Just
a moment
C’erano stati dei momenti nella sua vita in cui Regina Mills si era avvicinata di molto a quello stato di
benessere interiore comunemente noto con il termine felicità. L’aveva sfiorato,
perfino accarezzato e poi, come un’ingannevole illusione, visto sfumare nel
nero del dolore, quello stesso nero in cui era avvolto ormai il suo cuore.
Era stato il momento in cui aveva salvato Biancaneve e si era
sentita di aver fatto una buona azione.
Il momento in cui sua madre sembrava aver dato il consenso
alla sua fuga romantica con Daniel.
Il momento in cui in sella al suo cavallo aveva pensato di
poter riuscire a lasciare il reame per evitare il matrimonio con il Re.
Il momento in cui si era affacciata per la prima volta alla
finestra della sua nuova casa a Storybrooke convinta
di aver avuto finalmente la sua rivincita.
Il momento in cui aveva stretto tra le braccia il piccolo
Henry.
E adesso seduta sul divano del salotto nel completo silenzio
della sua solitudine, tornava con la mente a tutti quei momenti: si rifugiava
in un passato nero per non pensare ad un presente incolore. Cercava di cambiare
qualche piccolo dettaglio, di scrivere il suo lieto fine e come intervallo tra
i suoi pensieri, sorseggiava di tanto in tanto una bevanda alcolica non meglio
identificata.
Si dice che bere a stomaco vuoto faccia male, figurarsi con
un cuore vuoto cosa può succedere.
Il suono inaspettato del campanello la fece sussultare e le
impedì di versarsi il suo quarto bicchiere. Si alzò con cautela avvertendo un
leggero giramento di testa e lanciò uno sguardo all’orologio alla parete: chi
poteva essere a quell’ora? L’una di notte non è esattamente il tipico orario
per una visita, non che di visite ne ricevesse molte ultimamente. Nessuno dall’altro
lato rispose e fu con esitazione e chimerica speranza che si ritrovò a posare
la mano sulla maniglia, aprendo in uno scatto la porta, ma il sogno di vedere
il suo figlio adottivo con un sorriso sulle labbra e magari uno zaino per
restare qualche tempo da lei, fu presto tradito dall’apparizione di una figura
ben diversa di fronte ai suoi occhi.
“Hook” disse semplicemente in una smorfia di disappunto.
“Ancora riesco ad abituarmi a certe usanze di questo mondo…”
mormorò lui, apparentemente ignorandola, premendo nuovamente il campanello con
un’espressione divertita sul volto.
La donna alzò le sopracciglia e incrociò le braccia al petto
chiaramente irritata, aspettando in silenzio che il suo inaspettato e
indesiderato ospite finisse di tentare di svegliare tutta la strada.
“Non riesco neppure ad abituarmi a certi vestiti” continuò in tono malizioso, lasciando scorrere adesso gli
occhi sulla camicetta e poi sulla gonna nera che la donna stava indossando al
momento.
“Cosa accidenti vuoi?” domandò lei spazientita, con
un’occhiata glaciale.
“Oh, non essere così scontrosa, tesoro” la riprese nello
stesso tono, posando la mano sul suo fianco per scansarla leggermente ed
entrare così in casa “Cerco Cora” rivelò poi,
cominciando a guardarsi intorno.
“Evidentemente non è qui”
rispose Regina laconicamente.
Killian si voltò verso di lei e le lanciò
un’occhiata totalmente seria questa volta: erano occhi arrabbiati, calcolatori,
avidi di vendetta, occhi che lei conosceva bene e che aveva visti spesso
riflessi nello specchio.
“Non so se posso fidarmi di lei, adesso più che mai” confessò
dando voce ai suoi pensieri “E tu, ti fidi davvero di lei?”
Quella domanda colse completamente alla sprovvista la padrona
di casa che abbassò per un attimo lo sguardo e poi fece un piccolo sospiro. Chiuse
finalmente la porta e tornò a guardarlo; doveva ponderare bene la risposta: la
stava forse mettendo alla prova o era un tentativo di manipolarla?
“E’ mia madre” si decise infine allargando le braccia,lasciando
al legame di sangue giustificare la nuova alleanza.
Un’alleanza che pareva troppo strana al capitano per bersela
senza ulteriori spiegazioni.
“Non la pensavi così qualche tempo fa, quando mi hai mandato a cercarla…” si lasciò sfuggire con
una casualità eccessivamente simulata.
“Le voglio bene” lo interruppe lei precipitosamente “Ha fatto
delle cose orribili, mi ha tolto l’amore della mia vita, ma le voglio bene”
“Talmente bene che volevi ucciderla, vostra maestà” precisò lui ironicamente.
Regina si avvicinò rapidamente a lui e strinse gli occhi
lasciando intendere con quell’eloquente segno di irritazione che la sua
disponibilità a colloquiare era terminata.
“Come vedi, lei non c’è. Puoi anche andartene ora” sibilò
lentamente contro il suo viso, talmente vicino da poter sfiorare il suo naso.
Hook tornò nuovamente a sorridere e posò un rapido bacio
sulle labbra di lei.
“Mmm sembra che qualcuno abbia
bevuto qui” commentò passandosi la lingua sul labbro superiore come per
catturare il sapore di quel primo incontro tra loro.
Senza poterle dare tempo di reagire, la spinse contro il muro
e intrappolandola con le sue braccia, riprese a baciarla con insospettabile
desiderio. Regina tentò di divincolarsi, ma non potè
controllare i brividi di piacere nel sentire la sua mano percorrere da sopra i
vestiti il suo intero corpo.
“Che stai facendo?” gli chiese riuscendo finalmente ad
allontanarlo di poco da lei.
“Sto cercando un modo per toglierti rapidamente da questi
vestiti” rispose lui con aria ovvia avvicinando anche l’uncino alla stoffa
della camicetta.
Nuovi brividi scossero l’ex sindaco a contatto con il duro
metallo. Chiuse gli occhi per un momento e poi, quando li riaprì una nuova
espressione sembrava essere apparsa nei suoi occhi, una stessa espressione che si
rifletteva anche sulle sue labbra.
“Ma davvero?” chiese curvandole in un sorriso di sfida “Non credo che tu possa farcela con una mano
sola”
“Per questo ci sarai tu ad aiutarmi” replicò lui
immediatamente piegando la testa, pronto a baciarla di nuovo.
Regina, intuita l’intenzione, spostò la testa e posò un dito
sulle labbra del capitano, non potendo trattenere una leggera risata.
“E perché dovrei farlo?” domandò in tono beffardo.
Hook la fissò in silenzio per qualche
istante e poi con imprevedibile dolcezza tracciò con i polpastrelli una carezza
sulla guancia della donna.
“Perché lo vuoi anche tu” sussurrò infine lasciando
incontrare nuovamente i loro corpi.
E forse anche le loro anime.
Non ci fu alcune resistenza stavolta, mentre bottone dopo
bottone, Regina si arrendeva alla lussuria. E improvvisamente non esisteva più
niente, non esisteva più niente mentre il suo cuore si incrinava un po’ di più
e i suoi occhi si riempivano di azzurro oceano, non esisteva più niente tranne
quell’apparente palliativo di felicità che tornava a far scorgere la sua ombra.
Anche se solo per un
momento.
NDA:
Salve a tutti! Ho recuperato finalmente tutte le puntate di
questo stupendo telefilm e ho deciso che fosse tempo di iniziare a pubblicare
qualcosa. Mi sono innamorata del personaggio di Regina e vedo una bella connessione
con il Capitan Uncino: quindi non ho potuto evitare di scrivere qualcosa su
questa coppia! E’ ambientato prima della puntata 2x16 “La figlia del mugnaio”, pertanto
chiaramente contiene spoiler per chiunque non avesse visto la seconda stagione.
Spero vi piaccia!