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Autore: Fabio93    06/09/2013    4 recensioni
Il mondo è finito, eppure Kal, Dorian e pochi altri sopravvissuti continuano a vivere, camminando fra le rovine di una realtà popolata di creature pericolose e inquietanti. Ogni alba si porta via la notte, e la notte spesso ti porta via con sé. Eppure, in un mondo in cui ogni giorno non è altro che una lunga marcia fino al tramonto, c'è ancora chi sa vedere attorno a sé la speranza.
Genere: Avventura, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La lunga Strada verso il Tramonto

 

 

I

 

 

 

 

-Eccoti, finalmente.-

La ragazza si girò verso di lui, con l'espressione sorpresa di qualcuno colto nel mezzo di un'azione intima e importante, poi gli rivolse un sorriso che aveva il colore del sole.

-Non mi trovavi?-

-No.-

-Dovevi cercare meglio!- Alessandra tornò a volgere lo sguardo verso il tramonto, seduta fra l'erba stinta dall'autunno.

Kal sbuffò e le si sedette accanto: la sua cotta di maglia e la spada tintinnarono e gli impedirono di trovare una posizione veramente comoda. Guardò il viso giovane e sereno illuminato dal sangue del giorno e si stupì come al solito di non trovarci alcuna preoccupazione. Tutti gli altri portavano in volto sorrisi tirati ed occhiaia profonde. Lui forse non era preoccupato, ma nemmeno sereno: era semplicemente vuoto. Da quando Sadhora era caduta, pochi anni prima, aveva perso un pezzo di anima dopo l'altro, lasciandoseli alle spalle come sassi inutili.

Ora camminava molto più leggero.

-È pericoloso, qui. E poi lo sai che non ci si deve allontanare dal gruppo senza dir niente.- la rimproverò.

-L'ho detto a Ruben.-

Era una bugia, naturalmente. Kal lo sapeva, ma aveva imparato a convivere con le stranezze di Alessandra. Non le si poteva insegnare la cautela, né la naturale diffidenza verso i luoghi inesplorati che ogni giorno attraversavano. In parole povere non le si poteva spiegare la paura, o forse lei non la voleva apprendere. Ed era strano che ora quella ragazza bionda, esile e indifesa fosse lì a guardare il tramonto, quando molti altri più forti di lei marcivano sotto terra.

Certo, prima di loro a vegliare su Alessandra c'era stato il padre, un contadino robusto e determinato, ma era comunque strano che quella bambina che rifiutava di crescere respirasse ancora. Forse quei suoi comportamenti erano una difesa contro la realtà fredda e ostile che la circondava, o gli orrori vissuti lungo la via le avevano spostato qualche rotella nel cervello. La trasformazione del padre non era certo stato un bel momento, ad esempio.

O forse era semplicemente fatta così: chi poteva saperlo?

-Comunque che ci fai qui? Ammiri il panorama?- chiese lui, grattandosi la barba folta ed ispida.

Lei annuì, stringendosi le ginocchia al petto e abbeverando gli occhi col sole morente.

-Non ti sembra bellissimo?-

Kal guardò l'erba farsi scura contro il tramonto, ondeggiando al ritmo del vento. Un tempo, dietro quei colori accesi avrebbe intravisto un buio profondo e spaventoso, appena intuibile dietro ogni sagoma di quell'insulsa realtà. Un vuoto oltre il fragile vetro dell'apparenza, pronto a balzare in avanti e inghiottirli tutti.

Eppure quel giorno il tutto sembrava un po' diverso.

-È solo erba mossa dal vento. Chissà, forse in mezzo c'è una lepre. O un predatore più grosso di noi.-

-Che brutta risposta!- si lamentò Alessandra -Distingui impronte vecchie di giorni e poi non cogli un bel tramonto. Davvero non ci vedi nulla di più che dell'erba? Non trovi che ci sia qualcosa di bello in questo momento?-

Lui guardò con più attenzione, con quegli occhi da cacciatore, abili e freddi.

Vedeva altro? Vedeva la grande mano di Dio accarezzare i fili d'erba a farli danzare con l'ultima luce? Forse.

Forse c'era più di quello che lo sguardo poteva distinguere, in quel prato, ma non ne era così sicuro. E poi quelli erano discorsi inutili, che non dovevano interessarlo, soprattutto mentre calava la notte.

-Tu viaggi troppo con la fantasia- le disse, alzandosi da terra -Dobbiamo tornare indietro prima che faccia buio, vieni.-

Le porse la mano guantata per aiutarla e lei la accettò in silenzio.

-Probabilmente Dorian è già tornato con la cena.- aggiunse, facendole strada verso il bosco poco lontano, ma già immerso nell'ombra del crepuscolo.

 

Nella selva era difficile muoversi in silenzio, su quel tappeto di foglie morte e rami secchi, e nell'ombra che sfumava dietro ogni albero poteva esserci qualcosa di paziente in agguato. A Kal le foreste non piacevano, umide e scomode da percorrere, tuttavia vi si trovavano molte risorse indispensabili per il viaggio, come la carne, tanto per dirne una.

Fortunatamente il campo era vicino.

Alessandra lo seguiva in silenzio: almeno erano riusciti a farla smettere di canticchiare quando si spostavano di notte.

La luce del fuoco schiarì d'improvviso il buio davanti a loro, portandosi dietro un leggero odore di fumo: erano arrivati. Alessandra superò Kal mettendosi a correre su per la piccola salita oltre la quale si erano accampati.

-Siamo noi!- gridò lui per avvertire gli altri: ci mancava solo che qualcuno infilzasse per sbaglio Alessandra mentre irrompeva senza preavviso nell'accampamento.

Ancora una volta si chiese perché spendesse tante energie per quella ragazza. Forse non sarebbe stato un male se ci avesse lasciato le penne: dopotutto era l'elemento debole del gruppo. Secondo una valutazione oggettiva, Alessandra era poco più di una bocca di troppo da sfamare, capace al massimo di portare in spalla uno zaino o di cucinare la cena. Eppure il pensiero di abbandonarla o comunque di perderla aveva un cattivo sapore.

In una piccola conca fra gli alberi ed il sottobosco, sei persone erano riunite attorno ad un modesto falò scoppiettante, tre delle quali, una coppia di anziani e una donna, erano intenti a pulire delle lepri che avrebbero poi cotto sul fuoco. La donna si girò e si alzò non appena sentì i passi di Alessandra e la abbracciò, facendo attenzione a non sporcarla con le mani insanguinate.

-Sei qui, finalmente! Lo sai che non devi allontanarti!- la redarguì con affetto, quasi parlasse a sua figlia.

-Sì.-

La risposta schietta e semplice le valse un sorriso.

-Su, vai ad aiutare John e Amanda con la cena, adesso arrivo anche io.- mentre la ragazza si allontanava, lei aspettò che Kal le andasse incontro.

-Un giorno o l'altro si caccerà nei guai.- gli disse.

Lui alzò le spalle.

-Non posso essere sempre con lei, Gwen. E poi prima o poi tutti ci cacciamo nei guai.-

-Ma lei sembra l'unica a non capirlo...-

Gwen aveva occhi grandi e capelli scuri. Era magra, ma forte, ed era un po' come lui: una cinica e determinata sopravvissuta. Sarebbe andata lontano, Kal se lo sentiva, ma alla fine anche lei avrebbe smesso di camminare: e si preoccupava del destino di Alessandra?

I due scambiarono ancora qualche parola, poi si separarono e lui poté avvicinarsi al fuoco, verso gli altri tre uomini. Norman e Ruben, un giovane boscaiolo ed un vecchio cavaliere, stavano discutendo animatamente e ad ampi gesti, il terzo, invece, alto e sottile, guardò Kal prendere posto e gli rivolse un cenno di saluto con un mezzo sorriso divertito.

-Heilà, Kal! Finita la caccia nei boschi? A me tocca scovare conigli troppo magri, tu invece te ne torni sempre con delle belle bionde.-

-Sarà il fascino della divisa, Dorian.-

-Mah, dovresti buttare anche tu quella vecchia cotta di maglia: rallenta i movimenti e tintinna in continuazione!-

-Chissà cosa direbbe ser Nickall se ti vedesse vestito di soli stracci e cuoio.-

-Borbotterebbe qualcosa sull'onore e sul prestigio dei Falchi che io sto insozzando, non c'è dubbio. Quel vecchio era fissato per queste cose, un po' come il nostro Ruben, ma adesso chi di noi è concime per i campi?-

Dorian era l'unico del gruppo di Kal ad esserci stato fin dall'inizio, fin da quando entrambi avevano preso servizio nei Falchi, una squadra d'élite dell'esercito di Sadhora. Avevano vinto una guerra, combattendo fianco a fianco, ed erano caduti insieme quando il mondo era andato a pezzi. Ma si erano rialzati ed erano andati avanti.

Dorian era forte e veloce ed era forse il suo unico amico. Era la seconda colonna portante su cui si reggeva la loro piccola comunità.

-Di che parlano, quei due?- gli chiese Kal, liberandosi della spada e posandola affianco a sé, sempre pronta all'uso.

Dorian si girò verso Norman e Ruben, che a malapena si erano accorti dell'arrivo del secondo Falco.

-Stanno facendo un interessante scambio culturale. Ruben ha raccontato di non so quale battaglia e di come molti suoi compagni fossero rimasti storpi a causa delle trappole piazzate dal nemico fuori dalle mura. Lui ha avuto fortuna, con una stampella appresso non sarebbe sopravvissuto a lungo, qui. Comunque la cosa ha solleticato la fantasia di Norman, che adesso vuole strappargli ogni dettaglio e capire se possiamo fare trappole simili per gli animali.- spiegò, sempre con quel suo sorriso ironico.

-A che scopo? Ci muoviamo sempre. Se anche piazzassimo le trappole, e non è detto che avremmo modo di costruirle, difficilmente il giorno dopo saremo ancora nei paraggi per controllarle.-

-Ci arriveranno anche loro.- fece l'altro con un'alzata di spalle -Per adesso lasciamoli parlare: sembra piacergli così tanto...-

-Capisco.- fece Kal con un sorriso mesto.

Le lepri erano state fatte a pezzi e messe a bollire con qualche erba aromatica in un pentolone di latta. Si accorse solo allora di essere decisamente affamato.

-E com'è il bosco?- chiese al compagno, fissando il vapore alzarsi dalla pentola e svanire poco più in su.

-Umido, grande e pieno d'erbacce. Un postaccio: tienitene alla larga.- scherzò quello.

-No, sul serio...è libero?-

Dorian soppesò la domanda, grattandosi il mento ed alzando gli occhi al cielo, come a voler cogliere le immagini della giornata trascorsa. Lui era il cacciatore migliore del gruppo ed era quello che se ne allontanava di più per cercare cibo.

-Non lo so. Gli indizi non sono buoni: ci sono pochi animali nella zona ed ho anche trovato una tana.-

Lo disse con un tono semplice, come se non fosse una cosa per cui sgranare gli occhi e mettersi le gambe in spalla.

-E che aspettavi a dircelo?!-

-Che differenza fa? Ormai siamo qui, ti pare? Non possiamo certo allontanarci ora...e poi era vuota, abbandonata.-

-Da molto?-

-Così mi è parso. Quando l'ho trovata era quasi un semplice buco nel terreno, anche la puzza era appena percepibile.-

-Questo però non vuol dire che i proprietari non siano ancora qui in giro...-

-No. Io non li ho visti, ma potrebbero esserci.-

Kal si morse il labbro. Le notizie non erano buone: una tana nelle vicinanze non era mai un buon auspicio. E ormai era notte.

-Dobbiamo stare attenti. Abbiamo perso Mathias da poco, ed era un membro valido.-

-Poi gli sono spuntati quegli affabili occhi gialli e tu l'hai gentilmente sgozzato prima che desse di matto.-

-Era ciò che andava fatto.- Kal non aveva rimorsi, anche se Dorian non sembrava approvare.

-Non è il fatto che ti sbarazzi degli infetti a preoccuparmi. È come lo fai: sembra troppo semplice. Non dovrebbe esserlo.-

-Paura che ti tagli la gola mentre dormi?-

-Forse.- Dorian tornò a sorridere, anche se il suo sguardo rimase un poco dubbioso, mentre sosteneva il suo.

-Allora non farti infettare.-

-Forse dovevo tenermi la cotta di maglia...-

-Già.-

-La cena è pronta!-

E i discorsi si chiusero.

Alessandra distribuì ciotole ammaccate e pezzi di carne bollita con cui riempirle, poi si sedette affianco a Kal per consumare il pasto.

-Di che parlavate, Kal? Avevate un'aria così losca!- s'informò, addentando un cosciotto umido.

Per un secondo Kal rifletté su quale bugia raccontarle, ma non ce ne fu bisogno.

-E quando mai Kal non è losco, dolcezza? Sarà la barba, comunque secondo me ha un'aria losca anche quando caga.-

Alessandra rise di gusto, quasi sputando fuori i bocconi appena presi.

-Non avrò un'aria losca quando ti vedrò sotto terra, caro Dorian: sarò felice e sorridente...-

-E chi ha detto che devo morire prima io?-

-Se continui a parlare...-

La ragazza si godette i due litigare come due marionette intente a dar spettacolo. Poi mise la mano nella ciotola e non pescò altro che brodo.

-Già finita?! Ma io ho ancora fame...- si lagnò, guardando sconsolata la scodella vuota -Devi cacciare qualcosa di più sostanzioso, Dorian.-

-Oh, se è così puoi venire con me a darmi una mano, la prossima volta...scommetto che ti divertiresti, nel bosco...-

Alessandra spalancò gli occhi.

-Sì!- poi il dubbio, si rivolse a Kal -Aspetta, questo conta come “allontanarsi dal gruppo”?-

-Altroché.- rispose lui, finendo la sua cena e posando il contenitore di latta per terra -È meglio che rimani con Amanda, come al solito.-

Si riferiva all'anziana del loro gruppo, ancora intenta a mangiare e chiacchierare col marito.

La ragazza lo guardò con occhi seri e con l'aria combattuta di chi stava per confessare una verità scomoda e pericolosa.

-Amanda puzza.-

Ci volle un bello sforzo per non riderle in faccia.

-Forse...ma sa tutto delle piante del bosco, e ti insegnerà bene.-

Dopo qualche minuto di cena silenzioso il gruppetto iniziò a parlare del più e del meno: di come le giornate si facessero più corte e fredde, di come entro un giorno o due al massimo sarebbero stati fuori dal bosco e altro ancora. Non c'era molto di cui parlare, ma ogni argomento era meglio del silenzio e dei pensieri malinconici che portava con sé.

A Kal non importava granché, ma sapeva che un morale alto, per quanto possibile, facilitava a tutti la giornata. E così faceva del suo meglio per ravvivare il fuoco e la conversazione. Anche se, come al solito, la vera star era Alessandra. Lei non smetteva mai veramente di parlare e quando lo faceva spesso poi iniziava a cantare.

Quella sera non fu diversa. La ragazza cantò di stelle, di estati lontane e di amori persi, e Kal scoprì i suoi pensieri a danzare con la sua voce allegra. Quando la notte si fece fonda e il fuoco debole, tutti si ritirarono a dormire, dopo aver stabilito i turni di guardia, cullati dal canto dei grilli e dai sospiri silenziosi del vento fra gli alberi.

 

 

 

Mentre l'accampamento dormiva, sorvegliato dallo sguardo stanco di un cavaliere appiedato, qualcosa fendeva il buio con occhi gialli e feroci. Annusando un appetitoso sentore di carne, sorridendo alla notte con una lunga fila di denti aguzzi.

 

 

 

È un po' un salto nel vuoto, quello che faccio con questa storia. So dove inizia, di cosa vuole parlare, e so come finirà. Il mezzo deve ancora prendere forma, ma forse così è ancora meglio, no? Ad ogni modo, nonostante il titolo, questo non sarà un esperimento lungo. Spero che tu voglia rimanermi affianco finché non sarà concluso. Nel prossimo capitolo si vedrà un po' di azione e si scoprirà qualcosa in più su come funzioni questo mondo misterioso. Grazie per aver letto questo incipit, spero ti sia piaciuto. Lascia una recensione se ti va. Alla prossima!

   
 
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