Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
Ricorda la storia  |       
Autore: Lushia    04/09/2013    3 recensioni
Sono passati all'incirca due anni, dopo un misterioso sogno la famiglia trova uno strano bambino. Due sconosciute figure li stanno inseguendo, una oscura profezia pende sulle loro teste e il loro futuro è incredibilmente scomparso. La strada verso la verità è ancora lontana.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Target 1 – Il sogno

cover

L'aria era quasi pesante, intrisa di polvere e fumi, che si elevavano numerosi nell'area circostante.
Si stropicciò gli occhi, infastiditi dall'atmosfera grigia, cercando di mettere a fuoco l'intera zona.
Iniziò a correre lungo un corridoio pavimentato, accanto a pareti semi distrutte e macerie, che circondavano la lunga via che stava percorrendo.

Dove sarebbe arrivata? Cosa avrebbe trovato in fondo al corridoio?

Le nubi grigie sembravano avvolgere il cielo già tetro, l'odore del vecchiume stuzzicava il suo naso. Intonaco e detriti erano sparsi per la strada, assieme a crepe ed enormi crateri.
Il vento spirava forte, era arrivata sulla cima di un palazzo e il panorama era quasi straziante.
Nonostante quell'edificio cadesse a pezzi, gli altri suoi simili erano in migliori condizioni, seppur abbandonati anch'essi al loro infausto destino.
Dov'erano i suoi abitanti? Perchè quel luogo era così cupo e desolato?
Alcune vetture immobili decoravano il paesaggio, non sembravano lì da molto tempo.

Molte domande vorticavano nella sua testa e la giovane si rattristì.
“Perchè sono sola? Dove sono tutti?”

Il vento continuava a smuovere i suoi lunghi capelli scarlatti, non riusciva quasi a tenerli più in ordine.
Scivolò verso il basso, saltando sulle sporgenze che le facevano da scalini, accompagnandola nel suo viaggio verso il suolo.
Un lungo percorso apparve accanto a lei, cosparso da una stranissima nube scura. Lo percorse rapidamente, correndo come poco prima, cercando di scoprire cosa si trovasse al termine di quella via.
Un passo dopo l'altro e tutto ciò che la circondava iniziava a crollare, sprofondava come se la terra stessa volesse inghiottire ogni cosa.

Si bloccò a pochi metri, una figura scura era seduta su di una cupola, anch'essa ormai in rovina.
Il giovane aveva capelli scuri, corti, una maglietta rossiccia strappata, dei pantaloni neri ed era scalzo. Sembrava essere il sopravvissuto di una catastrofe, un giovane che aveva ormai perso tutto.
Dal suo corpo emanava la stessa nube nera che l'aveva accompagnata in quel cammino, si espandeva come una fiamma dell'ultima volontà, che immetteva nell'aria il proprio attributo.

La rossa indietreggiò, spaventata, immobile ad osservare quell'uomo. Solo allora notò due dormienti figure, stese ai piedi della cupola.
Ignorò completamente il giovane disteso da un lato e spostò l'attenzione sulla donna accanto a lui.
Aveva lunghi capelli castani e indossava un abito bianco.
Conosceva quell'abito e conosceva quella donna.

Si mosse, nel tentativo di raggiungerla. Gridò il suo nome, ma la voce non uscì.
Non si stava nemmeno avvicinando a lei, continuava a correre nello stesso punto.

La figura seduta si alzò all'improvviso, voltandosi verso di lei.
Di scatto lei portò le mani al viso, proteggendosi dal suo sguardo, dai suoi strani e inquietanti occhi. Non era riuscita nemmeno a vederli bene, sembrava che ne avesse timore.
Continuò ad urlare il nome della sua amica, mentre il suolo iniziò a franare sotto di lei.

Una mano l'afferrò subito, impedendole di sprofondare nel vuoto.
Quando alzò gli occhi, si ritrovò di fronte la fragile figura di un bambino dai capelli lilla.
Aveva uno sguardo preoccupato.

- Scappa! -

Le mani della ragazza stavano tremando dal terrore, era preoccupata quanto lui.

“Aiutami!” tentò di gridare, ma la voce non voleva uscire.
“Non lasciarmi cadere!”
Ma il piccolo lasciò la presa, facendola scivolare attraverso una calda luce bianca, che sembrò cancellare subito la disperazione e il terrore.

 

***

 

Si alzò di scatto dal letto, mettendosi a sedere e asciugandosi il sudore sulla fronte.
- Arashi? Svegliati! Sono già le nove! - una dolce voce femminile rimbombò dall'altra parte della porta, continuava a bussare con insistenza sul legno.

La rossa scosse il capo, cercando di riprendersi dal sogno.
- Sì... Sì, Hana, sono sveglia... - mugugnò, scendendo dal letto.

Si guardò allo specchio, respirò l'aria frizzante mattutina e si voltò verso la finestra, intravedendo un cielo grigiastro.

Scese lentamente le scale che conducevano alla sala da pranzo, avvicinandosi all'amica che stava già facendo colazione.
- Hai visto che tuoni? Pare che arriverà una tempesta. - disse lei, sorridendo e notando il suo sguardo spento e depresso. - Ma... qualcosa non va? -
- Un incubo, nulla di che. - si affrettò a rispondere lei, imburrando il pane e cercando di scacciare via i suoi assurdi pensieri.
- Sei andata a dormire tardi, ieri. Non dovresti fare le ore piccole. - la rimproverò l'amica, sospirando.
- Devo studiare, fra qualche mese sarà primavera e ci sono gli esami. Non ho intenzione di fallire ai test. - spiegò.

- Mhhh~ - Haname la guardò sottecchi – Ingegneria, eh? Ma c'è ancora molto tempo. -
- Tra scuola e lavoro preferisco studiare quando ho un briciolo di tempo libero. - disse, alzandosi e raggiungendo l'ingresso.

Haname la raggiunse qualche secondo dopo, afferrando il cappotto e osservando l'amica, già pronta per uscire.
- Non c'è bisogno di correre, Arina ha detto che stamattina sta molto meglio. - spiegò lei.
- Lo so, ma è meglio non ritrovarci sotto l'acqua. - rispose la rossa.

I tuoni continuavano a infastidire l'udito, il vento spirava forte e le due avevano prontamente riposto le loro chiome sotto i cappucci.
Avanzarono a passo spedito verso la residenza Sawada, una villetta situata più ad ovest, nello stesso quartiere dove abitava Arashi e Haname con lei.
Durante il tragitto si fermarono ad un incrocio, un brunetto stava per prendere la loro stessa direzione.

- 'Giorno Shinji. - Arashi imboccò la stradina, seguita dagli altri due.
- Anche tu vieni da Nozo? - chiese Haname, passeggiando accanto al bruno.
- Mh, dobbiamo sbrigarci, arriverà un'acquazzone. -
- Sì, l'abbiamo visto al meteo. Non è inusuale, siamo ancora in inverno. - la mora lanciò uno sguardo verso il cielo spento.
- Non è solo quello... le tempeste portano sempre brutte notizie. - disse lui, sospirando. - Sono preoccupato per Nozomi. -
Arashi si fermò e si voltò verso il bruno con un'espressione serissima.
- Nozo starà bene, ha solo un po' di febbre. - disse, scandendo ogni lettera.
Anche Haname sembrava preoccupata, perciò l'illusionista abbozzò un sorriso.
- Tranquille, non intendevo quello. -

Avanzò con calma, ignorando le due con lo sguardo perso nei suoi pensieri.

I tre varcarono la soglia della villetta, notando che Kaito e Luca si trovavano in salotto a giocare alla console.
“Quei due non cambieranno mai.” Arashi sospirò, salendo le scale ed entrando con discrezione nella camera di Nozomi.

La brunetta dormiva, un panno bagnato le rinfrescava la fronte e le coperte erano un po' umide.
I capelli bruni ricadevano sulle sue spalle, nell'ultimo periodo si erano allungati abbastanza.

Si sedette accanto a lei, osservando il suo respiro regolare.

- Stamattina la febbre era scesa. - disse Arina, entrando nella stanza con delle lenzuola, che ripose ordinatamente in un cassetto.
- Quindi per domani starà meglio? Non vorrei saltasse altri giorni di scuola. -
- Penso di sì... ad ogni modo avreste dovuto pensarci prima. - si voltò verso la rossa, incrociando le braccia - Come vi è saltato in mente di farvi il bagno nel fiume gelido? -
- Beh, il bagno della mezzanotte di capodanno è una tradizione molto conosciuta. - disse lei, sghignazzando – E' un'esperienza che andava fatta. -
- Voi siete pazzi. - Arina alzò gli occhi al cielo, lasciando la stanza.

La bruna si girò nel letto, mugolando.

“E' colpa mia. L'ho proposto io.” la rossa abbozzò un sorriso, osservando la bella addormentata con la febbre “... ma quest'anno è l'ultimo, d'estate saremo maggiorenni e, se tutto andrà bene, frequenteremo l'università.”

“Non è più tempo per fare ragazzate.”

Una luce squarciò il cielo, illuminando la stanza.
Un rombo, poi la pioggia battente, cullata dal vento. Erano solo le dieci, ma sembrava già notte.

 

- Ehi, non vale se fai quella mossa! - urlò Kaito, guardando male Luca.
- Perchè, chi ha deciso che non va bene? - chiese il fulmine, perplesso.
- I miei alpaca, ovviamente. - rispose lui, sicuro.
- Oh, giusto. - il più grande annuì a sé stesso, ignorando le stupidaggini dell'amico.

Haname era seduta accanto al tavolino in legno, guardando i due giocare mentre sgranocchiava qualche biscotto.
Shinji li osservava in disparte, ogni tanto voltava lo sguardo verso la balconata.

La rossa osservò gli amici con un grande disagio dentro di lei.
Un pensiero continuava ad assillarla sin da quella mattina e decise di parlarne con la nebbia.

- Potresti vedere il futuro? - chiese la rossa, quasi timorosa.
Shinji si voltò verso di lei, dandole in risposta uno sguardo perplesso.
- … Perchè me lo stai chiedendo adesso? -

- Vorrei sapere del nostro futuro. Cosa riesci a vedere? - chiese ancora, portando una mano sull'anca.
Osservò lo sguardo del bruno, era davvero molto pallido e si mosse lentamente, prendendo i tarocchi e posizionandoli sul pavimento davanti a sé.

Arashi seguì i movimenti di Shinji con un groppo in gola, quasi come se fosse spaventata da qualcosa. Non bastavano le sue preoccupazioni, lo strano comportamento dell'amico aveva contribuito a renderla ancora più ansiosa.
Vedrà un futuro limpido o qualche disgrazia? Quali nefaste parole usciranno dalle sue labbra?
Troppe domande vorticavano nella sua testa e quell'incubo continuava a tormentarla.

Da quanto tempo continuava a sognare quel corridoio? Una settimana, forse.
Per la prima volta era giunta al termine, aveva incontrato una figura, aveva visto Nozomi stesa a terra e un bambino dagli strani occhi.

Qualcosa era cambiato, e Shinji osservò tremante le sue carte.
- Lo sapevo... - sussurrò lui, scuotendo il capo - Ancora nulla ... - osservò la rossa. - Mi dispiace. -
- Cosa? - chiese lei, confusa – Cosa succederà? Parla! -

Le sue urla costrinsero Haname a voltarsi, così come Kaito e Luca, che avevano messo in pausa il videogioco.
Shinji lanciò un'occhiata agli altri compagni, tornò ad osservare le carte posizionate, prima di riporle in ordine nel mazzo.
- Non riesco... nulla. - rispose lui, tremante. - Non c'è nulla. Non vedo ancora nulla. - spiegò - ... E' da qualche giorno, ormai... -
- … Vuoi dire che non riesci a vedere niente? La tua chiaroveggenza non funziona più? - Arashi era alquanto perplessa.
- No. - rispose lui, osservandola con timore.

- Non vedo nulla... perchè non c'è nulla nel nostro futuro. -

Seguirono alcuni istanti di silenzio.
Arashi era totalmente sbiancata e il suo cuore aveva iniziato a battere rapidamente. Nessuno sembrava voler parlare, le parole pronunciate dalla nebbia echeggiavano ancora nelle loro menti.
Non avevano un futuro? Cosa voleva dire?

La porta del salone venne rapidamente aperta da un'Arina preoccupata, che interruppe la tensione che si era creata.
- Undicesima è scomparsa! - disse – E'... scappata dalla finestra! -

Sembrava incredula e confusa quanto tutti i presenti.

 

***

 

Il vento continuava a soffiare imperterrito, presto un tornado si sarebbe abbattuto su Namimori.
La pioggia batteva con arroganza sulle sue spalle e il freddo punzecchiava la sua pelle.
Appena riprese coscienza, osservò dinanzi a sé una figura minuscola, che la stava osservando.

Starnutì.

Ricordò di avere la febbre, si trovava nel suo letto poco prima.
Alzò lo sguardo nuovamente e si guardò attorno, notando una scalinata, degli alberi, alcuni edifici. Riuscì ad identificare il luogo in cui si trovava, ci passava spesso.
Purtroppo non riuscì a comprendere perchè si trovasse lì, assieme ad un bambino infradiciato quanto lei e immerso nel freddo invernale, sotto la pioggia e alla mercé della tempesta.

- Tu... cosa ci fai qui? Cosa stavamo facendo? - chiese lei, perplessa.
- Pon...? - disse lui, inclinando il capo verso un lato.
Forse non capiva la sua lingua, o forse aveva paura.

- Freddo... - disse poi, stringendosi tra le braccia. - Freddo... - ripeté, quasi con le lacrime agli occhi.
- La tua mamma è qui in giro? Dov'è casa tua? - chiese ancora. Ad occhio e croce, quel bambino doveva avere sui cinque o sei anni. Eppure sembrava non sapesse parlare molto bene.

La bruna si chinò e lo prese in braccio, non era molto pesante. Iniziò a correre, ansimante e affaticata per via del suo stato poco consono ad un'uscita in pigiama nel bel mezzo di un'acquazzone.
Se le fosse salita la febbre sarebbe potuta svenire e il bambino sarebbe nuovamente rimasto da solo.
Non poteva correre quel rischio, perciò decise di tornare a casa e di affidare ad Arina il compito di portarlo alla stazione di polizia più vicina.

Per fortuna quel luogo non si trovava molto distante dalla sua abitazione e, dopo cinque minuti, arrivò dinanzi a casa. La porta venne aperta con violenza da una Arashi preoccupata, che si ritrovò ad osservarla con perplessità.
Arina si trovava accanto a lei, assieme a tutti gli altri.

Nozomi incrociò gli occhi della sua tempesta, la sua espressione cambiò all'improvviso e assunse un'espressione di puro terrore.
Stava osservando il bambino come se avesse visto un fantasma.

La bruna scosse il capo, non era il momento adatto per soffermarsi su certi particolari.
Prese un bel respiro e parlò.
- Non chiedete. Non lo so nemmeno io. - rispose, avvicinandosi al gruppetto. Porse il bambino ad Arina e si aggrappò ad Arashi che la trascinò dentro, reggendosi sulle sue spalle per evitare di cadere. La febbre sembrava esserle salita un bel po' e per fortuna era riuscita a tornare in tempo.
Haname l'avvolse con una coperta e Arina, dopo aver chiuso la porta, cercò un asciugamano per tenere caldo il piccolo ospite.

- Nozomi... cosa... - Arashi non riuscì a parlare, il suo sguardo si spostava rapidamente tra la sua amica e il bambino.
- E' assurdo, ma non ci capisco niente – rispose la bruna, sospirando. - Mi sono ritrovata per strada, davanti a questo bambino, non ho la minima idea di come io ci sia arrivata. - spiegò – Qualcuno deve portarlo alla stazione di polizia. -
- Ma p-perchè l'hai portato qui? - chiese la rossa, tremante.
- Era solo, fradicio, il tornado stava per arrivare e io rischiavo di svenire a causa della febbre. - spiegò – Cosa potevo fare? -

Si asciugò approssimativamente e porse la coperta ad Haname, ringraziandola.
- E' meglio che faccia un bel bagno caldo. Voi, per favore, occupatevi del bambino. La mamma sarà preoccupata. - disse, salendo le scale verso il secondo piano.

 

- Andrò a chiedere alla stazione di polizia. - disse Arina, indossando un cappotto.
- Ehi piccolo, come ti chiami? - chiese Haname, sorridendogli teneramente.
- … Pon? - rispose il piccolo, perplesso.
- Il tuo nome! Qual'è il tuo nome? - chiese, cercando di farsi capire.
- ... Pon? - ripetè lui.
- Ma sa dire solo pon? - disse Kaito, incuriosito. - Chiamiamolo PonPon! -
- Ma non è mica un animale! - Luca diede un colpetto in testa al sole.

Dopo essersi assicurata che il bambino fosse ben avvolto e protetto dalla pioggia, Arina uscì rapidamente di casa.
Quando la porta dell'abitazione si chiuse, il gruppetto restò perplesso e incredulo.
Arashi, più di tutti, è terrorizzata e Haname pareva averlo notato da un bel po'.
- … Ara...cos'hai? E' da prima che sei così pallida... Nozomi è tornata e sta bene, no? -
- Beh, però se inizia a fare la sonnambula e a camminare sotto la pioggia così all'improvviso... - Kaito osservò le due con uno sguardo confuso e preoccupato.
- Non è questo. - la rossa parlò, voltandosi verso l'amica e lanciando un'occhiata a Shinji. - … Forse dovrei raccontarvi del sogno che ho fatto stanotte. -
- Ha a che fare con ciò che Shinji ha detto poco fa? - chiese nuovamente Haname.
- … Ha anche a che fare con il bambino che Nozomi aveva tra le braccia. - disse lei, spaventata – E' il bambino che ho visto nel mio sogno. -

 

***

 

La fioca luce della candela bastava ad illuminare il circolo decorato sul pavimento, lasciando nell'ombra delle figure preoccupate, che scuotevano il capo con incredulità.

- Ancora siete insicuri, dopo ciò che avete visto con i vostri stessi occhi? - una voce anziana rimbombò nella sala, nessuno di loro però si azzardò a parlare. - Dobbiamo scongiurare la Crisi. E' nostro dovere verso l'umanità e verso il nostro Pianeta. -

Qualche sospiro, qualche bisbiglio e poi, nuovamente, silenzio.
- Qualche altra obiezione? - chiese, osservando le altre figure e ottenendo silenziose risposte. - Bene. Ho già scelto chi dovrà gravarsi del peso di questa missione. -
- Siete sicuro? Sono bambini. - un altro anziano si ritrovò ad affermare.
- Da secoli portiamo avanti la tradizione e da secoli i candidati sono sempre giovani ragazzini, come lo ero io a suo tempo. - spiegò – Se non avete altro da aggiungere, abbandoniamoci al volere degli dei e preghiamo affinchè tutto vada per il meglio. -

Con un soffio, la flebile luce si spense.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn / Vai alla pagina dell'autore: Lushia