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Autore: kk549210    01/09/2013    2 recensioni
Il tragicomico compleanno di un giovane fiorentino.
(Un vecchio racconto datato 2002)
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’intortatore col timer

 

Triste, troppo triste. Decisamente deprimente. E per di più la mattina del tuo trentunesimo genetliaco. Quando il giorno prima di anni te ne hanno dati trentotto. Sarà colpa della calvizie che avanza lasciando la cute e i bei riccioli di un tempo in un depressivo stato di decomposizione oppure del biancore mortale del tuo viso da bambino irrancidito.

Venti all’otto, domenica d’agosto. Sei in piedi dalle sette ma non hai ancora trovato il tuo posto al mondo, per quest’oggi. E per di più Giò è sparita nel nulla. Ieri sera di ritorno dal lavoro avevi sperato di trovarla a casa a cucinare per te. Ma invano. Le uniche vestigia della virtuosa fanciulla erano e sono tuttora una appetitosa torta di verdure occultata nelle cavità del forno e un casino colossale informale e scomposto nella stanza degli ospiti. Ma il letto è vuoto. E rifatto. Il sacco a pelo ancora nella sua custodia. Chissà dove avrà dormito quella zingara. Sarà rimasta a casa di qualcuno in Centro. Che storia, viene a casa tua e poi si intruppa con altri e non torna neppure a dormire. Ma non è da lei sparire dalla circolazione senza spiegazioni. Troppo precisa. Troppo teutonica. Troppo corretta. Un orologio di donna.

Ti prepari la colazione nell’attesa. Tazzona, latte, corn flakes. Meglio dare una mossa a questo intestino pigro che somiglia all’A1 tra Signa e Certosa il giorno del rientro in massa dalle vacanze agostane.

Bip bip. Un sms in arrivo. CIAO FRA RESTO DA MAY. Ore 00.15. Era lei. Peccato che il cellu tu l’avessi spento all’undici. I soliti insulsi malintesi dell’era della comunicazione globale. Mentre ancora armeggi con il pollicione sul Nokia, gira la chiave nella toppa e senti una voce calda bassa e familiare. E lei ti appare davanti mentre emergi con il mento dal tuo zuppone. Effettivamente ha due occhiaie molto scure intorno agli occhi, ma il suo sorriso è sempre splendente.

-Buon giorno Fra… Com’è?

-Bene.

-Buon compleanno!!! Scusa ma con May s’è fatto tardi al cinema e ha voluto che restassi da lei. T’avevo mandato un sms…

-Sì, sì non c’è problema. L’ho letto ora.

-Che palle questa tecnologia, ci crea più casini che altro… e anche un monte di incomprensioni…

Dlin dlon. Inaspettato e inopportuno il campanello squarcia la pace domestica appena ripristinata.

-Chi è a quest’ora?

-Un rompicoglioni – rispondi senza neanche guardare dalla finestra né rispondere al citofono

-Ma come fai a dirlo? – la tua amica ha un’espressione tra l’incuriosito e l’infastidito

-Lo so lo so.

Dlin dlon dlin dlon dlin dlon dlin dlon. L’inaspettato visitatore è davvero un robusto rompicoglioni. La suonata reiterata e insistente la dice lunga. Lei si rintana in camera a cercare di ordinare la colossale entropia di oggetti e indumenti originata il pomeriggio precedente. Sarà l’imprinting materno, duro a morire, ma è sempre meglio risistemare alla buona l’antro prima che le quattro rampe di scale siano divorate dall’amico inatteso.

Eccolo in tutto il suo splendore, nell’ingresso di casa tua. Oscar. Il tuo dirimpettaio, la memoria storica di Ponte alle Mosse, l’intortatore insistente degli ultimi quattro giorni. Quello che ciclicamente ogni cinque anni si fa vivo tentando di concludere. E insiste, come una lima sorda. Tu gli opponi ogni volta un muro di cortese indifferenza erotica. E dopo un po’ lui si stanca. Ma poi ritorna alla carica, quasi avesse una sorta di orologio interno. Un timer ormonale che scatta a scadenza quinquennale. Un ottimo esempio di postcomunismo erotico ben organizzato. Efficiente ligio e fedele al piano quinquennale. Al suo intimo calendario della caccia.

-O ciao bello mio, com’è?

-Bene – non sei molto convinto, vorresti urlargli “for da’ coglioni!” ma sei ancora un po’ assonnato e soprattutto sei dotato di un potentissimo e ipertrofico self-control.

-T’ho portato la colazione, non sei contento? Brioche e succhi di frutta…

-Mah, stavo già mangiando i corn flakes… Oscar butta un occhio alla stanza degli ospiti, dove un tempo viveva quel maniaco daltonico del tuo coinquilino, oggi travasato in centro, in arioso appartamento con vista sul culo del Biancone. Ma c’è una donna in casa. Che storia! Una giovane ragazza dalle rotonde forme.

-Ciao! Spero di non averti svegliato… - fa per scusarsi con la tua ospite

-No, no non preoccuparti – fa lei un po’ stupita… questo qua deve essere proprio fuori come un terrazzo! Sempre che non creda che la gente dorma vestita di tutto punto, camicia sfiancata, gonna precisa stirata e scarpe pitonate. Una perversione mentale tra le tante possibili nel più sbaraccato dei mondi possibili.

-No, figurati, è appena rincasata… - che almeno lei si possa salvare da questa piattola.

Ma Oscar è già entrato in cucina e fa proprio come a casa sua. Si siede a tavola tira fuori le sue cose e inizia a mangiarsele. Ti risiedi al tuo posto davanti alla tazzona. Per vedere cosa succederà. E sperando che se ne vada presto. Vana vana speranza.

-Ho comprato il giornale.

-Dai, fammi vedere.

-No, è mio non lo toccare.

-Ma dai, una guardatina gliela potrò pur dare – e allunghi il braccio per prendere il quotidiano mentre Oscar sfoglia una rivista per uomini. Di quelle dove ti insegnano tutte le tecniche del perfetto macho dalla a alla zeta.

-No, è mio!

-Tanto stai guardando quell’altro, che noia ti do?

-Oh guarda qua ci son tutti gli esercizi per tonificare i muscoli. Te sì che n’avresti bisogno. Tu se’ un po’ flaccidino…

-Mo’ vien via… guarda che ora vo tutte le sere alle Cascine a correre e poi mi bevo pure il Gatorade…

-Ma fammi ridere che sembri un pensionato. Livello advanced, livello intermediate… no, no ecco quel che fa per te: livello beginner. O forse è anche troppo per te…

Lei è venuta in cucina e, zitta zitta, seduta sul divano, osserva divertita la scena. Vedervi battibeccare ai due lati del tavolo è decisamente intrigante. Un quadretto di potente vis comica. Siete proprio una strana coppia. Tu in pigiama grigio, spettinato villoso e bianco come un cencio lavato. E anche un po’ appesantito dalle troppe schifezze da single ingurgitate negli ultimi mesi. Lui, abbronzatissimo e rigorosamente depilato, capelli rasati e barbetta indomita che rispunta nonostante i frequenti colpi di rasoio. Uno, due, cinque, dieci anelli alle dita. Magliettina nera attillata per mettere in mostra i muscoli ben pompati, jeans nero delavé risvoltato alla pescatora, ciabattine infradito. Quarantacinque anni ben portati.

-Passami un bicchiere che devo bere il succo ace…

-Ecco…

-Ma che schifo! È tutto pieno di macchie… dammene un altro

-O via… - al limite della sopportazione gliene allunghi un altro, anche se vorresti tanto spaccarglielo su quella insolente faccia da schiaffi

-Che schifo! Pure peggio di prima… berrò dalla bottiglia – e si attacca al collo della bottiglina senza troppi problemi

Certo che come intortatore fa proprio ridere. Si piazza nella tua cucina con la colazione comprata al bar dell’angolo, se la trangugia senza fare complimenti sbriciolandoti tutto il tavolo e ipercritico ti sega inesorabilmente a mezzo su tutta la linea. Dai chili di troppo che si affacciano prepotenti sulla balconata del tuo posteriore all’igiene delle tue stoviglie. E non è tutto.

-Ieri sera ne ho beccato uno e gli ho fatto credere di essere un americano. Tutto merito del mio meraviglioso accento

O no, ora inizia a millantare le sue ultimissime, improbabili conquiste. Come quella volta che, di ritorno da Torre del Lago, ti piombò in casa scrollandosi di dosso tonnellate di sabbia residua per raccontarti di avere rimorchiato un biondino doppiatore romano e un monte di altra gente ganza e disponibile, o quell’altra che agitava orgoglioso gli occhiali da sole Gucci barattandoli come una recente marchetta.

-Ma che schifo l’accento americano… e questo c’ha pure creduto?

- Sì, sì, poi poverino mi faceva pena… e allora gliel’ho detto che non ero americano.

-Ma dov’eri? Al Piccolo?

-Sì. Bella questa musica. È un tuo nuovo acquisto? Devi prestarmelo…

-No, è una compilation che mi son fatto da solo

-Per chi l’hai fatta? – ti chiede con fare maliardo

-Per me – rispondi secco

-No, le compilàtion si fanno per qualcuno cui si vuole bene… - dice tra il deluso e l’intrigante

-Infatti. Me la son fatta per me. Sai che oggi è il mio compleanno?

-Ah, auguri… quanti ne fai, trentanove?

-No, trentuno – digrigni i denti palesandoti in tutta la tua leonina incazzatura

-E che fai stasera? Come festeggi? Mi inviti?

-Si va dai miei a mangiare la pizza… con poche amiche

-Ma dopo torni a casa…

-No, resto a dormire là perché non c’è la mia sorella…

-Ma io voglio venire qua a dormire…

-Guarda che stasera a casa c’è solo lei.

Giò non ha la minima voglia di dividere casa con questo soggetto. Chissà quale strano meccanismo ad orologeria potrebbe scattargli nel corso della notte dai più profondi ed occulti recessi del suo inconscio. Magari potrebbe persino riesumare il suo lato etero. E rincorrerla tra le quattro mura scrostate per possederla contro l’immacolato candore del frigorifero. Ma è sempre meglio metterla sul ridere. Almeno ci si diverte a vedere se l’altro sta al gioco.

-Ognuno in camera sua… tu in camera di Francesco e io nella stanza degli ospiti. Ma tu dove abiti? Potrei venire io a casa tua…

La guardi sconvolto. Autoinvitarsi a casa di un perfetto sconosciuto! La sapevi disinibita e sciolta ma non la credevi capace di tanto. Che si stia alleando con il nemico, conquistata dal suo fascino maturo, ma sfiga, decisamente di altra sponda?

-Ah, abito qua di fronte…

-Dove, su Ponte alle Mosse?

-Sì.

-Dai, facciamo un gioco. Ora usciamo tutti e rientra solo chi ha le chiavi…

Mica scema la ragazza. Vera donna tentatrice, prima ha stuzzicato il tuo aspirante amante e ora con molto fair play gli sta intimando di abbandonare il campo al più presto. Perché già comincia a puzzare come il più deteriore ospite, inopportuno e appiccicoso. Oscar si stiracchia le membra intorpidite e si alza. È fatta! Tra cinque secondi sarà fuori di qua…

-Ce l’hai un metro? – ti chiede

-Un metro? Per far che?

- Per misurare il tuo letto…No, no. Non è possibile. Allora non ha proprio nulla in quella zucca pelata. Oppure solo segatura malata di microcefalite e in avanzato stato di destrutturazione senile. Non riesce proprio a capire che se ne deve andare. Che devi fare, pigliarlo a calci in culo? No, no, non è nel tuo stile.

Ma quello è già volato in camera tua come un rapace e voglioso aquilotto, planando pari pari sul tuo letto sfatto e incasinato. Giò non ce la fa più e sparisce dalla vista con la scusa di farsi una doccia. Bell’amica, lasciarti solo con quel ricettacolo di brame sessuali a scadenza. Ma forse non ha tutti torti. Avresti dovuto buttarlo fuori casa da tempo. Mezz’ora al massimo per la colazione. Ma è già passato un monte di tempo e tra poco devi pure prepararti per andare al lavoro. E questo invece di schiodarsi mette radici sempre più profonde. Ma che cazzo fa ora? Si sta spogliando…

Via la maglietta nera, via i calzoni alla pescatora… no, no stanno atterrando sul pavimento pure gli slip. No questo è davvero troppo!

-Basta! Rivestiti subito e for’ da’ coglioni…

-Ma dai… non vedi che sto scherzando?

-Pochi scherzi… e fuori dal mio letto!!! – tuoni, incazzato a bestia

Vedendoti parecchio su di giri, Oscar si ricompone un minimo, seppur a malincuore. Ma rimane steso sul letto, girato a pancia in giù, con le natiche scolpite strette nello slip nero di dolcegabbana.

-Rivestiti e vattene, non hai capito che te ne devi andare?

Feroce e iracondo, gli sputi addosso tutta la tua rabbia per quel poco simpatico stile di corteggiamento indesiderato e insistente. Ma non ottieni alcun effetto. L’aspirante e maturo amasio, tutto preso nel suo trip ormonale, ligio e fedele fino alla morte al suo piano quinquennale di caccia al dirimpettaio, se ne resta languidamente abbandonato sul tuo disordinato letto, tra i lenzuoli arruffati.

-Giovanna!!!

Esci urlando dalla stanza, abbandonando la tua scialuppa in balia del pirata okkupante arrapato e irriducibile. Dove s’è messa Giò? Quando hai bisogno di lei, ha la femminea facoltà di divenire invisibile e del tutto irreperibile. Bussi alla porta del bagno. Nessuna risposta. Apri. Il deserto, o meglio il lago di Tiberiade trapiantato in casa di agnostico fiorentino.

- Giò!!!

La stanza degli ospiti è chiusa. Strano. Che sia già volata via in bici sui Lungarni di Ponte Amerigo Vespucci a scrivere deliranti sms di poetica intensità a musicisti neobarocchi e a bidelli ugrofinnici trapiantati a Bologna? Toc Toc.

-Avanti!

Fai cigolare la porta. E appare Giò alle prese con la sua chioma medusea, bulbo indomabile sotto i colpi infuocati del phon da viaggio e del rastrello assassino.

-Per piacere, vieni di là ad aiutarmi. Quel rompicoglioni non se ne vuole proprio andare…

-Come, è ancora qua? Pensavo se ne fosse andato da un pezzo.

Nonostante i rinforzi, Oscar non si schioda neanche a morire. Ma il fattore tempo ti viene in aiuto. È ora di andare al lavoro per il turno del pomeriggio e ti devi proprio preparare. La scusa è buona e inattaccabile.

-Tutti fuori dalla mia stanza! – intimi ai tuoi ospiti, anelati e non.

Sono ormai le dodici e devi prendere l’autobus per fare il pomeriggio. Ti aggiusti alla meglio, riciclando parte dei vestiti del giorno precedente. Risultato: il tuo solito inconfondibile stile classico da pseudoinglese di via Ponte alle Mosse, intramontabile ed immutabile, resistente al ciclo delle stagioni e delle ere geologiche.

E ora tutti fuori casa. Il gioco di Giovanna – seppur a scoppio ritardato – sta funzionando. Rientrerà solo chi ha la chiave. E Oscar rimarrà drasticamente fuori. Fuori da casa tua, fuori dai baccanali previsti per il tuo compleanno. Fuori dal megapartitone di beccaccino a sei programmato in serata al Parco di Villa Vogel.

Giò recupera sotto casa la citybike fortunosamente sfuggita agli assalti frontali degli squatter della casa vicina e la punta in direzione Cascine. Tutti i raggi del sole saranno per lei, questo pomeriggio. Le lanci un saluto e corri a prendere l’autobus. Oscar cerca di starti dietro nonostante le ciabattine infradito gli conferiscano l’andatura di una goffa e vecchia geisha in visita turistica alle Cappelle Medicee. Passa il 35 e ci salti sopra. Non vuoi fare tardi e nello stesso tempo vuoi sciamare via dal seccantissimo intortatore col timer.

Il bestione arancione ti fagocita mentre Oscar rimane a terra. Via, verso il Centro e verso la Libertà… bip bip. Quali nuove? Impugni il Nokia. QUESTA VOLTA L’HAI SCAMPATA, MA LA PROSSIMA…

Quando sarà la prossima? Domani, tra una settimana o tra altri cinque anni? Cross fingers…

 

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NdA: Dalle recentissime croniche fiorentine risulta che, dopo quasi quindici anni, l'intortatore col timer è ancora in circolazione, pronto a ghermire la sua povera preda...

  
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