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Autore: NonSoCheNickMettere2    15/09/2013    2 recensioni
What if? ambientato 20 anni dopo ROTS. Cresciuto come Sith da suo padre, Luke è così sconvolto dal primo test della Morte Nera che decide di rubarne i piani e passarli all’Alleanza ribelle. Dark Luke, sequel de Il rapimento.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Bail Organa, Luke Skywalker, Palpatine/Darth Sidious, Principessa Leia Organa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L'apprendista Sith'
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Questa fiction è scritta solo per divertimento e non mi procura alcun guadagno. I personaggi e la galassia di Guerre Stellari appartengono alla Lucasfilm e alla Disney. Per i personaggi e i luoghi di mia invenzione, ho usato nomi presi dal mondo reale, ma li ho scelti soltanto perché stavano bene nella fiction e, quindi, non hanno alcuna relazione con persone vere o fatti storici: ogni eventuale rassomiglianza è puramente casuale.

Ringraziamenti
Desidero ringraziare jedi1952 per la revisione della versione originale inglese di questa fanfiction. Avendomi segnalato alcuni importanti problemi nella caratterizzazione dei personaggi e nelle scene, il suo lavoro è stato fondamentale e anche questa versione italiana sarebbe sicuramente diversa senza il suo aiuto.
La responsabilità di quanto scritto è naturalmente solo mia.

------------ Epilogo ------------
 

L’Imperatore Skywalker sedeva sul suo trono. La Corte era riunita davanti a lui e qualcuno parlava di qualche problema da qualche parte. Erano ore che non li stava più ascoltando ed era annoiato a morte. Come Palpatine avesse potuto sopportare quella tortura quotidiana per decenni gli era misterioso. Forse perché era un Sith molto più potente di lui?

Poi finalmente i discorsi finirono. Si supponeva che Luke dicesse qualcosa di importante per risolvere la questione. Ma non aveva dato via parte del suo potere esecutivo per farsi venire il mal di testa con cose di cui non gli importava nulla. Infatti, il mese precedente, aveva scelto personalmente un Cancelliere che lo aiutasse a governare.

Era stata una decisione meditata a fondo. Invero, all’inizio del suo regno, qualche mese prima, era stato sopraffatto dalla responsabilità che provava nel governare l’Impero e, nonostante avesse ricevuto un’educazione adeguata per questo compito, si era sentito ancora mancante in conoscenze e capacità. Un numero incalcolabile di esseri senzienti aveva contato sulla saggezza delle sue decisioni per il suo futuro. Come avrebbe mai potuto un uomo solo sapere cosa sarebbe stato meglio per ciascuno di loro?

Eppure, Luke era stato sicuro che una cosa fosse assolutamente necessaria: la pace; perché la Galassia era stata ormai stremata da tanti anni di guerra. Ma non aveva avuto la minima idea di come raggiungere questo obbiettivo. La repressione si era già dimostrata inutile e non era nemmeno stato in grado di immaginarne una più feroce di quella di Palpatine. Se fosse ritornato a quel sistema, che senso avrebbe avuto alla fine il suo furto dei piani della Morte Nera? Luke era stato testimone di tali atrocità durante il regno del suo predecessore che aveva giurato a sé stesso di non diventar mai, per nessuna ragione, un nuovo Palpatine. Persino suo padre, a suo modo, lo aveva messo in guardia su ciò, prima di morire.

Ma allora che cosa si supponeva facesse? Aveva meditato ogni giorno per lunghe ore, finché la Forza gli aveva mostrato una risposta così banale che si era stupito di non averci pensato prima: se si voleva la pace, non si doveva lavorare per la guerra!

Perciò, aveva intavolato alcune trattative di pace informali e iniziato ad allentare la presa dell’Impero sui Sistemi stellari. Ma la Galassia avrebbe rischiato di polverizzarsi, se la giurisdizione centrale fosse stata persa. I Sistemi avrebbero dovuto desiderare di rimanere uniti di loro libera volontà. Come? Grazie a una nuova Repubblica.

La prima volta che la parola gli era frullata in testa era parsa una bestemmia al giovane Sith. Ma era giunto alla conclusione che fosse l’unico modo per evitare sia la repressione sia la secessione. Però non era cosa che si potesse fare troppo in fretta. Il percorso verso la democrazia avrebbe richiesto alcuni anni per essere completato pacificamente con l’accordo tra i partiti opposti che si erano fatti guerra per vent’anni. Il potere dell’Imperatore doveva ridursi lentamente (ma inesorabilmente), mentre il Senato aveva bisogno di riacquistare il suo antico ruolo. L’assolutismo doveva diventare democrazia in maniera graduale.

Allora si era accordato per un percorso pianificato in quattro tappe principali con i partiti e i rappresentanti dei Sistemi, in cambio della loro tregua e fedeltà: innanzitutto, Luke aveva ripristinato la carica del Cancelliere, delimitando con cura le sue competenze, in modo da evitare che qualcuno in futuro potesse sfruttarlo per concentrare troppo potere nelle proprie mani, come aveva fatto Palpatine in passato; poi, negli anni successivi, il Senato sarebbe stato convocato di nuovo; quindi, l’Assemblea avrebbe scelto un nuovo Cancelliere eletto; e infine, quando la situazione politica si fosse stabilizzata, l’Imperatore Skywalker si sarebbe dimesso, in cambio dell’immunità totale per ciò che aveva commesso come agente di Vader.

Luke era consapevole che, se questa era la teoria, la pratica si sarebbe dimostrata molto più ostica. Persino designare il nuovo Cancelliere aveva già richiesto un difficile compromesso. Il Partito imperiale avrebbe voluto un Grand Moff. Luke aveva cercato qualcuno tra quelli meno coinvolti nella repressione locale. Ma l’Alleanza aveva avuto paura che non ci sarebbe stato alcun reale cambiamento e lui era riuscito a comprendere il loro punto di vista. D’altra parte, loro avevano osato veramente troppo, provando a candidare alla carica Mon Mothma: non si era fidato di lei per niente. Alla fine, aveva pensato al carismatico Viceré di Alderaan, Senatore per anni, conoscitore della Vecchia Repubblica, uno dei leader ribelli, ma stimato anche fra molti imperiali.

Riportando la sua attenzione al problema attuale, si rivolse a Bail Organa, non lontano da lui, e gli chiese: «Potete suggerire una soluzione di compromesso, Cancelliere?» Ovvio che potesse: si capiva dal suo sguardo sicuro che aveva già pronto un accordo. Il giovane Sith era affascinato, mentre lo osservava spiegare il trattato proposto, e rifletteva che aveva fatto la scelta giusta.

Tutto sarebbe stato perfetto, se solo il Viceré fosse riuscito a smettere di sorridergli con quell’irritante sguardo paternalistico. Era probabilmente l’unico tratto detestabile di quell’uomo, anche se era un pochino più sopportabile da quando aveva scoperto che Leia era sua sorella gemella: ciò lo rendeva almeno comprensibile.

La sessione della Corte finì e la gente fu licenziata. Solo il Cancelliere, sua figlia e il maestro Jedi verde rimasero nella sala. Luke non desiderava altro che tornarsene a casa da Asha e dal bambino che stava aspettando. Ma sapeva che si dovevano incontrare spesso per il più spinoso dei problemi: stabilire un percorso per la ricostituzione dell’Ordine dei Jedi. Sospirò. Era consapevole che una nuova Repubblica significava un nuovo Ordine dei Jedi e, nel momento stesso in cui aveva avviato i colloqui di pace, aveva compreso che si sarebbe arrivati qui. Eppure, ciò non aveva diminuito il suo stupore quando Bail Organa aveva ammesso che Leia si stava già addestrando con l’ultimo maestro Jedi (ecco perché era sparita!) e gli aveva anche spiegato che erano fratelli gemelli. Come aveva potuto essere così cieco da non riconoscere le somiglianze evidenti tra la sua presenza e quella di suo padre, quando aveva percepito la sua sensibilità alla Forza su Rhen Var? A ogni modo, non era stato capace di rifiutare sua sorella e perciò l’aveva autorizzata ad addestrarsi qui su Coruscant, accettando inevitabilmente il suo maestro insieme a lei. Tuttavia, nemmeno quando aveva duellato contro suo padre si era sentito tanto traditore degli insegnamenti Sith del Signore Oscuro quanto ora. Più di una volta, si era chiesto se avesse davvero interpretato bene ciò che Vader aveva provato a dirgli con il suo ultimo respiro.

Si alzò e camminò verso i tre.

In Leia si rispecchiava in una maniera curiosamente deformata: adesso, lei indossava sempre la tradizionale divisa Jedi, molto simile alla sua Sith, ma bianca invece che nera, e una spada laser era sempre agganciata alla sua cintura. Stava fiduciosa tra suo padre e il suo maestro, mentre Luke era privato dell’uomo che era stato entrambe le cose per lui. Ogni tanto lo rimpiangeva: era un sentimento inatteso e non sapeva come gestirlo.

Vader aveva strangolato la moglie e poi ne aveva portato il rimorso per tutta la sua vita. Aveva trascorso ore e ore con suo figlio, insegnandogli tutto ciò che sapeva, ma l’aveva fatto con brutalità. Aveva rappresentato per anni la sua unica relazione umana, eppure era sempre stato freddamente distaccato. L’aveva usato per raggiungere le proprie ambizioni politiche, ma aveva rinunciato a tutto per risparmiargli la vita.

Il modo in cui il Signore Oscuro era morto aveva in qualche modo attenuato il ricordo della sua durezza, portando in superficie memorie dimenticate da tempo. Come quando Luke era crollato dal sonno nella palestra durante una meditazione e si era svegliato nel proprio letto. Era stato piccolo a quel tempo e non aveva riflettuto sul fatto che nessun altro, oltre a loro due, era stato autorizzato ad accedere a quelle stanze: solo l’uomo mascherato poteva averlo preso in braccio e portato a letto, rimboccandogli le coperte. Una volta era quasi svenuto sotto i fulmini di Palpatine e suo padre si era inginocchiato accanto a lui per controllare il suo stato. Due anni prima, un guanto nero si era appoggiato sulla sua fronte, inducendogli una trance rigenerativa, dopo che la stessa mano aveva diretto una lama rossa dentro il suo fegato.

Sentiva che poteva persino versare qualche lacrima per l’uomo che gli aveva sempre ordinato di trattenerle. Amava la sua nuova libertà, eppure era spesso sopraffatto dai sentimenti contrastanti che la memoria di suo padre gli causava. Incapace di mettere ordine in quel caos, Luke provava solo a guardare in avanti alla sua nuova vita, anche se non aveva la più pallida idea di come gestire una famiglia normale.

«Buongiorno, giovane Skywalker,» lo salutò il Jedi verde, mentre raggiungeva i tre.

In risposta, Luke inchinò leggermente la testa verso Yoda. «Come procede l’addestramento del vostro nuovo Jedi?» chiese con una punta di sarcasmo, anche se era sinceramente intrigato: non gli era concesso vedere una singola sessione, men che meno prenderne parte. Gli era stato spiegato che il suo piglio sulla Forza sarebbe stato per sempre deviato dal tipo di insegnamenti che aveva ricevuto e ciò avrebbe potuto ripercuotersi malamente sulla via dei Jedi. Era scontento di questa situazione, ma provava a tenersi buono il piccolo alieno, perché ne aveva paura: dopotutto, era stato l’implacabile Gran Maestro per secoli. In più, Luke poteva percepire quanto vecchio e vicino alla fine fosse. Entro pochi anni, l’appena addestrata Leia non avrebbe potuto avere l’aiuto di nessun altro sensibile alla Forza, tranne che di suo fratello.

«Bene, anche se necessariamente lento,» rispose cripticamente l’alieno verde, non fornendo alcun indizio sul tipo di esercizi che stava insegnando. «Ma la mia padawan paziente non è,» aggiunse con un sorriso di rimprovero.

Il Sith guardò di sottecchi verso sua sorella, che arrossì leggermente, ridendo in accordo. Avrebbe scommesso che avevano appena avuto una discussione ed era stupito che, nonostante ciò, lei fosse così rilassata nei confronti del proprio maestro. Fece finta di non aver notato nulla e proseguì: «Perciò, mi sembra di capire che la ricostruzione dell’Ordine dei Jedi possa attendere.»

Il Cancelliere Organa intervenne, sicuramente consapevole che questo era un argomento delicato. «L’Ordine dei Jedi ha sempre servito sotto la Repubblica. La gente sarebbe confusa e preoccupata, se il nuovo Ordine dovesse iniziare a servire sotto un Imperatore Sith,» spiegò. «Quindi, suggerisco di aspettare alcuni anni per rifondare ufficialmente l’Ordine, finché l'Imperatore Skywalker abbia rinunciato totalmente al suo potere e sia nata la Nuova Repubblica.»

L’alieno verde sospirò e rivolse il suo sguardo davanti a sé. Non era evidentemente felice: doveva essere consapevole che in quel modo non sarebbe sopravvissuto abbastanza a lungo per vedere la nascita del nuovo Ordine Jedi. «D’accordo sono,» concesse.

«Va bene anche per me,» si affrettò a dichiarare scetticamente Luke. «Ma non voglio che ogni neonato sensibile alla Forza sia per sempre portato via alla famiglia.» Aveva in mente una certa piccola vita che si stava formando.

«I bambini sempre meglio con i loro genitori pensi stiano?» gli chiese Yoda.

Era una domanda trabocchetto e bruciò come sale nelle ferite di Luke. Tre paia di occhi rivolsero completamente la loro attenzione a lui: si sentì come se fosse stato nudo e tutti stessero osservando le cicatrici che ricoprivano il suo corpo. Fissò il suo sguardo duro a terra per sopportare quell’esame, mentre le parole gli mancavano.

«Forse possiamo trovare una soluzione equilibrata, maestro Yoda,» suggerì Leia, allentando l’imbarazzo.

«Forse,» concesse l’alieno verde.

Il giovane Sith alzò lo sguardo verso di lei. La donna lo ricambiò, accennando un sorriso in empatia, e lui capì che potevano veramente, se lavoravano insieme a una soluzione.

L’equilibrio era già lì ogni volta che si rispecchiavano l’un l’altra.
 

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E con il Governo delle «larghe intese» galattiche si conclude la storia.
La quale, se non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta, e anche un pochino a chi l’ha revisionata. Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta ;)

  
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