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Autore: Damien Dixon    29/08/2013    6 recensioni
La storia è ambientata dopo il finale di mezza stagione e segue una story-line di mia completa invenzione. In questo racconto ho inserito elementi di altre serie televisive (che specificherò in seguito più dettagliatamente nelle note d'Autore) che spero abbiate visto (altrimenti no problem, son qui per questo...) creando così una sorta di cross-over. Spero di avervi incuriosito e che apprezzerete. Sono gradite critiche di ogni genere, detto ciò... Go!!!
(Tratto dalla 3x11)
- Deaton: È pericoloso per più di una ragione: darete nuovo potere al Nemeton, un luogo che non ha avuto potere per molto tempo. Questo tipo di potere è come una calamita. Attrae il sovrannaturale, quel tipo di cose con cui una famiglia come gli Argent riempirebbe le pagine di un bestiario. Li porterà qui, come un faro.
- Stiles: Non sembra... peggio di quello che abbiamo gia visto.
- Deaton: Sareste sorpresi da quello che ancora dovrete vedere!
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1 - IL BUIO OLTRE LA SIEPE


 
BEACON HILLS PRESERVE ore 22:54
Non ce la faceva più. I polmoni stavano collassando. Doveva fermarsi, il corpo ne aveva bisogno. Ma lei era lì, sapeva che c'era e per nulla al mondo si sarebbe voltato indietro per confermare le sue supposizioni. Improvvisamente i crampi si fecero sentire: l'acido lattico stava facendo il suo effetto. Cadde rovinosamente a terra inciampando su di una radice che sbucava dal terreno. Le gambe leggermente tremanti bruciavano come fuoco e il cuore sembrava scoppiare. Il fiatone gli impediva di gridare, ma anche se ci fosse riuscito sicuramente nessuno lo avrebbe comunque udito. In fondo non aveva le stesse capacità vocali di Lydia.
- Eccoci qua Stiles... - disse la donna con voce grave priva di spossatezza - Te lo avevamo detto che alla fine ti saresti unito a noi! -
Il ragazzo terrorizzato, si maledisse mentalmente per essere uscito di casa. Avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione alle parole di Deaton, pensò, se lo avesse fatto molto probabilmente ora non si sarebbe trovato in questa situazione. Guardò negli occhi la donna che lo aveva braccato per mezza riserva e tutto quello che riuscì a fare, un po' per lo spavento e un po' per l'affaticamento, fu farfugliare parole disconnesse, senza senso. 
- Non ti agitare: vali più da vivo che da morto, credici! -
Nel dire queste parole la donna, dai tratti cadaverici, si inginocchiò a fianco del ragazzo, le labbra a pochi centimetri dalle sue, e a un tratto il corpo del figlio dello sceriffo fu percorso da violente convulsioni.

CASA McCALL ore 23:05
Scott era steso sul letto con lo sguardo vitreo perso tra i suoi pensieri.
"Ad ogni modo se io non ce la facessi e tu si, c'è qualcosa che probabilmente devi sapere. Tuo padre è in città". Quelle parole gli rimbombarono nella mente come un eco estraniandolo dalla realtà. Non sentì nemmeno Isaac mentre entrava furtivo nella stanza chiudendosi la porta alle spalle. Il biondo guardò con timore il ragazzo che giaceva immobile sopra le coperte. Solo il petto dava segni di vita con il movimento ritmico tipico della respirazione.
- Ehi - salutò timidamente.
In un certo senso si sentiva in colpa nei suoi confronti. Scott lo aveva accettato prontamente come amico arrivando addirittura ad ospitarlo in casa propria nel momento del bisogno. Quando Derek lo aveva cacciato. Quando tutto il mondo gli era crollato addosso di nuovo. Era il suo primo vero amico. Scott nemmeno immaginava quanto lo ammirasse. In un certo senso sentiva di averlo tradito innamorandosi della sua ragazza. Ex ragazza. Era evidente che tra i due continuasse ad esistere una sorta di alchimia e per questo motivo, se chiudeva gli occhi, rivedeva ancora quello sguardo così deluso la notte del sacrificio. Tuttavia non aveva scelto lui come far andare le cose. Non aveva deciso lui di innamorarsi di Allison. Semplicemente era successo. Non riusciva a spiegare come, sapeva solo che era la prima volta che provava qualcosa del genere per qualcuno. Amore.
Scott sembrava non averlo sentito o forse faceva finta. Se così fosse, Isaac pensava che non sarebbe riuscito a sopportarlo. Era da egoista, lo comprendeva perfettamente, ma sperava di poter avere qualcuno con cui confidarsi, a cui raccontare queste nuove sensazioni che avvertiva nel profondo di sé e sperava davvero che quella persona fosse Scott.
Molto probabilmente chiedeva l'impossibile.
- So che in questo momento sono l'ultima persona che vorresti vedere, ma... - iniziò a dire sedendosi ai piedi del letto.
- Mio padre - lo interruppe Scott tornando alla realtà - È lui l'ultima persona che avrei voluto vedere! - esclamò mentre si metteva a sedere.
Il biondo si sentì sollevato nel constatare che non era l'odio per lui a calamitare i pensieri del moro, tuttavia conosceva perfettamente quello che il suo compagno di stanza stava affrontando emotivamente.
- Ti capisco, anche il mio non è stato esattamente il padre dell'anno... -
Scott fece un sorriso e mentre si alzava gli diede una pacca affettuosa sulla schiena - Domani è un altro giorno! - suggerì mentre si toglieva la maglia, gettandola sul letto e dirigendosi in bagno per lavarsi i denti.
Isaac lo osservò attentamente senza proferire parola. Avrebbero dovuto affrontare l'argomento prima o poi.
Quando Scott chiuse il rubinetto del lavandino era Isaac ad avere la testa tra le nuvole.
- Che dici: ti va di provare stasera? -
Si girò verso la porta del bagno dove l'amico attendeva una qualche risposta sorridendo. Stava indicando la barra entroporta. Finalmente capì. Dopo tutto forse non lo odiava completamente o possibilmente aveva in serbo per lui qualche scherzo di pessimo gusto da attuare mentre faceva le trazioni.
- Non ti morde mica! - continuò l'amico - E poi: vuoi o no diventare più forte, come lupo intendo? -
Sembrava sincero il suo sorriso e Isaac provò un tuffo al cuore. Rispose con un cenno di assenso mentre le sue labbra si curvavano verso gli zigomi schiudendosi appena e si alzò dal letto andandogli in contro.
No, non avrebbero parlato di Allison quella sera.
- Hai intenzione di trasformarmi in un licantropo degno di questo nome, Mr. Alpha? - domandò cercando una sorta di complicità.
- Almeno ci proverò! Se Deaton diceva sul serio riguardo al Nemeton, devi essere pronto: non voglio in alcun modo che ti faccia del male! - esclamò senza sapere quanto quelle parole fossero di conforto per il biondo.
* * *

BEACON HILLS HIGH SCHOOL ore 13:05
La mensa, piena di studenti affamati, era chiassosa come sempre. Scott sedeva al solito tavolo vicino alle finestre circondato da Cora, Aiden, Lydia, Danny e Ethan quando sia Allison che Isaac decisero di unirsi al resto del gruppo. Vederli insieme gli faceva uno strano effetto se ripensava che solo fino a qualche giorno prima lui e la sua ex stavano quasi per baciarsi all'interno di una cabina armadio. Non sapeva come gestire la cosa, tuttavia era deciso a non fare sciocchezze almeno per il momento. Sia Isaac che Allison erano entrambi suoi amici e questo veniva prima di tutto. O almeno così pensava anche se non ne era del tutto sicuro.
- Ragazzi qualcuno di voi ha visto Stiles? - domandò Cora notando l'elemento chiassoso mancante.
- Credo che si sia dato malato... - rispose Scott mentre sfilava il cellulare dalla tasca dei jeans.
Improvvisamente la faccia di Scott si rabbuiò.
- Che succede? - continuò Cora percependo una variazione nel battito cardiaco del moro.
- Guarda... - disse porgendole il telefono.
Era un messaggio da parte del papà di Stiles e diceva "Di a quell'imbranato di mio figlio che ha dimenticato lo zaino a casa quando è venuto a dormire da te e che sto venendo a riportarglielo. E già che ci siamo digli di accendere il telefono: sono ore che provo a chiamarlo".
- Che imbranato! - esclamò la ragazza leggendolo.
- Stiles non è mai venuto a casa mia ieri sera - rivelò McCall leggermente preoccupato.
- Oh! Ok non ti allarmare, magari è con una ragazza, un'amica... - cercò di proporre con aria maliziosa.
Scott si alzò dal tavolo un po' troppo velocemente - È successo qualcosa me lo sento, non è da lui sparire così... - e si diresse verso il corridoio per andare incontro allo sceriffo.
- Che succede? - domandarono all'unisono sia Isaac che Allison leggermente nervosi.
- E per Stiles - informò Cora mentre si alzava per seguirlo - Pare sia scomparso... - e sparì dalla mensa.
I due si guardarono straniti poi Isaac si alzò da tavolo per unirsi ai due seguito dalla giovane cacciatrice.

Lo sceriffo Stilinski era incredulo e la sua voce era leggermente incrinata - Sei sicuro di quello che dici? -.
- Sto dicendo la verità! Stiles non è venuto ieri sera... - affermò Scott - C'era anche Isaac con me! - rincarò non appena vide avvicinarsi il suo compagno di stanza.
- Cosa significa che Stiles è scomparso? - domandò Allison.
- Che ieri sera non ha dormito ne a casa ne da Scott - spiegò lo sceriffo sperando che la ragazza avesse qualche notizia.
- Oggi non è nemmeno venuto a scuola... - rammentò il beta.
- Gli è successo qualcosa me lo sento! - pensò ad alta voce l'uomo. Le mani iniziarono a tremargli leggermente mentre teneva lo zaino.
La giovane Hale lo notò a colpo d'occhio anche se era un movimento quasi impercettibile - Non si preoccupi sceriffo, lo troveremo! Chiamo subito mio fratello - esclamò.
A quelle parole l'ufficiale di polizia si sentì dividersi. Il fratello di cui parlava era Derek Hale: lo stesso ragazzo innocente che aveva arrestato e sorvegliato inutilmente, ma a tempo stesso un licantropo dall'olfatto piuttosto sensibile e ben allenato. Chissà se avrebbe acconsentito ad aiutarlo a ritrovare l'unica persona a cui teneva più della sua stessa vita.
Improvvisamente la radio della polizia iniziò a gracchiare. Il padre di Stiles prese l'apparecchio e lo avvicinò alla bocca - Sceriffo Stilinski - pronunciò verso il microfono.
- Sceriffo è stato ritrovato il cadavere di una donna nella riserva, mando un agente a raggiungerla? - informò una voce che l'Alpha riconobbe immediatamente.
- Sì, arrivo subito - rispose l'uomo.
Avendo ascoltato tutto sia Cora che Scott si fecero avanti - Veniamo anche noi - dissero.
- No, è un indagine federale. Ricordatevi che ancora non è stato catturato il responsabile dei sacrifici e voi diciamo che siete nella lista dei sospettati. Non avvicinatevi per nessun motivo alla riserva finché l'FBI è ancora in città! Lo dico per voi - consigliò lo sceriffo.

BEACON HILLS PRESERVE ore 13:20
- Arisa Peterson, 34 anni di Seattle, casalinga. La famiglia ne ha denunciato la scomparsa due giorni fa - disse l'agente McCall aggiornando lo sceriffo.
Il corpo della donna in questione giaceva rivolta verso il terreno in una posa scomposta con le braccia spalancate, le mani aperte e il viso rivolto alla sua sinistra. Sul volto, pallido e cadaverico, vi erano i chiari segni di una morte avvenuta non di recente.
- Chi l'ha trovata? - chiese l'uomo.
- Lui! - indicò l'agente McCall additando il Dottor Deaton, fermo in piedi dentro la recinzione formata usando il nastro giallo. Non sembrava intimorito dalla situazione in cui si trovava, piuttosto era come se stesse analizzando la scena silenziosamente seguendo i movimenti di tutti gli agenti coinvolti.
- Sceriffo Stilinski... - salutò con garbo.
- Alan, hai ritrovato tu il corpo? - domandò mentre gli stringeva la mano.
- Si ho chiamato io la centrale e li ho aspettato qui fino al loro arrivo. Sai dirmi chi era? - rispose il dottore.
- Si chiamava Arisa Peterson di Seattle - lo informò lo sceriffo.
- Tutta quella strada. Mi chiedo cosa l'avrà portata fin qui a morire - pensò ad alta voce il veterinario.
- E quello che intendiamo scoprire... - assicurò già abbastanza provato dalla situazione mattutina.
- Ora, se non le dispiace, mi vedo costretto a dover interrompere questa rimpatriata e farle alcune domande signor Deaton - s'intromise l'agente federale.
- Assolutamente, cosa vuole sapere? - appoggiò il veterinario ignorando la maleducazione con cui gli si era rivolto.
Qualcosa catturò l'attenzione dello sceriffo che si congedò dall'interrogatorio dirigendosi verso i sigilli che delimitavano l'area chiusa al pubblico.

Derek Hale fissò l'ufficiale, lo stesso che lo aveva arrestato poco tempo prima, in avvicinamento nascondendo il leggero imbarazzo dietro la solita facciata da duro. Era una situazione anomala, ma avrebbe fatto un'eccezione per Stiles. Non poteva di certo dimenticare tutte le volte che il ragazzino lo aveva aiutato o aveva dimostrato un coraggio fuori dal normale tirandoli via da situazioni incresciose. Era petulante e logorroico da morire, nessuno aveva il coraggio di affermare il contrario, tuttavia sentiva a modo suo di essersi affezionato tantissimo a quell'adolescente iperattivo e intelligente. Sebbene non lo avrebbe mai ammesso, Stiles faceva parte a tutti gli effetti del suo branco o, per meglio dire, ne avrebbe ancora fatto parte se ne avesse avuto uno.
- Cora mi ha informato su ciò che è accaduto... - raccontò con calma - Sono venuto per aiutare! -
- Lo apprezzo davvero! Grazie! - quelle semplici parole colpirono Derek.
- Ha idea di dove potrebbe essere andato? - s'informò il neoBeta.
- La verità è che io non so cosa faccia mio figlio mentre sono in servizio. Ad essere sinceri credevo o, meglio, speravo che l'avrei trovato qui come succede ad ogni scena di un crimine, ma non saprei proprio cosa dire... - sospirò amaramente il padre.
Tutto a un tratto l'attenzione del lupo si focalizzò su qualcosa. Sembrava guardarsi attorno come se cercasse qualcosa - Sento il suo odore! - esclamò.
Lo sceriffo strabuzzò gli occhi - Davvero? Pensi sia qui? -
Derek si prese del tempo prima di rispondere - No, ma sono abbastanza sicuro che ci sia stato di recente - fiutò l'aria come solo un lupo con la sua esperienza era in grado di fare, il volto concentrato sull'obbiettivo finché i suoi occhi finirono in direzione del cadavere mentre veniva ricoperto dal telo nero - Viene da quella direzione - disse grave.
Questa volta lo sceriffo non riuscì a reggere la situazione. Afferrò il telefonino con foga e premette il tasto automatico in cui era registrato il numero del figlio. L'altra mano ticchettava nervosamente sulla gamba. Quando sentì lo squillo indicante che la chiamata era stata inoltrata al numero selezionato, il sangue gli raggelò nelle vene. Tutti gli agenti presenti se ne accorsero.
C'era un cellulare sulla scena del crimine.
E stava squillando.

BEACON COUNTY SHERIFF'S OFFICE ore 13:50
- Noi ritroviamo il cellulare di tuo figlio in una scena del crimine e tu solo ora ci informi che è scomparso da più di mezza giornata? - rimproverò con voce irata l'agente McCall.
Il padre di Stiles sedeva con le mani nei capelli, mentre il padre di Scott sbraitava a destra e a manca su quanto insensato fosse stato il comportamento tenuto quel giorno.
- Ti rendi conto che tuo figlio da adesso è ufficialmente implicato in questo caso? Potrebbe essere nella lista delle possibili vittime o peggio ancora in quella dei principali sospettati visto e considerato quante cose lo legano agli omicidi precedenti nonché il fatto che sia presente in quasi tutte le scene del crimine! Potremo avere un serial killer in fuga! -
La rabbia montava sempre più nelle vene dello sceriffo e non appena sentì definire suo figlio un serial killer non comprese più nulla. Una furia animale si impadronì di lui - Adesso basta! - urlò sbattendo i pugni sulla scrivania - Non ti permetto più di parlare così di MIO figlio, non senza prove almeno. Lo conosco Stiles: non è un assassino e sono pronto a metterci una mano sul fuoco! - abbaiò come una bestia feroce prendendo in contropiede l'agente.
- Ti tolgo questo caso. Sei troppo coinvolto, consegna subito il distintivo e la pistola - concluse il federale.
- Non puoi farmi questo... - balbettò lo sceriffo.
- Oh si che posso, ne ho l'autorità! - rispose di rimando l'uomo.
E così, seppur riluttante alla procedura, lo sceriffo Stilinski consegnò il suo distintivo e la pistola depositandoli nella scrivania, o per meglio dire sbattendoceli sopra malamente.
- Ti consiglio come amico di non intrometterti nelle indagini: potresti peggiorare la situazione! - consigliò il signor McCall dando le spalle all'ex-sceriffo.
- È mio figlio: non mi arrenderò così facilmente. Con o senza distintivo andrò a fondo in questa faccenda! - e nell'esprimersi se ne andò via.

CASA ARGENT ore 15:05
Allison irruppe nello studio del padre. Era appena rincasata e aveva bisogno di informarlo riguardo le ultime novità: la scomparsa di Stiles e il nuovo omicidio commesso nella riserva. Chris Argent, in compagnia dell'ex-sceriffo, sedeva dietro la scrivania e stava studiando alcune carte. Sul piano poggiava anche un bicchiere di vetro mezzo pieno di scotch.
- Tranquilla, so tutto - disse intuendo le intenzioni della figlia e rivolgendole uno sguardo che la squadrava da capo a piedi come un apparecchio a raggi X.
- Oh! Non pensavo di trovarla qui sceriffo... - sospirò la giovane cacciatrice - Novità? -
- Ex sceriffo, per adesso! Mi hanno tolto il caso: dicono che sono troppo coinvolto e che non potrei agire con lucidità... - disse leggermente irato.
- Conosceva la donna ritrovata nella riserva? - chiese la ragazza.
- Eh chi l'ha mai vista prima! So solo che il telefonino di mio figlio era proprio sotto il cadavere, coperto da uno strato di foglie secche! - esclamò tutto d'un fiato.
- Il telefono di Stiles? Che ci faceva lì? -
- È proprio quello che intendo scoprire ragazza mia... - spiegò.
- Quindi la scomparsa e il ritrovamento sono in qualche maniera collegati tra loro - esaminò ad alta voce il cacciatore, ragionando tra se e se.
- A quanto pare... - fu la volta dell'ex-sceriffo.
- Ok prima di tutto via l'alcool: Stiles ha bisogno di tutta la sua lucidità! - ordinò la ragazza. Lo sceriffo Stilinski guardò allibito la ragazza afferrare il bicchiere di vetro e prontamente vuotarne il contenuto nel cestino. Nessuno doveva permettersi di togliergli l'alcool quando beveva, tuttavia vide nello sguardo di quell'adolescente qualcosa che non sapeva definire precisamente. Risolutezza? Ma si, tutto sommato aveva ragione. Stiles necessitava di un padre sobrio adesso più che mai. Aveva bisogno di SUO padre. No, non lo avrebbe deluso - E secondo: che dobbiamo fare? - continuò infine.
- Non molto: il grosso lo sta gia facendo Derek Hale e il suo naso sopraffino! - 

BEACON HILLS ANIMAL CLINIC ore 17:25
Per tutto il pomeriggio Scott aveva svolto i suoi compiti con una distrazione senza pari. Non riusciva proprio a concentrarsi, perciò fu un vero sollievo notare che, ancora cinque minuti e la clinica avrebbe chiuso i battenti per quel giorno. Molto fortunatamente non c'erano stati molti clienti e animali a cui badare quella sera. Mise a posto gli ultimi strumenti utilizzati e si asciugò dalla fronte il sudore dovuto all'ansia.
Deaton gli si avvicinò cautamente mentre si toglieva il camice per appenderlo.
- Oggi mi sei sembrato con la testa sulle nuvole, non è da te. C'è qualcosa che ti angoscia? - notò guardandolo di sottecchi.
- Lei davvero non lo sa ancora? - sembrò sorpreso l'aiutante.
- Cosa dovrei sapere? - domandò i veterinario - Ti riferisci alla donna ritrovata nel bosco? Non preoccuparti: non era un sacrificio! - assicurò serafico.
Scott sembrò scioccato. Possibile che nessuno (ma soprattutto lui!) si fosse ricordato di avvertire l'emissario, l'uomo che li aveva sempre aiutati? A quanto pare era proprio sconvolto, si disse mentalmente. Tra il ritorno di suo padre, la scomparsa del suo migliore amico, l'amore nascente tra Isaac e la sua ex e tutta la storia degli alpha con il darach la sua mente iniziava a fare cilecca.
- Stiles è scomparso! - si confidò Scott.
Il dottor Deaton sembrò rabbuiarsi - Cosa? -
- Stiles è scomparso - ripeté il giovane alpha - Da quasi un giorno ormai! -
- Che sia per... - mormorò a bassa voce con la mente rivolta ai propri pensieri - Dimmi un po': da quanto tempo esattamente? - si riscosse.
- Che c'entra? - domandò.
- Dimmi più o meno da quanto tempo è scomparso! - dal tono di voce sembrava una questione di vita o di morte.
- Lo sceriffo dice che ieri sera quando è rincasato non lo ha trovato nel suo letto. Molto probabilmente nemmeno è andato a dormire perché le coperte non erano sfatte. Ma che significa, sa qualcosa che noi ignoriamo? - chiese con il cuore in gola.
La faccia dell'emissario era combattuta. Nascondeva certamente qualcosa e, da un lato sembrava volerlo rivelare mentre qualcos'altro glielo impediva. Dal canto suo, Scott lo incitava in tutti i modi a parlargli. Aveva compreso dal battito cardiaco che c'era qualcosa di storto e se aveva imparato qualcosa lavorando fianco a fianco col veterinario era proprio che: se Deaton era preoccupato allora la cosa era seria!
- Quello che sto per dirti dovrà rimanere fra te e me nel rispetto di Stiles. Almeno nello specifico... - iniziò - So che forse potresti arrabbiarti, ma ti chiedo di considerare tutto da un punto di vista differente! - Scott annuì vistosamente. Avrebbe mantenuto qualunque segreto pur di riavere indietro il suo amico sano e salvo.
- Due sere fa, quando avete eliminato il darach, Stiles venne in casa mia nel cuore della notte. Era molto deciso in quello che stava per dirmi e di conseguenza presi le sue parole molto seriamente. Disse che era stufo di essere tecnicamente l'anello debole de branco, quindi mi chiese se potevo addestrarlo e tu sai in cosa. Mi chiese di iniziarlo al druidismo così da poter essere un valido aiutante. Scott, se avessi visto con che espressione mi chiedeva tutto ciò... -
- Stiles vuole diventare un druido? – fece eco il ragazzo - È assurdo! -
- Stiles vuole diventare il TUO emissario perché stufo di vedere i propri cari in pericolo! - a quelle parole, il ragazzo quasi si commosse. Rammentò la prima volta in cui il suo migliore amico aveva trascorso il pomeriggio navigando tra centinaia di file e stampe al solo scopo di assisterlo e metterlo in guardia nella sua fase di transizione. Stiles c'era sempre stato, sia nei momenti belli che in quelli pericolosi, perciò si sentì profondamente frustrato per non aver compreso l'unica persona che considerava come un fratello, nel momento del bisogno - Ieri sera dovevamo incontrarci nei pressi del Nemeton per suggellare il giuramento con cui si impegnava a iniziare l'apprendistato, ma non è mai venuto! - esclamò preoccupato - L'ho aspettato per ore, ma alla fine ho iniziato a credere che ci avesse ripensato dopo tutti gli avvertimenti che gli avevo esposto e perciò me sono andato. Era quasi mezzanotte quando tornai a casa... - raccontò con tono grave.
Ci volle qualche minuto prima che il ragazzo metabolizzasse il tutto. Improvvisamente una lampadina si accese nella sua testa - Stiles non era a casa, quindi molto probabilmente non è ritornato sui suoi passi. E se gli fosse capitato qualcosa mentre si recava al Nemeton? Hai detto che quando avremmo ridato potere a quel luogo, questi avrebbe agito da calamita per il sovrannaturale. E se fosse così? E se qualcosa si nascondesse nella riserva? - azzardò febbricitante.
- Era proprio quello a cui stavo pensando... - confessò il dottore.

DA QUALCHE PARTE di NOTTE
Il magazzino, abbandonato da tempo, mostrava segni di un recente utilizzo abusivo. C'erano cartacce ovunque insieme a resti di pranzi e cene consumate frugalmente su piatti di carta. Sei materassini gonfiabili erano sistemati sotto travi grondanti ragnatele spesse come tessuti di cotone o lana di vetro con accanto zaini anonimi colmi e ben tenuti. Sopra una sedia di legno mezza rotta poggiava un bicchiere di vetro sporco e scheggiato. La luce lunare filtrava chiara dalle poche finestre fissate nella parte alta dell'edificio, illuminando di spalle quattro figure, in piedi di fronte ad un ragazzino inginocchiato dalla pelle chiara e i capelli non troppo corti leggermente scompigliati.
- Abbiamo fatto come volevate - rispose il ragazzo con la testa china.
- Si, lo vedo! - rispose l'unica voce femminile tra i quattro - Ed è pure un buon lavoro. Sentiamo come ti chiami? - domandò poi severa.
- Stiles, Stiles Stilinski - fu la risposta.
_____________________

NOTE dell'AUTORE
Ciao a tutti voi carissimi temerari che avete avuto il coraggio di leggere questo mio primo esperimento nella sezione Teen Wolf. Vi è piacito? Lo spero tanto e se così fosse non esitate a farmelo sapere (io adoro essere elogiato...) altrimenti datemi qualche dritta postando un commento - qua sotto
 e non là sopra ↑ - anche solo per dire "Aho, ma che è sta cacata?"
La domanda che, sono sicurissimo, vi starete ponendo è: "cosa è successo al nostro povero, mitico e adorabile Stiles?" Ammetto che è stato davvero difficile per me dover mettere in pericolo il mio PP (personaggio preferito) tuttavia confesso di averlo fatto solo perché incapace di concedergli la parola (alludo alla difficoltà riscontrata personalmente nello scrivere i suoi dialoghi... sono davvero negato...) e di conseguenza non volendo trasformare il nostro rappresentate per eccellenza (Allison non conta... lei ha pugnali inanellati!!!) ho deciso di aggirare il problema facendolo sparire e affidandogli un ruolo che... insomma chi vivrà, vedrà!
Che dire, ho adorato particolarmente descrivere la scena carica di pensieri nella stanza di Scott. Non ditelo a nessuno, ma ho un debole per Isaac e il suo viso da cucciolo, inoltre mi piace immaginarmelo mentre cerca in tutti i modi di costruire con Scott una profonda amicizia (ma sarà ricambiato?)
Infine cosa ne pensate della rivelazione del dottor Deaton circa un possibile Stiles versione druido? Io aspettavo questo momento a partire dall'ottavo episodio della seconda stagione: era proprio ora che quel ragazzino si decidesse a bussare a quella dannata porta nel cuore della notte!
Per quanto riguarda la scelta del titolo di questo capitolo, ho pensato che un chiaro riferimento ad un libro le cui tematiche riguardano ciò che è sconosciuto nonostante la vicinanza fosse azzeccato (ad esempio non si sa cosa si nasconda nella riserva, lo sceriffo non sa rispondere alla domanda di Derek, Scott capisce di non comprendere appieno l'amico, ecc...).
Detto ciò, auguro a tutti voi una splendida giornata (o serata nel caso vi siate collegati dopo mezzogiorno) e un arrivederci alla prossima puntata... ops, capitolo.
In bocca al lupo lettori e che possibilimente abbia e sembianze di Derek o Peter o Scott o Isaac o magari Erika: a voi la scelta!
  
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