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Autore: Jay_Myler    04/09/2013    1 recensioni
Questa non è uno dei miei scritti preferiti.
A dire la verità non mi piace quasi per niente, ma è quella a cui tengo di più sentimentalmente, è quella che sento più mia.
E' una storia, nulla di più, nulla di meno.
Spero vi piaccia.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non è una di quelle che vanno annotate e rilette fino allo strenuo, non è sicuramente una storia che farà scalpore e verrà raccontata negli anni, è una storia normale, che riguarda persone normali,nella loro normalissima vita incasinata. Quella di cui parlerò è la vita di una ragazza, una ragazza che a momenti non verrà più catalogata come tale, ma entrerà effettivamente e coscienziosamente in quel periodo in cui anche il resto del mondo fa finta di prendere in considerazione una tua idea; non sto dicendo che deve compiere ancora il 18° anno, ma che questa ragazza sta iniziando a crescere e ad immettersi in un mondo a lei alieno e contrario: quello degli adulti. Non era niente di eccezionale, non aveva doti particolari,sapeva fare un po' di tutto in maniera accettabile e nonostante si ponesse delle mete non riusciva mai a raggiungerle; è una normalissima ragazza, con tutti i suoi complessi e come da copione una autostima quasi inesistente, ma che dico quasi, non si amava affatto, come la maggior parte delle persone d'altronde, ma lei - forse- le batteva tutte. Ed è il suo punto di vista che ci narrerà questa storia; saranno le sue emozioni, i suoi pensieri a guidarci in questa piccola e banale storiella. Per convenienza la chiameremo Z.

Z aveva qualcosa nella testa che non andava come doveva, lo sapeva bene da anni, ma la cosa era degenerata un poco in quel preciso istante; Z aveva la testa piene di idee, di storie fantasmagoriche e fantastiche che non avrebbe mai vissuto, di ingegnosità sognate la notte che non si sarebbe mai ricordata alla mattina, di fantasticherie su momenti della sua vita mai esistiti. La sua testa era un centro di smistamento, pronto ad inviare alla sezione giusta ogni idea; ma come ogni centro di smistamento aveva i propri intoppi: era troppo il materiale da curare ed inevitabilmente le cose andavano a perdersi ed andavano per lunghe, iniziando a ragionare su argomenti odierni settimane se non addirittura anni dopo. La sua era una mente affollata e spesso ci si perdeva dentro senza nemmeno accorgersene. Z è una persona restia, non abituata ad esprimere i suoi sentimenti ed unito al fatto che non aveva molta fiducia nel genere umano viveva la sua vita senza dei veri amici. Non si affezionava mai a nessuno, fino a quando non conobbe le uniche due persone a cui in tutta la sua amara vita avesse mai potuto voler bene.Non prendeva in considerazione i parenti, il suo pensiero è che, buoni o cattivi, i parenti ti capitano e non fanno testo nel libro degli affetti, non poteva entrare nella medesima lista dove lei metteva i suoi tesori, i suoi amici, che aveva scelto tra miliardi di persone esistenti contemporaneamente a lei. Così la sua vita trascorreva agitata e turbolenta, l'esatta vita che le si addiceva;una vita piena di dolori l'aveva forgiata e così come da prestabilito continuava a soffrire. Ma stare con A, la sua migliore amica e pensare a B il suo migliore amico la fa stare meglio. A è tutto il suo mondo, non riesce a dividersi da lei, è come se fossero in simbiosi, senza riuscire a stabilire il medesimo legame con qualcun altro; era come se avessero lo stesso sangue, le stesse idee, gli stessi pensieri, gli stessi gusti, differenziandoli al punto giusto da farle andare tremendamente d'accordo, anche se ogni giorno litigavano per ogni sciocchezza. Questo rapporto così apparentemente instabile è invece l'unica sicurezza e l'unica stabilità presente nella sua vita. Prima ho accennato al suo miglio amico B, al quale pensava spesso; già, pensava perché Z non vedeva il suo B da molti, molti anni. Ma adesso, che lo aveva rivisto per caso, non riusciva a toglierselo dalla mente, soprattutto il momento in cui si erano rincontrati: lui l'aveva abbracciata forte e Z non se l'aspettava, in cuor suo sperava che le cose fossero rimaste come l'ultimo giorno in cui erano stati insieme, come nella sua testa:sempre vicini, nonostante la distanza. La sua testa... Ah quella testa! Nonostante fosse sempre affollata aveva dato la precedenza a B, ai ricordi legati a lui ad alle sensazioni che le dava. Pensava fosse una cosa strana ed in effetti lo era, ma cercava di non preoccuparsi troppo; vorrei parlare un po' di B, ovviamente lo descriverò con gli occhi di Z, il cui punto di vista è padrone in questo racconto. 
B era qualcosa di assolutamente...indescrivibile. 
Non in senso negativo, tutt'altro.
Se nomini B a Z,  le verranno in mente questi pensieri:
«B è fantastico, anche se non lo sa e si sminuisce sempre; B si sottovaluta molto, ed ogni volta che inizierà a dubitare di sé stesso io voglio essere lì, a tenergli la mano e a ricordargli quanto stupendo sia.»
Z non si riferiva solo ad una mera e inconsistente bellezza esteriore, Z parlava del suo essere interamente bello.
«B non si vede per com'è davvero, lui ha tutto nella vita e non se ne accorge: ha degli occhi strepitosi,così profondi e sinceri, occhi che ti fanno perdere il fiato – o almeno a me lo fanno perdere-» Pensa arrossendo Z.
«Nei suoi occhi c'è qualcosa di rassicurante, qualcosa di calmante ed attraente. Ho sempre adorato i suoi occhi. Adoro guardarlo negli occhi. Adoro quando il profondo calore dei suoi occhi marroni toccano la freddezza dei miei occhi celesti.»Z si stupiva un po' delle sue parole... non le erano mai piaciuti gli occhi scuri.
«Oh, le sue labbra. Vogliamo parlare davvero delle sue labbra? Sono la cosa che forse preferisco in lui, le sue rosee e carnose labbra, che non mi fanno venire nulla di casto in mente. In quelle labbra, che invidio da morire, vorrei perdermici; vorrei poterle assaggiarle, sentire che sapore hanno, vorrei scaldarmi con esse e scaldarle a loro volta, all'occorrenza. Quelle labbra,quella labbra che vorrei avere io... non mi importa come, né per quanto, ma vorrei avere io – sulle mie» Z quando pensa a queste cose si sente estremamente stupida. Non è abituata a pensare un certo tipo di cose, queste cose così melense non avevano mai fatto per lei; ma quando si figurava B nella testa non poteva evitare si pensarle, come non poteva evitare di sorridere.
«Il suo sorriso poi, per me è uno spettacolo; quando sorride vedo la sua essenza, e senza nemmeno accorgermi inizio a sorridere anche io, che non ne sono capace. Non c'è niente che non vada in lui, nel suo viso proporzionato, dove anche la minima asimmetria lo rende perfetto, dove anche la minima stranezza lo rende reale e completo. Il suo fisico asciutto, i suoi capelli...» Non c'era niente che a Z non piacesse di B. Ma da quando aveva iniziato a pensare ciò?
Oh, mia cara Z, questa cosa ha radici molto lontane, ha preso piede molti anni fa senza che tu te ne accorgessi; la ragazza aveva sempre visto così B, ma non si era resa conto di quello che significasse per lei. Il primo incontro con B era stato in una fascia di età non proprio matura, anzi per niente matura e così, da immatura qual era, non diede peso alla cosa. Z, ma cosa facesti? Desti per scontato il tuo adorato B, mettendolo effettivamente in un piano inferiore a dove in realtà sta – ed è sempre stato – nel tuo cuore.
B la faceva ridere, ogni giorno, le rallegrava le serata, i pomeriggi, bastava vederlo che subito diventava raggiante.
B le faceva prendere collera, con certi suoi discorsi e certe risposte, le rovinava un'intera giornata con poche lettere messe una di seguito all'altra.
B le faceva provare tante cose, tante emozioni, alle quali, - la maggior parte - non riusciva a spiegare.
B diceva di aver provato l'Amore in vita sua.
Z non sapeva cosa fosse l'Amore.
Z sapeva solo quello che sentiva e non sapeva se fosse o meno Amore:

  • L'amore per concezione (Stiamo sempre parlando dal punto di vista di Z, quindi questo è l'Amore che le avevano raccontato, di cui aveva sentito parlare o che aveva visto da qualche parte, come film o simili, che aveva letto  nei suoi tanto adorati libri) ti fa sentire bene
  • Z si sentiva morire
  • L'amore ti fa vedere tutto rosa e fiori, con tanto di uccellini che volano intorno a te
  • Z al massimo sentiva un fischio sordo nell'orecchio e soltanto quando B parlava, tutti gli altri rumori cessavano di esistere
  • L'amore da sicurezza
  • Z era insicura come non mai
  • L'Amore ti fa sentire le farfalle nello stomaco
  • Z al massimo sentiva le larve che le strisciavano dentro, unito ad un senso di strettezza che peggiorava il tutto
  • L'Amore ti fa andare la testa tra le nuvole
  • Z aveva la guerra in testa; era allo stesso tempo molto pesante, ma così leggera e vuota

Potrei continuare per ore, ma Z sentiva tutt'altro rispetto al concetto di Amore prestabilito.
Ma lei era sicura di una cosa: solo di poche persone si era mai fidata e si era affezionata – e si potevano contare sulle dita di una mano... con avanzo di tre – e solo per loro lei avrebbe lasciato tutto quello a cui tiene per raggiungerli... E B era tra queste due.
Z cercava di capire cosa provava e cercava di esporlo a B come poteva, ma l'altro, dal canto suo, aveva deciso di rinchiudersi sotto una campana di vetro e commiserarsi ed a piangere sull'Amore che non provava più; diceva di voler tornare ad amare, ma non ci provava nemmeno. O forse, semplicemente, non voleva amare Z.
Bhè, in realtà questa storiella non ha un lieto fine,nemmeno un finale tragico.
Non ha una fine e basta.
E' una storia che non si conclude, non ha avuto un vero inizio e non ha nemmeno una vera fine.
Z rimane nella sua testa, ormai da sola.
B rimane nel suo passato, a piangere,senza dare peso a ciò che prova realmente Z; B non capisce che quello che cerca, Z può offrirglielo, o magari non gli interessa l'offerta di Z, perché non è interessato a lei.
A... A è lontana da Z – fisicamente– ma le sta sempre vicina, guardando da lontano i loro miseri progressi.
B inizia ad aprirsi con Z, ma la cosa è lenta, e loro per stare vicini non hanno molto tempo, a breve anche B lascerà Z; si sentiranno, ma non si vedranno. Z non si specchierà per un bel po' negli occhi di B, ed ha paura che quel «Bel po'» sia molto vicino ad un «Per sempre».
A non sa che succederà.
Z non sa che succederà.
B non sa che succederà, come non sa che quello che succederà dipende da lui.
Z ci prova.
Davvero.
Ma se B non vuole aiutarsi, Z non può farci nulla, tranne che chiudersi – come sempre – nell'isolamento della sua mente, dove niente le farà male e dove niente va male,perché quello che accade lì non accade affatto.  

C. Jay Myler
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