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Autore: Nocturnia    28/08/2013    5 recensioni
Selina e la Morte si conoscevano da molto - troppo - tempo.
Era una bambina quando della madre non era rimasto altro che un urlo inespresso e una conchiglia di sangue a far da testamento.
Era una ragazzina sola e desolata quando l'alcol aveva vinto la battaglia contro suo padre, riducendolo a una poltiglia violenta e decadente.
Era stata tante cose e nessuna Selina, un paradosso e un'ombra tra le ombre.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Batman aka Bruce Wayne, Catwoman aka Selina Kyle
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Bruce Wayne, Selina Kyle e tutti gli altri personaggi appartengono a Bob Kane, alla DC Comics e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


"Non esiste scelta che non comporti una perdita."

- Jeanette Winterson -

Cuore di piombo


"È finita."
Si infrange nell'aria satura di cordite e sangue quella frase, officiando ciò che gli sciocchi chiamano eroismo.
"È finita."
Scivola tra i denti di Gordon come una preghiera, il culmine d'una supplica iniziata anni prima e vergata da un distintivo inutile e un pipistrello troppo vorace, troppo generoso per esser altro che un incredibile egoista.
C'è un silenzio compresso a Gotham, l'incredulità degli astanti e il sollievo delle vittime.
C'è un vuoto che fagocita ogni cosa, una bocca gigantesca di sogni infranti e desideri avverati.
Selina non trema, Selina non arretra.
Sfiora con lo sguardo il corpo di Talia, occhi opachi e labbra asciutte, stringendo le dita in un pugno chiuso.
Gordon le è alle spalle, una roccia nel mezzo della tempesta, l'ultimo vessillo d'una libertà che Gotham non meritava.
Sospira Selina e la prima goccia le incrina la maschera.
Sospira e regala un sorriso a un uomo che non c'è più.

Selina e la Morte si conoscevano da molto - troppo - tempo.
Era una bambina quando della madre non era rimasto altro che un urlo inespresso e una conchiglia di sangue a far da testamento.
Era una ragazzina sola e desolata quando l'alcol aveva vinto la battaglia contro suo padre, riducendolo a una poltiglia violenta e decadente.
Era stata tante cose e nessuna Selina, un paradosso e un'ombra tra le ombre.
Aveva pescato dal mazzo la carta perdente e si era mutata in fiera per poter sopravvivere, ancora prima di poter semplicemente essere.
Storna lo sguardo Selina e tocca l'acqua della baia senza veramente sentirla.
Gotham si siede al suo fianco e l'accoglie con il ruggito disperato della belva in trappola.
Scricchiola Gotham e tra i cavi divelti si leva un mormorio inconsolabile.
Accarezza il terreno umido Selina e non ha parole con cui consolarla, se non il rumore di un cuore infranto.

Ha una dimensione la perdita?
Ha un limite?
Se lo è chiesto tante volte negli ultimi giorni, ma solo una pioggia gelida ha avuto il coraggio di risponderle.
Gotham ha superato la negazione del lutto e si scaglia contro i suoi stessi figli, ricolma d'odio e rabbia.
È colpa vostra pare gridare a ogni soffio di vento È colpa vostra se è morto.
È nuda davanti allo specchio Selina e ripercorre ogni cicatrice, ogni graffio.
Cerca una strada, una via sicura per uscire dai tratturi della follia in cui è caduta, angosciata - ossessionata - dagli occhi durissimi d'un pipistrello per il quale avrebbe dato tutto.
La doccia non ha lavato via il senso di colpa e scaglie nerastre le sono rimaste sulla pelle - nella pelle.
È stordita Selina e le pare di muoversi troppo lentamente per saper dire se respira ancora.
È confusa Selina e nella retina si ripetono sempre le stesse immagini, nugoli di lucciole infernali e l'annientamento totale d'ogni orizzonte.

Crack.

Si volta di scatto e la finestra le si infrange sui piedi, sgranando cocci d'anima e lacrime di vetro.
Un tuono rumoreggia in lontananza e il ventre di Gotham si contorce, vomitando una raffica di grandine e fulmini abbaglianti.
È colpa tua.
Chiude gli occhi Selina e sente il cuore aprirsi come un frutto marcio, spappolandosi tra le ossa del costato e lì rimanendo, liquefatto.
Chiude gli occhi e le dita cercano l'unico sfregio che avrebbe voluto davvero: quello d'una ferita inferta per amore.

Un'alba arrogante inaugura il suo ultimo giorno a Gotham, una schiuma rossastra che pare allungarsi su tutta la città.
Si strofina le tempie e fissa il riflesso pallido d'una femmina straziata, lombi scarni e nel petto un grumo di carne senza sostanza alcuna.
Ci sono diversi modi per superare una perdita, diverse definizioni per uno stesso concetto.
Dicono che la perdita sia il vuoto, l'assenza.
Dicono che puoi sentirci l'eco dei tuoi pensieri, l'imago residua dei tuoi ricordi.
Per Selina è solo una bolla d'oscurità ovattata, la quotidianità dei risvegli apatici e la stranezza del sentirsi incompleti, spezzati.
Chiude la valigia e sfiora il biglietto aereo, incerta.
Gotham uggiola dagli angoli della sua mente e gratta come un cane messo alla porta.
Compie un mezzo giro su stessa e memorizza ogni cosa, ogni più piccolo dettaglio, l'ultima foto di una vita vissuta fino all'ultimo sorso.
L'aria tiepida di marzo le blandisce i sensi, ricordandole un inverno che non ha fatto prigionieri.
È stato freddo a Gotham e la neve ha ucciso anche l'ultimo seme della speranza, donandole un simbolo e privandola d'un uomo.
È stata corrosa dall'interno Selina, per un amore velenoso e bellissimo, un sentimento che il ghiaccio non ha esitato a rubarle, assieme all'idea d'un futuro diverso.
Si chiude la porta alle spalle Selina e sceglie la fuga piuttosto che l'accettazione, versando la prima lacrima di quel lungo inverno: il primo respiro d'una primavera giunta troppo tardi.

La perdita non è solo dolore e sofferenza.
È qualcosa di più sottile, un filo di malinconia e debolezza che accogli come una benedizione, uno scudo d'autocommiserazione che ha il compito ingrato di tener assieme le briciole del tuo cuore.
È una sutura invisibile e invincibile, perché nessuno, nessuno, ha mai la forza di contrastarla.
Si può quantificare la perdita?
Si può renderla un mero numero sul bilancio iniquo della vita?
No.
Selina non lo comprende ancora, ma la sua maschera è crollata già da tempo, in una fogna piena di rimorsi e rimpianti.
Attende Selina e con mani tremanti raccoglie ciò che resta d'un nome e d'un ruolo.
Fissa il nulla davanti a sé e di Bruce ha solo un ricordo troppo vivido per non fare ancora male.
Si sistema la giacca, ignorando tutte quelle notti passate a mordersi le nocche fino a farle sanguinare.
Si raddrizza sulla sedia, non ascoltando i gemiti d'un amore solitario e desolante.
Volta impercettibilmente il capo e si massaggia il collo, cercando di non riportare alla mente tutte quelle voglie improvvise e quel calore vischioso tra le cosce.
Quando è il suo turno, le pare quasi di vederlo il baratro, un mondo di marionette e volti sconosciuti, senza importanza.
Sul fondo, lui: sempre e solo lui.

"Elva Barr?"

No.

"Sono io."

No.

"Prego, si accomodi. I suoi documenti e il suo bagaglio."

No.

"Grazie."

No.

"Le auguro buon viaggio."

Silenzio.

Ed è il fantasma della solitudine quello che vede riflesso nei suoi occhi: nel suo cuore.



Nota dell'autrice: Elva Barr è uno degli pseudonimi di Selina Kyle nel fumetto.
Non sapendo se nel film abbia poi cambiato nome o no, ma considerandola la logica conseguenza dopo la consegna dello clean slate, ho deciso di usarlo pur non appartenendo al fandom. 
   
 
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