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Autore: Carmilla Lilith    29/08/2013    4 recensioni
Sirona si risveglia nella foresta e viene soccorsa da un misterioso cacciatore di taglie, Lovernios. La giovane non ricorda nulla del proprio passato, se non che è stata aggredita da Anya, una temibile assassina al servizio del Cavaliere dell'Incubo.
A Sirona non resta che partire, accompagnata da Lovernios, alla ricerca di Anya: solo così potrà ricostruire il proprio passato.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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capitolo 4
Il cavaliere dell’incubo si affacciò alla finestra del suo maniero, concedendosi un sorriso: Lovernios stava arrivando! Era finalmente giunta l’ora di vendicarsi e di riprendere quel corpo che si prestava così bene al combattimento.
Non avrebbe nuovamente commesso l’errore di sottovalutare la forza di volontà del suo ospite, che era incredibilmente riuscito a sfuggire al suo controllo circa un anno prima. Certo, anche il senso di colpa aveva avuto il suo peso nella ribellione di Lovernios e, sotto questo aspetto, rischiava molto meno: l’unica persona che poteva ancora rischiare d’immolarsi nel tentativo di salvare il guerriero era quella stolta di Sirona e, molto presto, anche lei non sarebbe più stata un problema, Anya la stava aspettando.
 
***
.
“Karen è morta.” disse improvvisamente Sirona, mentre lei e Lovernios percorrevano il sentiero che li avrebbe condotti allo scontro finale.
Lovernios osservò la sua compagna di viaggio, senza capire. “Era la donna che mi ha allevato, sono rimasta sola.” spiegò Sirona.
“Hai recuperato la memoria, alla fine.” commentò il giovane. “No, non del tutto. Non so perché Anya non mi ha uccisa e non ricordo con chiarezza cosa sia accaduto quella notte…” la voce della ragazza si spense, dato che lei e Lovernios avevano raggiunto il cancello d’ingresso al maniero.
I due poterono entrare facilmente, dato che il cancello sembrava volutamente lasciato socchiuso.
Nel cortile interno giacevano numerosi cadaveri di uomini armati: sembrava che fossero stati dilaniati da uno spadone gigantesco.
Come Rhuntde, pensò Sirona, mentre lottava contro la nausea provocatale dal forte olezzo di sangue rappreso. Evidentemente anche le spade di Lovernios e il Cavaliere dell’Incubo erano due facce della stessa medaglia, così come i loro proprietari.
“Non ci conviene restare qui.” osservò improvvisamente Lovernios, fermandosi accanto alla fontana che sorgeva nel bel mezzo del cortile.
Di nuovo, Sirona agì completamente d’istinto: si lanciò verso il giovane e lo spinse a terra, appena in tempo per evitare che l’attacco di Anya lo colpisse.
“Chi non muore si rivede.” mormorò Sirona alla sua rivale dai corti capelli rossi.
Gli occhi  verdi dell’altra squadrarono l’ex assassina. “Te l’ha mai detto nessuno che sei una guastafeste?” domandò, poi.
 
Nel frattempo Lovernios si stava preparando a sostenere la compagna di viaggio, ma Sirona glielo impedì.
“Vai avanti senza di me, Lovernios. Anya spetta a me, eravamo d’accordo.” disse la giovane, senza distogliere lo sguardo dall’avversaria.
Il giovane ebbe qualche esitazione ma si decise quando Sirona aggiunse, rialzandosi: “Ti prego, devo farlo da sola”.
Lovernios proseguì e il tentativo d’attacco da parte di Anya venne prontamente bloccato da Sirona. “Dobbiamo parlare.” mormorò la giovane.
Anya scrutò attentamente l’avversaria. “Ti preferivo una volta, direi che sei quasi stata il mio idolo…” commentò l’assassina, lanciando la sua arma e riprendendola al volo.
Sirona la riconobbe: era una spada dalla lama ondulata, piuttosto lunga, chiamata Asphyx.
“Il tuo idolo?” domandò Sirona, incuriosita. “Già. Dicevi che disprezzavi la nostra professione ma eri insolitamente brava. Determinata, precisa e pulita. Eri quasi diventata la leader dei più anziani, se non fossi stata così dipendente da Wolfe.” raccontò Anya, soddisfatta.
“Non mi hai uccisa perché mi ammiravi?” proseguì Sirona. Non le importavano le cose orribili che Anya raccontava: era il suo passato, non poteva rinnegarlo.
“Non esattamente. Sei stata tu ad addestrarmi e volevo darti una seconda possibilità, speravo che tu ti liberassi di Lovernios, una volta che l’incantesimo del Cavaliere fosse svanito e avessi recuperato la memoria, ma ho fatto solamente un grosso errore. Tu avresti dovuto uccidere Lovernios per poi unirti nuovamente alla tua famiglia, alla nostra causa! Non l’hai fatto, ora pagherai per questo!”.
Detto questo, l’assassina dai capelli rossi provò nuovamente ad attaccare Sirona, che la evitò scartando rapidamente di lato.
 
Adesso la giovane sapeva quel poco che ancora voleva sentir dire da Anya e poteva, finalmente, compiere la sua vendetta.
Anya si scagliò contro Sirona, che si fece avanti, tentando un affondo che la sua avversaria evitò compiendo un balzo all’indietro, per poi contrattaccare con un colpo dall’alto che Sirona dovette affrettarsi a parare.L’impatto fu comunque tanto violento da scagliare a terra la ragazza mora, che dovette rotolare rapidamente a sinistra per evitare un colpo di Anya.
Sirona riuscì a colpire l’avversaria a un braccio, per poi realizzare una proiezione che la spedì a terra e le consentì di sferrarle un calcio al fianco.
Anya rispose con ferocia, con un attacco tanto potente da scagliare Sirona in aria e farla atterrare dolorosamente al suolo. La mora dovette parare un attacco della rivale, che se fosse andato a segno l’avrebbe certamente uccisa.
“Vedo che le nuove leve non mi sono inferiori.” sorrise Sirona. “Peccato che stiate servendo una causa sbagliata!” aggiunse, mentre caricava Anya, per poi spingerla nella fontana.
La ragazza dagli occhi verdi sbatté la testa contro la statua e rimase un po’ stordita, a sufficienza da poterle infliggere il colpo di grazia. Sirona, però, era profondamente indecisa: voleva compiere la sua vendetta ma non si sentiva più in grado di uccidere.
 
Mentre la giovane tentennava udì un rumore di passi alle sue spalle e si voltò rapidamente, vedendo Puma che cercava di caricarla con la sua spada. Non fu difficile parare l’attacco dell’avversaria e scaraventarla a terra ma, quando Sirona si voltò verso Anya, quest’ultima era sparita, lasciando soltanto uno stormo di corvi inferociti che la costrinsero a rifugiarsi a qualche metro di distanza. Quando i pennuti se ne andarono, l’assassina era scomparsa.
Puma, invece, era ancora sana e salva e stava nuovamente tentando di caricare la giovane mora. Anche due uomini avevano fatto il loro ingresso nel cortile e Sirona li riconobbe come Lionel e Leonard.
“Maledetta! Hai ucciso Wolfe e Jackal!” urlò Puma, mentre Sirona parava nuovamente il suo assalto. “Io non li uccisi, è la causa che servivano a farlo.” rispose la ragazza mora.
“Traditrice, hai rinnegato la tua famiglia!” proseguì Puma.
“Ah, famiglia! Wolfe mi aveva già screditata agli occhi degli abitanti del mio villaggio, così sarei stata felice di unirmi a voi, una volta che Karen fosse morta! Non faceva altro che prendersi gioco di me, approfittandosi del mio affetto!” replicò Sirona, scagliando nuovamente a terra la sua rivale.
“Stai servendo un’illusione, Puma, dovresti rendertene conto! Jackal e Wolfe sarebbero ancora vivi se non fossimo stati così idioti da obbedire al Cavaliere dell’Incubo!” concluse la giovane, voltandosi verso Lionel e Leonard.
“Volete uccidermi anche voi?” domandò ai due che la stavano raggiungendo. “Ce ne stiamo andando, la situazione si fa troppo pericolosa e non vogliamo fare la fine degli altri.” le rispose Lionel.
“Capisco. E ne sono immensamente felice.” sorrise Sirona. “Tentiamo di portare via Puma, poi cercheremo un posto dove andare.” disse Leonard, mentre Lionel tentava di convincere Puma ad alzarsi.
“Farete meglio ad affrettarvi, allora, presto ci sarà uno scontro molto duro.” li avvertì la mora mentre Lionel sollevava di peso Puma e raggiungeva Leonard. “A tal proposito, cosa pensi di fare? Il tuo amico biondo sembra nei guai.” rispose il ragazzo.
Lovernios! Dannazione, in tutto quel caos se n’era quasi dimenticata! “Dov’è?” domandò, in preda all’agitazione.
“Nel salone principale, spero non sia troppo tardi.” rispose Leonard, prima di allontanarsi insieme ai suoi due compagni d’avventura.
Sirona corse a perdifiato, stupendosi della sua idiozia: se era successo qualcosa a Lovernios a causa del tempo che aveva perso prima di soccorrerlo era pronta ad uccidersi con le sue stesse mani!
 
Giunta davanti al portone, scoprì con orrore che era sbarrato. La giovane estrasse Foxy e riuscì a scassinare il portone, decisa come non mai a spalancarlo.
Si ritrovò davanti al combattimento più cruento a cui avesse mai assistito: Lovernios si stava scontrando contro il Cavaliere dell’Incubo e i colpi si succedevano con spaventosa violenza, mentre  Sirona restò paralizzata dalla paura e così rimase ad osservare quel fatidico duello.
Il mostro  sembrava in difficoltà mentre Lovernios lo attaccava con potenti fendenti, determinato come Sirona non l’aveva mai visto. Improvvisamente, una voce rimbombò nella testa della ragazza, ordinandole: “Vieni qui, mortale.”
Sirona inorridì quando si rese conto che le sue gambe stavano obbedendo al richiamo e tentò di opporsi a quella forza con tutta se stessa, ma invano.
Appena fu alla portata del Cavaliere, questi l’afferrò e la utilizzò come scudo umano, costringendo Lovernios a fermarsi.
“Se vuoi liberarti di me, dovrai uccidere anche lei.” disse, di nuovo, la voce del mostro. Lovernios rimase immobile. Sirona reagì. “Se è l’unico modo uccidimi! Non importa se vivo o se muoio, ho solo te al mondo!” urlò la giovane, prima che le dita artigliate del mostro si stringessero intorno al suo collo, spezzandole la voce.
Lovernios cadde in ginocchio, mentre il mostro gongolava. Sirona sapeva che l’avrebbe uccisa comunque, e con lei Lovernios. Perché l’uomo non lo capiva?
Fu un istante. Lovernios balzò in piedi e, prima che il Cavaliere dell’Incubo potesse reagire, gli mozzò la testa con un solo fendente di Rhuntde. Poi il giovane afferrò Sirona e la trasse lontano dal cadavere del mostro, che si levò in aria per poi esplodere,
L’onda d’urto scaraventò a terra i due giovani, lasciandoli al suolo privi di conoscenza.
 
La ragazza si sentì scuotere e pian piano si risvegliò. Si rigirò lentamente su un lato e aprì gli occhi. Si alzò a sedere e vide chi l’aveva svegliata.
“Wolfe?” domandò, meravigliata. “A quanto pare.” rispose l’altro.
“Non dirmelo, sono morta.” disse Sirona, guardandosi intorno. Non c’era niente da vedere, tutto intorno a lei era buio, eccezion fatta per il suo ex amato.
“No, non sei morta, ti ho solo trattenuta un po’, ma non ho molto tempo.” spiegò Wolfe, sedendosi davanti a lei.
“Non capisco. Dove siamo?” domandò Sirona, sempre più confusa. “Non è importante. Ti volevo parlare di quella notte. L’ultima, per me.” rispose il giovane, serio in volto.
La giovane annuì, decisa a non interromperlo. “Non devi sentirti in colpa per quello che è successo. Eravamo ubriachi marci, la morte di Jackal ti aveva stravolta. Volevi andartene, io tentavo di convincerti che sarebbe stato un grossissimo errore. Ti ho fatto bere.” s’interruppe. “Dio, è già un miracolo che tu non sia morta. Penso di aver fatto la fine che meritavo, in fondo.”
“Perché mi dici questo?” domandò Sirona. “Qui ho avuto modo di riflettere e non voglio che tu viva con il peso di quel ricordo. Forse dopo averti detto questo starò un po’ meno male.” rispose Wolfe.
“Vuoi che dica qualcosa a Puma se la vedrò?” domandò Sirona. Il giovane scosse la testa. “Non credo le importasse molto di me. Adesso il tempo è scaduto, devo andare”.
Furono le sue ultime parole, prima di allontanarsi nella direzione opposta a quella di Sirona, nelle tenebre.
 
“Lovernios, svegliati!” la voce di Sirona arrivò alle orecchie del giovane biondo riverso sul pavimento. Lovernios aprì gli occhi e si alzò, la giovane era seduta accanto a lui.
“Non pretenderai di essere sempre tu a far riprendere me!” sorrise Sirona.
“Dove siamo?” domandò Lovernios.
“Esattamente dov’eravamo prima, nel salone. Certo, hanno cambiato l’arredamento!” rispose Sirona. La stanza era grande, sontuosamente arredata ma i mobili e le vetrate erano completamente a pezzi, come se fosse esplosa una bomba.
“Se non fosse per questo disastro, direi che abbiamo sognato.” commentò Lovernios, guardandosi intorno. Sirona annuì e si alzò in piedi, per poi aiutare il mercenario.
“Temevo che avessi fatto una brutta fine.” mormorò Lovernios, rivolto all’amica. “Grazie! Riponi un’immensa fiducia nelle mie capacità!” replicò lei, offesa.
“Conosco te, ma so di cos’è capace Anya.” si giustificò Lovernios. “Comunque anch’io pensavo che tu avessi bisogno di me. Invece stavi per buttare tutto alle ortiche a causa mia!” proseguì Sirona.
“Credi davvero che non sapessi che ti avrebbe uccisa in ogni caso?! Ma ho avuto paura, davvero.” disse Lovernios, raccogliendo Rhuntde.
 
Sirona l’osservò, mantenendosi a distanza. Raccolse Foxy: la sua spada era miracolosamente intatta, a conferma della sua resistenza. Il ricordo di Karen balenò nella mente della giovane, che pianse in silenzio.
“Manca anche a te, vero?” domandò Lovernios, che si era portato accanto alla ragazza. “Tantissimo, la mia famiglia era lei.” annuì Sirona, lasciandosi andare alle lacrime, per la prima volta senza vergogna.
“In che senso anche a te?” domandò la giovane, non appena i singhiozzi s’interruppero a sufficienza da lasciarla parlare.
“Karen ti ha donato Foxy, mio padre mi donò Rhuntde. Quando ero ancora posseduto dal Cavaliere  l’ho ucciso.” rispose Lovernios, mentre i suoi occhi azzurri si facevano lucidi.
“Non sei stato tu ad ucciderlo, è stato il Cavaliere dell’Incubo.” disse Sirona, tentando di consolarlo. Nonostante tutto, credeva in ciò che aveva appena detto.
Lovernios si limitò ad annuire, assorto. Non era certo che il suo conflitto con l’anima del Cavaliere si fosse concluso quel giorno, in fondo il male non si può estinguere del tutto.
 
I due rimasero qualche minuto in silenzio, ognuno assorto nei suoi pensieri, poi uscirono dal castello.
“Adesso che cosa facciamo?” domandò Sirona. Tutto sommato i due non avevano più motivo per restare insieme: Anya era sparita e la Soul Edge era sconfitta. Per il momento.
“Vorrei finalmente tornare da mia madre, devo parlarle.” rispose Lovernios. “Io dovrò inventarmi qualcosa, adesso.” disse Sirona, parlando più a se stessa che al compagno di viaggio.  
“Nel paese dove abito c’è una grande armeria e il proprietario si lamenta sempre dell’incapacità dei suoi aiutanti, vorrebbe qualcuno di più esperto.” disse, con apparente noncuranza, Lovernios.
Sirona sorrise. “Sbaglio o mi stai invitando a venire con te?” domandò, poi. “Non posso lasciarti da sola, finiresti nuovamente nei guai!” replicò Lovernios.
“Non ti permetto di parlarmi in questo modo, Lovernios, sai benissimo che sono io che devo vegliare su di te!” rispose Sirona, fingendosi scandalizzata. “Sbaglio o è un sì?” domandò Lovernios.
Sirona annuì. “Sei certo di quello che fai, Lovernios?” domandò la giovane, facendosi seria.
“Sì, assolutamente. Forse abbiamo qualche possibilità di vivere una vita serena.” rispose Lovernios, anche lui serio.
“Insieme?” la domanda fu più veloce dell’autocontrollo di Sirona, che arrossì violentemente. “Mi sembra presto per dirlo.” rispose Lovernios, un po’ stupito.
“Già! Tu non sei stravolto?” domandò Sirona, tentando di sminuire l’accaduto. Il giovane annuì. “Ci aspetta un lungo viaggio, dovremmo recuperare le forze”.
 
Quella notte, mentre Sirona si coricava nel letto accanto a quello di Lovernios, la giovane ebbe modo di  ripensare a tutto quello che l’era accaduto dopo l’incontro con il giovane biondo.
Quell’incontro le aveva sconvolto e, in qualche modo, salvato la vita. Lei teneva realmente a lui, ma in effetti non sapeva che rapporto era il loro, sarebbe stato soltanto il tempo a deciderlo.
L’aspettava una nuova vita, con tutti i ricordi della vita precedente finalmente nitidi, indimenticabili.
Karen, Wolfe, Jackal, Puma… la stessa Foxy. Se n’erano andati per sempre ma Sirona non li avrebbe mai più dimenticati, mai più rinnegati. Tutto sommato erano stati la sua famiglia, anche se per poco.
Ora che sapeva chi era, Sirona sapeva di poter guardare con serenità al futuro, diventando finalmente padrona del proprio fato.
 
L’angolo dell’autrice
 
Tremate, tremate, le vampire metereopatiche sono tornate!
Per cominciare mi scuso per l’osceno ritardo con cui pubblico questo capitolo, ma prima sono andata un po’ in crisi per motivi assolutamente personali, poi mi sono lasciata prendere dai dubbi su questo scritto, tanto che pensavo di cancellare il terzo capitolo, ripubblicarlo ampliato e modificare il finale. Alla fine ho deciso di lasciare così il testo, con la speranza che il mio prossimo fantasy sia migliore: ho già cominciato a scriverlo e finalmente riprenderà la mia serie “Le sette spade di Efesto”.
Che dire, vi ringrazio per aver seguito e recensito questa storia, spero di ritrovarvi alla prossima.
 
Carmilla Lilith.
 
  P.s. Non c’entra assolutamente niente, ma dopo aver schifato i Nightwish per il cambio di cantante, sto ascoltanto Imaginereum... ed è tanta roba!
   
 
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