Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: DeliaDulhallan    07/09/2013    11 recensioni
(SPOILER capitolo 7)
- Perché è arrabbiato con me,Heichou?-
Nel porre la domanda Eren inclinò la testa da un lato,confuso e preoccupato.
-Vuoi davvero saperlo?-
Gli chiese l'uomo con un sospiro stanco. Poi ghignò tra sé,divertito da quella prospettiva.
Eren era stufo di essere sempre l’ultimo ad essere messo al corrente delle cose. Corrugò arrabbiato le sopracciglia e sollevò la testa all’indietro per osservare Levi. La frangetta scivolò all’indietro scoprendogli la fronte e le orecchie morbide.
- Gliel’ho appena dett-
Trasalì. L’Heichou era pericolosamente vicino al suo viso. Odorava di buono.
- Quando la finirai di stuzzicarmi?-
Eren non capiva. Si sentì il respiro dell’uomo sulle labbra e impietrì.
''Possibile che sia per bac-!?''
Levi sfiorò con le sue labbra sottili quelle rosee e timide di Eren,per poi afferrargli il labbro inferiore coi denti,tirandolo dispettosamente.
Il ragazzo si ritirò,rossissimo in viso,con entrambe le mani davanti alle labbra.
-Sogni d’oro Jaeger.-
Mentre se ne andava,lo guardò per l’ultima volta con stampato in faccia un sorrisetto beffardo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Riesaminato e corretto l’8 ottobre 2013. Buona lettura!

CAPITOLO 1  “La prima impressione non è sempre quella sbagliata”

 

Sarà anche il più forte dell’umanità, ma non si può negare che sia un po’ un bastardo.

Con quel pensiero Eren iniziò il pomeriggio di pulizie intensive che lo attendeva.

Mentre strofinava ripetutamente e con forza il pavimento, nella sua mente si ripresentava vivida la scena avvenuta pochi minuti prima.

-Pulisci da capo, è completamente lercio quaggiù-.

La voce del caporale, fredda e ricca di rimprovero, gli aveva graffiato le orecchie. Gli occhi ombrosi avevano scrutato la stanza con severità alla ricerca del minimo granello di polvere, mentre Eren se n'era rimasto impalato accanto alla porta, sull’attenti e coi muscoli irrigiditi nel disperato tentativo di non lasciarsi scappare la minima espressione. Incredibile come una creaturina alta uno e sessanta racchiudesse in sé tanta furia omicida.

Prima di uscire, l’uomo aveva esitato per un istante preso da chissà quale pensiero.

In quell’attimo Eren aveva avuto la possibilità di guardarlo per la prima volta da vicino.

Aveva osservato le sue mani piccole ma muscolose, con dita affusolate e pallide che parevano troppo delicate per poter stringere un’arma. La mascella serrata, il volto scolpito da tutti gli anni di perdite e sofferenze che aveva dovuto sopportare. Il labbro superiore incurvato verso il basso, le sopracciglia corrucciate in un’espressione di estrema disapprovazione.

Al minore era scappato un sorrisetto: in quel momento l’aveva trovato buffo, quasi carino. Quando lo sguardo divertito del ragazzo aveva incontrato quello freddo e crudele del caporale, si era impietrito.

-Visto che lo trovi così divertente, quando hai finito puoi passare a lucidare anche il pavimento del secondo piano-.

Eren non si era mosso finché Levi non era sparito in fondo al corridoio, trattenendo il respiro. Nonostante il diavolo in persona fosse sparito dalla stanza, non tirò un sospiro di sollievo, al contrario: una mole insormontabile di lavoro lo aspettava. 

Provava una stima e un rispetto profondo per il capo delle forze esploratrici. Il suo rapporto con il caporale non era qualcosa di descrivibile a parole. Assieme all’ammirazione c’erano anche la paura, e la rabbia. Dentro di sé nutriva la ridicola speranza di un bambino: se faccio tutto quello che mi dice, magari un giorno potrò distruggere i Titani.

Con quel pensiero si diede la carica, lavorando tutto il pomeriggio senza sosta fino a sera.
Una volta finito si accovacciò in un angolo. Si sentiva stanco, ma stranamente rilassato: trascorrere un pomeriggio in solitudine, lontano dalla cella e dagli sguardi inconsapevolmente spaventati degli altri soldati aveva sortito un effetto positivo. Piegò le ginocchia e le circondò con le braccia, mettendosi comodo: aveva intenzione di restarsene lì rannicchiato per un po’. Non smaniava di rivedere l’espressione severa del caporale mentre con fare critico sminuiva le sue pulizie. Riteneva di aver fatto un buon lavoro, ma non aveva osato replicare. Già il fatto di trovarsi lì ancora vivo era un miracolo. Lui, il mostro.

Se posso usare questo potere per salvare l’umanità, per distruggere i Titani… allora ne sono grato. Sono l’ultima speranza.

Disse una voce dentro di sé, ma non era quello che Eren pensava davvero: era quello che si era ordinato di pensare.

Aveva paura.  Assieme alla gioia selvaggia per aver acquisito un tale potere erano arrivati i sentimenti negativi. Il suo Titano era fuori controllo.

Si torturò un labbro con gli incisivi mente ripensava alla ferita che Mikasa si era procurata sul viso a causa sua. Gli si proiettò nella mente l’immagine della sorella adottiva mentre veniva divorata da lui, dilaniata nello stesso modo di sua madre. La bocca impastata di sangue, denti giganteschi ed uno sguardo stupidamente assente.

Trasformò le angosce in odio, così intenso che la pancia gli si contrasse ed iniziò a far male.

Accidenti, neppure oggi riuscirò a mangiare nulla, dove troverò le forze per combattere?

Avrebbe nascosto questa debolezza agli altri soldati. Si sarebbe costretto ad ingoiare la fredda cena a forza, anche se non era certo di riuscire a trattenerla nello stomaco a lungo.

Sentì le risate e gli scherzi dei compagni che avevano completato le faccende e si erano uniti per chiacchierare da fuori la finestra. Poi dei passi felpati.

Eccolo, sta tornando.

Trattenne il rumoroso sospiro che gli stava per sfuggire, alzandosi in piedi il più in fretta possibile. Ma non abbastanza velocemente da poter non essere visto.

-Soldato Eren?-

Chiamato da Levi, il ragazzo rivolse il suo sguardo verso il pavimento.

-Sissignore!-

-Stavi per caso oziando?-

-Nossignore!-

-Allora cosa stavi facendo? Lì, seduto in angolo come una checchetta pensierosa?- gli chiese con tono derisorio ed una vena di crudeltà. 

Eren si sforzò di rispondere, ma un groppo in gola lo bloccò. Si costrinse a guardarlo dritto negli occhi. Il caporale non era un suo amico, ma si trattava pur sempre di un alleato prezioso. Soffocò i suoi stupidi timori, sollevando il mento e tuffandosi nelle iridi grigie di quell’uomo crudele.

Tale gesto indispettì Levi.

-Seguimi, soldato Eren-.

Si voltò e uscì dalla stanza.

Perché l’ho fatto?! Come mi è saltato in mente? Ha intenzione di picchiarmi di nuovo?

Il ragazzo non voleva farsi menare, ma serrò i pugni e lo seguì obbedientemente.

La mia vita è nelle sue mani, da quel giorno in tribunale.

Constatò con rassegnata tristezza che il caporale avrebbe fatto di lui ciò che voleva.

L’edificio aveva molte stanze vuote, non sarebbe stato difficile trovare un posto appartato dove gliele avrebbe potute suonare con calma e in santa pace.

Quale motivo avrebbe per picchiarmi poi? Che idiota.

Si rimproverò Eren, ma la paura non diede segni di cedimento. Contrariamente, parve intensificarsi.

-Prego- disse Levi, invitandolo a fare il suo ingresso per primo nella stanza.

Il pavimento di legno cigolò sotto i passi di Eren, r
ovinato ma perfettamente pulito, lucidato ed incerato. Rimirandolo si sentì una mammina orgogliosa.

Una volta entrato rimase fermo come un palo senza sapere cosa fare.

-Jaeger, adesso ti farò un paio di domande. Sentiti libero di considerarlo un interrogatorio. Ora siediti-.

-Ho fatto qualcosa di male?- mormorò. Levi rispose con un sorrisetto impercettibile.

Cosa pensa di ottenere interrogandomi qui ed ora? Gli ho già detto tutto quello che sapevo prima che mi portassero qui.

Seduto di fronte al caporale, rimasto in piedi in modo da potersi imporre maggiormente data la differenza di altezza, l’unica luce che li illuminava era quella pallida del tramonto che filtrava attraverso la finestra.

Non aveva nulla di romantico, né di dolce, né di nostalgico, bensì qualcosa di malinconico. Un richiamo alla battaglia dell’umanità. Il cielo rossastro ricordava le vite perse, le lacrime trattenute la sera di ritorno dal campo di battaglia e i duri allenamenti fatti prima di diventare a tutti gli effetti un soldato. Nella sua vita c’era stato solo quello: sangue, fatica, sudore, odio e paura. Forse prima c’era stato amore, ma si trattava di ricordi così lontani da risultare confusi.

Il tamburellare nervoso della dita di Levi lo riportò alla realtà.

-Eren, stai mangiando correttamente?- chiese scrutandolo con aria critica.

L'interpellato socchiuse la bocca di fronte a tale domanda, totalmente inaspettata.

-Certo che sì, signore-.

-Potrai prendere in giro me, ragazzino, ma non i Titani. Ti strapperanno gambe e braccia di nuovo-.

Il ragazzo rimase in silenzio.

-Rispondimi. Non ho intenzione di buttare via il mio tempo per te, ficcatelo in quella maledetta testa vuota-.

Il ragazzo serrò con più forza le labbra e gli lanciò uno sguardo carico d’odio.

Perché non puoi semplicemente lasciarmi stare? Pensi di riuscire ad umiliarmi, ma non ci riuscirai. Sono più forte di quello che credi.

Senza accorgersene, l’ultima frase decise di fuggire,scivolandogli dalle labbra. Sperava non avesse sentito, visto che l’aveva mormorata con voce flebile, ma l’udito del caporale, come qualsiasi altra cosa di lui, non lasciava scampo.

Scosse la testa: -rispondi-. Incrociò le braccia e inclinò la testa impazientemente.

E’ inutile resistere concluse Eren. Prima parlo, prima finirà di umiliarmi. Facciamola finita in fretta.

-Non riesco a trattenere cibo nello stomaco a causa del nervosismo-. Cercò di attenuare la situazione facendo spallucce.

-Se continui così non diventerai Miss.Villaggio, ti farai ammazzare. Siamo soldati. Il nostro lavoro, la nostra intera vita, consistono nel finire divorati un giorno o l’altro. Oltretutto in questo stato saresti uno spuntino tremendo. E’ questo quello che vuoi? Non fare la femminuccia. Hai paura Eren? Hai paura dei Titani brutti e cattivi?– ringhiò derisoriamente. -Non sei né il primo, né l’unico al quale portano via qualcosa. Tira fuori quei coglioni che non hai, e fai rimanere quel cibo dove deve stare. Nello squadrone non abbiamo bisogno di pesi, o di altra carne sacrificale-.

Pericolose fitte allo stomaco assalirono Eren: perfetto, non sarebbe riuscito a mangiare per minimo altri due giorni.

-Sono mortificato. D’ora in poi mi impegnerò a mangiare come si deve-.


-Non menti?- lo scrutò Levi.

- Nossignore- deglutì il ragazzo.

-Allora perché distogli lo sguardo?-

Eren serrò la mascella, rifiutandosi di parlare.

-Guardami- fece il caporale. Poi con la mano gli afferrò il volto e lo trasse a sé. Quando i loro sguardi si incontrarono percepì l'ira del ragazzo.

-Non mi interessa se mi detesti, puoi passare la tua intera vita ad odiarmi, se ti pare, ma non ti permetterò di rovinarti. Devi capire che il tuo corpo non è solo uno strumento, e che la tua vita non è esclusivamente cosa che riguarda te e la tua stupida vendetta. So cosa stai passando. Tutti lo sappiamo. Le notti insonni, le morse di paura allo stomaco, la nausea e la rabbia. Per ognuno di noi è stato lo stesso. C’è chi va oltre e chi no. Chi non va oltre muore, per quanto possa essere bravo e qualificato. Questa vita ci distrugge, Eren, ci consuma da dentro. Puoi scomparire qui e ora, o al massimo durare altri dieci anni e portare altrettanti Titani con te nella tomba-.

-Lei allora lo sa … suppongo. Sa come mi sento-. Eren non trattenne più la rabbia nella sua voce: -allora mi dica questo, illustre caporale Levi: lei per caso sa come ci si sente ad essere un mostro mutante fuori controllo?- lo disse con la sua migliore espressione strafottente, gustandosi a lungo l’epressione stupefatta di Rivaille, cercando di imprimersela nella memoria.

-No, non lo so- rispose chinando il capo. La sua umiltà stupì il ragazzo, che si sentì improvvisamente stupido per aver usato un tono così aggressivo.

Levi parve calmarsi, o forse fu Eren che lo fece. Tolta la nebbia d’odio dagli occhi lo vide in modo diverso. Il cuore gli si fermò quando sentì il tono gentile delle sue parole, allibito come un’antilope a cui il leone sta per affondare gli infidi artigli nella carne.

-Non sono qui per distruggerti, sono qui per aiutarti, per renderti più forte. Qui sei sotto la mia responsabilità. La tua salute fisica e quella psicologica sono entrambe importanti. Per diventare un grande soldato devi preservarle entrambe. Per raggiungere i tuoi obbiettivi. Ognuno di noi ha i suoi, o non saremmo arrivati fin qui. Io non ti dirò i miei, ma spero tu riesca a trovare nei tuoi la forza necessaria-.

Eren rispose a quelle parole con uno sguardo diffidente, impaurito più dalla sua gentilezza che dalla sua precedente crudeltà. Le parole del caporale affondarono nel suo cuore in modo profondo e inevitabile.

E’ preoccupato per me? Forse non è quel mostro che ho creduto che fosse finora …

Improvvisamente il dolore allo stomaco era sparito e si sentiva rinvigorito, addirittura affamato. Tutte le cose che l’avevano roso dentro fino a quel momento ora gli sembrarono stupide, andate, volate via assieme alla voce gentile e paterna di Levi.

Finita la discussione il caporale lo invitò ad alzarsi e a seguirlo: da lì a poco ci sarebbe stata la cena.

Si avviarono assieme, uno affianco all’altro. Sollevando il capo Levi notò che sul volto del soldato era stampato un dolce abbozzo di sorriso.

-Dimenticavo una cosa– disse.

-Cosa signore?-

-Nessuno mi premierà per il tempo che ho sprecato per te stasera-.

Il tono gentile e paterno di poco prima era scomparso completamente.

-Io le sono molto grato- riconobbe Eren, guardandolo con ammirazione. In superficie era stronzo, ma in fondo gli importava di lui e dei suoi soldati. Si prendeva cura di tutti nell’ombra e…

-Quindi come ricompensa ho intenzione di prendermi metà della tua cena. Compreso il dolcetto di crusca-. Scrutò la reazione di Eren e sul viso gli affiorò uno spontaneo ghigno sadico e soddisfatto.

Lo stomaco del ragazzo gorgogliò rumorosamente.

Forse Levi in fondo era solo un grande bastardissimo stronzo.

* * *

Grazie per aver letto! Al prossimo capitolo ^_^

 

=v=

Un ringraziamento speciale a oOPoisonGatebOo per l’aiuto e il sostegno. Andate a vedere le sue fic è fantastica!

  
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