Rabbit heart and Lion heart
Prologo
Non
era ancora suonata la campanella della fine delle lezioni e
già Brienne aveva
dovuto abbandonare la classe di Inglese per raggiungere
l’ufficio del preside,
in fondo al corridoio che partiva dalla caffetteria.
Come
al solito, era stata convocata a causa del comportamento indisciplinato
di uno
studente; come al solito, lo studente apparteneva alla sua classe di
Biologia
e, come al solito, era stato
beccato
a fumare nel cortile della scuola.
Non
dovette neanche varcare la soglia della presidenza per accertarsene,
perché
l’odore di nicotina le invase violentemente le narici; una
sorta di follia la
colse, dare le spalle ai doveri di capo del Consiglio Studentesco e
tornare
alla sua lezione, ignorando l’ennesima richiesta del suo
superiore, ma durò ben
poco: Brienne Tarth era una donna d’onore e non si sarebbe
mai tirata indietro.
Mai,
nonostante i tentativi del preside di utilizzarla come
“spaventapasseri” per
tutti gli studenti fuori controllo.
Fece
un respiro profondo, si sistemò rapidamente i corti capelli
biondi e il
colletto della camicia che spuntava fuori dal cardigan grigio, poi
bussò.
«Avanti.»
«Voleva
vedermi, preside?» chiese educatamente Brienne, come se nelle
ultime due
settimana non avesse ripetuto quella domanda almeno tre volte.
Il
preside Tully scattò in piedi, cerimonioso, giocando con la
lunga barba rossa
striata di bianco che incorniciava il suo volto rugoso. «Ah,
signorina Tarth,
benarrivata.» Le fece cenno di prendere posto sulla sedia
vuota.
Prima
di eseguire l’ordine, Brienne rivolse un fugace sguardo alla
chioma bionda che
spuntava dello schienale della sedia accanto alla sua, notando che lo
studente
che – come al solito
– avrebbe dovuto
riportare in classe non tentava neanche di mantenere una postura
adeguata al
luogo in cui si trovavano; una gamba nascosta dai jeans era poggiata
sopra un
bracciolo, con arroganza.
«Mi
duole farti perdere tempo,» esordì il preside,
torturandosi di nuovo la barba,
«ma ho reputato opportuno chiamarti per risolvere una
questione piuttosto
incresciosa…»
«Andiamo,
vecchio, basta con i preamboli» lo interruppe una voce alla
sinistra di
Brienne. «Siamo ospiti abituali del tuo ufficio, che bisogno
c’è di essere
formali ogni volta? Dillo: ho fumato un’altra volta a scuola
e la donzella
dovrà avvertire il comitato, così mi metteranno
una nota di demerito che non
varrà assolutamente niente, perché mio padre paga
ogni singola sedia su cui
poggiate il vostro culo. Possiamo andare adesso?»
Jaime
Lannister, le sue famose buone maniere e la capacità di
ricordare a tutti,
professori e preside, di essere in grado di buttarli per strada da un
giorno
all’altro – il che era la ragione per cui nessuno
lo aveva ancora cacciato
dalla King’s Landing High. E le sue minacce non erano a
vuoto: era stato
soprannominato Headslayer per aver fatto trasferire in un altro
istituto il
vecchio preside Aerys Targaryen.
Se
non si fossero trovati nella presidenza, probabilmente Brienne lo
avrebbe preso
a pugni.
“E
gli farei parecchio male,” realizzò,
perché la sua stazza non era come quella
delle altre studentesse. Brienne era alta quasi due metri e aveva le
spalla
larghe di un nuotatore, oltre a un viso ben poco conforme
all’idea di bellezza
che aveva il mondo.
Brienne
Tarth faceva paura, era quello il motivo per cui il preside credeva che
riportare Lannister in aula quasi ogni giorno potesse spaventarlo e
indurlo ad
abbassare la cresta, ma non avrebbe mai funzionato: se anche lo avesse
preso a
pugni, “Headslayer” si sarebbe fatto una risata
prima di risponderle con la
stessa moneta. Perlomeno lui non faceva differenze tra ragazzi e
ragazze.
Hoster
Tully lanciò uno sguardo di fuoco a Lannister, ma invece di
urlargli contro riportò
gli occhi su Brienne e le disse: «Potresti pensarci tu? Mi
faresti un grosso
favore.»
«Certamente,
signor preside.»
Senza
aggiungere altro, Brienne strattonò Lannister per la manica
del giubbotto rosso
e oro e lo alzò in piedi, lieta almeno che il ragazzo non
opponesse resistenza.
«Andiamo.»
«Con
calma, donzella, non c’è fretta.»
Aveva
ragione: appena usciti dell’ufficio del preside, furono
investiti da una folla
di studenti che si dirigevano presso la caffetteria della scuola per
godersi il
meritato pranzo.
«Dammele»
mormorò a denti stretti Brienne.
Lannister
sollevò un sopracciglio, ma il suo ghigno trattenuto le fece
capire che ci
aveva visto giusto. «Che cosa?»
Brienne
frugò nelle tasche del suo giubbotto, ignorando i suoi
«Ehi!», fino a quando
non ebbe trovato un pacchetto di sigarette.
«Queste»
rispose, prima di gettarle nel secchio della spazzatura accanto a loro.
«Che
peccato» sospirò Lannister. «Ne ho solo
altri due a casa.»
Estrasse
l’accendino e se lo rigirò fra le dita,
finché Brienne non gli spinse le spalle
contro il muro. «Non devi farlo a
scuola.»
«Sta’
calma, donzella! Non perdere tempo ad arrabbiarti, tanto si sa che mio
padre
sistemerà le…»
«Non
mi importa di tuo padre, Headslayer»
sbottò, strappandogli anche l’accendino dalle
mani. «Potrà anche tirarti fuori
dai guai, ma io devo fare il mio lavoro.»
«Speri
di essere notata così?» la canzonò
Lannister. Approfittò della sua momentanea
incapacità di replicare per allontanarla da sé,
poi – mani in tasca e sorriso
sardonico sul volto – girò l’angolo
oltre la caffetteria.
«Ti
restano ancora due ore di lezione prima di tornare a casa!»
gli gridò dietro
Brienne, sfiancata dal suo atteggiamento.
«Lo
so, lo so! Vado solo in bagno, o vuoi tenermi d’occhio anche
mentre piscio?»
Lo
lasciò andare, maledicendolo in silenzio per tutto il tempo
che avrebbe
continuato a farle perdere.
*****
L’aria
alla King’s Landing High si stava facendo fin troppo
soffocante per Jaime, che
era fuggito via all’ultimo suono della campanella di quel
giorno, lasciando
perdere le attività extra previste per il pomeriggio. Era
stanco di quella
scuola, dei professori e della presunzione degli studenti del penultimo
anno
come lui, che sembravano avere come unico scopo nella vita quello di
ottenere
più crediti extra possibili per poter accedere ai migliori
college – come Dorne
o, per chi voleva scappare dalla propria vita, la lontana Meereen.
Jaime
avrebbe voluto scappare anche lui, ma non con la scusa di un college
lontano da
King’s Landing: voleva andarsene e ricominciare da zero,
dimenticare il suo
nome, la sua famiglia e tutto ciò che faceva parte del suo
passato.
Masticando
una gomma durante il tragitto verso casa, Jaime si chiese se avrebbe
trovato
più aria, tra le pareti della villa, rispetto a quella che
la scuola gli negava.
“Fino
alle cinque,” si rispose, “poi Cersei
tornerà e ricominceranno i problemi.”
Si
era chiesto più volte come sarebbe stata la sua vita se
avesse fatto scelte
diverse: un padre orgoglioso dei suoi risultati scolastici, un fratello
di
dieci anni con cui giocare a fare i cavalieri e una sorella da prendere
in giro
per l’eccessiva attenzione al proprio aspetto fisico.
Ma
non aveva avuto possibilità di scelta, quella era la cruda
verità. A Jaime
Lannister non era mai stata data l’opportunità di
scegliere chi amare e questo
aveva mandato tutti in malora.
«Sing,
sing, sing, sing» cominciò a
canticchiare tra sé dopo aver sputato la gomma, cercando di
cancellare quei
pensieri negativi dalla testa, invano. «Everybody start to sing like dee,
dee, dee, bah, bah, bah, dah…»
Quando
pensava alla propria esistenza, la vedeva rappresentata in un quadro
surrealista: un deserto con rocce come lame di un temperino, pronte a
colpirlo
in qualsiasi momento, e sopra un sole che cercava di splendere, ma che
una
montagna celava in parte.
Quella
montagna era costituita da miriadi di globuli rossi, tutti del suo
stesso tipo
– e della sorella. Jaime e Cersei condividevano la casa, la
classe di
Sociologia e il sangue, ma durante la gravidanza della madre avevano
condiviso
anche l’utero; Jaime e Cersei erano nati insieme e insieme se
ne sarebbero
andati, questo era ciò che sosteneva sua sorella, ma non
aveva idea di quanta
felicità gli dessero quelle parole.
La
felicità che precedeva la presa di coscienza della loro
situazione.
«When
the music goes around, everybody’s goes
to the town…» cantò a voce
leggermente più alta, sperando che servisse a
qualcosa.
Avrebbe
dato tutto pur di essere un ragazzo normale.
Con
una famiglia vera, non un padre freddo e assente che pensava solo al
mantenimento
del buon nome dei Lannister, un fratello affetto da nanismo e una madre
morta
dandolo alla luce; una famiglia dove il padre non odiasse il figlio
minore, una
famiglia dove lui fosse libero di trattarlo come un bambino e non come
una
persona che era dovuta diventare adulta troppo presto, una famiglia
dove sua
sorella non fosse altro che una sorella.
Forse,
in un qualche paese dell’estero, avrebbero accettato un
matrimonio tra
consanguinei; forse nessun dio, in quello sconosciuto e remoto paese
dell’estero,
avrebbe potuto giudicarli.
Forse
esisteva davvero, quel paese, ma non sarebbe bastato a salvarlo dalla
paura più
grande: quella di sapere che Cersei – la bella Cersei
Lannister, reginetta
della scuola, fidanzata con il popolare Robert Baratheon – lo
vedeva solo come
un fratello.
Diede
un calcio a una lattina, che si andò a schiantare contro un
palo. «Swing,
swing,
swing, swing, listen the trumpet swing» insistette.
«Blow, blow, blow, blow, listen to
the trombones go!»
Jaime
Lannister odiava la sua vita e voleva fare il possibile per
distruggerla, così
non avrebbe pensato agli occhi di sua sorella – come i suoi.
Ai
suoi capelli – maledettamente come
i
suoi.
Alle
sue…
Questa
volta il suo piede incontrò il ferrò del cancello
di Casterly Rock. Jaime,
dolorante, portò lo sguardo sul leone che svettava poco lontano, in cima
all’arco che fungeva da
entrata nella villa.
Il
leone, simbolo di coraggio – c’era qualcuno che
volesse prestargliene un po’?
“Non
possiamo scegliere chi amare,” si ripeté ancora
una volta, aprendo il cancello.
Vorrei ringraziare prima di tutto A g n e per avermi fatto da beta (♥), poi voi per aver letto: invio a tutti cioccolata&caramellegommose :3
Ho scritto la mia prima AU sul fandom di GOT (a pensarci bene, credo sia la mia prima AU in assoluto) e, beh, spero vi sia piaciuta.
Anche questa storia partecipa alla Mistery Weekly Table-y dello PY, con i prompt:
- AU
- Rabbit Heart (Florence + The Machine)
- Sing, Sing, Sing (Benny Goodman)
- immagine
Cosa dire? Mi sarebbe sempre piaciuto scrivere una storia AU, ma non sapevo da dove iniziare; guardando alcune puntate della terza stagione di GOT, poi, Jaime e Brienne mi sono sembrati (DI NUOVO) così carini... ehm, due personaggi che interagiscono tanto bene tra loro che mi hanno finalmente ispirata.
Non ho niente da dire su Brienne, che spero di essere riuscita a mantenere IC, ma per quanto riguarda Jaime preferisco precisare che c'è un motivo per cui, a primo impatto, può apparire OOC: ho cercato di trasportare il suo amore per la sorella ai giorni nostri, dove due amanti incestuosi non siedono su un trono (per generazioni), aggiungendo anche un (apparente? Chi lo sa) disinteresse di Cersei nei suoi confronti. Pensandoci, nella mia testa è venuto fuori un ragazzo che si sente inadeguato e che prova una maggiore empatia per il fratello rispetto al resto della famiglia; ma non aggiungerò altro, perché il resto arriverà dalla bocca di altri personaggi.
Un'ultima informazione: non appariranno personaggi della "nuova generazione", ma mi concentrerò sui personaggi già nati al tempo di Aerys II; per necessità di copione, ho inoltre dovuto adattare la loro età alla storia.
Grazie ancora per aver letto ♥
Medusa, a Lannister