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Autore: Lucinda Grey    31/08/2013    0 recensioni
"Morire è solo un momento,
dicono che non fa male.
E' un graduale indebolimento e poi,
non vedi più"
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dolore.
Dolore che ti pervade e ti dilania.
Stringi le mani attorno al fianco, oggi é la milsa che viene attaccata.
Alzi lo sguardo da troppo tempo ormai freddo e distaccato. 
Sei un guscio all'apparenza vuoto, ma al tuo interno mille vasi di pandora.
Sembri distaccata e indifferente a tutto e tutti.
Vero, non ti importa piú.
- Signorina Lewis, puó fermarsi cinque minuti dopo il termine della lezione?-
Professoresse impiccione.
Annuisci.
Altre fitte che ti strappano un gemito involontario e il tuo compagno di banco ti guarda.
Lo osservi anche tu, con i tuoi occhi azzurro ghiaccio che mandano lampi
ed un chiaro messaggio : 'fatti gli affari tuoi'.
La campanella. Oh che bello! Casa, relax e...
Ti giri verso la prof che ti aspetta in piedi davanti alla cattedra, e ti avvicini.
Ha lo sguardo serio: che é successo? Qualcosa di piú grave di quello che giá succede?
-Luce... Noi professori siamo preoccupati per te-
E sti cazzi?
- Non studi piú, non intervieni piú... Fino a due mesi fa avevi un ottima media, ma ora...-
La guardi e non sai se ridere o piangere. O commuoverti.
-Professoressa, apprezzo molto che vi preoccupiate per me ma non potete fare nulla. Perché studiare? Perché passare l'ultimo mese qui faticando?-
-Cambi istituto?- 
-No. Muoio-
Eccolo lí, il solito gelo che pervade l'aria attorno a te dopo la notizia.
- Che... Che vuol dire?-  ti chiede lei con voce tremante.
- Che ho un cancro quasi all'ultimo stadio e che mi corrode dall'interno.
   Non hanno un rimedio a parte aspettare. Ho un mese, o poco piú-
Secca, diretta, brutale. É il tuo rimedio contro tutto questo.
Il terrore le stravolge il viso, si siede pesantemente su una sedia e ti guarda con gli occhi sbarrati e una mano davanti alla bocca.
Il solito insomma. Che noia.
Uno scricchiolio da fuori la classe ti distrae. Ti rigiri verso di lei con i sensi all'erta.
- Preferirei che voi docenti teneste questa informazione riservata, non voglio essere oggetto di pietá-
-C-certo come vuoi tu cara. Oh, mi dispiace tanto...-
-Anche a me-
Ti giri ed esci fuori dalla classe. Hai uno strano presentimento.
Ti scontri con qualcuno che scappa. Appunto.
Guardi il tuo compagno di classe con sguardo omicida e lui continua a tremare. Perdente.

 
Arrivi a casa e tua madre ti abbraccia. Si vuole imprimere sulla pelle il tuo ricordo.
17 anni sono troppo pochi per una madre, forse troppo pochi anche per chiunque.
Passate il giorno insieme, un po' a casa e un po' a spasso.
Peccato per quelle fitte maledette che ti fanno piegare in due in mezzo alla strada. 
Compresse di morfina, immediatamente.
Si torna a casa e tu provi ad ingerire qualcosa della succulenta cena che tua madre ti prepara. Due forchettate, non di piú, non ci riesci. Tua madre continua a sorriderti ed accarezzarti ma vedi la disperazione nei suoi occhi. 
Ti senti in colpa. 
É solo colpa tua se sta cosí.
La notte é un tormento continuo. Il dolore si mischia ai sensi di colpa e i mille pensieri che ti vorticano in testa e non ti fanno riposare, nemmeno un po'.
Sei pallida, smunta e fragile oramai, ti tieni in piedi solo grazie alla tua volontá. Non sei debole e mai lo sarai. É stato un caso, tu non centri nulla. 
 
Nuovo giorno.
Mentre ti dirigi in classe vedi che molti ti fissano. Non hanno mai visto un'anoressica?
Appena entri peró, capisci. Loro sanno e adesso ti sommergeranno di pietá.
Molti fanno per avvicinarsi, ma il ringhio gutturale che ti nasce spontaneo li tiene a bada: é la tua prima reazione da due mesi. I tuoi occhi mandano lampi e tutto di te, ora, é l'essenza stessa della furia: non vuoi essere compatita!
La giornata prosegue atrocemente: tutti ti guardano falsamente dispiaciuti e pronti a dirti qualche parola di conforto. Tu li schivi e prosegui per la tua strada.
Peccato che poco prima del portone d'ingresso crolli a terra in preda agli spasmi.
Che bella scenetta.
Quando le fitte si attenuano riesci ad ingoiare due pasticche di morfina; ora c'é solo da aspettare, peccato che tutti facciano capannello intorno a te. Traballante ti alzi, e te ne vai camminando veloce quanto le tue gambe ti consentono. Hai paura ora, lo sai tu e lo sanno gli altri. Hai paura di perdere ció che hai e le possibilitá che potevi avere. Dannazione!
 
Ti restano una decina di giorni... Forse.
Ormai sei sul letto di ospedale, con la morfina sempre in circolo e molto spesso in coma farmacologico. Non vogliono che tu soffra piú del dovuto.
Hai scritto il testamento, smantellato la tua camera e distribuito i tuoi ricordi ai tuoi cari. Hai deciso di farti cremare, e con te, tutti i tuoi libri. Altrimenti ti annoierai in attesa di tua madre.
Se potrai scegliere la aspetterai qui, le farai un altro po' di compagnia. Anche lei non se la passa bene: é deteriorata come te, ma a causa della tua perdita. Dovrá riprendersi, dovrà esser forte. 
Che spreco.... Dio, datti una mossa.

 
La senti, ormai é vicina. Non hai piú paura, non ce n'é motivo nè bisogno.
Ti sovvengono in mente i versi di uno dei tuoi libri. Le protagoniste erano streghe e cercavano la loro sorella nel tempo. 
                          'Morire é solo un momento,
                            dicono che non fa male. 
                          É un graduale indebolimento
                                e poi non vedi piú '*
 
Semplice no?
 Come addormentarsi...




*La settima strega, Paola Zannoner
  
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