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Autore: TaliaAckerman    14/09/2013    5 recensioni
[Revisione in corso]
Primo capitolo della serie del "II ciclo di Fheriea"
Dal diciottesimo capitolo:
"Pervasa da un senso di feroce soddisfazione, Dubhne alzò il braccio destro in segno di vittoria. La folla intorno a lei urlava e scandiva il suo nome, entusiasta. E la cosa le piaceva."
Salve, e' la prima fan fiction che pubblico in questa sezione. Più che una ff però è un romanzo, il mio romanzo, ideato e steso in più di due anni di fatiche e grandi soddisfazioni. Spero vi piaccia^^
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'II ciclo di Fheriea'
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Sì Illa. Vincerò, lo giuro.
Quelle parole le erano ronzate nella testa per tutta la notte.
E quando venne il momento di presentarsi all’Arena per l’imminente scontro con Pete, Dubhne tentò di convincersi a credervi. Goresh era sto impegnativo da battere, nonostante la scarsa esperienza. Incontrando Illa aveva avuto fortuna. Quello con Nekam era stato sicuramente lo scontro più impegnativo, ma lei era riuscita a cavarsela egregiamente. Contro Pete non sarebbe bastata la sola determinazione e la destrezza con la lama. Lui era un avversario ben più tattico e calcolatore di quelli con cui la ragazza aveva avuto a che fare fino a quel momento. Senza dimenticare che, secondo solo a Jackson e Clia, era uno dei favoriti della squadra di Peterson Cambrel.
Seduta a terra, le gambe incrociate, Dubhne attese con trepidanza di venire annunciata. Una parte di lei desiderava ardentemente combattere di nuovo, ma un’altra avrebbe preferito potersi trovare in qualsiasi altro luogo. Malcom Shist, ancora infuriato con lei per la discussione del giorno prima, non le rivolse alcun cenno di incoraggiamento, o tantomeno un discorsetto per aiutarla a trovare punti deboli nella strategia combattiva dell’avversario. Accanto a lei stava solo Claris; la giovane era riuscita finalmente, se non a superare lo shock per la morte di Agnes, almeno ad accettarlo. Era lì, seduta sulla terra battuta, a pochi centimetri dall’amica. Al momento di entrare in campo la afferrò per un polso.
– Ce la puoi fare – disse solamente, la voce roca. Dubhne avvertì il peso che le opprimeva lo stomaco farsi leggermente più leggero. – Lo so - rispose, cercando di apparire sicura. Uscendo incrociò lo sguardo di Malcom Shist e cercò di apparire più distaccata e altera che mai. Che lo volesse o no, non lo avrebbe deluso. Reprimendo con stizza un brivido di paura avanzò con passo sicuro, o almeno sperò che così paresse, fino al centro del campo di battaglia; Pete l’avrebbe raggiunta a momenti…
Rodrick stava sbraitando qualcosa, agitando le braccia e facendo entusiasmare la folla sempre di più, ma Dubhne non ascoltava. Concentrati sullo scontro. Esiste solo quello.
Dopo essere stato annunciato, Pete entrò nell’Arena; un uomo snello, dal volto serio e incorniciato da ciuffi di capelli rossicci che ispidi gli scendevano fin sulle spalle. La carnagione chiara veniva qua e là interrotta da cicatrici, vecchie o recenti che fossero, mentre le sopracciglia scure e diritte conferivano alla sua espressione un tocco di cupezza e innegabile esperienza, quasi per ricordare a tutti come mai fosse arrivato fin lì.
Avanzò fino a trovarsi a pochi passi dall’avversaria, e con noncuranza fece un rapido inchino di saluto. Lentamente, Dubhne lo imitò; tenne però sempre gli occhi puntati su di lui. Doveva dare l’impressione di essere tranquilla, e soprattutto padrona della situazione.
- Combattenti, siete pronti? – la domanda retorica del commentatore non la infastidì. – Bene, allora… possiamo cominciare!
Come la giovane aveva previsto, Pete non si mosse. Avrebbe sicuramente tentato di indurla ad attaccare, parando e schivando i colpi, e così facendo tendando anche di individuare un blocco, un imprecisione, un movimento ripetuto nel suo modo di combattere. La Combattente avrebbe dovuto finirlo prima che ne avesse la possibilità. Era su questo che doveva puntare, e la pazienza non era mai stata una delle sue doti migliori. Sapeva che così facendo sarebbe caduta dritta dritta nella strategia dell'avversario, ma se fosse riuscita a sorprenderlo in un modo che nemmeno lui si fosse aspettato, allora forse avrebbe avuto una chance.
Respirò a fondo, e stringendo forte il manico della sciabola strinse i denti. Adesso. Vai!
Fulminea, scattò in avanti, picchiando con forza la lama in direzione di Pete, il quale però la schivò fluidamente. Dubhne si raddrizzò appena in tempo per parare un suo fendente, e per alcuni attimi le due armi rimase premute una contro l’altra. Poi, a sorpresa, l’uomo si liberò da quella scomoda posizione e tentò una stoccata diretta alle gambe dell’avversaria; lei saltò appena in tempo per evitare che i piedi le fossero tranciati, e atterò pochi centimetri più indietro. I due si scagliarono nuovamente una contro l’altro, e fu Dubhne ad attaccare per prima. Con tutta la forza che possedeva, cominciò a menare potenti colpi sull’avversario, cercando di variare lo schema del duello, puntando a gambe, braccia, gola.
Ma ad un tratto Pete parve prevedere ciò che la ragazza stava per fare con qualche secondo di anticipo. Mentre Dubhne alzava rapidamente il braccio per caricare un affondo l’uomo agì, piantandole la lama della propria spada appena sotto la spalla sinistra.
Il dolore che la Combattente provò in quel momento fu atroce.
Senza che lo volesse, lacrime sfrenate le sgorgarono dagli occhi, e cercando di indietreggiare inciampò cadendo all’indietro. Pete fece un passo in avanti, roteando la spada pronto a finirla, ma con un lampo di determinazione lei rialzò la sciabola parando il colpo. Stizzito, lui scaraventò nuovamente l’arma su di lei, e Dubhne rotolò disperatamente sul terreno per schivare. Con la parte superiore del corpetto completamente imbrattata di sangue e la ferita bruciante si rimise in piedi.
Il suo avversario pareva stupito dalla tenacia che stava dimostrando. – Sai che non puoi vincere contro di me – le intimò, anche se lo fece con una sorta di rispetto.
– Non ne sarei tanto sicura – ribatté lei in tono duro. Il pubblico stava seguendo col fiato sospeso ogni loro mossa. Dubhne immaginò se stessa vincitrice, le loro urla eccitate, la soddisfazione che oscurava il dolore. – Ti conviene arrenderti adesso - parlò senza volerlo veramente; le parole le uscirono da sole. – Altrimenti ti ucciderò.
Pete rise, e con sfida la incitò ad avvicinarsi di nuovo. Tentando di ignorare quel dolore che la stava facendo impazzire, la ragazza si lanciò nuovamente su di lui, e il combattimento riprese con foga. Le lame delle due armi cozzarono l’una contro l’altra rumorosamente, quel suono metallico e letale che più di tutto entusiasmava la folla… E quando Dubhne cominciò ad avvertire più forte che mai la stanchezza, quando credette di morire per la sofferenza e lo sforzo, Pete commesse l’errore più grave della sua vita.
Si separò da lei, quasi per attendere che si riprendesse un minimo per continuare la battaglia. Ma senza pensare, senza riflettere, completamente d’istinto, lei caricò un nuovo affondo più veloce della prima volta, e senza pietà inferse una ferita mortale al ventre dell’avversario. L’uomo sgranò gli occhi; il sangue, denso e copioso, sgorgò a fiotti dalla ferita che si era aperta nel suo corpo. Mentre, scosso dai singulti, si accasciava a terra, Dubhne estrasse la spada ansimando. Si sentiva svenire…
- Uccidimi…- sussurrò Pete, appena prima di sputare abbondante sangue. La giovane sollevò il capo de Combattente e lo guardò negli occhi prima di finirlo.
– Sei stato un grande avversario - mormorò. Poi fece scorrere la lama sulla sua gola, che con un definitivo schizzo rosso porpora si squarciò.
Le grida tonanti della folla coprirono i commenti fieri e altisonanti di Rodrick, ma la ragazza non riuscì a d udirli. Stremata, si rimise in piedi.
Solo allora si permise di osservare la ferita che Pete le aveva inferto alla spalla. L’odore di ferro che il suo sangue, unito a quello dell’avversarrio emanava era quasi insopportabile. Un conato di vomito la scosse, poi la ragazza crollò a terra.


- Dubhne… Dubhne stai bene? – la voce di Claris le giunse lontanissima e ovattata, come se provenisse da chilometri e chilomentri di distanza. Tentò di aprire gli occhi e una sfocata visione le si parò davanti. Era stesa su qualcosa di morbido; china su di lei c’era Claris, lo sguardo preoccupato, e appena dietro Dubhne scorse le sagome di Jim, Xenja e altri Combattenti della propria squadra.
– Dove… dove sono?- chiese piano, frastornata. Claris sorrise. – Ancora viva, per fortuna. Sei nell’infermeria del palazzo Cerman, e guarda caso ti sei appena lasciata alle spalle un scontro splendido. – La giovane sorrise debolmente. – Ho vinto? – domandò.
– Proprio così – fu Jim adesso a risponderle. Si avvicinò a lei e le sue labbra si incurvarono leggermente. – Sei stata bravissima.
Mentre Xenja e gli altri annuivano ammirati, Dubhne scorse una figuretta smilza correre verso di lei. – Piano!- esclamò Claris allarmata, mentre Illa letteralmente si scaraventava tra le braccia di Dubhne, che gemette leggermente per il dolore. – Oh mio dio, stai bene?
Le guance della bambina erano rigate di lacrime, e mentre affondava il viso nell’incavo della sua spalla, Dubhne le accarezzò i capelli. – Credo di sì - mormorò. Alzò gli occhi e, incrociando lo sguardo di Claris, sorrise. Lei le prese una mano, stringendola forte. – Ci hai resi fieri di te, Dubhne. Illa si separò leggermente da lei, che si abbandonò nuovamente fra i cuscini di piume.
– Malcom dov’è? – chiese in tono lieve.
– Con James, che combatterà fra poco con Wesh. – fu la risposta di Xenja. Solo allora Dubhne si rese conto dell’assenza di James. – Ma per quanto… per quanto sono rimasta svenuta?
- Quasi due giorni.- annunciò Illa tra le lacrime, ma sorridendole con affetto.
Con la testa che le girava leggermente, la ragazza volse lentamente il collo verso la propria sinistra; proprio a poche brandine da lei c’era Phil, che dopo lo scontro con Clia non aveva ancora lasciato il letto. Restava sveglio di rado, e perlopiù del tempo o mangiava o dormiva.
Una donna vestita interamente di bianco gli stava applicando degli unguenti giallognoli sul viso deturpato. Gli sfregi ancora rossi spiccavano sulla pelle, gentile concessione di Clia al termine del loro duello. – Chi è lei? – chiese Dubhne incuriosita, ammiccando alla ragazza che sedeva al fianco del giovane.
Fu Socka a rispondere, stavolta:- Si chiama Lisax. E’ della squadra di Ellison Pets…
- Ha combattuto contro Phil al secondo turno. Lui l’ha risparmiata, e lei si è presa cura di lui dopo che Clia l’ha praticamente ridotto in fin di vita. – aggiunse Xenja.
– C’è chi dice che sia perdutamente innamorata di lui. – Illa strizzò un occhio a Dubhne, tornando allegra. Anche Dubhne si aprì in un piccolo sorriso. – Come mai Malcom vi lascia restare qui?
- Non vuole ammetterlo, ma è dannatamente fiero di te. Si è reso conto che sei stata davvero fantastica, nell’Arena. – la considerazione di Claris le fece avvertire una potente stilettata di orgoglio. La giovane continuò:- E così ci ha concesso di venirti a trovare. Te lo meriti, d’altronde.
Più tardi, dopo che tutti i Combattenti si furono allontanati, Dubhne non poté che riflettere su quando Claris avesse ragione.
Sapeva che cosa l’attendeva; dal momento che Clia era riuscita ad avere la meglio su Fargot in un incontro durato più di due ore, sarebbe toccato a lei fronteggiarla. Per guadagnarsi un posto in finale. E nell’oscurità, la ragazza promise a se stessa che per nulla al mondo avrebbe rinunciato a quella possibilità.



Note: eccomi di nuovo qui, finalmente! Quanto mi era mancato scrivere ù.ù Lo so, avevo detto che avrei aggiornato non prima della fine di settembre, ma grazie all'aiuto di alcune persone e circostanze sono riuscita a rimettermi un po' in sesto ^^ Spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo un po' più lungo del solito, e spero anche vi sia piaciuto ;) Aggiornerò il prima possibile questa volta, sono sempre gradite recensioni :D
Un saluto a tutti i lettori :3 Federer_4ever
  
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