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Autore: margotj    04/09/2013    0 recensioni
seguito di Love Show
Spoiler per: terza stagione di Torchwood. Le frasi in corsivo sono tratte dagli episodi.
Pairing: Jack/Ianto slash
Rating: NC17, Slash, Angst
Timeline:
Disclaimer: i personaggi non appartengono ai legittimi proprietari. L’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.
Nota dell’autrice: E siamo alla fine. Russel T. ci ha fatto male, ci ha fatto sanguinare, ci ha fatto piangere.
A conti fatti, in questo mare di disperazione, ci ha dato ciò che aveva promesso.
Ci ha detto in ogni prologo che il mondo stava per cambiare... non ci ha mentito.
Questa è l'ultima mia personale rilettura su Torchwood. Poi, come il Dottore, andremo verso nuovi mondi.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ianto Jones, Jack Harkness
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'King of the sky'
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The Quest

seguito di Love Show

(Part 1)

 

Di MargotJ

 

Spoiler per: terza stagione di Torchwood. Le frasi in corsivo sono tratte dagli episodi.

Pairing: Jack/Ianto slash

Rating: NC17, Slash, Angst

Timeline:

Disclaimer: i personaggi non appartengono ai legittimi proprietari. L’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.

Nota dell’autrice: E siamo alla fine. Russel T. ci ha fatto male, ci ha fatto sanguinare, ci ha fatto piangere.

A conti fatti, in questo mare di disperazione, ci ha dato ciò che aveva promesso.

Ci ha detto in ogni prologo che il mondo stava per cambiare... non ci ha mentito.

Questa è l'ultima mia personale rilettura su Torchwood. Poi, come il Dottore, andremo verso nuovi mondi.

 

PROLOGO

 

Martha Jones aveva un modo tutto suo di fare allusioni maliziose. E, Ianto, a conti fatti, aveva apprezzato come, in una conversazione così spudorata, ci fosse comunque del buongusto.

“Jack mi ha chiesto un berretto rosso della Unit per te.”

“Davvero?” - si era accertato di usare il proprio tono più svanito nel ribattere - “In effetti il rosso mi dona.”

“Quindi ho ragione a pensare che tu e lui...”

 

E, qui, le cose si erano fatte più complicate. Molto più complicate.

 

Tu e lui... io e lui.. io e lui, cosa? Cosa posso dire di me e lui?

“Noi... giochiamo.” - aveva replicato, incerto. Giochiamo?

Alla roulette russa, forse. Non di certo a Monopoli!

 

“Si? E come è quando lui gioca?”

 

Ecco. A questa domanda era più semplice rispondere.

Solo la verità. Un caso unico nella vita, trattandosi di Jack.

 

“Innovativo. Al limite dell'avanguardia.”

 

Innovativo.

Post-moderno.

Unico.

 

Unico...

 

“Ianto?” - lo chiamò Jack, apparendo sulla porta e infilandosi il cappotto - “Abbiamo un codice all'ospedale, andiamo?”

“Un codice di che tipo?” - ribattè Ianto, scotendosi dai ricordi. Martha, una vita fa... con Owen, con Tosh - “Jack?”

“Un codice... non so con che codice sia classificato ma è un alieno dentro ad una vecchietta. Prendi la sega laser.”

 

***

 

I’m leaving tonight

Going somewhere deep inside my mind

I close my eyes slowly

Flowin’ away slowly

But I know I’ll be alright

It’s coming stronger to me

And I know someone is out there

Lead the way

Lead the way

Show me the answers I need to know

(Bryn Christopher - The Quest)

 

Parto stanotte/Vado da qualche parte nella mia mente/Chiudo gli occhi lentamente/Scivolando via lentamente

Ma so che starò bene/Sta arrivando qualcosa di più forte per me/E so che qualcuno è là fuori/Fammi strada/Fammi strada

Mostrami le risposte che ho bisogno di conoscere

 

- 5 GIORNI

INNOCENZA

 

Stando con Jack, Ianto aveva compreso una grande verità: affondare la lama è qualcosa che si fa con gusto, non per necessità.

Affondare la lama, nelle persone come nelle situazioni, non è un'azione legata all'inevitabile, bensì all'attitudine.

Jack, ad esempio, ne era un maestro.

Jack colpiva, torturava e uccideva a piacimento. Armi, parole, fatti... poco importava.

Jack sceglieva di far male. E Ianto, quando si soffermava su tale aspetto del suo carattere, si domandava perché il fatto non gli provocasse ribrezzo bensì un'amara, incontrollabile rassegnazione.

 

Rassegnato. Rassegnato a Jack.

 

Jack, indispensabile come la sigaretta del condannato o l'ultimo goccio prima di perdere i sensi.

Jack, unicamente e irrimediabilmente Jack.

Jack, il sinonimo di amore, di quell'amore malato e disturbato con cui Ianto ormai avvolgeva tutta la propria vita, i fantasmi del passato, le ripetute menzogne, i delitti incerti e le azioni pulite, senza più distinguere gli uni dalle altre.

 

Jack... Jack era la panacea dei suoi incubi.

 

Eppure...

 

Quel medico... ha pensato che stessimo insieme. Ha detto 'voi due'.. il modo in cui l'ha detto. Voi due.”

Beh, lo siamo. Ha importanza?”

Non lo so, è una cosa nuova per me, tutto qui.”

 

Eppure, certi giorni, gli capitava di desiderare che fosse tutto diverso. Gli capitava di fantasticare su qualcosa di più banale, meno violento, meno tutto.

 

Noi due.

Pensare a noi come a 'noi due', in quel senso, proprio in 'quello'. Pensare a noi come a persone che dividono il gelato sdraiate sul divano, che litigano facendo il bucato. Pensare a noi come a...noi.

Erano quelli i giorni peggiori. Erano quelli i giorni in cui Ianto capiva.

 

Non era Jack ad affondare la lama.

No.

Jack era la lama.

Solo la lama.

 

E la mano, la mano stretta all'impugnatura, era la propria.

 

***

 

Se gli avessero detto che erano gli ultimi giorni della sua vita, non si sarebbe sentito molto colpito. Al Torchwood viveva ogni giorno come il probabile ultimo giorno della sua vita. Niente di tragico o patetico. Dopotutto, Torchwood era una zona d'ombra in cui i morti continuavano ad essere vivi e i vivi, molto spesso, finivano con il sentirsi morti dentro.

All'ospedale era andato tutto come al solito: una vecchietta, un alieno, un medico che sembra aver capito che c'è in ballo un grande complotto. Ma Ianto, se doveva soffermarsi sui particolari, non era certo di rammentarli tutti. C'erano sempre un complotto, una vecchietta, un alieno e, spessissimo, persino un Dottore, non aveva molto senso ricordarli tutti. Ma quel 'voi due' continuava a girargli per la testa, senza pace.

Sono un adolescente, ammise con se stesso, compilando, archiviando e girando per la base. Sono un adolescente che crede nell'amore eterno di un essere sovrannaturale e cerca di piegarlo alle effimere convenzioni degli umani. Inutilmente.

 

Gwen, Ci chiama coppia.”

Qual è il tuo problema?”

Sto solo dicendo...”

Odio la parola coppia.”

 

Inutilmente. Ianto guardò Jack girare i tacchi, allontanarsi, amplificare la sua disapprovazione con un'uscita teatrale. Spesso faceva così: lo spingeva a credere di essere colpevole di azioni che avrebbe compiuto comunque. Aveva già deciso di uscire ma, dopo quelle parole, lo aveva fatto con l'altezzoso disprezzo delle divinità contrariate.

Ianto non sentì nemmeno il bisogno di sospirare: Jack era così, Jack era violenza buona e violenza cattiva, violenza in amore come in battaglia. E, sotto quelle manifestazioni, sotto gli sguardi brillanti, i sorrisi e le parole, Ianto aveva l'impressione che scorresse solo un fiume impetuoso, fatto di emozioni nascoste in altre emozioni, di dolori annodati così stretti da impedire a chiunque di penetrarvi portando quiete.

Quello che non poteva conoscere Ianto, era quanto altro Jack sapesse abilmente nascondere sotto il mantello delle proprie reazioni.

 

Amore.

Ossessione.

Famiglia.

 

Sì, famiglia. Ianto, che nascondeva la propria, non poteva immaginare come questo fosse il grande segreto che li rendeva uguali: una famiglia.

Entrambi ne avevano una, entrambi negavano di averne una.

E, quando aprivano parentesi, per egoismo, come in quel caso, Ianto con la sorella, Jack con la figlia, erano solo messi innanzi al loro castello di bugie, costretti a forzare la porta con verità scomode.

 

E' solo che non riesco a sopportarlo, papà. Io invecchio sempre di più e tu rimani sempre uguale. Un giorno verrai al mio funerale e avrai lo stesso aspetto di quando sei andato al funerale della mamma. Non c'è da meravigliarsi che fosse così furiosa. Tu ci fai sentire vecchi.”

Un giorno anche mio nipote si accorgerà che non invecchio.” - aveva ammesso Jack, restando a guardarlo, dalla finestra della cucina. Suo nipote, un bambino con il suo sangue... era umano? Era alieno? Aveva un valore nell'universo?

Un altro buon motivo per stare lontano da noi.”

Immagino di sì.” - eccola, la verità che non avrebbe voluto dire.

Non fare esperimenti su quel bambino, papà, mai.” - gli aveva detto Alice, all'improvviso, fissandolo intensamente, come se potesse vedere il futuro - “È per questo che voglio che tu stia lontano, sei pericoloso.”

 

Non mi dici mai niente di questi tempi.” - protestava sua sorella, circondata da bambini che Ianto conosceva a malapena e con cui aveva l'impressione di non avere legami - “Papà è morto e tu te ne sei andato, proprio come volevi. Come se avessi fatto qualcosa di male. Non l'ho fatto, no?”

Non è quello. È il mio lavoro, è difficile, è …” - all'improvviso, Ianto si era stancato di dire la verità. Aveva voluto qualcosa per sé, per una volta, parole su Jack, come se quel 'noi due' esistesse realmente - “E' molto bello.”

Sua sorella si era illuminata. Parole, parole vuote che Ianto aveva ascoltato a malapena, intrappolato nella sua stessa ammissione.

 

È bello. Jack è bello. Parlo di lui come se mi appartenesse.

 

E' gentile però, vero? Lo è?”

 

Avrebbe dovuto mentire. Ma non era successo. Non era riuscito.

E, con innocenza, aveva pronunciato la propria condanna.

 

È strano. È solo diverso. Non sono gli uomini. Solo lui... e basta. É solo lui. Non so nemmeno cosa sia, davvero. Per questo non lo grido ai quattro venti.”

 

No, non lo grido, si era ripetuto, perdendo di nuovo le parole di sua sorella.

Non lo grido perché lui non vuole. Non lo grido perché, se lo facessi... ne avrei paura.

 

Paura, paura di perderlo, paura di non sapere più chi sono o cosa voglio, paura in modo tale da poter fuggire.

E dopo? Cosa sarebbe di me, dopo?

Non ho più desideri, da quando c'è Jack. Non ne ho più, se non Jack stesso, che scivola tra le dita come sabbia.

Non ho più nulla... se non la consapevolezza che oggi potrei morire. E, se non oggi, morirò domani.

E, se proprio deve accadere... voglio che sia con Jack.

Con Jack, si era ripetuto, ore dopo, con l'allarme bomba in corso, con la certezza che l'ordigno lo avrebbe dilaniato, cancellando la sua bellezza, cancellando la sua pelle, il suo profumo, la sua forza.

Con te. Uniti. Se ti stringerò, il mio corpo si cancellerà con il tuo.

Avrò la mia pace. La pace che non ho mai, quando sono con te.

Di due, uno solo.

Di due... vivrai solo tu. Ed io sarò frammenti, come la mia anima.

 

Ianto, rimarrai bloccato dentro. Ianto, per l'amor del cielo, vattene.”

Non rimarrà niente di te.” - non resterà nulla di noi.

Tornerò. Lo faccio sempre.”

 

Tornerò. L'hai promesso, Jack. L'hai promesso e io ti ho creduto.

Sono vivo, per te. E ti attendo, nell'ombra.

- 4

AMORE

 

 

Qualche frammento. Di lui non restava altro, dentro un sacco nero. Eppure, nascosto, Ianto non smetteva di sentir bruciare il loro bacio sulle labbra, la sua voce nella mente. Tornerò, aveva detto.

E Ianto desiderava davvero pensare che non avesse mentito ma... ma lui era Jack. E, con Jack, non si poteva mai essere sicuri di nulla.

In piedi, al centro del parco pubblico, in attesa di sua sorella, Ianto si tormentava le mani, la pelle, le dita. Era come sentisse Jack in ogni cellula, in ogni singola cellula.

Jack... Jack sdraiato nel loro letto, meno di un giorno prima. Jack il bello, Jack l'amore della sua vita, l'amore che non si grida ai quattro venti. Ianto chiuse gli occhi, richiamando il ricordo a sé, come se evocasse un fantasma.

 

“Sei felice, Jack?”

“E tu? Lo sei?”

Ianto lo fissò, enigmatico. Nella luce della stanza i suoi occhi avevano perso la sfumatura calcedonio, divenendo più scuri, omogenei.

“Non rispondere con una domanda…” – sussurrò, rotolando sul fianco e posando la tempia al pugno – “Rispondi soltanto…”

“Dici che lo sono, Ianto?” – domandò ugualmente Jack, ignorando l’ammonizione – “Sono felice?”

“No.” – Ianto scosse la testa, poco dopo. E tornò a sdraiarsi, voltando il capo dall’altra parte – “Non lo sei…”

La parete era nera, porosa nell’oscurità. E Ianto sentì che quel buio poteva inglobarlo e farlo svanire, per sempre.

“Non puoi esserlo. Solo chi non ha più desideri è felice…” – sospirò. Alle sue spalle, Jack era rimasto immobile, il braccio sopra la nuca, gli occhi azzurri al soffitto, come sempre – “E tu… tu desideri sempre qualcosa…”

Si alzò, rivestendosi. L’aria era divenuta pesante, soffocante, troppo dolce del sudore dei loro corpi, delle loro mani.

“Sarò puntuale, domattina.” – disse soltanto, chiudendosi la porta alle spalle – “Le auguro un buon riposo, signore…”

 

Sarò puntuale. Sarò puntuale in questo giorno di morte.

Ianto riaprì gli occhi, l'escoriazione allo zigomo bruciò, come se lo avessero schiaffeggiato. Non un ricordo felice, ma comunque un ricordo di Jack a cui aggrapparsi.

 

Solo chi non ha più desideri è felice… e io... io che desidero te...

 

La mente talvolta mi diviene vuota.

Scivolano via i nostri pensieri, di loro resta solo lo sguardo fisso.

Di loro non possediamo più nulla, se non sfere di vetro che chiamiamo occhi.

Occhi persi sul mondo. Solo occhi persi nella luce.

 

Io mi sento così, se lui non c'è... se lui non esiste...

 

Sua sorella arrancava, goffa come sempre, con il portatile sotto al braccio. Ianto si voltò, la certezza di un'ombra scura a spiarli. No, solo un'impressione.

Voleva bene a sua sorella. Solo ora se ne accorgeva. Ma Jack... Jack era tutto. E, innanzi a questo fatto, il mondo svaniva e, per quanto competeva a Ianto, poteva anche non riapparire affatto.

 

Devo trovarlo. Devo trovare jack.

 

***

 

Un blocco di cemento. Difficilmente avrebbe scelto qualcosa di più semplice.

Jack, dentro al cemento e in volo giù da una rupe.

 

Jack, che si era rigenerato a partire da un dente, probabilmente. Aveva urlato? Provato dolore?

Era ancora Jack?

 

La sua pelle avrebbe avuto ancora lo stesso odore?

La sua voce?

 

Ve l'avevo detto che sarei tornato.” - era stata la sua prima frase, nudo e sorridente.

 

Ianto aveva sentito il sollievo salire come una marea.

Jack, ancora Jack, sempre Jack.

 

Ora, Jack, seduto in macchina, avvolto in qualche vestito di recupero, teneva la tempia contro il vetro. Non diceva nulla, non rispondeva a nessuna domanda. Dopo la battuta, il silenzio. E la tempia contro il vetro, la mente lontana. Un cervello che non era più quello con cui aveva sempre pensato ma che conteneva ancora gli stessi ricordi.

 

Non hai lottato, quando ti ho seppellito. È stato come se lo accettassi...” - aveva detto John, davanti al sarcofago di Grey.

Era la mia penitenza.”

Non è stata colpa tua.”

 

Ma lo era stata. Sua era la colpa, sua la colpa di ogni morte, sua la colpa delle esplosioni di Cardiff, sua la colpa di ogni singolo dolore di Grey, di Owen, di Tosh... di Ianto.

Ianto, che ora sapeva uccidere senza battere ciglio. Ianto, che sapeva calare sul viso una maschera di pietra. Ianto... l'unico pensiero che aveva avuto, mentre lo coprivano di cemento.

Penitenza. Espiazione, ancora.

Giacerò qui, si era detto, senza riuscire a perdere conoscenza. Giacerò qui con il pensiero del tuo bacio e della promessa non mantenuta.

 

Tornerò. Tornerò perché fa parte dei giochi. Tornerò perché così deve essere, nell'universo.

Sono tornato, mio Ianto. Ma non sono tornato per te.

 

Qualcosa si muove nel buio e sta venendo, Jack Harkness... sta venendo da te.

 

Sussultò. Doveva essersi addormentato, dedusse, guardandosi attorno. Macchina ferma, un garage, silenzio. Si raddrizzò, aprendo la portiera.

C'era un uomo, ch eis stava avvicinando.

Dottore? Si domandò Jack, non riuscendo a distinguerlo.

Ci siamo, finalmente... sei venuto...

“Gwen e Rhys controllano il perimetro.” - disse Ianto, apparendo dall'oscurità e piegandosi sui talloni per vederlo in viso - “Riesci a camminare?”

Jack lo fissò, come se non lo riconoscesse.

“Jack?” - chiamò, temendo che ogni sua paura stesse per divenire reale. Jack e non più Jack.

“Ianto...” - sospirò il capitano Harkness, in quell'attimo, dissipando ogni angoscia. Piegò la testa, tornando ad appoggiarla al testile, in contemplazione.

 

Ianto l'assassino.

Ianto il dio misericordioso.

Ianto e i suoi mediocri desideri di amore e felicità.

 

Un giorno avrò la possibilità di salvarti. E ti guarderò soffrire e morire.

 

Lo hai promesso, il giorno in cui ho capito quanto tu fossi importante per me.

E succederà, lo sento chiaramente.

 

Il cielo cadrà, pensò solo, con un brivido premonitore, io perderò la mia corona...

 

“Ti amo.” - sospirò, come se fosse inevitabile lasciar libera quella verità con lo svuotarsi dei polmoni - “Ma non saremo mai una coppia.”

Ianto rimase incerto. Poi sorrise, con derisione. Jack e ancora Jack.

“Riprendiamo da dove abbiamo interrotto, noto...” - commentò, carezzandogli il viso. Perché rispondere con odio, se odio e amore sono la stessa cosa?

“Non mi viene in mente un motivo per non farlo...” - come se fossimo fermi, congelati nel nostro rapporto.

“In tal caso, signore, mi permetta di ricordarle...” - replicò Ianto, avvicinando le labbra - “... che questo era il punto da cui ricominciare... il punto in cui mi ha salvato la vita...”

 

Jack si lasciò baciare. Non esisteva motivo per negarsi, dopotutto.

 

Sono tornato, ma non sono tornato per te. E tu ami più le illusioni dell'uomo che rappresento dell'uomo che sono.

Non è colpa tua... sono io che te l'ho permesso, perché senza di te... senza di te...

 

Qualcosa si muove nel buio e sta venendo, Jack Harkness... sta venendo da te.

 

Ianto si prese quel bacio che desiderava.

Ma non dimenticò mai come Jack, nel concederglielo, stesse tremando.

 

***

 

Ma cosa stava succedendo?

Era difficile seguire ogni passaggio della vicenda, capire dove stesse andando il mondo e come intendesse deviare dalla propria catastrofica traiettoria. I bambini gridavano, gridavano, gridavano. E il Dottore, quel dottore tanto sollecito ad apparire solo pochi mesi prima... assente. Assente.

A Londra, nascosti come topi, i superstiti del Torchwood sapevano di doversi riorganizzare: la morte era alle loro spalle, in allerta. Liquidati dal governo inglese, rinnegati, traditi dalle loro stesse attrezzature.

Compenseremo in astuzia, aveva scherzato Jack, riprendendo il comando. Compenseremo e attenderemo che il Dottore giunga, aveva pensato. Perché non può lasciarci soli, ora. Lui giungerà. Giungerà sicuramente.

Concedetevi alcune ore. Ne abbiamo bisogno, domani sarà un giorno infinito, aveva insistito, facendosi dare una pistola e prendendosi di prepotenza il primo turno di guardia.

A dormire.

 

Ora.

 

***

 

Ianto si svegliò di soprassalto. Si alzò dal giaciglio che si era preparato, barcollò in cortile e vomitò in un angolo riparato della rimessa.

“Ianto?” - si sentì chiamare.

“Incubo.” - gracchiò, pulendosi la bocca. Si sentiva come se lo avessero risucchiato fuori dal proprio corpo - “Nulla.”

 

Nulla, se non... represse un altro conato e si spostò, lasciandosi andare a terra, strisciando con le spalle al muro. Chiuse gli occhi, cercando di calmarsi.

 

Nessun ricordo.

Solo un uomo che parlava, molto rapido. Parlava, parlava, parlava...

 

Passi. Jack si avvicinò, la pistola spianata. Poi, comprendendo, rimase in piedi, la spalla contro il muro.

“Ianto?” - lo chiamò.

“Jack.” - rispose, come un sospiro rassegnato. Poi aprì gli occhi - “Ciao...”

“Tutto bene?”

“Nel limite del possibile.” - replicò il ragazzo, pulendosi la bocca con il dorso della mano.

“Sono di nuovo i sogni, vero?”

Annuì, senza dire nulla. Il nodo che sentiva alla gola, ora, sembrava comprimergli il petto.

 

Solo Jack. Jack, jack, jack. Venire qui mi ha dato un nuovo significato. Te.

 

Venire qui mi ha dato un nuovo significato. Te.” - ripetè, ubbidiente, dopo averlo sentito rimbombare nella mente.

“Come?”

“Non lo so. Era qualcosa che avevo bisogno di dire... che tu sapessi.” - sospirò, piegando la testa e sorridendogli - “Sei il significato ultimo della mia vita, a quanto sembra...”

 

Jack lo abbracciò, senza replicare. Come se sapesse, come se capisse.

Ma non c'è nulla da capire, pensò Ianto, afferrandosi a lui. Nulla.

 

Non saremo mai un noi. Non saremo mai una coppia.

Non abbiamo un domani, non abbiamo un passato.

Soli, esistiamo insieme, in questo istante.

Ed ogni volta che dico 'ti amo'... ogni volta...

 

“Quando finirà tutto questo, Jack?” - domandò, la fronte sulla sua spalla, la mano stretta alla manica della maglietta - “Prometti di tornare... ma non lo fai mai davvero. Prometti di tornare... ed ogni volta io credo sia per me. Ma noi, così... stiamo morendo...”

 

Rise, senza controllarsi. Rise, fino a trasformare la gioia isterica in un singhiozzo.

 

“Non facciamo altro, se non morire, poco a poco...”

 

Moriamo soli, uno tra le braccia dell'altro.

Ed ogni volta, ogni volta, se ne va una parte del nostro amore.

 

Ma tu sopravvivi. Sopravvivi ad esso, a me... a noi... sopravvivrai a me, senza voltarti mai indietro...

 

“Era questo che sognavi? La nostra morte?” - disse 'nostra' per non dire 'tua'.

 

Io non sogo mai di morire. Sogno voi... sogno la vostra fine, sempre.

 

“Io... non ricordo.”

“Ianto.” - lo chiamò Jack, obbligandolo ad alzare la testa - “Guardami. Non importa per chi io sia tornato... non è mai importato. Io dovrò sempre tornare, volente o nolente.”

 

Ti illudi se pensi che sia diverso. Nel ventunesimo secolo cambierà tutto, ed io dovrò essere qui, pronto. Questo è quanto.

E l'amore... l'amore... tu ed io non siamo altro che due estremi della stessa parentesi. Ciò che ci unisce è ciò che ci separa.

 

“Non è l'amore a portarmi indietro. Non è mai l'amore a guidarmi.” - aggiunse, in un soffio - “Vivo il mio amore per te, ora, qui. Non chiedermi ciò che non posso darti. Non farlo mai più.”

 

Non chiedermi niente che non ti abbia già concesso. Non esiste altro.

Lo so, pensò Ianto, rinunciando a rispondergli.

 

Quando Jack lo stringeva, nulla sembrava altrettanto reale, nemmeno il dolore.

Succede ancora... e ancora... e ancora... talvolta ho l'impressione che non possa finire mai, non essere mai altro che questo: solo sentimento.

Sentimento contrastante, sentimento inspiegabile che sopravvive ai nostri corpi, al tempo, allo spazio. Noi siamo relativi, rispetto alal nostra emozione. Ed i nostri corpi... non significano... nulla.

Gli prese le labbra, gli afferrò i vestiti. Jack lo obbligò a voltarsi, il viso contro il legno, le schegge a rendere ancora più dolorosa la ferita al viso. I vestiti, spiegazzati tra le loro mani, a terra.

Ogni dolore naufraga... ondate di piacere, come brividi di gelo. Ogni pensiero, ogni incertezza... il dolore si amplia e si restringe, Ianto chiuse gli occhi, posò le mani alla parete, il legno sotto le unghie. Con questo corpo posso sentirti, con questo corpo io posso conoscerti.

 

Noi non siamo altro che rabbia gelida ed il desiderio di svanire.

Il nostro mondo è vuoto, insieme diveniamo invisibili.

 

Questo amore mi scarnifica.

 

“Jack... promettimi...” - sibilò, alzando la testa. Stelle, le stelle cadevano su di loro - “Promettimi che saremo sempre insieme...”

 

Promettilo. Prometti di dare sempre un significato alla mia vita.

 

Jack non rispose.

 

( 24 agosto 2013)

  
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