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Autore: Menade Danzante    25/08/2013    7 recensioni
Belle ama leggere, si sa! Ed è molto curiosa, soprattutto quando le viene proibito di fare qualcosa... prendere un libro di magia, ad esempio!
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Polveri e pozioni fai-da-te

Polveri e pozioni fai-da-te!



«Questi sono libri di magia che non fanno per te, dearie.» le aveva detto Rumpelstiltskin. «Fidati, non ti interessano.»
Ma il solo fatto di averglielo precisato l'aveva incuriosita alla follia.
Aveva passato quel giorno in totale stato di trance: niente parlantina, sguardo incredibilmente furbo che saettava da una parte all'altra della stanza senza un apparente buon motivo, assoluta mancanza d'interesse nella lettura.
Rumpelstiltskin si era spaventato: passino le chiacchiere e le occhiate, ma che non volesse leggere era assurdo!
Le aveva dato la giornata libera, così quella successiva: se una domestica non svolge il proprio lavoro, è inutile che lo svolga!
Belle, dal canto suo, non se l'era fatto ripetere due volte: un mal di testa, tosse – a metà ottobre era anche normale –, febbre e aveva la scusa per starsene per conto suo. E pensare, architettare, fare castelli in aria.
Ma ce l'avrebbe fatta, lo sapeva! Doveva solo cogliere l'occasione giusta...



«Dearie, tornerò tardi.» disse Rumpelstiltskin, dopo essersi informato sulla salute della principessa.
«Molti accordi?» domandò lei, poco curiosa, soffocando la voce in una tosse fittizia.
«Impegnativi, direi. Ci vediamo domani, dearie. Inutile dirti di non affaticarti: non lo fai quando lavori, figurati quando non lavori!»
Uscì dalla stanza un attimo prima che una scarpa tacco dieci colpisse la porta.
Belle tese le orecchie, concedendosi il lusso di rilassarsi solamente nel sentire il grosso portone di ferro sbattere sonoramente: il folletto era andato via.
Si tolse di dosso la camicia da notte, infilò il vestito azzurro e scese al piano inferiore come una furia.
Dovrebbe averlo messo... qui!
Soffiò via la polvere da quel libro enorme e vecchio, tossendo, stavolta davvero. Spiarlo era stata una grande idea, ma le era sembrato troppo facile...
Lesse il titolo, perplessa: Polveri e pozioni fai-da-te!
Perché Rumpel ne fosse in possesso, era un mistero. Tuttavia, si decise ad aprirlo.
Come convertire la polvere di fata; Polvere di fata fai-da-te; Pozione d'amore; Pozione dell'eterna giovinezza; Pozione dell'ipnosi...
Ma qui non c'è niente d'interessante!, sbuffò Belle, corrucciata. Ha ragione: non m'interes-
Pozione della duplicazione.
Belle rifletté repentinamente: se fosse riuscita a creare un suo clone, questi avrebbe fatto i lavori domestici, lasciandole dedicare tutta la giornata alle occupazioni che l'attraevano veramente! E, dulcis in fundo, Rumpelstiltskin non l'avrebbe mai – mai – saputo.


Il laboratorio di quel maledetto folletto era disordinatissimo: pergamene, libri, ingredienti, penne, piume, animali vivi e altri morti... tutto alla rinfusa! Per non parlare della polvere.
Ma Belle, lì, con quel libro aperto sotto gli occhi, non pensava al caos intorno a sé.
È magia nera... Diventerò una strega! Ma no, per una volta sola! Regina è una strega in piena regola, io sarei solo una principessa senza trono che ha usato la magia una volta sola nella sua vita, per una giusta causa... D'accordo, d'accordo... per una quasi giusta causa. E se qualcosa andasse storto? Chi lo dice a Rumpelstiltskin? Ma chi glielo dice?! Lo saprà da solo! Aiuto...
Camminò avanti e indietro, misurando la stanza a grandi passi.
Doveva prenderla diversamente... Quella era una ricetta, in fondo. E lei seguiva le ricette per fare dolci, piatti elaborati o semplicemente nuovi! Il clone non sarebbe stato altro che un piatto nuovo.
Annuì, cercando di darsi un tono.
«Bene, bene...» mormorò, avvicinandosi con più decisione al libro.
Lesse:
«Prendere un pentolone di rame... Preso... e assicurarsi di essere lontano dalla portata dei bambini. Riempire tre quarti del pentolone con dell'acqua distillata... Fatto... forse ho aumentato un po' la quantità... Fa niente, che sarà mai!... Mettere il pentolone sulle braci ardenti e lasciare intiepidire l'acqua... Perfetto! È semplice... Aggiungere un pizzico di polvere di fata... Polvere di fata?! E io dove la trovo...? Ah, eccola... Okay... Lasciare che la polvere faccia effetto per circa un minuto. Aggiungere due lingue di rana e un'ala di pipistrello, mescolando bene il tutto. AVVERTENZE: assicurarsi che le componenti organiche vengano diluite completamente dalla soluzione prima di procedere.»
Belle continuò a seguire ligia tutte le istruzioni, reprimendo il disgusto, sforzandosi di non vomitare e di mantenere una certa dose di autocontrollo.
Fu felice di leggere, dopo tante altre componenti organiche, di dover diminuire il calore e attendere che quel coso – non aveva molta idea di come chiamarlo, in effetti – bollisse alla temperatura modificata.
Trascorse quasi un'ora, ma Belle si accorse con agitazione che, tra ripensamenti, rese, riprese e cottura era calata la sera.
Sospirò, pregando con tutta sé stessa, che Rumpelstiltskin non tornasse.
Riprese il libro in mano per completare la ricetta.
«Prelevare un campione del Brodo Magico, facendo attenzione affinché non venga a contatto con la pelle o altre parti sensibili del corpo (es. capelli). Riporre il campione in un'ampolla con delicatezza. AVVERTENZE: la pozione, se non correttamente preparata, potrebbe esplodere.»
Belle osservò il pentolone come se avesse voluto mangiarla.
Ricordava di aver approssimato qualcosa, soprattutto quando venivano richieste delle quantità di polvere o altre sostanze granulose: la ricetta era, infatti, per quattro porzioni, ma a lei ne bastavano due, una per sé e l'altra per il clone. Aveva dovuto lavorare con le proporzioni...
Inspirò a fondo e fece quanto richiesto: ormai era in gioco!
Armata addirittura di mascherina antigas – cimelio della Guerra degli Orchi, probabilmente – Belle si apprestò ad eseguire la delicata operazione con l'ampolla.
«Belle, cosa diavolo stai facendo?»
La ragazza sobbalzò, dicendo addio alla sua fermezza.
«Mi avete spaventata!» urlò, ma un boato indescrivibile squarciò l'aria, facendola arretrare.
«Cos'era?» chiese perplessa, togliendosi la maschera.
Rumpel diede un'occhiata in giro prima di accigliarsi.
«Scappa.» disse semplicemente; quindi le afferrò un polso, provando a trascinarla in corridoio.
Ma non riuscì ad evitare l'inevitabile: frastuono, fiamme, fumo, cenere.
Belle tossì contro il dorso della sua mano, appoggiandosi d'istinto a Rumpel per sostenersi.
Anche il folletto sbuffò, capace, però, di controllarsi. La osservò: guardava la sua pozione andata letteralmente in fumo. Il viso, un attimo prima candido, era sporco di fuliggine e i capelli totalmente scarmigliati. Se ne scostò una ciocca dagli occhi, l'espressione colpevole e dispiaciuta sul volto.
Rumpel schiuse la bocca, fece per parlare, ma un lieve fremito lo arrestò.
Si limitò a passare un braccio intorno alla vita di Belle, mormorandole di posare la testa sulla sua spalla; fece scivolare l'arto libero sotto le ginocchia della ragazza e la issò senza troppo sforzo.
«Sei un'idiota.» la rimproverò. Ma la voce solitamente dura o raggelante aveva perso carisma, uscendo stranamente divertita. Rumpelstiltskin si sorprese a benedire il fatto che la ragazza, un po' offuscata dal fumo e del tutto abbandonata contro il suo petto, non poteva vedere il sorriso che gli attraversava le labbra.
La depositò lievemente sul divano della sala dell'arcolaio, facendola rinvenire dal suo stato di torpore con un incantesimo.
«Tornata tra noi comuni mortali?» ghignò, inarcando un sopracciglio.
«Sì, anche se, detto da voi, perde di significato...»
Belle osservò sé e l'uomo che aveva di fronte.
D'un tratto scoppiò a ridere, tenendosi la pancia e rilasciando il capo all'indietro.
«Trovi divertente tutto questo?» fece lui, più serio. «Ti rendi conto che saresti anche potuta morire? Devi ringraziare la tua fortuna, dearie! Un'altra pozione e... Ma mi stai ascoltando
Belle annuì, senza smettere di ridere. Un po' quieta, tornò a guardarlo.
Gonfiò le guance, serrò le labbra, vi pose una mano a nasconderle, ma fu tutto inutile: riprese a ridere più forte di prima.
Tuttavia, fu breve: lo sguardo truce di Rumpelstiltskin le troncò l'ilarità.
«Scusate...» mormorò, non tanto convinta di poter continuare senza sghignazzare. «Non volevo...»
Tenne lo sguardo puntato altrove, ma il folletto giurò che non fosse per suo timore.
Rumpel sgranò gli occhi nel vederla scoppiare di nuovo a ridere.
«Oh Cielo!» esclamò la ragazza, indicandolo. «Voi vi definirete Mostro, Bestia... ma a me ora sembrate solo un pagliaccio!»
Senza pensarci troppo, l'uomo si portò le mani ai capelli. Non impiegò tanto tempo a capire: aveva l'aria di aver preso un fulmine, più che di aver assistito ad un'esplosione!
«Ah sì?» ribatté malizioso, guardandola in un modo che la sorprese.
Belle s'interruppe, ricambiando l'occhiata; quindi annuì.
Lo vide farsi più vicino, issarsi sulle ginocchia in posizione perfettamente eretta, le mani una sui fianchi della ragazza e l'altra sul divano, le labbra a pochi centimetri – o millimetri – dalle sue.
Sentì che il cuore perse un paio di battiti, giusto per riprendere a martellare più forte, il petto che le si abbassava e alzava frenetico.
«Sembro un pagliaccio anche se faccio...» soffiò Rumpel, facendola rabbrividire.
Belle era sul punto di chiudere gli occhi: aspettava solo la sua mossa.
«... questo?» concluse il folletto, scoprendo i denti nel suo solito ghigno.
La ragazza non ebbe nemmeno il tempo di inarcare le sopracciglia: si sentì afferrare e cominciò a ridere ma senza capire il perché. Anche il folletto rideva, soddisfatto. Belle trovò la forza di sgranare gli occhi prima di passare al contrattacco: le stava facendo il solletico!
«Maledetto!» esclamò, ritrovandosi sul tappeto, stesa a terra e avvinghiata a lui.
«Tu mi distruggi il laboratorio...» fece lui, senza accennare a rialzarsi. «... e io distruggo te!»
Belle allungò una mano a sfiorargli il volto, pulendolo come poteva dalla fuliggine.
«Siete buffo!» disse, sistemandogli qualche ricciolo troppo ribelle.
«Dite la verità:» proseguì, «avete fatto in modo che io trovassi quel libro, non è così?»
Rumpel la guardò, muovendo un po' il capo.
«Può darsi.» ammise, sorridendo.
«E non avete pensato da solo che sarei potuta morire?»
L'uomo sussultò quando la sentì giocherellare con una sua ciocca di capelli.
«Sinceramente, no.»
Belle si accigliò. «Come sarebbe a dire?»
Il folletto si alzò dal suo corpo, aiutandola a sedersi accanto a sé.
«Non credevo ti immergessi nell'impresa del clone, dearie!»
«Cose vi aspettavate che facessi?»
«La polvere di fata.»
Belle gli diede uno schiaffo sulla spalla. «Mi credete così stupida?»
Rumpel la guardò negli occhi con uno scatto. «No.» rispose secco. «Era semplicemente la più facile da fare, tra le prime dell'Indice...»
La ragazza si sentì arrossire e ringraziò di essere sporca.
«Si può sapere cosa hai sbagliato? Non era poi così difficile...»
Belle si strinse nelle spalle. «Non saprei, ho fatto tutto quello che diceva... Ho ridotto le quantità delle polveri per farne di meno... Ho mantenuto il resto uguale alla ricetta... Non so proprio cosa sia andato storto...»
Rumpel rifletté aggrottando la fronte.
«Hai mantenuto il resto uguale? Dimmi di no!»
Belle ci pensò su, quindi annuì.
L'uomo si passò una mano fra i capelli.
«Dearie, se diminuisci gli ingredienti di una pozione per fare quantità minori del prodotto, devi mettere tutto in proporzione, non solo le cose piccole!»
«Ah... D-davvero?»
Rumpel annuì, praticamente arreso.
«Non sei brava in matematica, vero?»
Belle divenne rossa, scuotendo appena il capo. L'altro la imitò, nascondendo un ghigno.
«Meriti una bella punizione, dearie.» esordì il folletto, lo spirito sadico ritrovato.
La ragazza lo guardò perplessa. «Non era... questa?» chiese, indicando il divano e il tappeto.
Rumpel scosse il capo. «Questo era... un assaggio!»
«Cosa devo fare?» sbuffò l'altra, guardandolo con una smorfia.
«Ma è semplice, dearie! Dovrai... ripulire... tutto ciò... che hai sporcato di sopra!»
Belle dovette metabolizzare la risposta prima di spalancare la bocca.
«State scherzando?!»
«Non scherzo mai se si parla di punizioni.»
«Ma... ma... ma è troppo!»
Rumpel si alzò, facendo un gesto noncurante con la mano: non l'avrebbe sentita oltre.
«Tesoro, dovresti ringraziarmi: non ti faccio pagare anche le bugie sulla tua salute.»
Si allontanò sentendola grugnire.
Sorrise tra sé, ripensando ad un attimo prima. Pensò che non avrebbe avuto altre occasioni. Pensò di essere stato fortunato.
Si sedette all'arcolaio scuotendo il capo: da quando Rumpelstiltskin, il Signore Oscuro, si permetteva di credere alla fortuna?
Alzò gli occhi, incrociando la figura di Belle che usciva dalla stanza sbattendo la porta.
Sghignazzò ancora, prima di impugnare il filo di paglia e di vederlo arrotolarsi ai suoi piedi trasformato in oro puro.

Nota dell'autrice: Ciao a tutti! 
Ho bisogno di Rumbelle, di fluff Rumbelle e, infatti, eccomi qui!
Ringrazio in anticipo tutti coloro che vorranno leggere e recensire!
Un bacione!

Julie_Julia

   
 
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