musica. -
Il giovane si sistemò gli occhiali, seccato, nell'istante in cui un'altra ragazzina varcava l'uscio e si avvicinava all'amica.
- Bene. Adesso puoi andare via. - disse lui, secco.
- Perchè? Non vuoi suonare qualcosa per noi? E' bello suonare per gli altri. - disse lei, sorridendo.
- Odio la gente e odio ancora di più le mocciose fastidiose. - disse lui, osservando lo spartito. - Altrimenti non sarei venuto qui a suonare. -
- Uh, sei davvero antipatico. - disse la rossa, incrociando le braccia. - E asociale. -
- Come ho già detto, odio la gente. Perciò mi va bene essere asociale. - fulminò la rossa con lo sguardo – Sparite, adesso. -
- Mah. Andiamo Nozo, questo tipo mi dà già sui nervi. - disse lei, cercando di smuovere l'amica.
- Ma dai, aspetta! Non hai sentito come suona bene? Voglio risentirlo! - disse lei, sognante – Adoro quell'armonia. -
- Non suonerà davanti a noi, è odioso e snervante. - la rossa sbuffò.
- Sentite, piantatela. - il ragazzo si voltò verso le due con sguardo severo. - Mi state disturbando, non riesco a comporre con voi due che parlate come delle oche. -
- MA COME- - la rossa sembrò infuriarsi ma la bruna si avvicinò alla tastiera e osservò lo spartito.
- Sei un compositore? Vuoi diventare un pianista? - chiese.
- No. Sto studiando per diventare un maestro. - rispose lui, secco. Non gli interessava né suonare il piano come sua madre né il violino come suo padre. Lui li avrebbe sorpassati, avrebbe diretto un'intera orchestra.
Lui era migliore.

- Direttore d'orchestra? Wow! E' il tuo sogno? - chiese lei, incredula – E' un sogno magnifico. Se vuoi, posso aiutarti a realizzarlo! -
Cloud si voltò verso di lei con uno sguardo alquanto scettico.

- Che stai dicendo, Nozo? - la rossa la guardò incredula – Perchè dovresti farlo?! -
- Asociale e bastardo... forse lui è la persona giusta! - esclamò Nozomi, voltandosi verso l'amica. - Hibari-san è asociale e bastardo! -
- Hibari-san è mille volte meglio che questo qui. Non vorrai davvero portarlo dentro? Non gli abbiamo manco fatto tutto il test! -
- Beh, per la nuvola funziona in modo un po'... diverso. Lui deve essere... così, insomma. Non possiamo fargli il solito test... -

Il moro non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere per il nervosismo.
Ci mancava solo la ragazzina fuori di testa che gli voleva rovinare la giornata.

Le due restarono immobili ad osservare la risata inquietante del futuro maestro.

- Io sono la figlia di un boss mafioso. - disse lei, cercando di spiegare – Perciò diventerò il futuro boss. - spiegò – Potrò aiutarti a realizzare il tuo sogno, se vuoi. -
Cloud la osservò confuso e incredulo. Non aveva mai sentito così tante sciocchezze in una sola volta.
I bambini di quell'epoca dovevano essere molto fantasiosi.
E fastidiosi.

- La famiglia Vongola è la più conosciuta al mondo. - concluse lei, soddisfatta.
- ...Vongola? - ripeté lui, incerto.
- Vongola... ovvero Asari in giapponese. - specificò Arashi.
- Asari... - ripeté lui, perplesso – Chi diavolo chiamerebbe in quel modo una famiglia mafiosa? -
Nozomi tossì.
- Sentite, non ho alcun interesse nelle persone, che siano molluschi, conchiglie o chicchessia. Alzate i tacchi e sparite dalla mia vista. -
Arashi tirò più volte la manica di Nozomi, ma la bruna sembrava decisa a non volersene andare.
- Io posso realizzare il tuo sogno. -
- Non mi interessa. - rispose lui, aggiustandosi gli occhiali.
- Non vuoi diventare un maestro? -
- Non ho bisogno di mocciose e famiglie mafiose per farlo. - odiava dipendere dagli altri e odiava ancor di più le persone insistenti.
- Possibile che non ci sia niente di cui tu abbia bisogno? - chiese lei, alzando la voce.
- Attualmente? - si voltò verso di lei, alquanto adirato. - Un fottutissimo settantotto giri del 1904, appartenuto ad un compositore polacco. - sbottò.

Non riusciva a credere che qualcuno fosse davvero riuscito a farlo arrabbiare in quel modo. Quella ragazzina doveva avere un talento naturale nell'arrecare fastidio.

- Dammi il nome del compositore e del disco. - chiese lei, annuendo.
Cloud scosse il capo, si alzò di scatto e stracciò un foglio di carta da un blocco notes, appuntò il nome con la penna e glielo diede.
Ne aveva avuto abbastanza di quella ragazzina, prima la mandava via e meglio sarebbe stato per lui.
- Toh. Tanto non riuscirai nemmeno a leggerlo correttamente. -
Dopotutto come poteva, una bambina giapponese, riuscire a leggere un nome in polacco?

Sospirò quando le due svanirono oltre l'uscio e tornò finalmente a concentrarsi sulle note della sua composizione.
Armoniosa, perfetta, sincronizzata.
Lui amava l'armonia e odiava tutto ciò che era fuori tono.

Ormai era finita, ogni nota era giunta al suo posto. L'aveva suonata tutta d'un fiato, perdendosi nel suo mondo musicale.
Quando aprì i suoi occhi, si ritrovò ad osservare un settantotto giri dall'aria antica e lo snervante sorriso della ragazzina di giorni prima.

Non seppe se essere felice o odiarla a morte.
Lo aveva cercato ovunque, per anni e anni, e una mocciosa era riuscita a trovarlo.

Si voltò verso di lei, sistemandosi gli occhiali e sospirando, cercando di non perdere la calma.
- Cosa vuoi. - chiese.
- Nulla di che. Basta che... se ho bisogno, tu sia in giro... Cloud Velvet – disse lei, dondolandosi.
Cloud la fulminò con lo sguardo, scrutandola da capo a piedi e incrociando le braccia.
- E sentiamo, quale sarebbe il nome di questa conchiglia che ho davanti? -
La ragazzina abbozzò un sorriso soddisfatto.
- Sawada Nozomi. E sono una Vongola, sai? -
- Vongole o conchiglie, non cambia nulla. -

La bruna si voltò e fece per andarsene, fermandosi di scatto sull'uscio.
- Oh. La melodia è bellissima, complimenti! - esclamò.
- Tsk. E' ovvio che sia bellissima, l'ho composta io. - lanciò un'occhiata alla ragazzina, era finalmente andata via.
Osservò il disco e sospirò nuovamente.

Famiglia mafiosa o meno, forse poteva tornargli utile.
Chissà che non fosse riuscita a rendere la sua vita meno stonata.

   
 
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