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Autore: FairyCleo    19/09/2013    3 recensioni
"Lo aveva visto giocare con suo figlio, lo aveva sentito ridere con i suoi amici di sempre, ma nei suoi occhi aveva letto un dolore profondo e un senso di mancanza che solo lui sembrava in grado di comprendere. Per tutti gli altri non c’era niente di diverso o di strano in quella serata trascorsa alla Capsule Corporation. Gli amici di una vita avevano continuato a fare ciò che avevano sempre fatto senza capire, o peggio ancora fingendo di non capire che Trunks avrebbe voluto trovarsi altrove. E questo, non era un pensiero che stava toccando solo lui".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goku, Goten, Trunks, Un po' tutti, Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimers: i personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro.

 

I PARTE

 
Erano trascorsi molti anni dal terribile scontro che aveva visto la Terra minacciata dalla follia distruttrice di Cell. La creatura progettata dal crudele dottor Gelo aveva seminato panico e distruzione, ma l’intervento di chi aveva da sempre protetto il proprio pianeta da qualsiasi minaccia aveva mandato all’aria ogni suo piano, riportando ogni cosa alla normalità.
O quasi.
C’era una famiglia, una famiglia fuori dall’ordinario, che aveva perduto un suo membro fondamentale, dando allo stesso tempo il benvenuto all’ultimo arrivato, una creatura sveglia e piena di energia.
La vita non era più la stessa da quando lui non c’era più, ma in qualche modo era andata avanti, con le sue difficoltà e i suoi momenti di gioia.
Ma, proprio come accade alle famiglie straordinarie, un evento che di comune aveva davvero ben poco avrebbe portato loro attimi di pura gioia, soprattutto per quel piccolo ultimo arrivato.
*
Un nuovo Torneo Tenkaichi era stato annunciato da poco tempo, attirando l’attenzione del popolo di esperti di arti marziali. Migliaia di aspiranti guerrieri provenienti da ogni parte del mondo avevano preso la decisione di parteciparvi nella speranza di vincere la somma messa in palio e il titolo di campione del mondo di arti marziali, attualmente difeso da una nostra vecchia conoscenza. Il loro numero aveva toccato cifre vertiginose, ma nessuno tra questi poveri sventurati poteva immaginare che avrebbe dovuto affrontare dei concorrenti dalle capacità straordinarie, e che uno di loro sarebbe stato speciale oltre ogni dire.
Il giorno fatidico non aveva tardato ad arrivare.
La folla si stava accalcando nei pressi degli ingressi, e piano piano stava prendendo posto sugli spalti, animata da un entusiasmo disarmante. I guerrieri stavano facendo la spola tra i banchi di iscrizione e la palestra, in attesa di poter salire su quel ring immacolato che presto si sarebbe macchiato di sangue e sudore.
Nell’aria c’era un gran fermento, e questo non solo perché il momento tanto atteso di potersi mettere alla prova era finalmente giunto.
Era un altro l’evento straordinario che un nutrito gruppo di persone stava attendendo con ansia, e si trattava di un evento che sarebbe stato irripetibile.
Proprio quando gli amici di un tempo si erano finalmente riuniti, anche l’ultimo grande assente aveva fatto la sua comparsa, scatenando in tutti, ma proprio in tutti, la stessa, identica reazione.
“Salve a tutti!” - aveva detto con la sua solita voce allegra, con il suo solito tono pieno d’affetto.
Non era invecchiato di un giorno. Il suo viso era bello e sereno come quello di un bambino, il suo fisico era giovane e scattante proprio come lo avevano visto l’ultima volta.
Eccolo lì, Son Goku, l’eroe, il ragazzo che mai avrebbero creduto di poter incontrare di nuovo, arrivato sulla Terra direttamente dall’Aldilà.
Crilin, l’amico d’infanzia, non era riuscito a trattenere le lacrime. Gohan, suo figlio, stava faticando per fare lo stesso. Chichi, sua moglie, Bulma, la sua migliore amica, e Yamcha, non si erano vergognati di mostrarsi vulnerabili. Gli altri avevano sorriso, dandogli così il loro benvenuto. Finalmente, Goku era di nuovo lì con loro.
Dire che quest’ultimo aveva la gioia dipinta negli occhi sarebbe stato un autentico eufemismo. Finalmente aveva la possibilità di rivedere i suoi amici, e per la prima volta in vita sua aveva potuto vedere il visetto del suo secondogenito, il visetto di quel bambino che gli somigliava tanto da fare impressione.
Lo aveva stretto forte fra le braccia dopo l’iniziale esitazione del bambino. Era strano, sembrava quasi come se stesse abbracciando se stesso in versione tascabile, ma era una meravigliosa sensazione. Aveva capito sin dalla prima occhiata che quel piccoletto era tremendamente in gamba, e non vedeva l’ora di poterglielo dire.
Sì, era tutto perfetto, perfetto e meraviglioso come l’aveva lasciato.
O quasi.
Perché, nonostante fosse sempre stato accusato di essere una persona disattenta, non aveva potuto fare a meno di notare che qualcosa non andava. Per quanto sapesse che la persona in questione non fosse la più romantica e sensibile dell’universo, era certo che non avrebbe permesso che accadesse quello che si stava verificando sotto i suoi occhi. No, di certo non avrebbe permesso che Yamcha abbracciasse Bulma in quel modo.
“Non è il momento!”  - lo aveva ammonito Crilin, capendo immediatamente che il suo migliore amico stava per fare domande inerenti a ciò che sicuramente aveva notato – “Sappi solo che cose stanno esattamente come sembrano”.
Rimasto basito, non attendeva altro che ricevere spiegazioni. Anche perché vedere il piccolo Trunks, ormai diventato un ometto, che continuava a fissare il cielo, in attesa, gli aveva fatto stringere il cuore.
*
Il torneo dei piccoli si sarebbe svolto per primo. Goten e Trunks si erano ovviamente classificati primi in entrambi i gironi, e presto si sarebbero fronteggiati nell’ultimo scontro, quello che avrebbe decretato il vincitore.
Yamcha, Chichi, Bulma, Genio e gli altri amici spettatori avevano preso posto in tribuna, mentre Goku, Gohan, Videl, Junior, Crilin e C18 – partecipanti al torneo – avevano deciso di sistemarsi sul ballatoio in altro, accontentandosi di stare in piedi pur di seguire al meglio lo scontro.
Il saiyan era davvero ansioso di constatare quale fosse la vera forza di suo figlio, forza che avrebbe potuto sprigionare solo in uno scontro con un avversario a lui pari - avversario che, per tutto il tempo, non aveva fatto altro che cercare con lo sguardo qualcuno fra la folla, qualcuno che, evidentemente, tardava ad arrivare.
“Credevo che almeno questa volta avrebbe partecipato al torneo” – aveva improvvisamente esclamato Gohan, abbandonandosi contro la ringhiera, fra Crilin e suo padre.
Lo avevano sentito tutti, ma nessuno era intervenuto. Sembrava quasi che i presenti non volessero intavolare quella conversazione che aveva come protagonista il grande assente del momento.
Eppure, non era un argomento che poteva essere tenuto nascosto troppo a lungo. Non sarebbe stato corretto nei confronti dell’unico che non sapeva ciò che fosse accaduto.
Era stato Crilin a parlare, posando lo sguardo sulla coppia che aveva scatenato tante domande nell’amico tornato dall’Aldilà.
“Sono quasi quattro anni che stanno insieme” – era intervenuto, sorridendo con tristezza – “Chi l’avrebbe mai detto, eh?”.
“Quattro… quattro anni?” – Goku era rimasto letteralmente senza parole.
Li vedeva molto affiatati, e insieme erano quasi… teneri! Bulma aveva lasciato che Yamcha le cingesse la vita con un braccio, e lei lo aveva baciato più volte durante tutto il torneo, abbracciandolo ad ogni vittoria del suo piccolo Trunks. La sua migliore amica era sempre stata una ragazza con la testa sulle spalle, ma era un’inguaribile romantica. Era contento di vederla così felice, serena, ma non poteva fare a meno di pensare a cosa potesse averla riportata fra le braccia di Yamcha. Era certo che presto il mistero sarebbe stato svelato.
“Non abbiamo mai capito se sia stato lui ad andarsene o se sia stata lei a cacciarlo via da casa” – Crilin aveva preso un bel respiro prima di continuare – “Ma è successo quattro anni fa, dopo un periodo che ricordiamo tutti piuttosto bene”.
D’istinto, si era girato e rivolto verso gli altri. Avevano più o meno la stessa espressione affranta dell’amico. Ma cosa poteva essere accaduto di così strano e sconvolgente da rendere tutti, persino la fredda C18, così turbati?
“So a cosa stai pensando, che forse non dovremmo meravigliarci tanto” – aveva proseguito Crilin – “Che dopotutto non era nella sua natura stare accanto a qualcuno, ma è proprio questa la stranezza. E’ proprio questa”.
“Perdonami amico… Ma io continuo a non capire”.
Non sapevano come iniziare il discorso. Non pensavano che potesse essere così difficile, che potesse lasciargli un tale amaro in bocca. Non lo avevano mai considerato davvero uno di loro, ma ora che si era allontanato, stranamente sentivano la sua mancanza. La sua espressione sempre corrucciata, le sue manie di grandezza, anche la sua punta di follia mancavano proprio a tutti, anche a chi era morto per mano sua.
“Non sei il solo, papà” – Gohan aveva un’aria tremendamente seria. Accanto a lui c’era una Videl incuriosita e attenta. Era evidente che neanche lei fosse al corrente di quella storia. Anzi, probabilmente la ragazza non aveva la più pallida idea di chi stessero parlando con tanta amarezza – “Io non vado quasi più alla Capsule Corporation. Vedere la Gravity Room spenta mi fa venire ogni volta una stretta allo stomaco. Sembra incredibile, eppure è così…”.
“Aspetta, ma perché è spenta?? Non mi starai dicendo che è morto ed io non ne sapevo nulla!!”.
Il dubbio si era insinuato in lui.
“No, Goku. La situazione è molto più assurda, paradossalmente” – era intervenuto Junior – “Il principe dei saiyan ha preso la decisione di non combattere mai più”.
*
Non riusciva a crederci. Non riusciva a credere neanche ad una parola di quello che gli era stato raccontato dai presenti. Non riusciva a farlo perché era semplicemente impossibile.
Stando a ciò che gli avevano detto, dopo la fine del Cell Game, Vegeta era sparito per qualche tempo, e nessuno sapeva dove fosse stato e cosa avesse fatto. Era tornato solo per veder partire il Trunks del futuro, e poi di lui non si era saputo niente per mesi. Almeno, loro non avevano saputo niente per mesi.
Era stato Gohan a raccontare a suo padre per filo e per segno quello che aveva visto con i suoi occhi, lasciandolo sconcertato.
“Ero curioso di sapere come stesse il piccolo Trunks” – aveva detto – “Volevo vedere quanto era cresciuto, e sapere se stava bene. Non vedevo Bulma da tanto tempo, e dopo quello che era successo tra me e Vegeta durante lo scontro con Cell, non avevo avuto modo di parlare con lui e ringraziarlo per quello che aveva fatto. Se non fosse stato per il suo intervento, quel mostro non si sarebbe mai distratto, e non so quanto tempo avrei resistito ancora prima di disintegrarlo.
Al mio arrivo, pensavo di trovare le cose come sono sempre state: Bulma nel laboratorio a progettare chissà cosa con suo padre, Trunks in giro per casa con la signora Brief, e Vegeta nella Gravity Room ad allenarsi duramente. 
Ma quando sono arrivato c’era il piccolo Trunks in braccio alla signora Brief, in lacrime, e Bulma, a stenti trattenuta da suo padre, che urlava a gran voce contro Vegeta.
Ma non era tanto il fatto che Bulma stesse urlando che mi ha destabilizzato, papà… Era… Era Vegeta. Credimi, non sembrava neanche lui. Se ne stava sul divano, immobile, guardava fisso davanti a sé, e sembrava che non sentisse le urla di Bulma. Non voglio ripetere quello che gli ha detto, non credo che ce ne sia bisogno ma… Papà, mi si è stretto il cuore. Quello non era il Vegeta che abbiamo conosciuto. Era… spento. Era completamente assente. Non si è neppure accorto che ero lì.
Non mi aspettavo una simile situazione, e allora ho preso in braccio Trunks e l’ho portato fuori, cercando di farlo calmare.
Qualche giorno dopo ho scoperto che Vegeta aveva abbandonato la Capsule Corporation”.
 
Goku aveva ascoltato il discorso in silenzio, incapace di proferire parola. Anche se il racconto di Gohan era stato frammentario e pieno di lacune, era stato perfettamente in grado di cogliere lo sgomento e il disagio provato dal suo ragazzo.
 
Che cosa poteva essere accaduto a Vegeta? D’accordo, non era mai stata una persona attenta ai sentimenti altrui, non era mai stato molto altruista e affettuoso con chi aveva attorno, ma era sempre stato profondamente orgoglioso, e il fatto che non avesse minimamente reagito alle vessazioni di Bulma era oltre modo strano, per non parlare poi del fatto che fosse sembrato completamente assente.
 
Il principe dei saiyan, per quel poco che aveva avuto modo di conoscerlo al di fuori delle continue lotte, non era una persona facile da gestire, una di quelle persone che sapeva esternare i propri sentimenti, ma quello era troppo anche per lui.
 
Spariva per mesi, non rispondeva alle vessazioni della compagna e andava via di casa senza dire niente. Certo, quest’ultima cosa non era poi così strana visto che si trattava di una persona che non aveva mai avuto una vera e propria dimora e che aveva viaggiato per tutta la vita, ma dove poteva essere andato? Soprattutto essendo in uno stato emotivo evidentemente così precario.
 
Stava fremendo per saperlo, ma si era trattenuto dal fare domande che potevano mettere a disagio i suoi cari.
Certo che era incredibile quanto, e soprattutto come, fossero cambiate le cose. E lui aveva creduto di trovare tutto esattamente identico a prima!
Ma forse, neanche lui lo era. Fino a qualche ora fa, non si era preoccupato di sapere cosa avesse combinato Vegeta, ed ora sembrava essere diventata una cosa di vitale importanza.
Si sentiva un verme. Per tutti quegli anni si era preoccupato solo di se stesso e delle arti marziali, la sua unica preoccupazione era stata quella di diventare ancora più forte. Si era allenato come un matto ogni giorno, sfidando avversari sempre più temibili e determinati, senza preoccuparsi di quello che sarebbe potuto accadere ai suoi amici, convinto che fossero invincibili.
Ma sua moglie aveva partorito un bambino che non aveva la più pallida idea di cose fosse un padre, Gohan stava affrontando l’adolescenza da solo, dovendo sopperire alle sue mancanze di genitore a dir poco snaturato, suo suocero aveva fatto, per quanto gli era stato possibile, da padre a quelli che avrebbero dovuto essere solo dei nipotini da viziare, e i suoi amici si erano fatti una vita al di là della sua presenza.
Possibile che avesse creduto anche solo per un istante di trovare ogni cosa esattamente come l’aveva lasciata? Possibile che fosse stato talmente ingenuo da pensare che Gohan rimanesse per sempre un bambino, che Crilin fosse ancora alla ricerca di una compagna e che Vegeta avesse deciso di continuare a vivere come aveva sempre fatto?
Forse, fra tutte le cose che aveva elencato, quella che poteva rimanere uguale a se stessa sarebbe stata proprio quest’ultima. Invece, anch’essa era cambiata.
 
“La notizia ti ha sconvolto, vero?”.
 
Crilin aveva sorriso amaramente al suo amico in visita dall’Aldilà, comprendendo perfettamente il suo stato d’animo.
 
“Bè… devo ammettere che quasi non riesco a crederci… E’ assurdo pensare che la persona più votata alla lotta che io abbia mai conosciuto nella mia vita non combatta più, che si sia arresa definitivamente. Ma voi ne siete proprio sicuri? Voglio dire, come fate a dire che non combatte più? Guardate Trunks… E’ stato allenato da qualcuno che ha esperienza!”.
“Il tuo discorso non fa una piega, Goku” – era intervenuto Junior – “E, infatti, Trunks stesso ci ha detto che è stato suo padre ad insegnargli tutto quello che sa, ma che non si è mai battuto con lui”.
“Eh?? Urca! No, ma dico, vuoi scherzare?”.
“No papà. Junior non sta scherzando. Trunks viene spesso a casa nostra, e due volte alla settimana viene solo per combattere contro di me o contro Goten. E ti posso assicurare che il piccolo non scherza affatto. Tra poco ne vedremo delle belle”.
Goku era a dir poco interdetto. Possibile che Vegeta avesse allenato suo figlio per tutti quegli anni, e allo stesso tempo fosse riuscito a tenere perfettamente a bada non solo la voglia, ma l’istinto naturale che possiede ogni saiyan, l’istinto di combattere sino allo sfinimento se non fino alla morte?
“Io non riesco a crederci. Non posso crederci!” – aveva esclamato con veemenza – “Andiamo ragazzi, stiamo parlando di Vegeta! Che cosa ha fatto per tutti questi anni? Ha vissuto sulle colline pascolando caprette? Ha fatto il contadino? No, ma dico, solo a me suona un pochino strano? E dire che mi avete sempre detto che sono un po’ tardone!”.
“Oltre che tardone è anche permaloso!” – era stato il commento poco velato di C18 – “Noto con piacere che l’Aldilà migliora le persone!”.
“Tesoro…” – Crilin era rassegnato. Sua moglie, la sua bellissima moglie,  aveva davvero un pessimo carattere, e la pazienza non era una delle sue doti più sviluppate.
“A dire il vero” – era intervenuto Gohan – “Vegeta fa l’istruttore di arti marziali in una palestra della città”.
Se Goku non aveva ancora perso i sensi per via dello shock, non pensava che ci sarebbe stata altra occasione.
*
Gli c’era voluto qualche istante in più del previsto per riprendersi, e ciò era avvenuto in parte solo grazie alla squillante voce del presentatore che aveva annunciato l’imminente scontro fra il suo secondogenito e il primogenito del più grande rivale che avesse mai avuto in vita sua.
Per tutto il tempo che aveva preceduto lo scontro, il piccolo Trunks non aveva fatto altro che scrutare il pubblico con un’ansia visibile, e Goku aveva finalmente avuto dai suoi amici una conferma del perché di quel gesto.
Era certo che, anche se Vegeta aveva deciso di non partecipare al torneo, non si sarebbe perso lo scontro di suo figlio per niente al mondo. Eppure, il gong era già suonato, il primo pugno era già stato sferrato, e di lui non c’era neanche l’ombra.
Lo spettacolo era davvero all’altezza delle loro aspettative. I due piccoli saiyan stavano dimostrando di essere due veri campioni, degni eredi dei loro padri, veri discendenti dell’antica razza saiyan.
Il pubblico era in estasi. E come biasimarlo? Di certo, non avrebbe mai e poi mai potuto prevedere che due bambini potessero combattere con tanto ardore, e con tutti quegli effetti speciali, poi! Non si stavano risparmiando su niente, e il fatto di lottare a mezz’aria rendeva ogni cosa ancora più spettacolare.
Una forza. Erano un’autentica forza.
“I bambini sono straordinari!” – aveva esclamato Crilin, in estasi – “Credetemi, non so davvero per chi fare il tifo. Sono stupefacenti. Si vede proprio che hanno nelle vene sangue saiyan!”.
Come dargli torto?
“Se non fanno attenzione, manderanno in rovina lo stadio! Ah! Quante volte ho detto loro che la sicurezza viene prima di tutto?” – Gohan aveva scosso il capo, visibilmente contrariato. Trunks e Goten erano due vere pesti, e insieme erano capaci di scatenare un autentico terremoto! Perché non prestavano mai attenzione a quello che diceva?
“Urca, è incredibile… E’ veramente incredibile”.
Goku era rimasto nuovamente senza parole. Aveva intuito che i bambini fossero un autentico portento, ma non pensava che potessero sorprenderlo fino a quel punto.
Non era solo l’istinto a guidarli, bensì una tecnica che lui non avrebbe mai sognato di padroneggiare a quell’età. Nonostante si stessero impegnando al massimo, non c’era traccia di stanchezza su quei volti apparentemente così angelici. Per loro era quasi come se fosse un gioco, nonostante sapessero che si trattasse dell’esatto contrario.
Trunks aveva appena ricevuto un possente pugno in pieno viso, rischiando di ricadere al suolo. Un rivolo di sangue aveva cominciato a colargli dal naso, e questo gesto aveva provocato in Bulma una reazione più che plausibile per una madre. Ma, un istante dopo, quasi come se avesse scosso via da sé l’iniziale timore, aveva ricominciato a tifare con maggiore entusiasmo, spronando suo figlio a dare il meglio di sé.
Ma non era stata la voce della mamma a convincere Trunks che il momento di scherzare era finito. Era stato tutt’altro. A convincere il bambino a dare molto più di quello che aveva dato sino ad allora era stata l’improvvisa apparizione fra gli spettatori della persona che stava aspettando sin dall’inizio a dargli nuova forza. Era stato l’arrivo del suo papà.
Non ci aveva pensato due volte, e in un’improvvisa esplosione di energia dorata, si era trasformato nel guerriero più forte della galassia: il super saiyan.
Goku e gli altri, esclusi Junior e Gohan, avevano assistito all’ennesimo colpo di scena. Era evidente che nessuno sapesse di quella loro abilità.
“E… e… chi se lo aspettava??” – Crilin non riusciva davvero a credere ai propri occhi.
Trunks aveva iniziato a combattere con una forza che probabilmente un bambino della sua età non avrebbe dovuto avere. Sembrava quasi che avesse dimenticato l’amicizia che lo legava a Goten e che il suo unico obiettivo fosse quello di vincere ad ogni costo. I suoi occhi non avevano perso di vista neppure per un attimo il bersaglio, e i colpi erano diventati sempre più potenti, sempre più precisi. Il saiyan più piccolo sembrava in seria difficoltà.
“FORZA GOTEN! FAGLI VEDERE CHI SEI!!!”.
L’incitazione di Gohan non aveva tardato a dare i suoi frutti, e dopo aver ripreso fiato per un breve attimo, anche il secondogenito di Goku aveva raccolto le energie, concentrandosi abbastanza da diventare un super saiyan.
“A quanto pare hai deciso di fare sul serio! – aveva esclamato Trunks – “Finalmente!”.
“Ho aspettato fin troppo” – aveva replicato il bambino – “Non avrai vita facile da ora in poi, Trunks”.
E così era stato: la reazione di Goten era stata a dir poco micidiale, tanto da suscitare in Goku una profonda ammirazione nei riguardi di quel bambino che gli somigliava così tanto.
“URCAAA!!! FORZA FIGLIOLO! SIAMO TUTTI CON TE!”.
Ma, proprio mentre stava per urlare al figlioletto di sfoderare il suo colpo più potente si era arrestato di colpo. Lo sguardo del giovane saiyan aveva scorto fra gli spalti la persona che da quando era arrivato, da quando aveva saputo, aveva desiderato rivedere più di ogni altra: Goku aveva appena visto Vegeta.
*
Era stato strano. Era stato veramente strano.
Anche se aveva trascorso diversi anni altrove, Goku ricordava perfettamente come fosse fatto Vegeta. Perché, allora, quell’uomo gli sembrava molto… diverso?
Non era particolarmente alto, ma era ben proporzionato. Spalle larghe, bacino stretto, braccia muscolose, bizzarri capelli a punta, fronte ampia e sguardo perennemente accigliato. Era quello il Vegeta che ricordava. Ma, nonostante fosse più o meno quello il Vegeta che aveva davanti, Goku si era reso perfettamente conto che si trattasse di una persona estremamente diversa.
La prima cosa che aveva notato era che non aveva addosso la solita battle suit, o i soliti vestiti attillati che ricordavano molto il suo abbigliamento da battaglia. Vegeta indossava un semplice jeans nero, un maglioncino color grigio scuro e un paio di stivaletti grigi simili a quelli che portava il piccolo Trunks. 
Non aveva assunto la sua solita posa rigida, autoritaria, ma si era placidamente abbandonato con le braccia contro una delle ringhiere, protendendosi in avanti.
Il suo sguardo, per quanto fosse severo come lo era di solito e concentrato nell’osservare lo scontro, sembrava incantato dallo spettacolo a cui stava assistendo. Completamente estraniato da tutti coloro che aveva attorno, Vegeta sorrideva trepidante, in attesa che suo figlio portasse a casa la vittoria.
E Trunks non aveva fatto attendere suo padre ancora a lungo: fra l’ovazione del pubblico, il piccolo dai capelli d’oro aveva assestato al suo avversario un colpo così potente da farlo cadere al suolo, e purtroppo  per lui, si trattava del suolo ad di fuori del ring.
“E IL VINCITORE DI QUESTO STRAORDINARIO SCONTRO E’ IL GIOVANE TRUNKS!” – aveva esclamato con grande enfasi lo storico presentatore del torneo, evidentemente in estati per lo spettacolo di cui era stato testimone – “ANCORA NON RIESCO A CREDERE AI MIEI OCCHI SIGNORE E SIGNORI, E NON CREDO DI ESSERE IL SOLO! CHE SPETTACOLO AVVINCENTE! RENDIAMO OMAGGIO AL VINCITORE, MA NON DIMENTICHIAMOCI DEL NOSTRO SECONDO CLASSIFICATO! COMPLIMENTI A TRUNKS, E COMPLIMENTI ANCHE A TE, GOTEN! SIETE DAVVERO I MIGLIORI!”.
Mai parole più giuste erano state pronunciate da quell’uomo dall’entusiasmo così contagioso.
E, anche se suo figlio aveva perso, Goku non se l’era presa. I bambini erano piccoli, ed entrambi avevano ancora tanto da imparare.  Magari, il suo Goten aveva da imparare qualcosa in più, ma era certo che con il tempo avrebbe dimostrato di essere pari a Trunks.
“Mi dispiace tanto” – aveva piagnucolato Goten, sbucando dal nulla a pochi centimetri da Gohan – “Mi dispiace!!”.
Il piccolo era scoppiato a piangere, aggrappandosi forte a suo fratello. Era evidente che avrebbe voluto vincere per fare bella figura davanti al suo papà, ma l’aver perso gli aveva  causato una ferita così grande da non avergli dato la forza di farsi abbracciare da lui. Sentiva di averlo deluso profondamente, ma non aveva idea di quanto si sbagliasse.
“Su ometto! Non c’è niente per cui piangere!” – lo aveva rincuorato Goku, scompigliandogli i capelli – “Vieni qui! So io come farti tornare il sorriso!”.
Goku lo aveva preso fra le braccia, facendolo roteare più volte, cominciando subito dopo a fargli il solletico. Il piccolo Goten aveva ricominciato a ridere, dimenticandosi delle lacrime che avevano rigato il suo bel visino vispo di bambino.
“Ecco fatto! E’ così che voglio vederti! Sorridente e allegro! Sono fiero di te piccolo mio! Ti sei fatto valere. Sei proprio figlio di tuo padre”.
E Goten non era l’unico ad averlo dimostrato. C’era stato anche un altro piccolo saiyan ad aver dimostrato di essere degno erede di suo padre. Un piccolo saiyan che ora si trovava davanti al genitore che aveva cercato con lo sguardo per tutta la durata dello scontro, un piccolo saiyan che felice come non mai, stava sorridendo ad un padre orgoglioso come non lo era mai stato prima di allora. E, per la prima volta da quando lo avevano conosciuto, non era orgoglioso di se stesso, ma di qualcun altro, di qualcuno che era così simile e così diverso da lui.
Aveva trattenuto a lungo il fiato, rapito da quell’immagine che aveva in sé qualcosa di surreale. Tutt’intorno a loro, la folla continuava ad acclamare il piccolo vincitore, sorpresa di vederlo così vicino, ma loro sembravano essere altrove. Era come se fossero in un mondo tutto loro, un mondo in cui non esisteva nessun altro. Non c’erano stati gesti, non c’erano state parole. C’era stato solo un lungo, profondo sguardo di ammirazione da parte di Vegeta, e di gioia da parte di Trunks.
Goku era rimasto in silenzio a guardarli per tutto il tempo, continuando a tenere suo figlio stretto al petto.
Non c’era niente da fare, non era più in grado di riconoscerlo.
Ma Vegeta lo aveva riconosciuto. Nonostante l’iniziale incredulità, lo aveva riconosciuto eccome. Goku lo aveva capito quando aveva incrociato il suo sguardo. Gli occhi grandi, scuri e profondi di Vegeta erano rimasti fissi su di lui per un istante lunghissimo.
E poi, improvvisamente, proprio come era apparso in precedenza, era sparito fra la folla, quasi come se fosse stato il ricordo di un sogno ormai sul punto di svanire. Quasi come se non fosse mai esistito.
*
Si erano riuniti dopo la gara nello spazio riservato all’incontro fra i parenti e i partecipanti. Le feste che erano state fatte ad entrambi i bambini erano state quasi imbarazzanti, ed entrambi ne erano usciti con le guance gonfie di baci e rosse per i continui pizzicotti ricevuti.
Bulma era al settimo cielo, e anche Yamcha era tremendamente orgoglioso del piccolo saiyan. Anche Chichi era contenta per il modo in cui suo figlio si era battuto, ma non era riuscita a nascondere che avrebbe preferito di gran lunga una vittoria da parte sua. Non per la gloria, ma più che altro per avere una maggiore stabilità economica. Ancora non sapeva che Trunks aveva deciso di rinunciare al suo premio in favore dell’amico.
“Ho tutto quello che mi serve” – aveva dichiarato – “A Goten serviranno molto di più”.
Era stato così delicato da non sottolineare il divario economico fra le loro famiglie che a Chichi erano quasi venute le lacrime agli occhi. A volte non riusciva a credere che quel bambino così dolce e ben educato fosse anche figlio di Vegeta.
“Devo farti i miei complimenti” – gli aveva detto Goku – “Sei veramente un guerriero in gamba”.
Il piccolo dagli occhi del mare non aveva risposto, continuando a fissare Goku con una sorta di ereditaria diffidenza. Era stato traumatico per il Son constatare quanto fosse diverso dal Trunks proveniente dal futuro. Ma, in fondo, si trattava pur sempre del figlio di Vegeta, no? Il figlio di quel Vegeta di cui non si vedeva neanche l’ombra.
“Io ora devo andare” – aveva poi sentenziato, rivolgendosi a sua madre.
“Ma come tesoro… di già?”.
“Non resti a vedere lo scontro degli adulti?” – gli aveva chiesto Goten, deluso.
“No, mi dispiace” – aveva risposto Trunks, sorridendo all’amico – “Ma mi racconterai tutto tu, no?”.
Il piccolo Goten aveva annuito, ma con un velo di tristezza. Non voleva che il suo amico andasse via.
“Trunks, mi raccomando, non fare tardi. Sai, io e Chichi abbiamo preparato una festicciola per te e Goten. Eravamo certe che uno dei due sarebbe arrivato in finale! Ora, non ci resta che scoprire cosa combineranno questi matti!” – e aveva indicato i guerrieri partecipanti al torneo degli adulti.
“Mamma… ma devo… devo venire da solo a casa, stasera?”.
La domanda non aveva poi colto così tanto di sorpresa la donna, che però non aveva potuto evitare di fare un sorriso non proprio spontaneo.
“Tesoro… io non credo che lui… sì, ecco…”.
“Ma posso dirglielo lo stesso? Almeno potrei provare…  Io… Magari posso riuscire a convincerlo”.
Non se l’era sentita di dirgli di no, nonostante temeva che il suo bambino potesse avere una brutta delusione. Ma sapeva che Trunks era una testa dura… Dopotutto, era figlio della persona più cocciuta che avesse mai conosciuto in vita sua.
“E va bene… Ma, mi raccomando tesoro, non fare tardi. Ti aspetteremo con ansia”.
E, dopo averla abbracciata, aveva salutato velocemente i presenti con la mano ed era corso via. Non era difficile immaginare quale fosse la sua meta.
*
Aveva perso. Fuori da ogni pronostico, Goku aveva perso lo scontro finale. Certo, era stato battuto da suo figlio, ma restava sempre il fatto che fosse caduto fuori dal ring allo stesso modo in cui una pera cade da un albero.
“Tutti questi anni di allenamento, e vengo battuto da un ragazzino!” – aveva ironizzato, fingendosi offeso – “Urca!! Re Kaioh non sarà contento!”.
Probabilmente il suo allenatore non sarebbe stato contento, no,  ma lui lo era oltre ogni dire. Gohan era stato un degno avversario, e aveva permesso a Goku di scacciare via ogni pensiero negativo relativo al fatto che in sua assenza avrebbe smesso di allenarsi, date le continue pressioni di sua madre. Ma il senso del dovere era radicato in maniera troppo profonda in lui, e l’eventualità di non poter difendere il proprio pianeta da un attacco nemico non era neanche lontanamente ponderabile dal giovane mezzosangue. Per questo aveva continuato a combattere: per poter difendere i suoi cari.
Sì, Goku si era battuto contro un più che degno avversario, ma non era del tutto soddisfatto. E non era per la sconfitta subita, no. In cuor suo, aveva sperato che sarebbe stato un altro il suo nemico. Per tutti quegli anni si era allenato per farsi trovare pronto, credendo che il suo storico rivale avrebbe fatto lo stesso in vista della resa dei conti. Invece, non era accaduto niente di tutto ciò. Contro ogni pronostico, Vegeta aveva completamente messo da parte la sua vecchia vita, dedicandosi completamente a qualcosa che Goku continuava ad ignorare.
Era nervoso, anche se stava cercando di non darlo a vedere ai suoi amici. Gli erano state concesse solo 24 ore per stare con loro, e voleva trascorrerle il più serenamente possibile. Ma non ci stava riuscendo pienamente. Sebbene nell’aria ci fosse un clima di festa, sebbene i suoi amici continuassero a bere, a scherzare e a ridere, lui non riusciva a smettere di pensare a cosa stesse facendo Vegeta, e non solo in quel momento, ma nella sua vita in generale.
Possibile che avesse davvero deciso di non combattere mai più? Che non avesse più messo piede in una gravity room, che avesse deciso di non tirare neanche più un pugno anche solo per far sbollire la rabbia? Era una cosa impossibile anche solo da tenere in considerazione. Vegeta non era solo un saiyan puro sangue, ma era il principe dei saiyan, l’erede al trono, colui che più di tutti aveva radicato in sé il desiderio della lotta, dello scontro, dello spargimento del sangue nemico, colui che più di tutti voleva combattere per il puro piacere di farlo, colui che amava misurarsi con guerrieri più potenti di lui per potersi migliorare. Come poteva aver deciso di non combattere mai più? Era di certo un’informazione sbagliata! Che cavolo faceva tutto il giorno? Sì, va bene, andava a lavorare in quella palestra – e già il semplice fatto che Vegeta lavorasse gli aveva fatto venire un aneurisma – ma poi? Andava a fare la spesa, tornava a casa – ovunque essa fosse – si metteva a cucinare e poi passava il resto della serata davanti alla tv?? Perché non ce lo vedeva proprio a leggere un libro o a fare un giro nei pub. E poi? No, no… Vegeta non poteva davvero fare quella vita. Goku era convinto che piuttosto avrebbe tentato il suicidio in maniera plateale! E poi – giusto per continuare su quella linea – non gli avevano forse detto che era stato lui ad allenare Trunks?? Quindi, volente o nolente, qualche pugno, calcio e onda di energia varia ed eventuale doveva averla prodotta, no?
Sarebbe impazzito se avesse continuato a lambiccarsi in quel modo il cervello. La verità era che l’unica cosa che gli andava di fare sarebbe stata localizzare Vegeta e teletrasportarsi da lui per verificare di persona se ciò che gli avevano detto corrispondeva o no alla verità.
Ma non ne aveva il cuore. Per prima cosa, perché erano gli ultimi momenti che molto probabilmente avrebbe trascorso accanto alla sua famiglia e ai suoi amici, e poi perché proprio non riusciva a localizzare né l’aura di Vegeta, né quella di Trunks. Era come se si stessero nascondendo di proposito. Ma possibile? Perché tutta quella segretezza?
Non c’era niente da fare: si stava proprio lambiccando il cervello.
“Ti vedo pensieroso…” – gli aveva detto Bulma, avvicinandosi a lui con discrezione – “Qualcosa non va?”.  
La sua migliore amica sorrideva, felice, e dai suoi occhi trapelava quella curiosità che l’aveva sempre caratterizzata e resa una delle persone più intraprendenti che avesse mai incontrato in vita sua. Proprio come Vegeta, del resto. A Goku sembrava assurdo che non  stessero più insieme. Ma, in fondo, si era reso conto perfettamente che più che un amore destinato a durare all’infinito, il loro fosse stato più un flirt durato lo stesso tempo che una candela accesa impiega a spegnersi se lasciata davanti ad una finestra aperta.
Bulma era felice accanto a Yamcha. E Yamcha era felice accanto alla sua Bulma. Loro erano il tipico esempio della coppia storica che in un modo o nell’altro finiva per tornare insieme. Era contento che si fossero ritrovati, anche se dopo tanto tempo e tante difficoltà. Ma era di certo meno contento per qualcun altro che proprio non riusciva a vedere accanto ad un’altra donna, qualcun altro che avrebbe finito per essere consumato dalla solitudine, qualcun altro che gli stava di nuovo facendo venire quella strana sensazione alla bocca dello stomaco.
“Ehi… Goku… Sei qui con noi?”.
“Eh? Cosa?”.
Bulma aveva scosso il capo, chiudendo gli occhi. Non sarebbe mai cambiato, era tutto inutile.
“Senti, si vede lontano un chilometro che c’è qualcosa che non va… Ma tu lo sai: se vuoi parlarne, io sono più che disponibile. Ci sono sempre stata, e per te ci sarò sempre. Sei il mio migliore amico… Non potrei mai metterti da parte”.
Era bizzarro il modo in cui le parole pronunciate da Bulma lo avessero toccato. Sembrava quasi che la donna volesse intendere ben altro, o forse, era semplicemente lui a sentirsi in colpa, anche se non riusciva a capire perché. Era tutto così complicato… Complicato e triste. Sapeva di potersi fidare di Bulma, che lei avrebbe fatto di tutto per aiutarlo e per dissipare i suoi dubbi. Peccato solo che quella volta non se la sentisse di confidarle i suoi timori, le sue incertezze. Quella volta, avrebbe preferito fare da sé.
“Non sai quanto mi fa piacere sentirti dire tutto ciò…” – gli aveva detto Goku, sincero – “E’ solo che… Non pensavo che le cose potessero essere cambiate fino a questo punto. Crilin si è sposato con C18 e hanno avuto una bambina, io ho avuto un altro figlio, Gohan si è trovato una fidanzata, e…”.
“E Vegeta ed io non stiamo più insieme”.
A quell’affermazione, il guerriero era rimasto di sasso, e imbarazzato più che mai, aveva cominciato a grattarsi la nuca.
“Oh, andiamo!” – lo aveva rimproverato lei – “Vuoi davvero farmi credere di non averlo notato? Va bene che sei un po’ svampito, ma non fino a questo punto!”.
“Urca… Bè, in effetti…”.
“Goku” – aveva proseguito lei, mettendogli una mano sulla possente spalla – “Vegeta non è la persona che abbiamo sempre creduto che fosse. Vegeta è molto più… fragile… fragile ed emotivo di quanto chiunque possa pensare. Forse troppo fragile per stare accanto a me, per crearsi una famiglia insieme a me. Ma, paradossalmente, ha dimostrato di essere un padre migliore rispetto al compagno che è stato in passato”.
Mentre parlava, Bulma aveva guardato costantemente l’anello con il diamante che aveva al dito anulare della mano sinistra, sicuramente un regalo di Yamcha.
Strano. Era quasi come se si sentisse il colpa per ciò che era accaduto a lei e Vegeta come coppia, e forse era davvero così. Ma non era quello il momento di indagare ancora con domande poco opportune. Bulma si era già aperta più di quanto si aspettasse, e non poteva non essergli grato per la fiducia che aveva riposto in lui.
“Ma non per questo credo che verrà, stasera!” – aveva poi esclamato all’improvviso, balzando in piedi – “Trunks arriverà a momenti, vado a prendere il resto delle pietanze. Sapessi quanto ha cucinato Chichi, sapendo che saresti tornato! Ah! Santa donna quella! Davvero santa!”.
Aveva sorriso nel vederla andare via e sparire dietro la porta che conduceva in cucina, ma era stato un sorriso amaro. Anche lui era certo che Vegeta non sarebbe venuto, e di lì a poco ne avrebbe avuto la conferma, perché il piccolo Trunks era appena tornato a casa solo così come era partito.
*
Lo aveva visto giocare con suo figlio, lo aveva sentito ridere con i suoi amici di sempre, ma nei suoi occhi aveva letto un dolore profondo e un senso di mancanza che solo lui sembrava in grado di comprendere. Per tutti gli altri non c’era niente di diverso o di strano in quella serata trascorsa alla Capsule Corporation. Gli amici di una vita avevano continuato a fare ciò che avevano sempre fatto senza capire, o peggio ancora fingendo di non capire che Trunks avrebbe voluto trovarsi altrove. E questo, non era un pensiero che stava toccando solo lui.
In un momento di distrazione, Goku lo aveva visto dirigersi verso il terrazzo, e senza farsi vedere da nessuno aveva deciso di seguirlo. Il sorriso che aveva dipinto sul viso era sparito, e gli occhietti vispi erano diventati improvvisamente tristi. Sembrava sul punto di piangere, ed era evidente che non volesse farsi vedere in quello stato dagli altri, dalle persone che si ostinavano a non voler capire come stavano realmente le cose.
Si era nascosto dietro la tenda, e dal vetro dell’anta socchiusa lo aveva visto abbandonarsi contro la balaustra e nascondere il volto fra le braccia. Stava tremando, nello sforzo troppo grande di trattenere le lacrime. Era uno spettacolo inusuale, eppure non avrebbe dovuto essere tale. Anche se si era battuto con estremo coraggio solo quella mattina, ciò non faceva di lui una persona insensibile, o un adulto. A volte, tendevano a dimenticarlo: Trunks era un bambino, così come Goten. Erano solo dei bimbi, anche se a loro si chiedeva troppo spesso molto di più di quanto fosse lecito, anche se erano i bambini stessi a dimenticarlo con una facilità a dir poco spaventosa.
Era indeciso se intervenire o meno. Un po’ perché quello era un momento molto intimo, un momento di ricercata solitudine, e un po’ perché non sapeva esattamente che cosa dirgli.
Si trattava di una scena quasi surreale agli occhi di Goku: se avesse avuto i capelli neri a punta, Trunsk sarebbe stato identico a suo padre, composto e apparentemente imperturbabile anche in un momento di profondo smarrimento. Se non fosse stato per le piccole ma già forgiate spalle tremanti, sarebbe parso che si fosse quasi addormentato, anche se in una posizione piuttosto improbabile. Ma Trunks non stava affatto dormendo. Trunks stava cercando di consolarsi in una sorta di auto-abbraccio. Troppo orgoglioso per chiedere a sua madre di stringerlo? Se così fosse stato, sarebbe parso ancora di più la copia esatta di Vegeta.
“Hai intenzione di restartene nascosto ancora a lungo?”.
Era stata proprio la voce leggermente roca di Trunks a far sobbalzare il nostro Goku. Era veramente un idiota! Come aveva fatto a farsi scoprire? Non aveva fatto rumore, e aveva trattenuto la sua aura! Possibile che lo avesse sentito arrivare? Ma se non si era neppure degnato di girarsi verso la sua direzione!
“Emm… Ecco…” – aveva biascicato Goku, sentendosi colpevole. Che fare?
Constatando che lui esitava, Trunks si era girato nella sua direzione, rivelando uno sguardo molto più duro rispetto a quello che avrebbe creduto di scorgere. E, ancora una volta, a Goku era parso di scorgere su quel viso i lineamenti speculari di Vegeta.
“C’è un bel venticello qui fuori…” – aveva proseguito Trunks – “Se vuoi c’è una sedia a sdraio…”.
Si trattava di un invito piuttosto bizzarro, ma era di certo un invito che non poteva rifiutare. Così, lievemente imbarazzato e anche un po’ tentennante, Goku si era avvicinato al piccolo Vegeta dai capelli lilla e dagli occhi azzurri, prendendo posto sulla sdraio che si trovava proprio accanto a lui.
“Hai proprio ragione…” – aveva esclamato Goku – “C’è proprio un bel venticello… Dentro faceva davvero caldo”.
Trunks non aveva risposto subito, ma si era limitato a fissarlo, cercando di sondarlo e svelarlo attraverso lo sguardo, quasi come se stesse cercando di fargli una radiografia. Era una cosa un po’ inquietante, ma non era il momento di farsi mettere così tanto in soggezione da un bambino. Era un adulto - anche se tecnicamente non era mai cresciuto? Bene, doveva iniziare a comportarsi da tale… o quasi.
“Emm… allora… piaciuta la festa?” – bene… quello era sicuramente il modo più sbagliato di iniziare a fare l’adulto.
“Mi hanno detto che hai perso lo scontro di oggi” – aveva detto, dopo averlo guardato per un lunghissimo, interminabile minuto trascorso nel più totale silenzio.
Dire che Goku era stato preso in contropiede sarebbe stato un autentico eufemismo.
“Bè, sì… ho perso. Sono caduto dal ring nell’ultimo scontro, quello che visto Gohan vincitore” – aveva ammesso, candido. Non si era mai vergognato di aver perso un duello, e non avrebbe di certo iniziato in quella circostanza.
“Mi piace, Gohan… E’ forte…” – aveva detto Trunks, tornando a fissare il vuoto – “E’ davvero forte…”.
Goku era in piena crisi. Si trovava davanti ad un bambino un po’ criptico, ma non impossibile da decifrare. Probabilmente lui non era la persona più adatta, ma era convinto ad andare fino in fondo, e non tanto per estrapolargli delle notizie su suo padre, ma per il mero bisogno che Goku sentiva di volerlo e doverlo aiutare in qualche modo. Perché, nonostante potesse sembrare il contrario, sentiva che Trunks non era davvero felice, che Trunks si sentiva solo, e questo non riusciva davvero ad accettarlo.
“Sei stato davvero bravo oggi, nello scontro con Goten… Non pensavo che fossi così forte e che potessi, bè, sì, trasformarti in super saiyan” – si trattava della verità, ed era certo che un complimento potesse fargli piacere.
E così era stato, perché Trunks aveva sfoderato un timido sorriso, ma nessuna risposta. Goku era stato ricambiato con l’ennesimo, lungo silenzio.
“Goten era così entusiasta” – aveva detto improvvisamente – “Era così entusiasta all’idea di conoscerti… Nell’ultimo periodo non faceva altro che parlare di te… ‘Mio padre questo, mio padre quello’… E’ stato veramente uno strazio!”.
Ancora una volta, era stato preso in contropiede. Trunsk era veramente unico nel suo genere.
“Davvero?” – aveva risposto Goku, deciso a stare al gioco.
“Sì… Ma io lo capivo… E’ strano… Per tutta la vita gli hanno raccontato storie su di te, ci hanno raccontato storie su di te… Il mitico Goku, l’eroe che ha salvato il pianeta e l’universo intero da minacce indicibili… Puoi immaginare cosa voglia dire essere tuo figlio? Il figlio di una leggenda?”.
Era rimasto senza parole. Sapeva bene che i suoi amici avevano molta stima di lui, ma che pensassero qualcosa di simile non l’aveva mai preso in considerazione. Doveva ammettere di sentirsi un pochino in soggezione, e anche in colpa… E sentiva che presto lo sarebbe stato ancora di più.
“Goten non vedeva l’ora di vederti” – aveva proseguito Trunks – “Si è allenato tantissimo nell’ultimo periodo. Voleva diventare forte, fortissimo, proprio come il suo papà. Ci teneva a fare bella figura davanti a te. Gohan è molto orgoglioso di lui”.
“E non è il solo!” – lo aveva interrotto Goku – “E’ stato davvero straordinario. Io non ero neanche la metà di lui alla sua età. Sono sbalordito da entrambi. Credimi… Mi avete lasciato senza parole!”.
Trunks aveva sfoderato un timido sorriso.
“Mi è quasi dispiaciuto di aver vinto” – aveva proseguito, lasciandolo ancora una volta interdetto.
“Trunks! Figliolo, ma cosa dici? Non devi pensare queste cose! Tu hai vinto perché te lo sei meritato! Sarebbe stata una vittoria falsata quella di Goten, e di certo non l’avrebbe aiutato a crescere… E poi…”.
“E poi?” – lo aveva incalzato, visto che Goku non aveva più proferito parola.
E poi… E poi cosa? ‘C’era tuo padre e quindi era giusto che combattessi anche per lui?’. Non poteva di certo dirgli una cosa del genere!
“Senti, non devi mai dubitare delle cose che fai, soprattutto di quelle che ti sei guadagnato con onore e dopo tanto lavoro. Perché per quanto tu sia per metà saiyan e abbia la lotta nel sangue, devi esserti allenato molto per raggiungere questo livello, no?”.
Forse, per la prima volta in vita sua aveva detto davvero qualcosa di sensato. Era davvero orgoglioso di se stesso.
“Sai, non sei tanto male…” – aveva ammesso Trunks – “Anzi… sei simpatico”.
“Urca! Grazie!” – era veramente contento. I bambini erano la bocca della verità, no?
“Posso chiederti una cosa?” – gli aveva improvvisamente domandato il piccolo saiyan.
“Sicuro!”.
Non l’avrebbe mai detto visto e considerato l’andamento della loro conversazione avuta fino ad allora, ma Trunks sembrava imbarazzato. Anzi, era imbarazzato, e anche intimorito. Stava per formulare una domanda tosta, evidentemente. Goku sperava solo di essere capace di fornire una risposta più che adeguata, soprattutto considerando che credeva di sapere quale essa fosse, o, meno specifico, chi fosse il soggetto di tale supposta domanda.
“Com’era papà?”.
Bingo. Per la miseria, poteva anche essere un idiota, ma pareva proprio che si fosse guadagnato la fiducia di quel bambino apparentemente così introverso. Si sentiva realizzato. E, per la prima volta, per sentirsi tale non aveva dovuto prendere a pugni nessuno.
Com’era Vegeta? Bella domanda. Dire che ad essa si poteva rispondere con una serie di aggettivi non propriamente carini sarebbe stato riduttivo. Che avrebbe dovuto dirgli?
‘Sai Trunks, tuo padre era un gran bastardo. E’ venuto qui per ucciderci, è colpa sua se mi sono imbattuto in Freezer, e sempre a causa della sua idiozia Cell ha raggiunto la sua forma completa, ed io sono morto per la seconda volta’.
No, non era decisamente il massimo. E poi, non sarebbe stato quello che pensava in realtà di Vegeta. Proprio per questo si era preso un attimo di tempo prima di rispondere, sfoderando un sincero e malinconico sorriso.
“Vegeta… Vegeta era straordinario” – aveva esordito, poggiando la schiena sulla sdraio e cominciando a fissare distrattamente la luna.
Trunks era in trepidazione, desideroso di apprendere il maggior numero di informazioni possibili sull’uomo che chiamava ‘papà’.
“Credo che ti abbiano raccontato chi siamo veramente, e da dove veniva tuo padre” – aveva proseguito, e Trunks gli aveva dato modo di continuare dopo aver fatto un breve cenno del capo – “Non era una persona buona, all’inizio, e non aveva nobili intenzioni quando è giunto sulla Terra. Vegeta era un guerriero, cresciuto con un solo obiettivo: battere il nemico e diventare sempre più forte. E credimi, era veramente forte. Incontrare tuo padre ha cambiato ogni cosa, mi ha fatto vedere tutto da una prospettiva completamente nuova e inusuale per me, da una prospettiva più saiyan, in un certo senso”.
Trunks era attentissimo. Sembrava una spugna che immersa in una bacinella colma cercava di assorbirne tutto il contenuto.
“Come hai detto anche tu prima, tutti qui mi considerano come una sorta di termine di paragone, anche se l’idea non mi rende particolarmente entusiasta, perché so di essere forte, ma allo stesso so che in giro per la galassia ci sono avversari molto più forti di me. Quando ho sconfitto Freezer tutti hanno creduto che io avessi raggiunto l’apice, la perfezione, proprio perché avevo sconfitto l’essere più potente dell’universo che c’era in quel periodo. Ma non è stato così. Certo, lo scontro che ho avuto con lui è stato memorabile, così come quello avuto contro Cell, ma niente e nessuno mi ha messo, ci ha messo, in difficoltà come Vegeta. Urca figliolo, se ci ripenso mi vengono i brividi. Tuo padre era una furia. E’ grazie a lui che ho imparato a non giudicare un avversario dalle dimensioni, e credimi, la mia non è affatto una battuta. Tu non hai idea di quanto ci abbia fatto sudare, né di come mi avesse ridotto alla fine di quello scontro. Ho avuto bisogno dell’aiuto di Crilin, Gohan e persino di Jirobai per tenerlo a bada, e nonostante questo, non siamo riusciti a batterlo. Dopo essere stato schiacciato da Gohan trasformato in ozaru, dopo essere stato ridotto ad un ammasso di ossa rotte e organi spappolati, era ancora vivo. Vivo e vegeto mi verrebbe da dire, ma ho paura che verrebbe fuori una battuta davvero pessima!”.
Il piccolo saiyan dai capelli lilla aveva nascosto il suo sorriso fra le braccia ancora appoggiate sulla balaustra, immaginando la scena. Doveva essere stato davvero uno scontro epico.
“Vegeta è sempre stato un ragazzo coraggioso e un guerriero più che temibile che non aveva paura di affrontare nemici più potenti di lui. Ha sempre ricercato lo scontro con qualcuno superiore a lui in potenza e astuzia, anche se a volte questo ha provocato un po’ di trambusto” – aveva detto, riferendosi evidentemente a quello che era successo con Cell – “E credo che questo gli abbia sempre reso onore, nonostante la sua ostinazione a volte non gli permettesse di valutare tutto con estrema lucidità. Ma solo a volte, sia ben inteso. Perché Vegeta ha spesso avuto delle idee geniali che ci hanno tirato fuori da guai impensabili! E’ un autentico stratega figliolo, parola d’onore.
E sai, erano in tanti a credere che non ce la facesse a diventare super saiyan, così come erano in tanti a credere che non ce la facesse a cambiare, ma tutte queste persone si sono sbagliate. Con il tempo, tutti si sono dovuti ricredere e hanno dovuto constatare il loro errore. Ovviamente, non so dirti se hanno fatto ammenda o no, ma sono certo che non mancherà l’occasione. Vegeta può essere pieno di difetti, come tutti, ma ha in sé l’orgoglio di un vero saiyan. Dopotutto, si tratta dell’erede al trono, no?”.
“Già…” – aveva bisbigliato Trunks – “L’erede al trono”.
“Ehi…” – si era alzato dalla sedia, sistemandosi accanto a lui e mettendogli una mano sulla spalla – “Non devi fare così, non devi essere triste…”.
Cosa poteva dire ad un bambino di quell’età dopo avergli raccontato che il padre era stato una specie di dio della lotta quando quello stesso bambino non l’aveva mai visto neanche tirare un pugno, probabilmente? Forse, avrebbe fatto meglio a tenere la bocca chiusa.
“Sai Goku, io dovrei avercela a morte con te” – aveva improvvisamente detto Trunks, lasciandolo a bocca aperta.
“Eh?”.
“Tu sei come gli altri” – aveva proseguito – “Tutti a raccontare grandi storie su papà e sul suo passato, ma ciechi davanti alla realtà”.
Ma di cosa stava parlando? A cosa si stava riferendo?
“Gli altri, forse, fingono di non vedere, ma non credo che tu lo faccia di proposito…”.
“Figliolo, ma si può sapere di che stai parlando?”.
A quel punto, Trunks aveva scosso il capo, incredulo davanti a tanta innocenza dimostrata da un adulto. Goku era veramente il tipo particolare di cui tutti parlavano.
“Mamma continua a dirmi che è una mia convinzione errata, ma non è così, ne sono certo. E’ colpa tua se mio padre ha smesso di combattere”.
Di sasso. Goku era rimasto di sasso. Perché Trunks gli aveva detto una cosa così brutta? Perché lo aveva accusato di essere la causa della rinuncia alla lotta fatta da suo padre? Non sapeva davvero cosa rispondere.  E, stranamente, aveva cominciato ad avvertire un peso sullo stomaco e un dilagante senso di oppressione che lo aveva fatto sentire piccolo come mai prima di allora si era sentito.
“Trunks… io… io non…”.
“Oh, ti prego, non fare questa faccia!” – lo aveva rimproverato il bambino – “Lo sanno tutti che papà, dopo averti conosciuto, ha fatto tutto quello che ha fatto solo per cercare di superarti, perché in un modo o nell’altro, si è sentito sempre inferiore a te, al mitico Son Goku”.
Quel pensiero non sarebbe stato del tutto errato se non fosse stato che il quel frangente Goku si sentiva in tutti i modi fuorché mitico.
“Per papà sei sempre stato il termine di paragone più alto. In un certo senso, gli hai insegnato a superare i suoi limiti, e lui ha cercato di insegnare questa cosa a me, anche se non l’ho mai visto tirare più di un pugno o di un calcio. E credo che lo abbia fatto solo perché mi vuole bene, perché vedo che ogni volta che lo fa soffre terribilmente. Credimi, lo apprezzo e lo amo ogni giorno sempre di più per quello che fa per me. Ed è proprio per questo che a mio parere, lui è una spanna al di sopra di te”.
Quell’ultima affermazione lo aveva fatto sorridere. Era ovvio che agli occhi di un figlio il proprio padre fosse una sorta di dio, di eroe, ma nonostante Trunks fosse di parte a prescindere, era convinto che avesse ragione.
“Poteva andarsene” – aveva proseguito – “Poteva decidere di andare via e non tornare, ma non l’ha fatto. Ha raccolto i pezzi della sua vita e ha deciso di rimanere qui, con me, per me, e non gli sarò mai abbastanza grato per questo” – il piccolo aveva le lacrime agli occhi – “E sono arrabbiato. Sono arrabbiato con me stesso perché nonostante io sia convinto che sia colpa tua, non riesco ad odiarti. Pensa un po’ quanto sono scemo!” – aveva detto, più a se stesso che a Goku – “Dopo questo, penserai che sono pazzo, ma non è così. Ti ho chiesto quelle cose solo perché vorrei che papà fosse più felice. Vedi, lui mi dedica un sacco di tempo, e lo so che mi vuole bene, ma so anche che non è felice come dovrebbe essere, mi capisci? Ed io sarei più felice se lui fosse davvero felice. Ecco… è questo il punto. Tutto qui”.
‘Tutto qui’. Trunks aveva detto un semplice ‘tutto qui’. Il suo era stato davvero un discorso di una semplicità e di una verità disarmanti. Lui voleva solo vedere felice il suo papà. Quanto era grande il cuore di quel bambino così piccolo? Quanto?
“Io torno di sotto” – aveva poi detto – “Se la mamma scopre che sono qui finirà per preoccuparsi…” – e aveva raggiunto la soglia, fermandosi un attimo prima di rientrare in casa – “Ah, Goku…”.
“Sì?”.
“Goten ha bisogno del suo papà… Pensaci…” – aveva suggerito, sorridendo sincero – “E grazie… grazie di tutto”.
Forse, non era Trunks quello che avrebbe dovuto ringraziare Goku.
 
Fine prima parte
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*Cleo spunta con cautela per evitare di essere presa a sprangate da chi aspetta l'aggiornamento di un'altra storia*.
Buon pomeriggio!
Allora, sono consapevole - come avrete capito - che ho dell'altro da pubblicare, e che un secolo fa vi ho promesso di scrivere delle One Shot tratte da un'altra mia Long, ma vi è mai capitato di trovare un documento nascosto di cui avevate dimenticato l'esistenza e di volerlo condividere?
Ecco, è capitato proprio questo. Stavo lavorando su questa cosa un secolo fa, e ieri, guardando l'episodio su Italia Uno, mi sono resa conto che era arrivato il momento di rileggere e di pubblicare questa che sarà la prima parte di una storia che nella mia mente non ha ancora preso forma.
L'avevo progettata come una One Shot. Ma non sono brava a scrivere One Shot. Ho troppe cose da dire, come al solito. E questa volta aggiungerei il fatto che ancora non so dove voglio andare a parare.
Non so se sarà una Het, una Shonen-ai, una Yaoi, non lo so! Non so se resterà a Rating verde o se cambierà, se introdurrò qualche coppia o meno, se sarà molto lunga o se saranno solo tre parti. 
Non ne ho la più pallida idea.
A questo punto, vi domanderete perché ho deciso di pubblicare questa prima parte (sì, prima parte, non primo capitolo, perché credo che in un certo senso possa finire anche in questo modo), dato che sono ancora un po' confusa, ma l'ho fatto proprio per questo: per trarre da voi l'ispirazione necessaria, ispirazione che a volte viene a mancare.
Per questo, non arrabbiatevi se ci metterò un po' di tempo in più per aggiornare (ammesso che ciò importi a qualcuno) e se chi si aspetta una Het troverà una Shonen o viceversa, o se non farò niente di tutto ciò! Sarà il cuore a guidarmi. Il cuore, e voi!

Credo che la storia non necessiti di molti chiarimenti. Almeno me lo auguro.
Io ho visto l'OAV ambientato subito dopo la saga di Cell, ma se il "salvataggio" che ha cercato di fare Vegeta è bastato per fargli tornare la voglia di combattere, bè, il principe dei saiyan non è il ragazzo orgoglioso e ostinato che conosciamo.
Vedremo come si evolveranno le cose!

Che altro dire?
Spero che vi sia piaciuta!
Ci sentiamo se non oggi domani per When you least, se c'è qui qualcuno tra i miei fedelissimi!
Un bacione!
E grazie di tutto!

Cleo
 
   
 
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