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Autore: wari    07/09/2013    4 recensioni
È che Alphonse è un fratello devoto. Un fratello devoto privo di gusto e olfatto che, armato di ottime intenzioni, non si è accorto di aver prodotto una potenziale arma batteriologica al posto di un sandwich.
[L'avvertimento “tematiche da seconda elementare" non esiste, ma questo non vuol dire che non ci siano *cough*]
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Heymas Breda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Attenzione! Contiene menzione di scarti della digestione, meglio noti come cacca.
Sì, è chiaramente un astuto modo per invitare alla lettura, mi so vendere benissimo! ùù



Basta il pensiero


Tra il bianco-nero-bianco della pagina scivola una macchia di indistinto boh.
Il primo a indisporsi è il naso, ma il resto di Ed ci mette poco a seguirlo, perché indisporsi è uno dei suoi talenti, a parte l'alchimia e menare le mani.
Alla sua sinistra, però, Alphonse è l'armatura più conciliante del mondo: non fa in tempo a voltarsi che la protesta gli muore in gola.
«Che roba è?» formula, mentre si arrischia a tastare l'ammasso spiaggiato sul piatto usando la cima della matita. Benché non reagisca attivamente – e questo è un bene: l'ipotesi che cominciasse a strisciare spargendo viscidume non era poi così remota –, se si sprimaccia il centro, dai bordi fuoriesce una sinistra sostanza giallastra.
L'incomprensibile luce che anima l'elmo di Al lampeggia pericolosamente e la bibliotecaria lancia ad entrambi un'occhiataccia che farebbe sloggiare utenti più saggi, specialmente se in possesso di qualcosa che vorrebbe essere un sandwich unticcio tenuto a portata di tomo cartaceo di proprietà pubblica.
Perché è un sandwich, o almeno lo sembra se lo si guarda di traverso con un forte slancio di fantasia.
«È un sandwich» conferma Al, anche in direzione della bibliotecaria. Il tono è un pelo dubbioso, rimbomba nel metallo cavo e nelle orecchie di Ed, che corruga la fronte a labbra strette, analitico.
Solleva lo sguardo sulla bibliotecaria incazzosa, torna al sandwich, poi guarda suo fratello, poi di nuovo il sandwich: non è migliorato, continua a sembrare un organo interno particolarmente sofferente impegnato a secernere gli ultimi rimasugli di liquido interstiziale e Edward non riesce a capacitarsi di quali siano gli ingredienti, al di fuori di quello che sembrerebbe essere pane – forse. Somiglia più ad un'omelette calpestata da uno pneumatico in cui qualcuno abbia avvoltolato scarti di un altro pasto.
«Era aperto solo l'alimentari all'angolo... Ho comprato le cose e l'ho fatto io» tenta Al, più cauto davanti all'espressione chiaramente poco entusiasta del fratello. «Non ha proprio un aspetto bellissimo, ma dovrebbe essere buono... Non ti piace?»
Ed fa per dargli una botta sull'armatura, usando l'automail: nessuno dei due sente niente, ma fa rumore, così sanno di essersi toccati; l'idea di base è intimargli di lasciar perdere cavolate come la sua dieta e piuttosto rimettersi a studiare, ma si blocca a metà. Deve.
Non è possibile, in alcun modo, che i buchi su di un elmo si allarghino spontaneamente, lo dicono le leggi della fisica e il buon senso, inoltre Ed sa bene cosa è successo: un bel niente, infatti, almeno non nella realtà.
Nella sua testa invece si è attivato un meccanismo autolesionista cui non riesce a opporsi. Ci cadrà anche a ottant'anni, ci cadrebbe anche se suo fratello diventasse di colpo un sasso senza la più vaga coordinata ad indicare la presenza di occhi o qualsiasi altro organo di senso, figurarsi se avere un elmo al posto della testa possa in alcun modo inficiare quel superpotere.
È che Alphonse è un fratello devoto. Un fratello devoto privo di gusto e olfatto che, armato di ottime intenzioni, non si è accorto di aver prodotto una potenziale arma batteriologica al posto di un sandwich.
Sono proprio enormi, quei due dannati buchi vuoti, e dietro sta un corpo che sembra più piccolo anche se è gigantesco, accucciato in punta alla sedia formato persona-di-stazza-media della biblioteca come se avesse paura di romperla.
Edward deglutisce con discrezione, poi lascia cadere la matita. Sbadiglia e si stiracchia con calcolata lentezza, prima di sospirare.
«Da' qua, avevo giusto fame».
La bibliotecaria urla, quando una goccia dell'innominabile salsa quasi sfiora la copertina di un volume rilegato, ma a quel punto Ed ha già fatto sparire metà del presunto sandwich in un unico, solenne morso.


Fury è uscito dal bagno con la faccia di qualcuno che sia stato immerso in cumuli di liquami tossici e Breda sa che l'unico motivo per cui non ha detto nulla è che, appunto, si tratta di Fury: anima candida, si preoccupa persino della sensibilità dei gabinetti.
Lui no, la colazione gli è rimasta sullo stomaco ed è tutta la mattina che sogna di avere un rendez-vous con water e giornale, quindi chiunque sia l'incivile che ha appestato il suo santuario si merita come minimo una trafila di brontolii insultanti.
Supera il sottufficiale, sorpassa l'armatura e spalanca la porta con decisione.
Per un momento, l'olezzo allucinante gli blocca il cervello e l'unica parte del corpo che funziona sono le dita: le usa per tapparsi il naso.
«Ma che caz-» inizia e non finisce, perché è intelligente e soprattutto perché al quartier generale dell'Est ci sono teiere che producono tè limaccioso, archivi dalle serrature perennemente inceppate e telefoni più simili a sculture di rottami, ma armature ornamentali no e l'unico motivo per cui un'armatura – quell'armatura – dovrebbe stare davanti ad un bagno, è perché dentro al bagno ci deve essere l'Alchimista d'acciaio. Poi che lo ricordasse meno puzzolente, il mocciosetto, quella è un'altra faccenda.
Si sventola davanti al viso con l'East City News e avanza cauto, le suole che cigolano sulle mattonelle.
«Ehi, capo, tutto bene là dentro?»
Edward Elric uggiola di frustrazione.
«Non è un festival, è un dannato cesso... State facendo la processione?» geme, in quello che sembra un irritato connubio di sofferenza fisica e morale.
Breda sospirerebbe, se non fosse che teme di finire intossicato.
«Si chiama pausa pranzo, hai scelto un momento pessimo per occupare il bagno».
Qualcosa gli suggerisce che il verbo “scegliere” non sia piaciuto, ma le rimostranze finiscono seppellite dal rumore dello scarico.
«Dovresti fare più attenzione a quello che mangi» conclude, quando finalmente il più piccolo alchimista di Stato della storia emerge dal cubicolo. E sembra davvero piccolo, verdolino e particolarmente incazzato. Il sottotenente distingue chiaramente l'occhiataccia, ma invece di esplodere Ed si limita a sbuffare via la stizza, diretto al lavandino.
«Hai fratelli, tu?» domanda, mentre cerca del sapone nel posto in cui dovrebbe essere ma tutti sanno che non c'è – non a caso la mammina di Havoc, santa donna, gli fa portare le saponette da casa.
Sorpreso, Breda si blocca con la mano a spingere il legno scolorito di una porta.
«Nah, figlio unico» risponde, senza afferrare il collegamento.
Edward si asciuga la mano sul capotto e lo liquida con un cenno.
«Allora, anche se te lo spiegassi, non potresti capire. Buona cacca, sottotenente» conclude, allontanandosi fiacco.
Breda resta un momento immobile, il collo torto a seguire l'ultimo lembo rosso che sparisce oltre la porta.
In corridoio, la voce di Alphonse Elric pigola qualcosa in tono rammaricato, poi passi metallici e pesanti si allontanano insieme a quelli più lievi e scompagnati finché entrambi non si fanno troppo distanti perché possano giungere alle orecchie di Breda.
Tutt'altro che stupido, il sottotenente si ritiene una persona semplice dai valori semplici che cerca di vivere la vita nel modo più semplice possibile, quindi lui Edward Elric non lo capisce e neanche si sforza di capirlo – anche perché nutre il non troppo vago sentore che in caso contrario rischierebbe di sbattere la testa contro qualcosa di grosso e che, nello specifico, quel qualcosa sia l'armatura di Alphonse.
Poi gli alchimisti: parliamone. Persino una persona dagli obiettivi limpidi come il colonnello Mustang – minigonne: lineare! – possiede comunque delle inquietanti zone d'ombra, certe cose che butta lì e chi lo capisce è bravo. Sono alchimisti, parlano per allegorie e si fanno una quantità infinita di pare mentali; per citare il tenente colonnello Hughes: fenomeni da baraccone, mica come la gente normale.
È principalmente per questo che, lungi dall'applicarsi a ricercare il nesso tra fratelli e disturbi intestinali, Breda slaccia la cintura, si accomoda sul gabinetto e si fa indagatore di questioni molto più pratiche.
«Com'è possibile che da un bamboccio così piccolo esca una puzza tanto grande...?»
La macchia di muffa sul soffitto non risponde.


Gli occhi di Alphonse sono enormi.
Ci deve essere qualcosa di sbagliato nelle proporzioni della sua testa, perché Ed, alla veneranda età di tre anni,
è quasi sicuro che un essere umano non possa avere gli occhi così grandi e la testa così a palla...
O comunque che gli occhi non possano crescere da un secondo all'altro – o no?
In ogni caso, l'aspettativa dipinta su quella faccia è troppa perché possa sottrarsi – e poi non vuole che pianga, proprio no.
Trae un bel respiro e allunga la mano, bene aperta verso l'alto.
«Va bene, da' qua» sentenzia, senza scollare le pupille dalla
cosa che Alphonse, Al, due anni e
“è più piccolo, devi averne cura” gli piazza sul palmo con gioia incontenibile.
 Si prende solo un momento di raccoglimento, per rabbrividire a contatto con la consistenza viscida della
cosa,
poi aggrotta deciso le sopracciglia e caccia l'aria dalle narici.
Quando il viso di Trisha spunta dalla porta, dietro un canestro appesantito da una collinetta di frutta, è troppo tardi:
sotto lo sguardo compiaciuto di Al, Ed ha già ingoiato tutto in un unico, solenne morso.
Come prevedibile, il fango ha un sapore veramente pessimo, ma i pastelli non sono poi così terribili.




Nda
Sono partita dall'innocuo, casuale prompt “un personaggio prepara un pasto per qualcuno”, quindi non si spiega come sia finita a parlare di cacca. Suppongo sia perché la mia età cerebrale oscilla tra i sei e gli otto anni ùù'.
Oh, però (?) sono millecinquecento parole tonde... E c'è Breda! Tutti amano Breda, no? … No? *cade la linea*


I personaggi e i luoghi sono di quella santa mucc... Ahn, donna di Hiromu Arakawa. Di mio solo la cacca <3

  
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