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Autore: lilyhachi    01/09/2013    7 recensioni
(Isaac Lahey/nuovo personaggio; spoiler sulla seconda stagione)
Non voleva che lei si preoccupasse, non voleva che lei perdesse le giornate a pensare a lui e a cosa gli stava succedendo. Quello era un suo problema, non di Lyla. Era lui che continuava a subire in silenzio come un bambino che non aveva la forza di combattere, di alzarsi in piedi e cercare di uscire da quello schifo. Era un suo problema, e si sarebbe dovuto battere presto per risolverlo.
Gli dispiaceva essersi presentato in quel modo, distraendola dai suoi compiti.
Non voleva affliggerla, voleva solo rannicchiarsi tra le sue braccia.
Voleva conforto, voleva un appiglio e Lyla era il suo porto sicuro.
“Vorrei che tu smettessi di provare dolore”, sussurrò lei ad un palmo dal suo viso.
Isaac le sorrise, accarezzandole dolcemente i capelli.
“Mi basta stare con te e non sento più dolore”.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isaac Lahey, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Because I don't have anyone'
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A te che sei arrivato fino a qui.

Epilogo
 
Unintended
 
Lyla aveva paura.
La sua paura però non era quella che avrebbe dovuto avere una normale adolescente: non era la paura di andare male ad un compito, non era la paura di non piacere ad un ragazzo o di saltare la festa dell'anno.
No. La sua paura dovuta a ben altre complicazioni, riguardanti un problema noto come licantropia.
Era iniziato tutto da lì, dal momento in cui aveva scoperto il segreto di Isaac.
Da allora, ogni volta che chiudeva gli occhi un nuovo incubo si faceva vivido in lei.
Lyla aveva paura.
Aveva paura di svegliarsi ed accorgersi di essere rimasta sola, di scoprire che erano tutti morti, di scoprire che di Isaac non era rimasto che un corpo senza vita, e di scoprire che lei non avrebbe potuto fare nulla al riguardo.
In effetti, come avrebbe potuto? 
Lei era semplicemente un minuscolo granello di sabbia senza alcuna importanza, una spettatrice di uno show mostruoso e più grande di lei. Ogni volta che si ritrovava a pensarci, la gola diventava improvvisamente secca, lo stomaco si chiudeva in una morsa insopportabile e gli occhi...beh, quelli cominciavano a lacrimare, facendola piangere per tutta la notte.
Lyla aveva paura.
Non aveva fatto che ripetere le stesse frasi nella sua mente ogni secondo; quelle stessi frasi che l'avrebbero accompagnata praticamente ogni giorno.
Ti prego, non morire. Ti prego, non lasciarmi. Ti prego, torna da me tutto intero.
Aveva paura anche in quel momento, mentre era seduta sul letto con un ginocchio al petto, mentre la gamba destra era distesa lungo il materasso e riusciva a malapena a muoverla per il troppo dolore. Era ridotta abbastanza male, ma avrebbe sopportato...per Isaac avrebbe sopportato. Tutte le ferite che si era procurata bruciavano come tizzoni ardenti. Si portò una mano alla bocca e la ritrasse immediatamente per il dolore provocato dalla visibile spaccatura sul labbro superiore.
Come si era giustificata con la sua famiglia? Ah sì, un pirata della strada aveva fatto sbandare la sua macchina, ma d'altronde cosa avrebbe dovuto dirgli? Ehi, papà un gruppo di cacciatori psicopatici ha tagliato la strada a me e Stiles nel tentativo di rapirci ed usarci come ostaggi!
Una frenata brusca, la macchina che si ribaltava, un colpo, uno squarcio e poi solo dolore.
Un dolore che ancora adesso si faceva sentire.
Un dolore che le aveva fatto credere di essere morta.
Un dolore che le aveva fatto capire maggiormente quanto lei fosse debole e umana.
Un dolore che le aveva semplicemente ricordato che forse Isaac non doveva stare insieme a lei.
Lyla cominciò una lotta senza sosta contro quelle dannate lacrime che pregavano di uscire, chiedendosi se stesse facendo la cosa giusta; chiedendosi se aveva fatto bene a seguire il consiglio di Stiles; chiedendosi quando fosse diventata così lamentosa. Solo che non voleva che Isaac vedesse di nuovo quanto lei continuasse ad essere solo una piccola e debole umana. Non voleva che Isaac le stesse dietro. Lei era soltanto un peso morto per lui ed il suo branco, ma Isaac era riuscito ad avvertire sempre tutto, anche quando Lyla si sforzava di nasconderlo.
Ogni volta che era scoppiata in un pianto sommesso, Isaac era sempre stato lì, e semplicemente l'aveva stretta. Aveva baciato i suoi occhi lucidi, l'aveva rassicurata con la sua voce morbida e tutto era diventato d'un tratto più leggero e meno doloroso...perchè Isaac aveva sempre avvertito le preoccupazioni di Lyla come fossero un fiume in piena che lui doveva assolutamente fermare.
La ragazza guardò il cellulare, osservando quanto tempo era trascorso dall'invio del messaggio al cellulare di Isaac, sempre sotto consiglio di Stiles. Erano passati venti minuti e Lyla cominciò a pensare che non sarebbe venuto. Forse era meglio così. Forse non lo meritava.
Si voltò verso la finestra che aveva lasciato aperta, come ogni volta. Non era mai riuscita a chiuderla, perchè chiudere quella finestra significava chiudere il suo cuore ad Isaac e lei non sarebbe mai stata in grado di fare una cosa del genere. Nel momento in cui Lyla intravide Isaac avvicinarsi alla finestra aperta, sentì un groppo in gola, posando il viso sul ginocchio e conficcando le unghie sulla gamba già dolorante.
“Lyla...”. Isaac si avvicinò subito a lei e la mano si posò leggera come una piuma sulla sua spalla.
Lei gli strinse così forte la mano che per un attimo pensò di fargli male, per poi ricordarsi che Isaac probabilmente stava sentendo solo un leggero solletico per quella presa.
Lui le accarezzò il labbro spaccato, facendola indietreggiare per il dolore. Isaac sorrise, ricordando una scena molto familiare in cui però era lui ad essere ferito e a ritrarsi come un bambino capriccioso e scorbutico.
“Non hai paura di me?”, domandò lui con una malinconia così evidente nella voce che per poco Lyla non si sentì male al pensare che era stata lei a provocarla.
“No”, rispose in un sussurro.“Voglio vederti”.
Lyla pronunciò quella frase con un tono così basso, che sembrava un fruscio di foglie percettibile appena alle orecchie di Isaac, che la guardò disorientato.
“Lyla”, cominciò lui con voce bassa, “Non so se...”.
La ragazza gli mise le mani sulle spalle, fissandolo in maniera decisa. Non aveva alcuna intenzione di accettare un no come risposta...bastava guardarla in viso per capirlo.
Isaac fece un cenno di assenso con la testa e abbassò lo sguardo; deglutì pesantemente prima di risollevarlo. Quando lo fece, Lyla non mostrò alcun segno di turbamento, anzi, lo osservò attentamente per poi cominciare a percorrere il suo viso con le mani, come fosse creta , ripensando a quando lo aveva visto per come era davvero la prima volta. Gli occhi erano gialli, ma riuscì a riconoscere un alone azzurro appena accennato. Come aveva potuto anche solo per un secondo aver paura di quegli occhi che la stava guardando in maniera così dolce?
“Mi dispiace”, continuò lei, sentendosi sempre più in colpa. “Non voglio che tu pensi che ti reputi un mostro, perchè non è così. Ero spaventata e mi dispiace, io...”
Isaac poggiò la fronte sulla sua, carezzandole il viso. “Va tutto bene. Ti sono successe tante cose e soltanto per colpa mia. Avrei potuto evitare tutto questo.”.
Lyla sospirò, fermando le lacrime, e aggrappandosi ad Isaac. “Smettila”.
“Saresti potuta morire”, disse lui in un soffio, e guardando il materasso. Aveva combattuto tutto il tempo contro l'immagine di lei in un letto d'ospedale, ferita per colpa sua.
Non riuscivano a fronteggiare il dolore che entrambi avevano provato e che avevano causato all'altro. Non riuscivano a sopportare l'idea di essersi feriti a vicenda.
Lyla si avvicinò maggiormente ad Isaac: più si avvicinava, più il viso del ragazzo tornava normale.
Isaac si portò alle spalle della ragazza, facendo aderire il proprio petto alla sua schiena e stringendole la vita, per avvolgerla con il suo calore. Il ragazzo notò il taglio alla base del collo e un livido ben evidente sulla spalla lussata della ragazza.
“Ti fa molto male?”, chiese con voce morbida.
“Passerà”, rispose lei con tono neutro.
Sfiorò le spalle della ragazza, che gemette per il dolore, portando istintivamente il busto in avanti, ma Isaac la rassicurò, facendola riavvicinare. Isaac posò il palmo aperto sulla spalla, ricordando le parole che gli aveva detto Deaton il giorno in cui era stato alla sua clinica insieme a Scott.
Ti sei mai chiesto cosa puoi fare per gli altri?.
Isaac stava pensando a cosa potesse fare per lei. Il ragazzo, a contatto con la sua pelle, cominciò a sentire il battito di Lyla come fosse il suo; sentiva la sua preoccupazione, la sua ansia, il suo dolore e non soltanto quello fisico dovuto agli ultimi avvenimenti, sentiva anche il dolore dovuto ai suoi sentimenti per lui e al suo stato d'animo. Isaac contrasse il viso in una smorfia di dolore: la testa prese a girargli, le gambe erano doloranti e con esse anche le sue spalle. Strinse i denti, cercando con tutto sé stesso di resistere più che poteva: sarebbe arrivato al limite pur di toglierle ogni singola traccia di dolore, sarebbe arrivato anche ad un passo dalla morte.
Lyla girò leggermente la testa e vide la mano di Isaac farsi scura, le vene erano ben evidenti e nere mentre lei stava iniziando a sentirsi stranamente meglio. Gli occhi azzurri del ragazzo stavano cambiando colore e Lyla intuì che il suo improvviso benessere era dovuto proprio a lui, ma questo non faceva altro che danneggiarlo, e poteva constatarne i segni sulla pelle di lui.
“Isaac”, esclamò la ragazza con tono allarmato, riportandolo alla realtà.
Il ragazzo tolse la mano e Lyla lo sentì tirare su con il naso: aveva gli occhi lucidi, e stava tentando di asciugarli con la manica della felpa.
“Stai bene?”, chiese la ragazza, carezzandogli il viso, e asciugando le sue lacrime con le dita.
Lyla continuò a sfiorare il suo profilo, sotto lo sguardo fisso di Isaac; si soffermò sui suoi occhi ancora lucidi e vi posò un bacio per fare in modo che quelle lacrime potessero evaporare.
Isaac la fece voltare, tornando a stringerla. Quando aveva visto Lyla priva di sensi e con ancora addosso l'odore pungente di sangue secco, gli era sembrato di morire cento volte. Il suo respiro si era fermato e con esso anche il battito del suo cuore. La sua mente era vuota, non riusciva a ragionare, a capire cosa avrebbe dovuto fare in quel momento. Pensava solo che non se lo sarebbe mai perdonato se lei fosse morta ed il senso di colpa gravava famelico sulle sue spalle, divorandolo alla vista del suo corpo ferito. Le mani di lui presero a carezzarle i fianchi, facendo tremare leggermente Lyla. Isaac aveva quasi paura di romperla, come fosse fatta di vetro. Lei era un sogno delicato e soffice, e lui aveva paura di infrangerla in mille pezzi per una sola mossa sbagliata. Doveva stare sempre attento a controllare ogni gesto, ogni bacio e ogni carezza che le donava.
“Isaac”, sospirò lei, con la testa completamente adagiata contro il suo petto, mentre il ragazzo prese a baciare entrambe le spalle, attento e meticoloso ogni volta che sfiorava con le labbra le ferite che marchiavano quella pelle perfetta.
Lyla si voltò verso di lui, desiderosa di incontrare quelle pozze azzurre, e Isaac la strinse con attenzione per non farle male, catturando quelle labbra morbide e dolci. Forse stava sentendo dolore per la spaccatura sul labbro ma a lei sembrava non importare in quel momento, perchè il sapore di Isaac avrebbe guarito quel dolore. Isaac, infatti, voleva cancellare tuttoVoleva coprire quel dolore con i suoi baci, con le sue carezze, voleva nascondere tutto ciò che si celava dietro quelle ferite, perchè lei era troppo preziosa per essere deturpata.
Isaac aveva bisogno di sentirla respirare, di sentire il sapore delle sue labbra, il battito del suo cuore e il calore delle sue mani.
Aveva bisogno di accertarsi che lei fosse lì tra le sue braccia...viva, e che ci sarebbe stata per molto altro tempo ancora.
Aveva bisogno di sapere che non l'aveva persa, nonostante avesse rischiato.
“Perchè sei venuta negli spogliatoi?”, chiese il ragazzo, staccandosi e alzando lo sguardo su di lei.
Lyla rimase un attimo a guardarlo. Quella era un'ottima domanda. Perchè era andata da lui non appena lo aveva visto cadere a terra, immobile?
“Perchè ti amo”. Dirlo la fece sentire un attimo più leggera. Da quanto tempo teneva quella frase chiusa a chiave nel suo cuore? Per quanto aveva evitato di pronunciarla per paura che nel momento esatto in cui l'avrebbe pronunciata, sarebbe tutto svanito all'improvviso?
La baciò di nuovo, lentamente e dolcemente. “Ti amo anche io, Lyla...non sai quanto”.
C'era solo amore in quei gesti e voglia di stare stretti, per paura che qualcuno potesse dividerli.
C'era solo voglia di affogare, di lasciarsi sommergere e cullare da quelle sensazioni.
“Mi dispiace”. Il sussurro di Isaac fu percettibile appena, come un leggerissimo soffio.
“Anche a me”, rispose Lyla, sfiorando il naso di lui con il suo.
“Per cosa?”, domandò Isaac, spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio, pur immaginando cosa le passasse per quella testolina.
“Per essere così umana e fragile”, rispose lei con voce rotta, soffocando un singhiozzo e trattenendo un impeto di rabbia che stava chiuso proprio lì nel suo petto. “Forse dovresti stare con qualcuno che sappia difendersi e starti accanto come si deve...qualcuno come Erica”.
“Tu proprio non vuoi capire”, disse lui con un leggero sorriso mentre la mano risaliva lungo il collo, sotto lo sguardo interrogativo di lei. Si era appena definita inutile, ma Lyla non capiva che era proprio la sua umanità a renderla la cosa più importante nella vita vuota di Isaac.
La mano di Isaac si posò sul cuore di Lyla, che batteva incessantemente come un tamburo.
“Lo senti questo? Lo senti come batte?”, chiese premendo sul suo petto. “Questo non è inutile e fragile".
Lyla inclinò il capo, ascoltando quelle parole che mai avrebbe pensato di udire proprio da Isaac, mentre gli occhi si riempivano ancora di lacrime.
"Hai afferrato le mie mani e mi hai tirato su. Mi hai salvato, Lyla”.
Lei rimase in silenzio a fissarlo con le labbra dischiuse, metabolizzando ogni singola parola.
Lyla non poteva ribattere. Non poteva contrastare ciò che quel ragazzo meraviglioso aveva appena detto.
Quelle erano le parole perfette che non ammettevano contraddizione. 
Lyla sorrise, stringendo la mano di lui che era ancora ferma sul suo cuore.
Per un attimo temette che quello non era altro che un sogno dal quale stava per risvegliarsi, constatando che era soltanto frutto della sua immaginazione.
Il cuore le balzò in gola a quel pensiero terribile.
Credeva che il suo essere licantropo lo portasse lontano da lei; credeva che con la forza che aveva acquistato, lei non gli sarebbe servita a nulla; credeva che non era altro che un peso. Eppure, mai come allora, Lyla sentì realmente quanto Isaac avesse bisogno di lei, licantropo o meno; quanto Isaac avesse bisogno di qualcuno che lo facesse sentire amato e vivo, come ne aveva disperatamente bisogno anche lei.
Entrambi avrebbero sempre avuto bisogno l'uno dell'altro, senza nessun dubbio.
Lei lo baciò ancora, ancora e ancora, per poi poggiare la fronte contro la sua.
Non riuscì a reprimere un sorriso colmo di tutta la felicità che stava provando in quel momento di assoluta perfezione.
Non erano necessarie altre parole inutili perchè ormai era chiaro: Isaac l'avrebbe considerata sempre il suo porto sicuro.
 

She believes in everything and everyone and you and yours and mine.
I waited for a thousand years, for you to come and blow me out my mind.
Hey, Lyla! The stars about to fall, so what you say, Lyla?
The world around us makes me feel so small, Lyla!
If you can't hear me call then I can't say, Lyla!
Heaven help you, catch me if I fall!”.
 
 
 
Angolo dell'autrice
 
E siamo arrivati alla fine di un'altra storia. Volevo cercare di creare un epilogo perfetto ma, ovviamente, non credo di esserci riuscita, nel senso che ho la sensazione che manchi qualcosa. Non è venuto come speravo. Ad ogni modo lascio giudicare a voi.
L'unica precisazione che posso fare riguarda il nome “Lyla” che, come avrete avuto modo di leggere, è tratto dall'omonima canzone degli Oasis. La prima volta che l'ho sentita mi ha subito colpita e non sono mai riuscita a dimenticarla, per questo quando dovevo pensare al nome per il personaggio mi è subito venuta in mente questa splendida canzone, che vi consiglio di ascoltare. Chiedo scusa se vi aspettavate una motivazione più profonda e spero di non avervi deluse. Ovviamente ringrazio tutte quelle persone che hanno letto questa storia e che sono arrivate fin qui, senza voi non ce l'avrei fatta :)
Per quanto riguarda il sequel, come ho già detto altre volte, si vedrà...non è ancora certo, ma intanto sto cercando di scriverlo e posso dirvi che sto davvero facendo un lavoraccio u.u Non credo ci sia altro da dire, se non grazie di vero cuore!
A presto spero, un abbraccio <3
   
 
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