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Autore: TaliaAckerman    15/09/2013    5 recensioni
[Revisione in corso]
Primo capitolo della serie del "II ciclo di Fheriea"
Dal diciottesimo capitolo:
"Pervasa da un senso di feroce soddisfazione, Dubhne alzò il braccio destro in segno di vittoria. La folla intorno a lei urlava e scandiva il suo nome, entusiasta. E la cosa le piaceva."
Salve, e' la prima fan fiction che pubblico in questa sezione. Più che una ff però è un romanzo, il mio romanzo, ideato e steso in più di due anni di fatiche e grandi soddisfazioni. Spero vi piaccia^^
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'II ciclo di Fheriea'
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Era nato in un presidio degli Uomini Reali lungo il confine che separava la terra degli Shevaar dalla grande foresta di Isgaroth, nel continente meridionale. Suo padre, un semplice guerriero al seguito del Lord di Nastavel, gli aveva messo una spada in mano quando era soltanto un bambino. Di sua madre non sapeva molto, e suo padre non la menzionava quasi mai; sapeva solo che apparteneva al Popolo delle Foreste e, quindi, di avere sangue di Darsenar nelle vene. Ma oltre questo, non aveva neppure la certezza che fosse ancora viva.
Gli Shevaar erano un popolo bellicoso, dilaniato da faide interne, nonché da virulenti scontri con i loro cugini del Popolo Rosso: una lotta perenne che si intensifica e si affievoliva senza mai essere sopita del tutto. Ma, fortunatamente, il suo battaglione era stanziato lungo il limitare nord-orientale nel regno degli Shevaar, ed era addirittura più frequente imbattersi nei Darsenar che in membri del Popolo di Pietra.
Ed era proprio nella foresta dei Darsenar che suo padre aveva perso la vita.
Un orso gli aveva squarciato la gola durante una battuta di caccia, prima che altri soldati lo abbattessero.
James era rimasto a vegliare, in lacrime, sul suo corpo anche dopo che gli altri uomini della piccola compagnia se ne erano andati. Non aveva mai saputo esattamente quanti giorni fosse rimasto nella foresta, ma quando ne fu uscito, magro, emaciato e adulto, i soldati di Lord Aimon di Nastavel gli affibbiarono un soprannome: Sangster, che nella lingua dei Darsenar significava “figlio della foresta”.
Aveva dovuto aspettare di avere diciott’anni per vedere la terra natia di suo padre, lo Stato dei Re. Vi era arrivato su una nave piena di schiavi, in catene come lui: tutte le persone che conosceva erano morte in una sommossa scoppiata tra gli Shevaar e una tribù di Darsenar che era arrivata a coinvolgere anche il loro battaglione. Spogliato del proprio debole potere militare e senza più un galet in tasca, Lord Aimon aveva congedato i pochi uomini di cui ancora disponeva, non avendo di che pagarli, e se n’era tornato nel continente settentrionale. James aveva vagato senza una meta nella foresta e attraverso mari di dune desertiche per tre lunghi cicli lunari e, probabilmente, sarebbe morto di fame se non fosse stato trovato da un mercante di schiavi haryarita che faceva affari con il Popolo del Mare. Così aveva rimediato un trasporto che lo conducesse oltre lo stretto di Bakar.
Ma quella di semplice schiavo era stata una condizione transitoria: non era passato neanche un anno quando, fra le strade di Jeckse, Malcom Shist lo aveva visto battersi in una rissa con dei ragazzi di strada. Il giorno seguente Rakr, il suo padrone, gli aveva annunciato di averlo venduto a Shist per la bellezza di quattrocento york d’oro.
Aveva accettato il proprio fato senza opporre resistenza ed era diventato un Combattente.
Si era allenato da allora.


James stava in piedi di fronte all'imbocco della galleria, lo sguardo puntato su quella opposta dove, nell'ombra, lo aspettavano il suo avversario Wesh e il resto della squadra di Ellison Pets.
Claris osservava preoccupata la sua figura altera; poteva immaginare le folte sopracciglia lievemente aggrottate come sempre quando era concentrato, gli occhi verdi fermi e impenetrabili. Tante volte da quando lo conosceva la ragazza si era domandata se al campione di Malcom Shist fosse mai capitato di avere paura prima di uno scontro. La sua mente era divisa, combattuta se rimanere nell'infermeria a palazzo Cerman, a fianco di Dubhne, oppure concentrarsi esclusivamente su James e su quello che, si sapeva, sarebbe stato uno scontro di vitale importanza.
Il silenzio carico di attesa fu interrotto da Malcom, che si era avvicinato al giovane di spalle.
- Allora, James, sei pronto? - chiese con tono quasi paterno - James era l'unico a cui ogni tanto si rivolgesse con un minimo di rispetto e, forse, affetto nella voce.
L'uomo non rispose, ma si limitò ad annuire.
- Il tuo avversario punterà tutto sulla sua agilità: lo abbiamo già visto battersi. Sa di essere più debole di te e di avere meno destrezza con la spada, quindi tenterà di prolungare l'incontro, sfiancandoti per poi colpirti quando sarai stanco.
- Sono cose che so - rispose James, ma senza ombra di sfida nella voce. Sembrava che la sua mente fosse tutta concentrata sull'incontro che stava per disputare, e che le parole di Malcom lo avessero appena sfiorato.
Questi serrò la mascella, ma Claris sapeva che era per nervosismo, non per irritazione verso il suo pupillo. - Beh, vedi di ricordartene allora, e di terminare il duello il più in fretta possibile. Ti sei allenato con i combattenti più agili della squadra per questo scontro, ma quel tipo ha davvero talento. Dovrai stare molto, molto attento.
- Farò quello che devo - proferì James con voce profonda, senza un'ombra di paura nello sguardo.
- SIGNORI!
La voce di Rodrick tuonò così forte da sovrastare la risposta di Malcom.
- ... e signore, naturalmente... Quello che sta per cominciare è l'ultimo duello dei quarti di finale di questa splendida edizione dei Giochi!
Scroscio di urla e applausi come di consueto.
James si voltò verso di lei e Claris avvertì una stretta al cuore, come ogni volta che lo vedeva entrare nell'Arena. Avrebbe voluto dire tante cose, ma il tempo era poco e tutto quello che le uscì dalle labbra fu: - Se vinci, sarete tu e Dubhne. Tu e Dubhne contro Clia e Jackson.
- Lo so, Claris. Ma non è questo il momento di pensare al futuro.
Fece per avviarsi verso l'imbocco della galleria, ma la ragazza lo trattenne per un braccio. - Fai attenzione.
Il giovane sorrise. - Come sempre.
- Credo sia arrivato il momento di presentare i due sfidanti! - stava sbraitando Rodrick con il solito, esagerato entusiasmo. - Ebbene, da una parte abbiamo Wesh, ultimo Combattente rimasto in gara della squadra di Ellison Pets!
Claris e altri si sporsero in avanti per scorgere l'avversario di James uscire dalla rispettiva galleria. Wesh doveva essere più basso di James di tutta la testa, ma era asciutto e dal fisico scattante. Una zazzera di capelli biondo scuro terminava con un ciuffo che gli scendeva sulla fronte conferendogli un'aria sbarazzina. Sembrava più giovane di quello che era in realtà: per chi non lo conoscesse sarebbe potuto passare per un ragazzino.
- Dall'altra parte - riprese Rodrick a pieni polmoni - un volto noto nelle fasi finali dei Giochi, da sei anni sempre almeno in semifinale! Dalla squadra di Malcom Shist... James Sangster!
- Vai in quell'arena e annientalo - lo esortò Malcom con gli occhi ridotti a fessure.
James si chinò come faceva sempre e fece si fece scorrere tra e mani la sabbia del campo di battaglia. Claris osservava ogni suo movimento. Quando si alzò, le nubi dei suoi dubbi si diradarono: avrebbe vinto.
L'uomo entrò nell'Arena con passo deciso, estraendo la spada. Il frammento di Cristallo Bianco incastonato nell'elsa brillò sotto i raggi del sole pomeridiano. Wesh rivolse all'avversario un cenno di rispetto con il capo, e Claris vide James fare lo stesso.
Accanto a lei, Xenja fremeva di eccitazione e di tensione. Malcom stava davanti all'ingresso della galleria senza fiatare, le braccia conserte.
- Combattenti... cominciate!
Non ci furono attese, momenti di studio reciproco o esitazioni. Entrambi i guerrieri si scagliarono l'uno contro l'altro. Wesh reggeva una scimitarra dalla lama più sottile di quella di Dubhne.
Le due lame si scontrarono con forza, ma al posto di tentare un nuovo attacco il giovane si scansò e con una capriola si portò alle spalle di James; questi però era pronto e parò il suo assalto senza neanche bisogno di voltarsi. Lui e Malcom avevano preparato quello scontro nei minimi dettagli.
Per quanto fosse pericoloso, James avrebbe condotto il duello all'assalto. Se avesse tentato di battere Wesh sul suo stesso terreno, l'agilità e la schivata, ne sarebbe uscito senza dubbio perdente.
Menò con forza la propria spada in direzione dell'avversario, che schivò il colpo; quello successivo incontrò la lama della sua scimitarra. Claris si aspettava di vedere il braccio di Wesh cedere da un momento all'altro sotto la superiore forza di James, ma non fu così: di nuovo il giovane si sottrasse al contatto abbassandosi e rotolando di lato. Tentò un colpo alle gambe che James prontamente evitò, approfittandone per assestargli un calcio sui denti. Prima che potesse calare su di lui la spada, però, il ragazzo si era già allontanato con una capriola fulminea all'indietro. Rimessosi in piedi, indietreggiò ancora di qualche passo. Aveva la bocca sanguinante.
James si scagliò contrò di lui e menò una serie di fendenti, ma non riuscì ad ottenere quello che voleva: Wesh sembrava letteralmente danzargli intorno.
Claris era rimasta stupefatta la prima volta che lo aveva visto duellare: sembrava che provenisse da qualche remota e prestigiosa scuola di addestramento, non dalla strada o da qualche miniera come la maggior parte dei Combattenti.
Deve sbrigarsi a far vertere il combattimento a proprio favore. Il caldo era torrido, e per stare dietro all'avversario James stava spendendo troppe energie.
Nella foga dell'incontro, i due Combattenti sparirono per qualche istante dalla visuale della ragazza, spostandosi nella parte sinistra del terreno di scontro.
Ogni rumore di lame che si incrociavano era un battito perso del suo suo cuore. Ogni ansito o gemito di dolore come una fitta in fondo allo stomaco. Da quando il duello era cominciato, la sorte di Dubhne era temporaneamente scivolata via dalla sua mente. Contava solo James in quel momento, e che vincesse. Un aspro lamento li levò ad un tratto dall'arena, una voce che assomigliava pericolosamente a quella di James. Che cosa era accaduto? Ma soprattutto, a chi?
Quando i due uomini riapparvero davanti ai suoi occhi, Wesh non era più il solo a sanguinare: James aveva la parte sinistra del volto imbrattata di sangue, e Claris dedusse l'avversario l'avesse colpito con pomolo della scimitarra sul sopracciglio.
- Maledizione - imprecò Malcom fra i denti. - Ora seguire i suoi movimenti sarà ancora più difficile...
Ma James non pareva essere della stessa opinione. Si pulì il sangue dal viso con la manica e si gettò nello scontro con più foga di prima. Wesh sembrò sul punto di sorprenderlo un paio di volte dopo essergli sfuggito - ed entrambe le volte Claris affondò le unghie nella carne dei palmi - ma tutto ciò che riuscì ad ottenere fu di ferirlo di striscio a un fianco.
Avanti Jack, concludi. Finiscilo in fretta o sarà tardi...
Per l'ennesima volta, il giovane tentò di sgusciare via dopo che la sua scimitarra aveva incrociato per qualche istante la spada di James. Ma allora accadde qualcosa di diverso: mentre il suo avversario compiva l'aggraziata capriola che l'avrebbe portato alle sue spalle, James stese di colpo il braccio sinistro e lo afferrò per il collo da dietro, scaraventandolo a terra. Con un calcio nel costato gli impedì di rialzarsi, e Claris vide il giovane accartocciarsi su se stesso per il dolore. James non era tipo da assestare colpi a casaccio: quel calcio doveva avergli spezzato un paio di costole. Poi, senza perdere tempo, senza dire una parola, conficcò la sua spada nel ventre dell'avversario, inchiodandolo al suolo. Gli spalti parvero trattenere il respiro all'unanimità a quella vista.
Claris non riusciva a staccare gli occhi da lui. Evidentemente si era sbagliata. James non era affatto stanco, forse non era mai stato neanche in seria difficoltà. Aveva solo scelto di aspettare. Se non aveva ferito più gravemente Wesh era stato solo perché troppo impegnato nello studiare la sua tattica, i suoi movimenti, i suoi tempi. A discapito di tutta la tattica che aveva orchestrato Malcom Shist, a discapito degli scontri di allenamento che il giovane aveva disputato anche contro di lei, aveva deciso di fare a modo suo. Implacabile, James premette il piede sul polso della mano che reggeva la scimitarra. Wesh resistette stoicamente per diversi lunghi istanti, ma alla fine mollò la presa sull'impugnatura e James calciò la sua scimitarra lontano. Claris lo vide inginocchiarsi appresso al volto dell'avversario.
- Puoi scegliere, Wesh - disse quasi dolcemente, senza ombra di scherno nella voce. Il suo volto era una maschera da cui non trapelava nessuna emozione. - La ferita che ti ho inferto non è mortale, se ti arrenderai in fretta e ti farai portare subito in infermeria. Se non lo fai, non avrò altra scelta che terminare ciò che ho iniziato.
Wesh sputò sangue. - E dovrei scegliere di vivere in agonia, sapendo che, anche se dovessi guarire, potrei morire esattamente in questo luogo, fra un solo anno?
- Allora non mi dai altra scelta.
Claris vide il giovane a terra annuire.
James estrasse la spada dal suo corpo e la sollevò. Quando calò sulla gola dell'avversario molte delle donne sugli spalti scoppiarono in singhiozzi. Ma Claris, nella penombra della galleria, sorrise fra sé e sé mentre il sollievo si diffondeva nel suo corpo come linfa fresca e rigenerante.


L’indomani, Dubhne si svegliò accompagnata dagli echi del dolore che la ferita alla spalla le aveva procurato. Con leggera sorpresa, si rese conto che la fasciatura era stata cambiata il giorno stesso, e non emanava ancora alcun odore sgradevole. Claris. O Illa, senza dubbio.
Ringraziando mentalmente le due ragazze, si voltò verso il letto di Phil; l’uomo aveva gli occhi aperti, e quando volse lo sguardo verso di lei le sorrise. La giovane fece un cenno col capo, e anche Lisax, che reggeva un piccolo vassoio e lo stava porgendo al Combattente, mormorò un timido: - Ah… sei sveglia, allora.
Sorridendo lievemente, la ragazza depose il vassoio sulle lenzuola bianche di Phil, e si avvicinò a Dubhne. – Sei stata meravigliosa, nell’Arena. – disse vagamente imbarazzata e, forse, intimorita. Dubhne ridacchiò: non era la prima persona che glielo diceva. La guardò, incuriosita: era molto graziosa. Una lunga treccia bionda le scendeva morbida sul petto, tenuta insieme da un sottile spago marrone, e sotto sopracciglia sottili e arrotondate splendevano due grandi e dolci occhi verdi. Doveva essere più alta di lei di almeno una spanna, ma aveva un’aria dolce e premurosa.
– E così tu ti prendi cura dei feriti? – chiese. Lisax annuì:- Da quando sono stata eliminata, sì. Sento di rendermi utile, così. Kala è l’unica infermiera presente, mi piace darle una mano.
Dubhne ricordò la donna in bianco del giorno prima. – È un... gesto gentile – affermò, ma si rese conto un secondo dopo di quanto fossero scontate quelle parole. La giovane di fronte a lei parve non farvi caso; si sedette ai piedi della sua brandina, e diede ancora un fugace sguardo a Phil. – Presto sarà in grado di andarsene. Ma… Clia l’aveva ridotto in fin di vita. Non so come abbia potuto resistere così. – nei suoi occhi chiari balenò un lampo di ammirazione e insolito affetto.
Ricordando le parole di Illa, Dubhne trattenne a stento un risolino. Lisax la fissò, tornando seria. – Clia… non ho mai visto nulla di simile. A parte Jackson, ovviamente.
La Combattente sapeva dove la giovane voleva arrivare. Lei, Dubhne, avrebbe dovuto affrontare quell’assassino. Il tabellone del torneo non ammetteva dubbi. Era scontato che Lisax, come molti altri probabilmente, la considerasse già morta.
– Devi rimetterti in sesto - le disse dopo qualche secondo. – Malcom Shist è riuscito ad ottenere un po’ di tempo suggerendo agli organizzatori di indurre un tiro a sorte. Dal momento che tu, James, Jackson e Clia siete gli unici Combattenti rimasti è una fortuna. Avrai ancora due giorni per riprenderti.
Dubhne ebbe un tuffo al cuore; dunque c’era la possibilità che non dovesse affrontare Jackson in semifinale. Sperò con tutta se stessa di incappare prima in James e Clia con cui, per quanto fosse letale, forse avrebbe avuto una minima possibilità. James non sarebbe stato un problema, non per la propria vita, almeno: che avesse vinto o no, se non altro l’avrebbe risparmiata.
– Vuoi che ti porti qualcosa da mangiare? – la voce lieve di Lisax la distolse dalle proprie riflessioni.
– Grazie – rispose. – Mi andrà bene qualsiasi cosa, sto morendo di fame.
L’altra sorrise, poi le voltò le spalle. Ricadde sui cuscini; aveva bisogno di rilassarsi ancora un altro po’. Aveva tempo, tempo per lasciar riposare la ferita, in modo che una volta tornata in campo non le potesse dare troppi problemi. Diede anche uno sguardo al vecchio taglio che le aveva inferto Goresh: ormai era quasi completamente cicatrizzato.

***

- Come suggerito dal qui presente Malcom Shist, padrone di una delle tre squadre presentatesi quest’anno… per le semifinali della trentaquattresima edizione dei Giochi Bellici le coppie di duellanti verranno tirate a sorte!
Claris ascoltò col cuore in gola le parole di Rodrick, il cronista, mentre in piedi sulle gradinate dell’Arena estraeva dalla tasca un sacchetto di velluto nero. La gente, riunita sugli spalti per assistere all’estrazione dei nomi, gridò eccitata. La tensione era alle stelle. Rodrick infilò una mano nella stoffa, con stampata in volto la stessa espressione curiosa di un bambino petulante. Le sue dita mulinarono per qualche istante fra i quattro pezzetti di pergamena. Poi ne estrasse due. – Clia Devon… con…
Fa' che sia Jackson. Fa' che quei due possano scannarsi fra di loro prima di raggiungere la finale. Fa' che non esca Dubhne o James…
- … DUBHNE!
Claris ebbe un terribile tuffo al cuore, e istintivamente il suo sguardo cercò quello di James. Per un attimo, gli parve di vedere la fermezza nei suoi occhi incrinarsi, ed ebbe paura; era la prima volta che vedeva la sua sicurezza vacillare. Ma forse se l'era solamente immaginato.
Rodrick ignorò il fragore della folla.
– E i secondi finalisti sono quindi James Sangster e Jackson Malker! – annunciò in tono gaio, sorridendo soddisfatto. Agitata, Claris prese Xenja per un braccio.
- Dobbiamo avvertire Dubhne! – esclamò. Xenja la guardò con occhi sbarrati:- Ma Malcom…
- Al diavolo Malcom! – la interruppe lei, e schizzò fra la folla di Combattenti verso le uscite, con Xenja al seguito. Maledizione, morirà… morirà presto…
Le due donne corsero all’impazzata fra le vie di Città dei Re, e in pochi minuti giunsero al palazzo Cerman. Una volta dopo essere state riconosciute dalle guardie si catapultarono all’interno dell’edificio, ricomponendosi un po’ solo dopo essere arrivate di fronte alla porta dell’infermeria. Xenja bussò tre colpi insistenti; udirono la serratura scattare, e un attimo dopo apparve davanti a loro Kala, l’infermiera.
– Sì? – domandò la signora aggrottando un sopracciglio. Claris non perse tempo:- Siamo due compagne di Dubhne. Dobbiamo parlarle.
L’espressione di Kala si addolcì leggermente, e spalancò la porta. Mentre le due entravano, Dubhne si tirò su a sedere.
– Combatterai contro Clia – Claris riuscì a dire solo quello. Non si curò della mancanza di delicatezza. Poté distintamente scorgere un lampo di paura negli occhi della giovane.
– Gli organizzatori… insomma, Rodrick ha già…?
- Qualche minuto fa – completò Claris per lei. Le prese una mano. – Dovrai allenarti Dubhne. Hai un giorno intero per farlo.
– Potresti parlare con Phil – suggerì Xenja. – Lui è l’unico ad essere sopravvissuto dopo aver combattuto contro di lei… - Claris annuì, voltandosi verso il giovane. I suoi occhi erano chiusi. Lisax si avvicinò alle ragazze. – Dovrete aspettare qualche ora temo…- spiegò in tono di scusa.
– Non c’è tempo! – sbottò Dubhne, tirandosi giù le coperte appoggiò i piedi sul freddo pavimento di pietra. Claris l’aiutò ad alzarsi, e si avvicinarono al letto di Phil. Xenja gli diede un leggero colpetto sul braccio. – Phil, svegliati, dobbiamo parlarti…
- Malcom vi ha lasciate tornare qui? – chiese intanto Dubhne a Claris. Lei scosse la testa, arrossendo. – Veramente no. Ma noi… dovevamo dirtelo, insomma… Siamo praticamente scappate via dopo che Rodrick ha dato la notizia.
– Grazie – ribatté Dubhne, conscia del fatto che probabilmente le due sarebbero state punite. – Siete state davvero…
Furono interrotte da Phil, che aveva lentamente aperto gli occhi. – Dobbiamo parlarti - ripeté Xenja. L’uomo guardò Dubhne. – Contro… contro chi combatterai?
La giovane represse un fremito. – Clia. Dovrò battermi con lei.
– Voi due avete già duellato. Ci sarà pur qualcosa che puoi dirci… - fece Claris speranzosa.
Phil aggrottò la fronte, preoccupato. – Non è facile - annunciò. – Lei è… è un’assassina, non dà segno di ragionare quando combatte. Credetemi, anch’io ho tentato di trovare falle nella sua strategia, ma la verità è che sembra non ne abbia una. È maledettamente veloce.
– Tu combatti con i pugnali – considerò Xenja, guardando Claris. – Clia con i coltelli. Il vostro modo di combattere dovrebbe essere simile…
- E allora? – il tono di voce di Dubhne era leggermente angosciato, ora. – Io mi batto con la sciabola, come può essermi utile sapere cosa fare con un coltello?
- Sto solo dicendo che magari scoprire il punto debole di Claris potrebbe aiutarci a trovare quello di Clia – rispose Xenja, al che Phil la guardò interessato. – Questa non è una cattiva idea…
Claris mormorò:- Io… quando combatto… di solito aspetto che sia l’avversario a fare la prima mossa. – rifletté; tentare di ricordare era molto più difficile di quanto pensasse. Simulò mentalmente un proprio duello. – Di solito cerco di stancare chi mi sta davanti. Muovo colpi veloci, non mortali ma difficili da parare. Faccio girare la testa all’avversario…
- Farlo con una sciabola in mano non è molto semplice…- osservò Dubhne. Desolata, Claris alzò la testa. – Io… io non lo so, davvero. Mi dispiace.
– Temo – concluse Phil. – Che tu non abbia molte possibilità.
Claris sentì distintamente Dubhne stringere i denti.
– Invece ce la farò. – la voce della ragazza risuonò carica di odio. – La ucciderò, fosse l’ultima cosa che faccio.




Note: hola a tutti, gente! Son tornata :) Spero che il capitolo (anche se un po' corto forse) vi sia piaciuto :D Un bacio a tutti, aggiornerò appena posso :3

E8-C9-F3-B2-87-B5-45-CA-B146-0-DB78270724-D James (Arnas Fedaravicius)

[EDIT 1.08.2020] Okay, queste parole risultano un po' deleterie visto che ho aggiunto al capitolo una sequenza praticamente più lunga del capitolo originale...
  
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