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Autore: SunliteGirl    05/09/2013    6 recensioni
Tutto inizia con un treno, e con una fuga.
Hinata è in partenza per Tokyo, decisa a realizzare il suo sogno più grande, anche a costo di scontrarsi con il volere del padre: suonare il basso nella band che tanto ama. Pur di raggiungere il suo obbiettivo, è pronta anche a fingersi un ragazzo per tutto il tempo che sarà necessario. Eppure, quando un ragazzo solare e che condivide il suo stesso sogno entrerà nella sua vita, Hinata si ritroverà a riconsiderare ogni cosa.
A volte basta una sola persona, un unico sorriso, per essere liberi.
Ma il Destino è imprevedibile, come imprevedibile è il modo in cui, all'improvviso, cambia le sue carte.
_________
Buonsalve (?) :D Eccomi con la mia nuova storia NaruHina, fresca-fresca dopo i risultati del "NaruHina contest V edizione: La nostra Leggenda", indetto da Mokochan, Yume-no-Namida e ValeHina sul forum di Efp! Sarà di soli quattro capitoli, perciò non spaventatevi (?). Spero la leggerete in molti ^^ (e che non fuggirete a gambe levate di fronte alla mia schif-... introduzione ;_;)
(completa ♥)
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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twist of fate

*forse arriverà un momento in cui vorrete ricorrere alle spranghe, ovviamente da usare come oggetto contundente sulla sottoscritta, ma vi prego di arrivare fino alla fine in ogni caso ^^ Non ve ne pentirete (spero)

 

 

Twist of Fate

 

 

 

Capitolo quarto

 

 

Hinata bussa alla porta dell’appartamento, il cuore in gola. Ino le sorride per rassicurarla, mentre ascoltano dei rumori provenire dall’altra parte della porta, e Hinata chiude gli occhi, preparandosi agli istanti che stanno per arrivare. Non appena sente la  chiave girare e uno spostamento d’aria davanti a sé, inspira forte quel profumo di menta mischiato a fumo, tanto familiare da farla sentire improvvisamente a casa, prima di aprire di nuovo gli occhi. Ad un tratto viene avvolta da un familiare senso di malinconia, che le attorciglia le viscere in una morsa stranamente piacevole. È come se, dopo anni e anni di viaggi e difficoltà, avesse finalmente raggiunto il posto per lei, quello che stava cercando da tempo. Con un gesto impulsivo, e che sicuramente più tardi rimpiangerà, si getta su Sasuke avvolgendo la sua vita stretta con le braccia. Lo sente irrigidirsi e trattenere il fiato, prima di liberarlo di nuovo e appoggiare le mani sulle sue spalle, per allontanarla. «Hinata?» chiede, con una voce tanto stanca e roca da farla sussultare. La ragazza solleva il viso per guardarlo e rimane scioccata, nel momento in cui scorge delle profonde occhiaie sotto ai suoi occhi. Resta immobile ad osservare l’aria distrutta e stanca del ragazzo, quegli occhi neri, un tempo penetranti, ora improvvisamente spenti e arrossati, e la pelle ancora più bianca del solito.  «Sasuke» sussurra soltanto, priva di parole.
Il ragazzo abbassa lo sguardo e fa per parlare, ma un altro arrivo interrompe la scena. Hinata percepisce una presenza alle spalle di Sasuke e subito intravede una ragazza dai corti capelli rosa, e l’aria stanca quanto quella del ragazzo. Hinata si sente arrossire, terribilmente imbarazzata. Sa che avrebbe dovuto chiamare per avvertire, prima di presentarsi qui tra capo e collo.
«M-mi dispiace tanto di avervi interrotto, io… P-penso che io ed Ino ce ne andremo, ora» esclama tenendo lo sguardo basso, mentre comincia a voltarsi per raggiungere l’amica, qualche passo più indietro. È la mano di Sasuke, però, a fermarla. Si aggrappa al suo braccio, spingendola a guardarlo di nuovo.
«Hinata, non te ne andare… Ti devo parlare di una cosa importante» sussurra, voltandosi leggermente verso la ragazza alle sue spalle. Hinata si stupisce, nel vedere l’espressione stupita e triste sul viso della ragazza. Sasuke apre la porta ancora di più, facendo cenno loro di entrare nell’appartamento; subito dopo vengono accompagnate fino al piccolo salotto, che provoca molti ricordi in Hinata. Come dimenticare le serate passate tutti insieme su quel divano, a suonare o a guardare un film. Le sembra quasi di vedere la figura di Naruto, sorridente e spensierata, mentre corre attorno al tavolino esultando per la vittoria ad un video gioco, e si sente improvvisamente triste. Si guarda attorno, prima di sedersi accanto ad Ino, ma non c’è nessuno tranne Sasuke e la ragazza dai capelli rosa.
I due si siedono davanti a loro, su un altro divanetto che Hinata non ricorda ci fosse qualche mese fa. Probabilmente l’hanno comprato di recente. Cala un’atmosfera di imbarazzo terribilmente pesante, che fa desiderare a Hinata di non essere qui; non ha più sentito Sasuke da quando è partita e, ora che sta osservando di nuovo il viso di quel ragazzo burbero ma protettivo, il suo amico, si sente in colpa per non averlo chiamato, come aveva promesso di fare.
Sasuke si schiarisce la voce, prima di dire «Hinata, lei è Sakura Haruno. Ricordi, la ragazza di cui ti parlavo?». Hinata annuisce, mentre continua ad osservare il viso di Sakura, notando forse per la prima volta i suoi grandi ed intelligenti occhi verdi. Ora capisce perché Naruto ha avuto una cotta per lei per tanti anni: è bella, con un’aria sicura e forte attorno a lei, eppure allo stesso tempo fragile. Ma non è gelosa, stranamente. Nota subito il modo in cui Sakura sembri sempre ruotare attorno a Sasuke, il suo sguardo che si trasforma nel momento in cui si posa sulla sua figura e come ne imiti i movimenti, inconsciamente.
«P-piacere di conoscerti», dice a Sakura, che in questo momento mostra un debole sorriso. Si rivolge a Sasuke. « Lei, invece, è Ino, la mia migliore amica».
«Piacere di conoscere entrambi!» esclama la diretta interessata, un sorriso entusiasta sulle labbra. Il suo tono di voce stona terribilmente con l’atmosfera nella stanza.
Gli occhi azzurri sono stranamente fissi sul volto di Sasuke, però, e Hinata si lascia sfuggire un sospiro di rassegnazione, indovinando quali siano i sentimenti dell’amica, al momento.
Cala di nuovo uno strano silenzio e trascorrono alcuni attimi, in cui la ragazza si guarda attorno con ansia, prima che si decida a formulare il motivo della sua inquietudine.
«S-Sasuke, dove sono gli altri?». Il ragazzo abbassa lo sguardo, passandosi una mano fra i corti capelli neri. «Sono… fuori. Torneranno tra poco».
Hinata annuisce, mentre sente emozioni contrastanti crescere dentro di lei. Fra qualche minuto, od ora, Naruto tornerà e lei sarà così costretta ad incontrarlo; sente una grande felicità ed aspettativa al pensiero di rivederlo, ma anche un’ immensa paura. Ha paura del suo rifiuto, di vederlo sparire per sempre dalla sua vita. Ha paura che lui non la ami, e questo supera anche ogni possibile sentimento positivo. Ma sa che deve farlo, che deve darsi questa occasione, per vedere se davvero può essere felice.
«Hinata, perché sei qui?». L’improvvisa domanda di Sasuke la fa sobbalzare. Osserva la sua espressione indagatrice, che un tempo l’aveva a dir poco spaventata, prima di raccogliere tutto il suo coraggio e rispondere.
«S-sono venuta per Naruto…». Sasuke e Sakura si guardano, in silenzio, e con un’espressione improvvisamente pietosa sul viso. Hinata sente un groppo formarsi in gola, mentre una domanda preme per essere fatta. «D-dov’è, Naruto?».
Sasuke prende un sospiro profondo, e sembra separare le labbra per rispondere, ma non esce alcun suono dalla sua bocca. Stringe la testa fra le mani, piegato in avanti. Rimane immobile, in silenzio, ma quando il suo busto comincia a tremare, Hinata capisce che sta piangendo; Sakura subito appoggia una mano sulla sua spalla, cominciando ad accarezzargli la schiena con affetto. Hinata non capisce cosa stia succedendo e, quando incrocia lo sguardo di Ino, si accorge che l’amica è confusa quanto lei. Eppure all’improvviso viene avvolta da un brutto presentimento, che crea un dolore al suo petto, allo stomaco. È come se qualcosa di fondamentalmente importante le sfuggisse da sotto il naso, fastidiosamente.
«Hinata». È Sakura a parlare, improvvisamente. «N-Naruto… Lui non c’è più».
«È-è partito per qualche viaggio? Ha lasciato la band?».
Hinata non riconosce nemmeno la sua voce, mentre formula questa domanda. È stupido, ma una parte di lei davvero non vuole riconoscere e capire le parole sussurrate da Sakura, convincendosi che non può essere così. Eppure trema, convulsamente, e cerca in tutti i modi di reprimere le lacrime nei suoi occhi. Non può essere.
«Naruto è morto».

 

Erano andati ad una festa a casa di un amico. Naruto era tornato da poche ore a Tokyo e, dopo una telefonata a Sasuke, li aveva raggiunti. Aveva cominciato a bere, forse per dimenticare, oppure semplicemente per non mostrare la sua tristezza agli amici. All’improvviso aveva cominciato a litigare con un ragazzo, che continuava ad accusarlo di averci provato con la sua ragazza, e avevano deciso di risolvere la cosa con una gara. Sasuke e Shikamaru li avevano seguiti in strada, decisi a fermare Naruto, ma il ragazzo non aveva voluto sentire ragioni. Fu un attimo quello in cui, accelerato troppo e confuso dall’alcool, aveva sbandato con la motocicletta, venendo sbalzato via sull’asfalto.
Sasuke le ha raccontato che era rimasto immobile sulla strada fino all’arrivo dell’ambulanza. Le ha detto che gli è rimasto accanto, stringendo la sua mano, fino a che non l’ha visto spirare. Non l’ha abbandonato e non è morto solo, questo deve saperlo.
Ino stringe la sua mano tutto il tempo, gli occhi azzurri pieni di lacrime, ma tutta l’attenzione di Hinata è concentrata sulla ragazza dai capelli rosa davanti a lei, che continua a raccontare. «Il funerale è stato celebrato questa mattina». La voce di Sakura esce in un sussurro, mentre i suoi occhi tristi non abbandonano mai la figura di Sasuke. «Noi… Siamo tornati a casa prima della sepoltura. Sasuke ed io non avremmo retto nel vedere Naruto-». Mostra una smorfia, rendendosi conto di non essere in grado di aggiungere altro.
Sakura indica ad Hinata anche dove l’hanno sepolto, poche ore fa, dopo il funerale. Le dice anche che se vuole può accompagnarla fino all’entrata, e lei accetta. Prima, però, deve fare una cosa.
È con voce piatta e calma che chiede di andare in bagno, ma mentre si avvia nella stanzetta si ferma per qualche secondo in cucina, perché c’è una cosa importante che deve prendere. Hinata non versa una lacrima, quasi fosse diventata all’improvviso solo un involucro vuoto, incapace di provare qualcosa. In realtà, c’è un sentimento che avanza dentro di lei, mentre fissa il suo riflesso allo specchio posto sopra il lavandino. È un sentimento di desolazione, di chi non ha più nulla da perdere o per cui vivere. Se Hinata potesse ragionare lucidamente, potrebbe accorgersi che Sasuke, Ino, sua sorella Hanabi e perfino suo padre, nonostante tutto, ancora le sono accanto, ma le uniche immagini che riesce a visualizzare sono quelle di un basso elettrico spezzato, un padre furioso che mai la vorrà di nuovo e, infine, un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi celesti disteso sull’asfalto, circondato dal suo stesso sangue. Chissà se ha provato dolore, in quei momenti, o se ha pensato a lei.
È questo che si prova quando un sogno viene spezzato?

 
Quando Hinata torna nel salotto, Sakura l’attende in piedi per accompagnarla.
Il viaggio in macchina è silenzioso e pesante, ma Hinata non ha voglia di parlare o ascoltare. Fissa con sguardo vitreo il panorama cittadino scorrere aldilà del vetro, fino a che non scorge l’entrata del cimitero. Sakura accosta e spegne il motore. Hinata spalanca la portiera dell’auto e fa per uscire, ma l’altra ragazza la blocca con una mano. «Lui ti ha amata davvero, Hinata. Non so per quale ragione ti abbia lasciata, ma so che ti amava». La ragazza dai corti capelli neri annuisce, prima di sussurrare un “grazie”, neutro. Sakura lascia la presa e Hinata esce del tutto, sbattendo la portiera dietro di sé.
È con una lentezza esasperante che varca il cancello del tempio, che cammina attraverso le lapidi circondate da alberi di ciliegio, fino ad arrivare nel punto indicatole da Sasuke. Non c’è più nessuno, a quanto pare anche Suigetsu e Shikamaru alla fine hanno deciso di rientrare. Ma è meglio così.
La lapide di Naruto Uzumaki è esattamente come l’ha immaginata. Semplice, di marmo, l’incisione di una chitarra sotto la sua foto, che non rende appieno la bellezza del ragazzo o l’intenso azzurro dei suoi occhi, e una frase che lascia Hinata senza fiato “Non dire mai che i sogni sono inutili, perché inutile è la vita di chi non sa sognare”. Finalmente le lacrime, fino ad ora represse, cominciano a sgorgare dagli occhi chiari della ragazza. Quella frase sembra quasi un colpo basso, una presa in giro. Naruto è morto e i suoi sogni non si sono realizzati, esattamente come non lo saranno mai i suoi. Sognava di poter suonare il basso, di ottenere quella libertà che mai aveva avuto e, soprattutto, di vivere quella libertà insieme a Naruto. Perché solo insieme a lui riusciva a sentirsi libera e in grado di fare qualsiasi cosa; bastava un suo sorriso, caldo e vivace come quello del sole, perché una nuova determinazione e sicurezza nascessero dentro di lei. Invece ora quel sorriso giace su un corpo freddo, in una tomba di marmo.
«L’unica c-cosa che volevo davvero era rimanere al tuo fianco, tenerti per mano» sussurra, scossa dagli improvvisi singhiozzi. «Ma tu te ne sei andato. Naruto, tu mi hai lasciata».
Cade in ginocchio, aggrappandosi con una mano alla lapide del ragazzo che ha amato e che, sì, ama ancora, mentre infila una mano sotto il cappotto bianco, quello che aveva sempre indossato durante quei pomeriggi trascorsi con lui. Quel cappotto bianco che indossava anche nel momento in cui si sono scambiati il loro primo, e ultimo, bacio.
«Naruto… Ti ricordi quello che diceva la nostra canzone? Vale la pena di vivere solo se qualcuno ti ama, e tu lo hai fatto. Sono bastati pochi mesi, solo pochi mesi, per farmi innamorare di te a tal punto da non riuscire più a concepire una vita senza di te». Per una volta, la sua voce non trema. Pronuncia quelle parole con sicurezza, con forza e determinazione. Punta i suoi occhi in quelli di Naruto, che sembra quasi sorriderle attraverso la foto, con uno sguardo allegro.

 
«Sai, Hinata… Credo proprio di amarti». Hinata sussulta, nel momento in cui il ragazzo passa le dita fra i suoi capelli corti, sistemandole una ciocca dietro l’orecchio. Gli occhi celesti rimangono fissi nei suoi, sinceri, e sembrano quasi sorridere anche loro. Hinata arrossisce, incapace di abbassare lo sguardo, quando vede il volto di Naruto avvicinarsi sempre di più al suo. Dovrebbe chiudere gli occhi, forse, ma proprio non ci riesce; sa solo spalancarli, mentre si prepara a ricevere un bacio che non arriva. Naruto semplicemente appoggia il suo naso a quello di lei, sorridendo, prima di sfiorare con le sue labbra la guancia calda e rossa di Hinata. «Sì, credo proprio di amarti».

 
«Se è rimasto qualcosa del tuo spirito e del tuo amore, allora permettimi di rimanere sempre con te» sussurra «E perdonami se non sono riuscita a dirtelo prima… Io ti amo». La mano di Hinata stringe forte l’impugnatura del coltello, mentre affonda la lama all’altezza del cuore, attraverso la stoffa del cappotto. È impressionante la velocità in cui quel bianco candido si macchia di rosso.
Non chiude mai gli occhi, semplicemente li tiene fissi in quelli di Naruto, quasi avesse paura a separarsi da essi. Appoggia la fronte sulla lapide, incurante del dolore e del forte odore del sangue, mentre sente le forze abbandonarla lentamente. Sono lunghi istanti, in cui ogni secondo è scandito da una dolorosa fitta al petto, da dove la vita comincia a fluire lentamente via da lei. Spera che Ino e Sasuke la perdoneranno, che lo faranno pure suo padre e Hanabi, e anche Naruto. Trova la forza di sorridere alla foto, al pensiero che presto non proverà più nulla. Pensa a come debba essere la morte, se c’è davvero la vita dopo di essa e se ci sarà Naruto ad attenderla, dall’altra parte. Due farfalle bianche, bellissime, si posano sulla lapide, a pochi centimetri dal suo viso. Hinata le guarda per qualche istante, prima che queste volino via.
Un ultima fitta al petto e i suoi occhi si fanno vitrei.
Sempre di più. Eppure, non ha paura. Sa che presto sarà di nuovo accanto a Naruto, e che questa volta non dovrà mai più dirgli addio. Forse il suo sogno, in parte, si è realizzato.

 
They say that the world was built for two, only worth living if somebody is loving you. Baby, now you do.




Fine

 

. . .

 


Oppure no?

 

 

Akiko osserva attentamente Minoru, le scure sopracciglia aggrottate e gli occhi neri puntati sullo schermo, sentendo il suo cuore battere all’impazzata. La verità è che teme il suo giudizio quanto teme la sua severità e spudorata sincerità; sa che, se la storia non dovesse piacergli, Minoru glielo dirà chiaramente, elencandole tutto ciò che non funziona o che non l’ha convinto. Eppure, è proprio per questo suo “pregio” che si è affidata a lui.
Il ragazzo dai capelli corvini si allontana dallo schermo, sfilandosi gli occhiali da lettura. Akiko si sistema una ciocca di capelli scuri dietro l’orecchio, mentre si sente arrossire ancora di più. Minoru non dice nulla e questo la spaventa, lasciandola ancora più insicura. Alla fine, si schiarisce la voce, cercando di attirare l’attenzione del suo migliore amico. «A-allora, che ne pensi?» sussurra, cercando di decifrare l’espressione dell’altro.
«Penso che sia carina, anche se alcune situazioni forse sono troppo estreme, ad esempio la parte finale… –e per il tipo di nome Sasuke hai preso ispirazione da me, non è vero?- … Ma mi piace» risponde il ragazzo, senza guardarla. Akiko fa in tempo a tirare un sospiro di sollievo, prima che Minoru si volti improvvisamente verso di lei. «Ma il punto è: perché la stai facendo leggere a me? Sappiamo entrambi a chi hai pensato mentre la scrivevi».
Akiko diventa paonazza, mentre cerca di nascondere il viso dietro la frangetta. «N-non so di cosa tu stia parlando…».
«Se dico “Hiro” ti viene in mente qualcosa?». Minoru mostra all’amica un sorriso beffardo, mentre pronuncia quel nome fatale per il povero cuore di Akiko, che subito si sente morire. Hiro. L’esuberante, vivace, allegro Hiro. Con quei capelli del più brillante biondo che lei abbia mai visto, e quegli occhi che sembrano essere stati strappati al cielo. Hiro, che Akiko ama dal primo momento in cui l’ha visto, quando entrambi avevano otto anni e il bambino si era appena trasferito da una città lontana. La vita di Akiko è cambiata radicalmente, da quando lui è arrivato.
«B-beh, forse hai ragione… Ma non potrei mai fargli leggere questa storia!» esclama, appoggiando entrambe le mani sulle guance, che hanno ora assunto una colorazione tendente al rosso fuoco. Minoru alza gli occhi al cielo, mentre si lascia sfuggire uno sbuffo infastidito. Non sa chi dei due sia peggio, tra lei e Hiro; eppure ha scelto proprio loro, come migliori amici. Potrebbe chiamarlo masochismo.
«Akiko, se non gli dichiarerai mai i tuoi sentimenti come pretendi che lui capisca? È talmente stupido da non sapere nemmeno allacciarsi le scarpe, come potrebbe accorgersi della tua cotta?». Akiko aggrotta leggermente le sopracciglia alla parola cotta, quasi si fosse espresso con un termine riduttivo. Beh, forse lo è davvero.
«Sì, m-ma se lui leggesse questa storia farei una pessima figura!» esclama, prima di abbassare lo sguardo alle sue mani. «Ti prego, Minoru, non dirgli nulla».
Minoru sbuffa di nuovo, prima di tornare a concentrarsi sullo schermo del computer. Invece, potrebbe essere una buona idea fare leggere questa storia a quel baka di Hiro. È talmente ovvio che lui è innamorato di Akiko quanto lei lo è di lui, che gli sembra quasi impossibile che nessuno dei due si sia ancora accorto di essere ricambiato. La verità è anche che è stanco di sentirli vaneggiare in nome del loro amore, per poi scappare con la coda fra le gambe non appena si incrociano in un corridoio, a scuola. Con la coda dell’occhio osserva Akiko, intenta a giocherellare con una matita sopra la sua scrivania, gli occhi sognanti e un sorriso sulle labbra. Alza di nuovo gli occhi al cielo, quando all’improvviso sentono la madre di Akiko chiamarla dal corridoio. La ragazza si alza e si avvia verso la porta, dicendo solamente «Torno subito».
Minoru agisce velocemente, una volta solo. Inserire la sua pennetta, prelevata dalle tasche dei jeans, nella fessura USB è tanto facile quanto copiare e salvare dentro di essa la storia di Akiko. Quando la ragazza torna, qualche minuto dopo, la pennetta è già tornata al suo posto.
«È successo qualcosa?» chiede la ragazza, notando il sorriso compiaciuto di Minoru.
«No, non preoccuparti».

 

Hiro accende il computer curioso ed entusiasta, eppure allo stesso tempo scettico. La parola “sorpresa” non è propriamente parte del lessico comune di Minoru, ma questo favorisce ancora più facilmente a far crescere la curiosità dentro di lui. Infila la pennetta nella fessura USB, sorpreso di trovare solo un documento Word, dentro di essa. Inarca un sopracciglio, mentre si chiede se fosse proprio questo che il migliore amico voleva fargli vedere. Minoru sa benissimo che non gli piace leggere, è troppo noioso. Sbuffa, mentre apre il documento e impallidisce un secondo dopo, nel vedere la scritta “Pagina: 1 di 40” infondo alla schermata. Non si aspetterà mica che io legga una cosa del genere. Il libro più lungo che lui abbia mai letto non ci arrivava nemmeno, alle quaranta pagine: “Le avventure della Mucca Moka”, una pietra miliare dei libri per l’infanzia.
Con aria annoiata comincia a leggere la nota lasciatagli da Minoru, all’inizio della pagina.

 
Baka, questa storia non l’ho scritta io, ma Akiko.

Cerca di leggerla attentamente, e se non capisci qualcosa arrangiati. La tua stupidità anche di fronte l’ovvio non è affar mio.

Buona lettura,

Minoru Uchiha

 

Hiro sente le guance imporporarsi nel leggere il nome di Akiko. La sua dolce, timida, gentile Akiko. Con quei lunghi capelli neri come l’ebano e i grandi occhi grigi, sempre pieni di dolcezza e affetto. La ragazza per cui ha scoperto di provare dei sentimenti solo qualche anno fa, ma con cui sa di non avere possibilità. Una ragazza così intelligente e dolce non potrebbe mai amare uno stupido come lui. Però, se questa storia è stata scritta da lei, allora vale davvero la pena di leggerla.
Dopo essersi chiesto cosa significhi il titolo “Twist of Fate” –ma a questo serve google traduttore-, scorre con il mouse finché non appare la scritta “Capitolo primo”, poi si sgranchisce la voce e comincia a leggere.

 
«Eccitazione. Strano quanto questa sensazione sormonti tutte le altre nella mente e nel corpo di Hinata».

 

 

 

 

 

Spazio Soleggiato dell’Autrice:

Buonsalve a tutti ^^

Ed eccoci giunti alla fine di “Twist of Fate”, la mia prima esperienza con una “long”. Oh, beh, non saprei che dire, se non che… Mi mancherà ;_; Mi è piaciuto tanto scrivere questa storia, per quanto ancora non mi convinca al 100%, e spero possa essere piaciuta a qualcuno :D Se vi ho delusi con questo finale, siete liberi di appendermi al muro e colpirmi come una piñata (sappiate che non contengo caramelle, però ù.ù).
E ora le spiegazioni (immancabili xD):

il suicidio di Hinata. Lo so, lo so, forse è un po’ estremo xD Se volete una spiegazione logica, sappiate che l’ho fatto per ricollegarmi in qualche modo al mito a cui dovevo ispirarmi (lo trovate qui : http://www.associna.com/modules.php?name=News&file=article&sid=574 ) e al suo finale, oltre che alla canzone di Lana Del Rey (vale la pena di vivere solo se qualcuno ti ama)… Se invece volete la spudorata verità, allora sappiate che l’ho fatto per un mio desiderio sadico. In una mia storia, :Aiko:, è morta Hinata, nell’altra mia storia, Shadows, è morto Naruto, e quindi questa volta volevo unirli nella Nera Sorte. Lo so, ho qualche serio problema mentale, non siete gli unici a pensarlo ^^”
Inoltre, non so se avete notato, ma ho pensato in questa storia di presentare il percorso di Hinata nel manga, però al contrario: all’inizio è la ragazzo forte e determinata che è ora, ma nel momento in cui si taglia i capelli le insicurezze cominciano a prendere piede, fino a distruggerla, in un certo senso. È un’idea che ho voluto provare a scrivere, poi non so se è risultato un granché xD

Il finale-finale. Beh, che dire, spero vi abbia colti di sorpresa xD Come da titolo “Cambio di Destino”, che non fa che giocare con i personaggi e cambiare continuamente le carte in tavola, ho deciso di mettere questo effetto-sorpresa alla fine… Non so, spero non sia uscito qualcosa di indecente xD

Non dire mai che i sogni sono inutili, perché inutile è la vita di chi non sa sognare: citazione di Jim Morrison, una delle mie preferite (infatti la potete beccare anche nella mia presentazione xD).

Le avventure della Mucca Moka: Esiste! xD Ricordo che da piccola la mia adorata sorellina leggeva questi libricini di dieci pagine, che parlavano di una mucca che amava la cioccolata. Non so se il titolo della collana è corretta, ma ci siamo capiti ^^”

 

Vorrei ringraziare ancora una volta Mokochan, Yume-no-Namida e ValeHina per i giudizi e i premi, coloro che hanno recensito gli scorsi capitoli (grazie mille per il sostegno *^*) e poi tutte le persone che hanno inserito questa storia fra preferite e seguite:

arcx, Eynis, Fin_Light, FuyuShounen, hinatayhea, iris1996, lanterna_, m4dd499, Mokochan, Narutina_Mary, ReikoITA, Renesmee1993 e Sbamberin

Aine, Ayumi Yoshida, Blutigen91, Di4ever, Dolcemente Complicata, ergo, Fin_Light, Ground, Hayley_chan, JunoEFP, Linduz94, midnightx5, Moya27, naruhinafra, Puffin, Rinalamisteriosa, SanaeEric, Serenere98, silviiii, tama_chan_ e valehinata1992

Grazie a tutti, nessuno escluso –anche ai lettori silenziosi!- ^^ Ancora una volta, spero di non avervi delusi troppo con il finale e di sapere cosa ne pensate :D Mi rendereste felice, mi basa cos poco ;_; (non volete rendermi felice?? *occhidagattoconglistivali*)

Baci a tutti!

Ps: mi mancherà questa storia ;_;  

  
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