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Autore: mamihonda    07/09/2013    4 recensioni
“Non doveva essere questo il modo in cui avrei voluto rincontrarti, ma come al Cielo tu siedi – sedevi – sul Trono Glorioso, assieme ai miei fratelli ad Osannare le tue lodi, io stesso siedo sul Trono dei miei Inferi, con volute di lussuria che si librano al mio cospetto come tentacoli infuocati, sotto la spessa coltre di inebrianti adorazioni che mi rendono Dio al pari di te.”
Solo una lettera del fu Angelo più bello del Paradiso, dedicata ad un Padre assente.
Genere: Dark, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lucifero
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Ottava stagione, Contesto generale/vago
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Fandom: Supernatural
Characters: Lucifer, Michael.
Pairing: Accenni Lucy/Micky.
Beta: betata e approvata da Shichiyoo.
Chapters: 1/1 – one shot.
Gender: Introspettivo, Romantico, Dark, Violento, Malinconico.
Rating: Teen and Up Audience
Warnings: Slash, contenuti forti, missing moments.
Words: 1147
Summary: “Non doveva essere questo il modo in cui avrei voluto rincontrarti, ma come al Cielo tu siedi – sedevi – sul Trono Glorioso, assieme ai miei fratelli ad Osannare le tue lodi, io stesso siedo sul Trono dei miei Inferi, con volute di lussuria che si librano al mio cospetto come tentacoli infuocati, sotto la spessa coltre di inebrianti adorazioni che mi rendono Dio al pari di te.” Solo una lettera del fu Angelo più bello del Paradiso, dedicata ad un Padre assente.
Notes: Bene, prima storia striminzita nel Fandom – e a ben vedere prima storia in assoluto su EFP. È da anni che pensavo a qualcosa di simile. Spero che nessuno si senta offeso dalle tematiche che tratta la one-shot, nessuno ha intenzione di screditare la Fede Cristiana in alcun modo. Sono solo delle riflessioni fatte dal nostro Lucy, nulla di eccessivamente profano se riguarda lui, in fondo. È doveroso avvertirvi. u_u Niente, è stata creata in una nottata di sbronza, ho anche avuto il coraggio di salvarla e farla betare alla mia Gufapolla di fiducia, perché altrimenti sarei persa e immersa nei miei mille errori di svista e di grammatica. Il titolo è opera di entrambe, e vuole essere un simpatico modo in cui lo stesso Lucifer interpreta le parole della Chiesa (u
n po' di ironia non guasta mai da queste parti :P). Il sottotitolo è tratto, invece, dal poema Paradise Lost di John Milton.
Disclaimer: Non ci ricavo niente, solo un mare di feels. Non mi appartiene un ciufolo, è tutto di proprietà di Kripke e della CW. No, neanche Mark Pellegrino mi appartiene *sigh*






 
I forgive you Father, for you've Sinned.
Better to reign in Hell, then serve in Heav'n.



Caro Padre,

non che tu sia degno di tale nomea, per me, non dopo tutte queste eternità passate ad ignorarci vicendevolmente, ma è arrivato il momento di scriverti.
Non so ben dire quando abbia iniziato a coltivare il pensiero di farlo, forse non è mai giunto, e forse queste parole trascritte avranno vita breve.
Si sono aperti i cancelli dell'Inferno, quella miserevole ed affliggente gabbia della quale detengo le chiavi. Ma questo tu già lo sai, nonostante il tuo silenzio si propaghi con l'insistenza delle tempeste, rumoroso fra gli sbuffi di vento che si abbattono sulla tua Terra.

Sai come si siano sbaragliati, sai come le creature da me corrotte si siano sparse per il Mondo, deturpando e corrompendo i tuoi abietti fiori che tanto decanti come perfetti. Di perfetto non hanno nulla; una mente così labile ed indifesa, che al primo spiraglio di vento si piega, non è da considerarsi perfetta. Si piega per volontà, o per semplice forzatura. Si piega per inerzia. Ho iniziato a dedurre che tu li abbia creati a tua immagine somiglianza, con il solo scopo di veder loro camminare insieme ai tuoi stessi sbagli.
Che anche tu possa essere così cagionevole nell'anima da commettere errori?

Mi sono posto questa domanda quando non facesti che rilegarmi in un angolo fatto di fiamme, erosive lingue di fuoco atte ad insidiarsi al punto da ghermire lo spirito ormai disfatto. Non ha mai fatto male. Non mi ha mai provocato alcun dolore se non sofferenza.
La sofferenza nel sapere di non meritare l'eterno castigo, la sofferenza dell'amarti ancora, perché, dopotutto, non ho mai smesso di farlo.
È questa, la punizione degna di coloro ai quali un margine d'errore non è concesso? L'oscurità più recondita persa nelle profondità dell'ignoto?

Devo la mia Eterna sofferenza e prigionia, devo il mio sangue ormai corrotto e la Grazia ormai deturpata solo a te, Padre. Le fiamme degli Inferi lavano via le atrocità che ogni giorno commetto per non soccombere, perché questa è la mia Dannazione, questo è l'unico modo che ho per continuare a ricordare le mie Colpe. Non voglio dimenticarle; non voglio dimenticarti. Sono il Primo Peccatore di questa grande gabbia, ed il mio più grande peccato è stato amarti più di quanto gli altri tuoi figli abbiano mai osato fare.
Poiché cosciente di come io abbia varcato quei cancelli, nulla in te ha avuto potere per arginare questa ferita inferta al tuo Popolo.
Non hai fatto altro che farmi risorgere. 
Il corpo a me destinato è giunto solo infine, ma quegl'attimi effimeri mi hanno reso umano. Allora ho capito cos'avessero di tanto perfetto agli occhi tuoi. Perfetto, eppure tanto debole. Le loro menti che, come colini, stillano sofferenza d'ogni anfratto remoto pur di non affrontarla.
Le loro braccia così fragili, le loro spalle così smunte da non reggere il peso delle loro teste. Delle gambe vacillanti al punto da non sopportare un ulteriore passo verso la vita che loro hai donato.

Quanto si può essere così ingrati davanti ad un tuo dono?
L'unico da me ricevuto, con l'esclusività che solo un buon figlio merita, è stato creato per flagellarmi eternamente coi miei stessi errori, gli stessi che ho commesso peccando di disobbedienza. Gli stessi errori che tu stesso non hai compreso, così come non li hanno mai compresi i miei Fratelli.
Gli stessi che soffrono la tua assenza senza tuttavia ricevere alcuna risposta alle loro preghiere, gli stessi che cedono alle debolezze umane e per cui vengono sempre ripagati con un'altra possibilità.
Cosa mi rende differente da loro, padre? Cosa rende l'inetto che è in me, il superbo narciso dell'Eden, colui che troppe lacrime avrebbe altrimenti versato nell'apprendere la Tua scomparsa, peggiore dei miei stessi Fratelli pronti a sacrificare Grazie angeliche per i loro meschini intenti?

Non avverto più il peso delle mie ali da Arcangelo. Credo siano divenute più leggere dato il fuoco che spesso lava loro ogni residuo di purezza. Non sono più bianche, sono sporche, maledette, disgraziate. Alberga in loro il fetore dei Cerberi e dei loro putridi pasti, s'insinua in loro l'Eco delle urla e gli stridori di denti dei tanti peccatori che ivi giacciono, inermi sotto torture infinite che meritano forse anche più di me.
Reietto della mia famiglia, eternamente maledetto da mio Fratello intrappolato al mio fianco, per momenti infiniti intento ad osservarmi il più delle volte con la sola espressione di colui a cui venivano inflitte continue tribolazioni nella propria Essenza.

È questa, forse, la punizione migliore che potessi darmi.
Il costante suono del dolore di Michael, il fratello che più amo, che ridondava come l'eco straziata di un puro di cuore. Il regalo migliore che potessi farmi era certamente questo, darmi modo di uscire e conoscere la fonte della mia caduta, incontrare colui che mi ha rinchiuso in questa gabbia, e farmici rinchiudere insieme.
È stato il tuo regalo migliore, ed è stato il peggiore da sopportare per me.

Anche ora che tutto sta divenendo incerto, anche ora che l'intero Inferno sembra contenere le proprie fiamme dal librarsi voracemente verso una Terra che non incontrerà presto. Sta divenendo tutto incerto, ed è forse per questo motivo che vergo le mie ultime righe per ultimare un ultimo inno al tuo nome.
Uno dei tanti, uno dei mille insignificanti inni che dal profondo degli Inferi, erroneamente cercano di giungere all'udito tuo, che sia un Arcangelo intrappolato in una matassa di errori roventi come lava, che siano quei figli perfetti che hai scelto al posto mio, pregni di una maledizione che sporca i loro cuori in una maniera paradossalmente peggiore della mia. Sono più sporchi di me. Eppure tu ami di più loro.
Non era questo che volevo, Padre.
Non doveva essere questo il modo in cui avrei voluto rincontrarti, ma come al Cielo tu siedi – sedevi – sul Trono Glorioso, assieme ai miei fratelli ad Osannare le tue lodi, io stesso siedo sul Trono dei miei Inferi, con volute di lussuria che si librano al mio cospetto come tentacoli infuocati, sotto la spessa coltre di inebrianti adorazioni che mi rendono Dio al pari di te.

Effigi d'Eroe che mai gli sono appartenute, Michael siede alla mia destra così come il Figlio tuo nell'Alto dei cieli. Lo stesso fratello che accorreva lieto alle chiamate tue, ora è avvolto nelle spire stesse della ribellione che Tu gli hai fatto covare. È qui, è con me.
Ama me.
È me che ama, e le armi scaturite dalle folgori del nostro legame, saranno ciò che più rappresenterà la fine del tuo perfetto Disegno.
Potresti mai sapere cosa peggio può esistervi, di un figlio addolorato? Due di loro le cui lacrime si sono mescolate sino a fondersi nella speranza. Non quella che miserevolmente potrebbe essere la Tua, ma quella dettata dal dolore. Dal limbo in cui tu stesso ci hai rinchiusi.

 

Il male vince sempre, Padre. E il male è ciò che hai creato tu.

  
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