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Autore: Miione    11/09/2013    12 recensioni
E’ una guerra, Hermione. Questo accade durante una guerra.
Gli occhi iniziarono a lacrimare man mano che il fumo avanzava, avvolgendo anche la mia di aria, ma non riuscivo a muovermi.
Sentivo le gambe come immobilizzate, i capelli appiccicati al volto imperlato di sudore, le mani incrostate di sangue. Avrei voluto urlare.
Hermione un altro piccolo sforzo, tra poco sarà tutto finito. Forza.
Non mi ripetevo altro ormai da mesi..
Tutto questo per Harry, per te, per Ron, per la tua famiglia, per il tuo futuro..
Genere: Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Mirrors

- Everybody needs somebody. You’re not the only one. -
 
 
 
 
 
Happiness can be found even in the darkest of times
If one only remembers to turn on the
l
ight.
 
 
 
 
 
Un’altra esplosione risuonò nella mia mente.
Vidi il fumo a pochi metri da me avvolgere l’aria nello spiazzato della Sala Grande. Un enorme masso era caduto, un pezzo del tetto molto probabilmente.
La magia che fin dai primi anni mi aveva sempre affascinato e di cui mi ero sempre vantata di conoscere ancor prima di vederla, era svanita nel nulla.
Nessun cielo stellato o tempestoso. Mi sarebbe piaciuto che ci fosse magari qualche nuvola, ma non quel tetto scabroso senza originalità.
E’ una guerra, Hermione. Questo accade durante una guerra.
Gli occhi iniziarono a lacrimare man mano che il fumo avanzava, avvolgendo anche la mia di aria, ma non riuscivo a muovermi.
Sentivo le gambe come immobilizzate, i capelli appiccicati al volto imperlato di sudore, le mani incrostate di sangue. Avrei voluto urlare.
Hermione un altro piccolo sforzo, tra poco sarà tutto finito. Forza.
Non mi ripetevo altro ormai da mesi..
Tutto questo per Harry, per te, per Ron, per la tua famiglia, per il tuo futuro..
Una voce amplificata nelle nostre menti. Lord Voldemort ancora una volta ci manipolava, non ci dava tregua. Dopo tutte quelle morti, lui era ancora lì a disseminare terrore.
-Abbiamo vinto la battaglia. Harry Potter è morto-
Sentii il cuore stringersi in una morsa. Era tutta una bugia per attirarci al di fuori del castello.
Harry non si era consegnato. Non poteva averlo fatto. C-ce lo avrebbe detto.
Quelle parole mi morirono in gola un attimo dopo averle pensate.
Harry non ce l’avrebbe mai detto, perché sapeva che glielo avremmo impedito.
Tossii, mentre mi giravo di scatto verso la parte opposta, la bacchetta inchiodata nel pugno della mano destra. Mi pizzicavano gli occhi.
Una folla insormontabile di fronte a me.
Non ce la faccio da sola.
-Hermione, corri!- la voce di Ron ruggì alle mie spalle, afferrando il mio polso, trascinandomi con lui oltre la folla.
Neanche mi avesse letto nel pensiero, Ron era lì. E mi stava trascinando con lui.
Lo strato di fuliggine sul suo volto era ormai stato solcato da numerose lacrime dovute per Fred, e nonostante ora fossero asciutte, riuscivo ancora a vederle lì, nei suoi occhi lucidi e addolorati che mi struggevano il cuore.
Le occhiaie violacee, i capelli arruffati e sporchi, la sua stretta alla mia mano, gli davano un qualcosa di diverso. Era come maturato.
Era stanco ma non arreso, anzi combattivo più che mai.
E io invece ero lì a farmi trascinare, mentre avrei dovuto fargli forza, lui che ne necessitava.
Strinsi ancor di più la sua mano, che rinchiudeva la mia.
Mi diedi una spinta col tallone, saltando la colonna dell’entrata caduta poco prima.
Scostai le ciocche che erano scivolate via dalla treccia ed intralciavano il mio sguardo dietro l’orecchio destro.
Diede un paio di spallate, facendosi spazio tra il cumulo terrorizzato di persone che ci bloccavano la strada. -Non è possibile- sussurravano.
Giungemmo in avanti, alla prima fila, la mano di Ron lasciò la mia nell’avanzare giusto il tempo di vedere un esile corpo senza vita tra le braccia di Hagrid.
-Chi è quello che Hagrid porta in braccio?- chiese debolmente Ginny, strattonando il Signor Weasley per la manica della camicia. -Papà chi è?!-
Ma il Signor Weasley non diede alcuna risposta, stringendo la figlia a sé.
-Harry Potter è morto!- la voce di Voldemort ancora una volta riecheggiava nella nostra mente ed io non volevo ascoltarla.
Il suo viso cadaverico e vittorioso dava il voltastomaco, mentre strusciava i piedi nudi su quel terreno coperto di detriti.
-NO!- urlò la McGrannit. Un urlo straziato, che nessuno avrebbe mai pensato potesse usare.
Hagrid, che tratteneva a stento i singhiozzi, legato come un cane, pose quell’esile corpo sul suolo.
Non volevo crederci. Non potevo. Non dovevo. Era irrazionale.
Avrei dovuto, voluto, chiudere gli occhi, stringere le palpebre e non riaprirle più.
E magari mettere della cera nelle orecchie per evitare di sentire le urla straziate di Ginny.
Evitare di respirare, capire, realizzare che tutto ciò fosse vero.
Sarei voluta vivere in una bolla di sapone e volare lontano da quel posto che avevo sempre considerato la mia casa..
Il Ragazzo Che E’ Sopravvissuto. Il Prescelto. Era morto.
Harry. Il mio migliore amico, Harry. Mio fratello, Harry.
Era morto.
-NO!-
 
 
 
 
Sono solo i frammenti dell'uomo che ero solito essere. 
Troppe lacrime amare si stanno riversando su di me. 
Sono molto lontano da casa e sto affrontando tutto questo da solo 
da
troppo tempo.
 
 
 
 
-Hagrid insomma!- sbottai, scocciata. -L’appuntamento con Charlie è a mezzanotte, non domani mattina! Lascia andare Norberto!-
Di tutta risposta Hagrid singhiozzò ancora più forte, stringendo a sé la cassa che conteneva il piccolo drago sputa fuoco.
-La mamma non ti dimenticherà mai, piccola bestiola!- disse poi, dopo dieci minuti buoni trascorsi a tranquillizzarlo che da Charlie in Norvegia sarebbe stato molto meglio che vivere in una scatola. -Dite a Charlie di non togliergli l’orsacchiotto, altrimenti si sente solo. E di stare attento ai draghi più grandi.. non vorrei venisse traumatizzato! Oh, piccolo mio, mondo crudele!-
Chiusi la porta giusto in tempo per vederlo un’ultima volta accasciarsi contro il tavolo e singhiozzare.
Strinsi tra le mani i lembi del mantello ricoprendo sia me che Harry, mentre lui trascinava la pesante cassa tutto curvo.
Fu una faticaccia trascinarlo fin sopra il castello.
-Hermione- disse Harry mentre salivamo le scale una ad una. -grazie. Se non ci fossi stata tu non avremmo saputo come fare io e Ron. Sai, ora lui e la sua mano gonfia non ci sarebbero state d’aiuto..-
Sorrisi, scostando con una mano i capelli deformi dietro la schiena, per avere maggiore accesso ai movimenti. Conoscevo Harry e Ron da poco e, nonostante fossimo partiti col piede sbagliato, avevo subito riconosciuto che fossero bravi ragazzi.
Ron era un po’ scontroso, ma dopotutto affabile.
Harry invece era molto gentile.. e mi capiva.
Parlare con Ron era come parlare ad un muro, anzi forse quest’ultimo sarebbe stato più attento e meno orgoglioso di lui. Ma entrambi mi erano stati vicini in quel mondo del tutto nuovo per me.
Erano stati miei amici, quando nessuno era disposto ad esserlo.
Erano stati la mia forza.
-Stiamo infrangendo un miliardo di regole, Harry. Questo lo sai, vero?- dissi senza pensare. Vidi il suo volto contrarsi, mortificato. Come al solito dovevo essere pignola. Morsi l’interno della mia guancia, maledicendomi col pensiero. -Ma non preoccuparti, Harry. Siamo amici, no?-
 
 
 
 
Mi sento come se nessuno mi avesse mai detto la verità 
su come crescere e sullo sforzo che avrebbe comportato. 
Nella mia mente piena di confusione sto guardando indietro

per scoprire dove ho sbagliato.
 
 
 
 
-Harry- chiese Ron timidamente all’amico. -Puoi chiedere ad Hermione se mi passa la salsa, per favore?-
-Chiediglielo tu!- disse scocciato Harry, aggiustandosi gli occhiali sul naso aquilino. -Non sono il vostro gufo!-
Ron si morse le labbra, sospirando. Avrebbe preferito evitare, ma a quanto pare era inevitabile. La sua mano non arrivava fin laggiù, dove Hermione era seduta, e se avesse fatto un incantesimo avrebbe combinato un macello per come era nervoso. No, no, no.. meglio evitare.
Respira Ron, respira.
Dopotutto Hermione doveva soltanto passargli la salsa, non salvargli la vita o cos’altro.
Poteva farlo. Doveva riuscirci.
Questione di vita o di morte.
-Hermione?-
-Sì, Ron?- la ragazza alzò incredula il viso dal piatto, sentendo il suo nome pronunciato di nuovo da lui.
Ma poi vide il suo viso dubbioso e in cuor suo non poté fare a meno di addolcirsi e la maschera arrabbiata si sciolse di fronte a quello sguardo.
Avrebbe potuto mettere da parte i rancori se solo Ron.. non fosse stato così tanto Ron.
Ma dopotutto non erano in guerra, no?
-Passami la salsa che è di fronte a te- disse invece Ron con aria indifferente, felice di essere ancora incolume.
Hermione inarcò freddamente le sopracciglia. Ora era guerra dichiarata.
-Chiedilo alla tua ragazza, Ron-Ron!- disse con stizza, afferrando la forchetta a mo di arma.
Un rivolo di sudore scese lungo la tempia di Ron, a quell’azione.
-Oh, andiamo Hermione! E’ a un palmo da te!-
-Avresti potuto dire almeno per favore!-
Ron corrugò la fronte, irritato, pensando ad un modo per come uscirne vittorioso.
Voleva la guerra? pensò. E guerra sia.
-Sei davvero infantile, Hermione.-
-Ah, io sono infantile?! Tu invece, che non fai altro che mostrare le tue tonsille a quella megera, papera, invidiosa di fronte tutta la scuola, sei un eroe, vero?-
Ron arrossì di botto.
-Immagino invece che Krum avesse un buon sapore, vero Hermione?- ora fu il turno di Hermione arrossire. Colse anche il fine doppio senso, ma non era questo il peggio. -Ah, mi raccomando, salutamelo la prossima volta che lo vedi!-
Sul volto di Hermione si dipinse un sorriso. -Sei rimasto indietro, Ron-Ron. Esco con McLaggen, ora.-
Ron storse le labbra, rabbuiandosi in volto. -Con quello spilorcio?! Hermione sei caduta davvero in basso.-
Il sorriso continuò a distendersi in volto, assumendo un’aria quasi ingenua. Si alzò di scatto, raccogliendo i libri sulla panca di fianco.
Si sa.. le guerre hanno perdenti e vincitori..
-Oh, mi dispiace, ma in realtà occupi già tu il fondo!-
..e lei aveva vinto.
 
 
 
 
Troppo amore ti ucciderà se non riuscirai a deciderti 
diviso tra l'amante e l'amore che lasci indietro. 
Vai incontro ad un disastro perché non hai mai letto le indicazioni.
Troppo amore ti ucciderà..
ogni volta.



 
 
 
-Hermione..?- la sua voce sconcertata, mi fece vacillare ancor di più.
-Ciao Ron. - dissi, cercando di tenere la voce ferma. -Scusa se sono arrivata senza preavviso, ma.. ma..- ero a corto di parole.
-Ma che dici?! Entra, che stai tremando!- annuì, soddisfatta mentre lui si faceva da parte per farmi entrare.
Trascinai il borsone dietro di me, mentre una calorosa Molly Weasley mi abbracciava.
-Hermione, cara, non ti aspettavamo così presto. Come è andato il viaggio? E i tuoi genitori? Dimentico sempre di invitarli a cena.. appena si calmano le acque ricordami di farl.. Hermione tesoro, che succede?-
Ero scoppiata in lacrime, tra le sue braccia, singhiozzando.
Molly, che era una seconda madre per me, ora mi accarezzava i capelli protettiva.
-Hermione, che succede?!- le mani forti di Ron, si fecero spazio tra l’abbraccio mio e di sua madre per scuotermi con forza.
Ma la verità era che io ero senza forze.
Mi aggrappai al suo collo, scossa dai singhiozzi.
-Così mi fai preoccupare, miseriaccia!- le sue braccia forti, accarezzavano dolci la mia schiena, a mo di tranquillante.
-Falla sedere, Ronald.- sentii la Signore Weasley dire. -Intanto io le preparo un tè caldo.-
-W-Wendel e Monica Wilkins.- dissi, dopo che il tè bollente scaldò il mio corpo.
Ron mi guardò confuso, mentre la Signora Weasley evitava di respirare, forse per paura che scoppiassi di nuovo in lacrime da un momento all’altro.
-Ho modificato la memoria dei miei genitori. Ora sono al sicuro. In Australia. Lontani da me.. e da V-Voldemort.- tirai su col naso, mentre una timida mano stringeva la mia.
-Se morissi, loro non sapranno mai della mia esistenza- la mia voce si ruppe di nuovo e di nuovo due braccia forti mi presero al momento giusto, mi strinsero.
-Non morirai- mi staccai con forza dall’abbraccio protettivo di Ron, con la vista ancora annebbiata di lacrime.
-E’ un guerra! Posso!- dissi con forza, scuotendo il suo braccio.
-Io non lo permetterò!- tuonò Ron, fissandomi gelido. -Tu vivrai, troverai i tuoi genitori e dissolverai l’incantesimo, fine della storia!-
Era come se mi avesse dato una sberla in pieno viso. Ma era quello di cui avevo bisogno.
Con quelle parole, la speranza si impossessò di me. Annuì, fissando il vuoto, abbandonando il capo sul suo braccio.
Mi strinse timidamente a sé.
-Non potrebbero mai dimenticarsi di te, comunque.- sussurrò. -Io non glielo permetterei. -
 
 
 
 
Sono solo l'ombra dell'uomo che ero solito essere 
e sembra che per me non ci sia alcuna
via d'uscita
da tutto ciò.
Ero solito ridarti la felicità, adesso tutto ciò che faccio è deprimerti
.


 
 
 
-Vattene!- la voce di Harry imbestialita, il suo viso contratto dalla rabbia.
-Non so nemmeno che ci faccio ancora qui!- disse Ron in risposta, digrignando i denti.
Plunc. Plunc. Plunc. E la pioggia scendeva, incessante. Mi sentivo inutile guardandoli uno ad uno, senza forze, mentre si fissavano con odio.
Con un gesto irato, Ron si tolse il medaglione dal collo gettandolo sulla sedia di fianco a lui. Prese il borsone con tutte le sue cose. Girò le spalle, rincorrendo la notte.
Una forza sconosciuta si impossessò di me, manifestandosi sotto forma di frustrazione.
Inondò il mio stomaco, aggrovigliando tutto, spingendolo verso l’altro, in su per la gola.
-Ron, ti prego fermati!- ero bloccata dal mio stesso Sortilegio Scudo, e la bacchetta era troppo lontana dai miei pensieri.
Affrontai il buio di cui avevo il terrore, voltai le spalle ad Harry che si era sentito tradito.
-Vieni con me!-
-Io.. non posso!- ero a pezzi, sfiancata, terrorizzata. -Ragiona, Ron. Ti prego, ragiona! Dobbiamo aiutare Harry..-
Ti prego non lasciarmi, Ron.
I suoi occhi blu, in tempesta, non più pieni di quella serenità che mi tranquillizzava, mi spaventavano. -Tu hai scelto!- gridò, puntandomi contro il suo dito accusatore.
-Ronald, fermati!-
-Addio, Hermione-
Lo vidi vorticare su sé stesso ancor prima di poter assimilare quelle parole.
Sentii la pelle squarciarsi, come se qualcuno mi avesse infilzato con una lama fredda.
-RON!-
 
 
 
 
Come sarebbe se tu fossi nei miei panni? 
Non vedi che è 
impossibile scegliere? 
Non c'è alcun senso in tutto questo.
Qualunque strada io intraprenda, 
devo perdere.
 
 
 
 
 
-…voi non avete idea di com’è stato..-
-Com’è stato per te?-le parole erano uscite in un soffio dalle mie labbra, rivelando tutti quei pensieri che non avevano fatto altro che soffocarmi per tutto quel tempo, per quelle notti che sembravano interminabili, passate a piangere pensando a lui, ed erano venute fuori come d’incanto, trascinate dalla rabbia, dalla voglia di sapere se quel bisogno del suo calore, se quella sofferenza, quel dolore lancinante al petto non fosse solo mia.
Volevo sapere, era mio diritto conoscere il motivo per il quale avevo sentito la pelle scucirsi una volta sentito quel crac settimane prima e che invece ora, come per magia, di fronte a lui sembrava ricucirsi alla perfezione, sebbene con qualche fitta qua e là dovuta dall’ago tremante nella sua mano.
Per quale dannato motivo, Ron, possiedi tu quell’ago tra le dita?
Mi trafiggi, mi scuoti, mi ricuci.. ma io non sono una bambola tra le tue dita malferme.
Rimasi lì a fissarlo ansante, vicina alle lacrime, forse di rabbia o semplicemente di gioia, cercando di comunicargli quel gelo che mi aveva avvolto le ossa per tutto quel tempo, che nemmeno Harry era stato capace di colmare e neppure le coperte, i maglioni, le sciarpe, i ricordi..
Dimmi che è stato orrendo, Ron.
Dimmi che ti senti uno stupido ad essertene andato, che non meriti il mio, nostro perdono, che faccio bene ad odiarti.
Spingimi ad odiarti, Ron. Fai di tutto: urlami contro che sono una stupida ad avercela con te perché tu, dopotutto, sei tornato, hai chiesto perdono.
Dammi la forza di scagliarti tutto contro.
Un motivo, Ronald, e io lo farò.
Voglio odiarti e ci voglio riuscire, ma se tu continui a guardarmi con quegli occhi io non ci riesco, io vacillo.
E io non voglio vacillare! Io voglio rimanere con i piedi ancorati al suolo, voglio scagliarti contro tutte le maledizioni possibili, voglio arrabbiarmi, picchiarti, non rivolgerti la parola a tempo indeterminato ma tu, tu smettila di guardarmi così, altrimenti vacillo.
Sussurralo, Ron. Dannazione, fallo!
E’ una parola, una dannata parola, molto semplice da pronunciare e che cancellerebbe tutto, almeno in parte.
Magari, se ti va, potresti ampliare il discorso ma non dire mi dispiace.
Dimmi orrendo e ti perdonerò, Ron.
Dimmi senza di te, e forse inizierò a vedere qualche sfumatura dell’arcobaleno.
-.. e ho sentito.. ho sentito te.-
-Cosa?!-
-Ho sentito la tua voce.. che proveniva dal Deluminatore.- le sue labbra tremavano impercettibilmente, ma non sembrava per il freddo.
-E cos’è che avrei detto, sentiamo!- dissi scettica.
-Ron, solo Ron.. come un bisbiglio- e forse mi sarebbe bastato solo questo, vedere i suoi occhi diventare acquosi, fugaci, le guance imporporate..
-Ho fatto scattare il Deluminatore e una pallina di luce azzurrina è uscita fuori. Ha galleggiato per un po’ e poi mi è finita dentro.. all’altezza del cuore- concluse, indicando con le dita il posto esatto.
E fu in quell’esatto momento che capì che forse non era orrendo la parola che volevo sentire. Ma forse, beh sì.. mi è finita dentro, era tutta un’altra cosa.
 
 
 
 
Troppo amore ti ucciderà, come quando non ne hai affatto. 
Prosciugherà la forza che c'è in te, ti farà gridare, implorare e strisciare 
e il dolore ti renderà pazzo. Sei la vittima del tuo crimine. 
Troppo amore ti ucciderà…
ogni volta.
 
 
 
 
-P-per favore!- scongiurai una volta che il dolore cessò. Provai a riprendere fiato invano, mentre le lacrime mi annebbiavano la vista, mi impastavano la bocca. Iniziai a singhiozzare. Non avevo fiato. Provavo a respirare senza alcun risultato. Le parole erano bloccate in gola.
-Sudicia Mezzosangue!- una nuova scossa. Un nuovo colpo. Di nuovo dolore lacerante. Sentivo la testa spaccata a metà. Le ossa bruciare. La pelle scuoiare, ricucirsi, per essere poi strappata di nuovo. Conficcai le dita sul pavimento di marmo, cercando riparo.
Ora la voce era ritornata al suo posto e urlava straziata.
Uccidetemi. Tagliatemi la testa. Un arto. Una gamba. Fermate tutto questo.
Uccidetemi. Ma non questa tortura.
Uccidetemi. E’ così semplice.. nessuno si renderà conto che io, una stupida Babbana, sia morta.
Uccidetemi. Vi prego. Uccidetemi.
Il dolore si fermò di nuovo, nel riprendere fiato emisi un suono stridulo. Avrei voluto rialzarmi, ma in quel momento non sapevo nemmeno in che posizione mi trovassi ed ero bloccata dal terrore. Sapevo solo che ero a terra inerme e non sentivo nulla.
Non sentivo il mio corpo. Non sentivo neanche il dolore.
Ero come immersa del tutto in un blocco di cemento.
Solo le lacrime calde lungo il mio viso mi tenevano in vita.
Non sono ancora morta.
E la cosa per quanto fosse confortante, mi spaventava. Lei poteva ancora farmi del male.
La domanda era: avrei resistito?
Il solo pensiero mi fece sussultare.
-Te lo chiedo un’ultima volta, biondina- sentì il fiato di Bellatrix sul mio collo. Provai ad aprire gli occhi e mi ritrovai a fissare i suoi neri e profondi pieni di odio e paura. -Cos’altro avete preso nella mia camera blindata?!-
La sua voce rabbiosa a pochi centimetri da me, mi metteva i brividi.
Non riuscivo a scostare lo sguardo dai suoi occhi infossati, e le mie narici erano ormai pregne del suo alito ammuffito.
Aveva paura. Almeno quanta ne avevo io.
Ma era anche più forte di me. Decisa a farmi del male. Decisa a sapere quello che voleva.
Lei era cattiva e furba. E aveva una bacchetta. E io no.
Iniziai a tremare.
-N-non a-a-abbiamo preso n-niente!- dissi spavalda, pentendomene subito.
Strinsi gli occhi. Non volevo guardare.
Mi arrivò uno schiaffo in pieno viso. -Bugiarda!-
Tirai su col naso, emettendo profondi sospiri impaurita. Mi aspettavo da un momento all’altro un’altra scarica, ma non arrivò. C’era solo il silenzio.
Aprì pian piano gli occhi, stanca.
Ferma nella mia posizione, cercavo di percepire anche con lo sguardo qualsiasi altro movimento, ma la verità era che ero paralizzata.. dal terrore.
Sarei voluta sprofondare nel sogno più beato e silenzioso di tutti, ma la mia mente era regnata dalla confusione e dalla preoccupazione.
Non avrei chiuso gli occhi finché non sarei stata certa che tutto questo fosse finito.. finché io, Ron ed Harry non fossimo stati al sicuro.
Dovevo essere forte, presente. Sarei dovuta essere d’aiuto e non un peso per i miei compagni una volta che avremmo trovato il modo d’uscire.. perché noi l’avemmo trovato, ne ero certa.
Ora Hermione, riprenditi. Ma non addormentarti.
Sta’ in silenzio, ma osserva tutto.
Sta’ all’erta, ma cerca di non sforzarti troppo, potresti perdere i sensi da un momento all’altro.
E voi gambe, smettete di essere doloranti!
Cervello, mettiti all’azione!
Occhi.. non vi chiudete..
 
E’ una copia.
Buon per te, folletto!
Mia Signora..
Greyback, prendila se la vuoi.
Al diavolo! STUPEFICIUM!
 
Dobby è un elfo libero!
Cose osi?!
ADESSO!
 
Ti prego Hermione, non abbandonarmi.

Ron, Hermione.. stiamo tutti bene.. tutti sani e salvi..
Harry!
Hermione! Ron, come sta?!
Ha perso i sensi. Harry.. Dobby!
Ci penso io! Tu portala dentro.. adesso!
Ron! Hermione ma che..? Cosa succede Ron?
T-ti prego, Bill, non farmi domande!
Cos’ha Hermione?
NON FARMI DOMANDE! AIUTAMI!
Fleur! FLEUR!
Che suscede?
Hermione.. sta male.. ha bisogno di te!
Aiutami..
 
 
 
 
Troppo amore ti ucciderà, renderà la tua vita una farsa. 
Sì, troppo amore ti ucciderà e non riuscirai a capire il perché.
Daresti la tua vita, venderesti la tua anima, ma sarà di nuovo così.


 
 
 
-Ti ha sconfitto!- urlò Ron, dandomi una spallata.
E l’incantesimo si ruppe. Riaprì gli occhi e quest’ultimi rividero di nuovo la realtà.
Forse un po’ annebbiata e luccicante, a causa delle troppe lacrime.
Avevo gli occhi umidi, sì. E la faccia imperlata di sudore. E forse un aspetto deplorevole, ma stavo bene.
Quel grande peso sullo stomaco.. era stato scalciato via con quella spallata.
Mi girai verso di lui e lo vidi tirare su col naso, strusciando il polso sulle labbra tremanti.
E vidi nuove lacrime, questa volta mostrate fieramente, scendere sul suo viso.
Quella sua frase aveva risvegliato l’animo di tutti, che a modo loro urlavano il proprio dolore e il proprio dissenso.
Harry ti ha sconfitto, Oscuro Signore.
Tu sei solo. Noi siamo tanti.
Ron iniziò ad annuire con forza, guardando tutti indistintamente.
Dobbiamo combattere. Sì, lo faremo. Finiremo quello che Harry ha iniziato. Dicevano le mille voci.
Portò nuovamente le mani sporche sul viso, sfregandosi gli occhi con forza.
-Quanto sei stato stupido, Harry.- sussurrò lievemente, muovendo impercettibilmente le labbra. Le storse, respirando rumorosamente.
Io ero lì a fissarlo combattere col dolore.
Quando decise di abbassare le braccia e riaprire gli occhi, trovò la mia mano ad aspettarlo.
Non si girò a controllare chi fosse. Sapeva già che fossi io.
Mi aveva riconosciuto al primo tocco.
La afferrò con forza, stringendola.
-Grazie- sussurrò, guardando fisso in avanti.
Scoppiò una seconda esplosione che mise a tacere di nuovo tutti.
Mi aggrappai alla sua mano.
-Harry Potter è morto!- ribadì la voce di Voldemort, ormai vicina all’ilarità. -Da oggi in poi porrete la vostra fiducia in me- sorrise maligno. -E chiunque oserà opporsi, avrà ciò che merita-
Neville si allontanò dalla folla, scagliandosi su Voldemort. Un lampo di luce e fu a terra.
Persi numerosi battiti, mentre vedevo quella scena davanti i miei occhi a rallentatore. E proseguire.
C’era qualcosa che non andava in tutto ciò.
Neville che si ribellava. I nostri cuori che scalpitavano paurosi. La rabbia negli sguardi. Le lacrime di alcuni. La vendetta di Voldemort.
-Mi unirò a te quando l’inferno gelerà-
E quell’esile sagoma muoversi indistintamente ai piedi di Hagrid.
No, forse era stato solo un abbaglio.
Lo stavo fissando. Era così vicino. Sembrava che dormisse.
Mi era sembrato che Harry, lì a terra, avesse mosso le palpebre nel momento in cui Neville fosse a terra.. ma forse era solo il riflesso degli occhiali.
Era anche sobbalzato. Il potere della paura.
Odore di bruciato.
Grugniti di rabbia.
Risate indistinte.
Dolore.
Uno scatto.
-NON E’ FINITA!- 
Speranza.
 
 
                                                                                                 Troppo amore ti ucciderà alla fine. 
                                                                                                                            Alla fine.
 
 
 
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