Polveri e pozioni fai-da-te!
«Questi sono libri di magia
che non fanno per te, dearie.»
le aveva detto Rumpelstiltskin. «Fidati, non ti
interessano.»
Ma il solo fatto di
averglielo precisato l'aveva incuriosita alla follia.
Aveva passato quel
giorno in totale stato di trance: niente parlantina, sguardo
incredibilmente furbo che saettava da una parte all'altra della
stanza senza un apparente buon motivo, assoluta mancanza d'interesse
nella lettura.
Rumpelstiltskin si
era spaventato: passino le chiacchiere e le occhiate, ma che non
volesse leggere era assurdo!
Le aveva dato la
giornata libera, così quella successiva: se una domestica non svolge
il proprio lavoro, è inutile che lo svolga!
Belle, dal canto
suo, non se l'era fatto ripetere due volte: un mal di testa, tosse –
a metà ottobre era anche normale –, febbre e aveva la scusa per
starsene per conto suo. E pensare, architettare, fare castelli in
aria.
Ma ce l'avrebbe
fatta, lo sapeva! Doveva solo cogliere l'occasione giusta...
«Dearie,
tornerò tardi.» disse Rumpelstiltskin, dopo essersi informato
sulla salute della principessa.
«Molti
accordi?» domandò lei, poco curiosa, soffocando la voce in
una tosse fittizia.
«Impegnativi,
direi. Ci vediamo domani, dearie. Inutile dirti di non affaticarti:
non lo fai quando lavori, figurati quando non
lavori!»
Uscì dalla stanza
un attimo prima che una scarpa tacco dieci colpisse la porta.
Belle tese le
orecchie, concedendosi il lusso di rilassarsi solamente nel sentire
il grosso portone di ferro sbattere sonoramente: il folletto era
andato via.
Si tolse di dosso
la camicia da notte, infilò il vestito azzurro e scese al piano
inferiore come una furia.
Dovrebbe averlo messo... qui!
Soffiò via la
polvere da quel libro enorme e vecchio, tossendo, stavolta davvero.
Spiarlo era stata una grande idea, ma le era sembrato troppo
facile...
Lesse
il titolo, perplessa: Polveri e pozioni fai-da-te!
Perché Rumpel ne
fosse in possesso, era un mistero. Tuttavia, si decise ad aprirlo.
Come
convertire la polvere di fata; Polvere di fata fai-da-te; Pozione
d'amore; Pozione dell'eterna giovinezza; Pozione dell'ipnosi...
Ma qui non c'è niente
d'interessante!, sbuffò Belle,
corrucciata. Ha ragione: non m'interes-
Pozione
della duplicazione.
Belle
rifletté repentinamente: se fosse riuscita a creare un suo clone,
questi avrebbe fatto i lavori domestici, lasciandole dedicare tutta
la giornata alle occupazioni che l'attraevano veramente! E, dulcis
in fundo, Rumpelstiltskin non
l'avrebbe mai – mai
– saputo.
Il laboratorio di
quel maledetto folletto era disordinatissimo: pergamene, libri,
ingredienti, penne, piume, animali vivi e altri morti... tutto alla
rinfusa! Per non parlare della polvere.
Ma Belle, lì, con
quel libro aperto sotto gli occhi, non pensava al caos intorno a sé.
È magia nera... Diventerò una
strega! Ma no, per una volta sola! Regina è una strega in piena
regola, io sarei solo una principessa senza trono che ha usato la
magia una volta sola nella sua vita, per una giusta causa...
D'accordo, d'accordo... per una quasi
giusta causa. E se qualcosa andasse storto? Chi lo dice a
Rumpelstiltskin? Ma chi
glielo dice?! Lo saprà da solo! Aiuto...
Camminò avanti e
indietro, misurando la stanza a grandi passi.
Doveva prenderla
diversamente... Quella era una ricetta, in fondo. E lei seguiva le
ricette per fare dolci, piatti elaborati o semplicemente nuovi! Il
clone non sarebbe stato altro che un piatto nuovo.
Annuì, cercando di
darsi un tono.
«Bene,
bene...» mormorò, avvicinandosi con più decisione al libro.
Lesse:
«Prendere
un pentolone di rame... Preso... e assicurarsi di essere
lontano dalla portata dei bambini. Riempire tre quarti del pentolone
con dell'acqua distillata... Fatto... forse ho aumentato un po'
la quantità... Fa niente, che sarà mai!... Mettere il pentolone
sulle braci ardenti e lasciare intiepidire l'acqua... Perfetto! È
semplice... Aggiungere un pizzico di polvere di fata... Polvere
di fata?! E io dove la trovo...? Ah, eccola... Okay... Lasciare
che la polvere faccia effetto per circa un minuto. Aggiungere due
lingue di rana e un'ala di pipistrello, mescolando bene il tutto.
AVVERTENZE: assicurarsi che le componenti organiche vengano diluite
completamente dalla soluzione prima di procedere.»
Belle continuò a
seguire ligia tutte le istruzioni, reprimendo il disgusto,
sforzandosi di non vomitare e di mantenere una certa dose di
autocontrollo.
Fu felice di
leggere, dopo tante altre componenti organiche, di dover diminuire il
calore e attendere che quel coso – non aveva molta idea di
come chiamarlo, in effetti – bollisse alla temperatura modificata.
Trascorse quasi
un'ora, ma Belle si accorse con agitazione che, tra ripensamenti,
rese, riprese e cottura era calata la sera.
Sospirò, pregando
con tutta sé stessa, che Rumpelstiltskin non tornasse.
Riprese il libro in
mano per completare la ricetta.
«Prelevare
un campione del Brodo Magico, facendo attenzione affinché non venga
a contatto con la pelle o altre parti sensibili del corpo (es.
capelli). Riporre il campione in un'ampolla con delicatezza.
AVVERTENZE: la pozione, se non correttamente preparata, potrebbe
esplodere.»
Belle osservò il
pentolone come se avesse voluto mangiarla.
Ricordava di aver
approssimato qualcosa, soprattutto quando venivano richieste delle
quantità di polvere o altre sostanze granulose: la ricetta era,
infatti, per quattro porzioni, ma a lei ne bastavano due, una per sé
e l'altra per il clone. Aveva dovuto lavorare con le proporzioni...
Inspirò a fondo e
fece quanto richiesto: ormai era in gioco!
Armata addirittura
di mascherina antigas – cimelio della Guerra degli Orchi,
probabilmente – Belle si apprestò ad eseguire la delicata
operazione con l'ampolla.
«Belle,
cosa diavolo stai facendo?»
La ragazza
sobbalzò, dicendo addio alla sua fermezza.
«Mi avete
spaventata!» urlò, ma un boato indescrivibile squarciò
l'aria, facendola arretrare.
«Cos'era?»
chiese perplessa, togliendosi la maschera.
Rumpel diede
un'occhiata in giro prima di accigliarsi.
«Scappa.»
disse semplicemente; quindi le afferrò un polso, provando a
trascinarla in corridoio.
Ma non riuscì ad
evitare l'inevitabile: frastuono, fiamme, fumo, cenere.
Belle tossì contro
il dorso della sua mano, appoggiandosi d'istinto a Rumpel per
sostenersi.
Anche il folletto
sbuffò, capace, però, di controllarsi. La osservò: guardava la sua
pozione andata letteralmente in fumo. Il viso, un attimo prima
candido, era sporco di fuliggine e i capelli totalmente scarmigliati.
Se ne scostò una ciocca dagli occhi, l'espressione colpevole e
dispiaciuta sul volto.
Rumpel schiuse la
bocca, fece per parlare, ma un lieve fremito lo arrestò.
Si limitò a
passare un braccio intorno alla vita di Belle, mormorandole di posare
la testa sulla sua spalla; fece scivolare l'arto libero sotto le
ginocchia della ragazza e la issò senza troppo sforzo.
«Sei
un'idiota.» la rimproverò. Ma la voce solitamente dura o
raggelante aveva perso carisma, uscendo stranamente divertita.
Rumpelstiltskin si sorprese a benedire il fatto che la ragazza, un
po' offuscata dal fumo e del tutto abbandonata contro il suo petto,
non poteva vedere il sorriso che gli attraversava le labbra.
La depositò
lievemente sul divano della sala dell'arcolaio, facendola rinvenire
dal suo stato di torpore con un incantesimo.
«Tornata tra
noi comuni mortali?» ghignò, inarcando un sopracciglio.
«Sì, anche
se, detto da voi, perde di significato...»
Belle osservò sé
e l'uomo che aveva di fronte.
D'un tratto scoppiò
a ridere, tenendosi la pancia e rilasciando il capo all'indietro.
«Trovi
divertente tutto questo?» fece lui, più serio. «Ti
rendi conto che saresti anche potuta morire? Devi ringraziare la tua
fortuna, dearie! Un'altra pozione e... Ma mi stai ascoltando?»
Belle annuì, senza
smettere di ridere. Un po' quieta, tornò a guardarlo.
Gonfiò le guance,
serrò le labbra, vi pose una mano a nasconderle, ma fu tutto
inutile: riprese a ridere più forte di prima.
Tuttavia, fu breve:
lo sguardo truce di Rumpelstiltskin le troncò l'ilarità.
«Scusate...»
mormorò, non tanto convinta di poter continuare senza sghignazzare. «Non volevo...»
Tenne lo sguardo
puntato altrove, ma il folletto giurò che non fosse per suo timore.
Rumpel sgranò gli
occhi nel vederla scoppiare di nuovo a ridere.
«Oh Cielo!»
esclamò la ragazza, indicandolo. «Voi vi definirete Mostro,
Bestia... ma a me ora sembrate solo un pagliaccio!»
Senza pensarci
troppo, l'uomo si portò le mani ai capelli. Non impiegò tanto tempo
a capire: aveva l'aria di aver preso un fulmine, più che di aver
assistito ad un'esplosione!
«Ah sì?»
ribatté malizioso, guardandola in un modo che la sorprese.
Belle s'interruppe,
ricambiando l'occhiata; quindi annuì.
Lo vide farsi più
vicino, issarsi sulle ginocchia in posizione perfettamente eretta, le
mani una sui fianchi della ragazza e l'altra sul divano, le labbra a
pochi centimetri – o millimetri – dalle sue.
Sentì che il cuore
perse un paio di battiti, giusto per riprendere a martellare più
forte, il petto che le si abbassava e alzava frenetico.
«Sembro un
pagliaccio anche se faccio...» soffiò Rumpel, facendola
rabbrividire.
Belle era sul punto
di chiudere gli occhi: aspettava solo la sua mossa.
«...
questo?» concluse il folletto, scoprendo i denti nel suo
solito ghigno.
La ragazza non ebbe
nemmeno il tempo di inarcare le sopracciglia: si sentì afferrare e
cominciò a ridere ma senza capire il perché. Anche il folletto
rideva, soddisfatto. Belle trovò la forza di sgranare gli occhi
prima di passare al contrattacco: le stava facendo il solletico!
«Maledetto!»
esclamò, ritrovandosi sul tappeto, stesa a terra e avvinghiata a
lui.
«Tu mi
distruggi il laboratorio...» fece lui, senza accennare a
rialzarsi. «... e io distruggo te!»
Belle allungò una
mano a sfiorargli il volto, pulendolo come poteva dalla fuliggine.
«Siete
buffo!» disse, sistemandogli qualche ricciolo troppo ribelle.
«Dite la
verità:» proseguì, «avete fatto in modo che io
trovassi quel libro, non è così?»
Rumpel la guardò,
muovendo un po' il capo.
«Può
darsi.» ammise, sorridendo.
«E non avete
pensato da solo che sarei potuta morire?»
L'uomo sussultò
quando la sentì giocherellare con una sua ciocca di capelli.
«Sinceramente,
no.»
Belle si accigliò. «Come sarebbe a dire?»
Il folletto si alzò
dal suo corpo, aiutandola a sedersi accanto a sé.
«Non credevo
ti immergessi nell'impresa del clone, dearie!»
«Cose vi
aspettavate che facessi?»
«La polvere
di fata.»
Belle gli diede uno
schiaffo sulla spalla. «Mi credete così stupida?»
Rumpel la guardò
negli occhi con uno scatto. «No.» rispose secco. «Era
semplicemente la più facile da fare, tra le prime dell'Indice...»
La ragazza si sentì
arrossire e ringraziò di essere sporca.
«Si può
sapere cosa hai sbagliato? Non era poi così difficile...»
Belle si strinse
nelle spalle. «Non saprei, ho fatto tutto quello che diceva...
Ho ridotto le quantità delle polveri per farne di meno... Ho
mantenuto il resto uguale alla ricetta... Non so proprio cosa sia
andato storto...»
Rumpel rifletté
aggrottando la fronte.
«Hai
mantenuto il resto uguale? Dimmi di no!»
Belle ci pensò su,
quindi annuì.
L'uomo si passò
una mano fra i capelli.
«Dearie, se
diminuisci gli ingredienti di una pozione per fare quantità minori
del prodotto, devi mettere tutto in proporzione, non solo le
cose piccole!»
«Ah...
D-davvero?»
Rumpel annuì,
praticamente arreso.
«Non sei
brava in matematica, vero?»
Belle divenne
rossa, scuotendo appena il capo. L'altro la imitò, nascondendo un
ghigno.
«Meriti una
bella punizione, dearie.» esordì il folletto, lo spirito
sadico ritrovato.
La ragazza lo
guardò perplessa. «Non era... questa?» chiese,
indicando il divano e il tappeto.
Rumpel scosse il
capo. «Questo era... un assaggio!»
«Cosa devo
fare?» sbuffò l'altra, guardandolo con una smorfia.
«Ma è
semplice, dearie! Dovrai... ripulire... tutto ciò... che hai
sporcato di sopra!»
Belle dovette
metabolizzare la risposta prima di spalancare la bocca.
«State
scherzando?!»
«Non scherzo
mai se si parla di punizioni.»
«Ma... ma...
ma è troppo!»
Rumpel si alzò,
facendo un gesto noncurante con la mano: non l'avrebbe sentita oltre.
«Tesoro,
dovresti ringraziarmi: non ti faccio pagare anche le bugie sulla tua
salute.»
Si allontanò
sentendola grugnire.
Sorrise tra sé,
ripensando ad un attimo prima. Pensò che non avrebbe avuto altre
occasioni. Pensò di essere stato fortunato.
Si sedette
all'arcolaio scuotendo il capo: da quando Rumpelstiltskin, il Signore
Oscuro, si permetteva di credere alla fortuna?
Alzò gli occhi,
incrociando la figura di Belle che usciva dalla stanza sbattendo la
porta.
Sghignazzò ancora,
prima di impugnare il filo di paglia e di vederlo arrotolarsi ai suoi
piedi trasformato in oro puro.
Nota dell'autrice: Ciao a tutti!
Ho bisogno di Rumbelle, di fluff Rumbelle e, infatti, eccomi qui!
Ringrazio in anticipo tutti coloro che vorranno leggere e recensire!
Un bacione!
Julie_Julia