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Autore: _shin    06/09/2013    0 recensioni
Una storia ricca di sorprese dove l'età non conta se la persona che ti chiede aiuto ha bisogno di te
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La pensione l’avevo sempre dipinta come una macchia scura che, piano piano diventa sempre più grande e riesce a cancellare i ricordi di una vita che forse meritava di essere ricordata. Dicevo questa frase almeno una volta a settimana a mia moglie Stella che, per tutta risposta, abbozzava sempre il suo meraviglioso sorriso che i suoi 61 anni di età non gli avevano rovinato. Ormai ero diventato un bel signore di 60 anni che, dopo aver dato tutte le mie forze per quasi 40 anni nel distretto di polizia incui avevo lavorato, mi ero meritato questa lunga vacanza che sarebbe terminata quando il buon Dio avesse deciso di chiamarmi da lui. La vita di poliziotto mi aveva logorato nel fisico, essendomi salvato a 42 anni da una pallottola che mi aveva quasi del tutto perforato lo stomaco, ma non la mente che era sempre attiva e veloce come un tempo, quando risolvevo i casi più disparati.  Il mio mestiere comportava ogni giorno una sfida quotidiana contro la morte, perché sapevo se chiudevo la mattina la porta di casa, ma non sapevo se la richiudevo la sera quando sarei tornato tra le braccia della mia amata Stella e dei suoi manicaretti che cancellavano la dura giornata appena terminata. Dalla storia con mia moglie è nato un figlio, Davide, un medico di 35 anni, sposato da quasi 10 anni con Monica e con cui condivedeva il mio nipotino Andrea, che portava il mio stesso nome. Mio nipote era la luce della mia vecchia,  lo svago che avevo oltre a quell’inutile quotidiano o telegiornale e tutte le volte che lo vedevo, raramente visto che mio figlio era medico e sua moglie professoressa liceale, i miei occhi si illuminavano e le mie stanche membra traevano nuova energia. Mio nipote era biondo e aveva gli occhi verdi come mia moglie, era magro ma abbastanza alto per la sua età e portava sempre insieme a lui un portachiavi a forma di nota musicale insieme a lui. Era molto introverso rispetto ai ragazzi della sua età, mi confidò un giorno che aveva sempre preferito stare da solo con i suoi pensieri  perché lì poteva trovarsi a dipingere il mondo che voleva e non perdersi nel mondo incui si trovava, e non potevo dargli torto. Infatti nei miei lunghi anni da poliziotto avevo catturato un numero infinito di criminali di qualsiasi specie e mi sono dovuto arrendere alla sincera verità che mi disse il mio generale all’epoca in cui ero un semplice militare: << ricorda Andrea il mondo può essere giusto solo se viene eliminato da esso l’ingiusto>>, e purtroppo io un semplice poliziotto casertano non ero stato di certo in grado di estirpare tutto il marcio della mia regione e questo ancora mi angosciava. Ma il punto massimo della mia angoscia lo ebbi  quando il 5 maggio del 2007 lessi al giornale del mio paese che era stato scarcerato un noto rapinatore, arrestato da me 7 anni fa, Francesco Manzi, che riuscì ad arrestare per puro caso quella volta incui cercò di rapinare una nota gioielleria del centro, armato con una pistola. Ero nei dintorni di quella gioielleria quando notai un uomo che si nascondeva e osservava attentamente il negozio come se attendeva qualcuno o qualcosa che uscisse da li. Non dimenticherò mai il suo volto incavato, con occhi neri  come la notte e una lunga cicatrice sul lato del collo sotto l’orecchio. Ma non dimenticherò mai soprattutto il suo ghigno che faceva trasparire il suo disprezzo e la sua totale indifferenza verso la società. Mentre lo osservavo entrò all’improvviso nella gioielleria e intravidi che mentre entrava estraeva una pistola. Per fortuna mi trovavo li a fare un giro di perlustrazione ed ero armato, quindi, come se già sapessi cosa sarebbe successo, mandai l’allarme alla centrale ed entrai e a quanto pare il mio intuito non mi aveva tradito. Entrai subito nella gioielleria e il mio salto verso di lui lo sorprese visto che non si mosse e cadde a terra insieme a me inerme. Dopo  una cruenta lotta riuscii ad immobilizzarlo e disarmarlo e mentre aspettavo la polizia lo guardavo fisso negli occhi, quegli occhi che non trasmettevano nessuna emozione e fu in quel momento che dalle sue labbra uscirono delle parole fredde come il ghiaccio: << appena sarò libero, toglierò la libertà alla persona che ti è più cara al mondo>> e proprio in quel momento una squadra di polizia arrivò e lo portò via. Lui ora era di nuovo libero, la mia famiglia probabilmente no.
  
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