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Autore: Fly to the sky    21/09/2013    0 recensioni
Ombre è un titolo scelto un pò così, in realtà la storia si ispira alle classiche 'Dieci cose che non sapete su...' anche se nella mia storia sono sei. Che dire, parlo delle ombre che consistono nell'oscurità ed è un sostantivo femminile, perciò parlerò di sei cose che non sapete sulle principali cattive delle storie. Per adesso ho deciso di trattare Harry Potter, Hunger Games, Percy Jackson, Game of Thrones e Divergent, ma se mi verranno altre idee le inserirò ovviamente :3
Spero di avervi interessato
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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#1:Da bambina voleva davvero bene a Sirius
D’altronde perché non avrebbe dovuto?
Suo cugino aveva solo due anni in meno e si divertivano a giocare in giardino ad acchiapparsi o nascondendosi.
Lei era sola, sua sorella Andromeda non era ancora nata e in Sirius trovava un amico e un compagno di giochi divertente e affidabile.
Insomma, se Bella rompeva qualcosa Sirius non si precipitava dalla madre per raccontarlo, ma sorrideva in modo malizioso e nascondeva i cocci.
Bella si divertiva così tanto con il cugino e quando stava con lui riusciva a dimenticare di essere parte di una famiglia di nobile sangue, ed era semplicemente se stessa, una bambina spensierata che urlava di gioia.
Da bambini si è privi di peccato, si è talmente vivi da non riuscire a pensare al futuro in maniera differente.
E Bellatrix non credeva certo che una sola parola urlata da un cappello raggrinzito potesse cambiare le cose.
 
 
 
 
 
 
 
#2:Non capiva cosa ci fosse di strano nel giocare con le bambole
Una volta Narcissa entrò in camera sua e urlando scappò via dopo pochi secondi.
Bellatrix non capiva perché: stava solo giocando con le bambole.
Narcissa andò a chiamare la mamma e le raccontò che Bellatrix uccideva le bambole.
Già, Bellatrix uccideva le bambole.
Quando la madre entrò trovò sua figlia intenta a staccare un braccio ad una malcapitata bambola bionda. Con un sorriso strano stampato sulle labbra.
Non lo dimenticò più.
Ma Bellatrix non capiva cosa ci fosse di così strano nel giocare con le bambole.
Magari staccare una gamba, così per divertimento o sfregiare quei volti perfetti.
Eppure quei corpicini erano vuoti, e lei delusa si chiedeva perché non uscisse del sangue dalle sue bambole.
Già, adorava giocare così.
 
 
 
 
 
 
 
#3:Aveva incontrato Tom Riddle a diciassette anni
Lui era più grande di lei e nettamente più bello di qualsiasi altro uomo avesse mai incontrato.
Bellatrix adorava perdersi in quegli occhi e talvolta sussultava nel vedere quel lampo rosso che li illuminava.
Quando lo vide per la prima volta si inginocchiò e lo supplicò di insegnarle i segreti dell’arte più oscura.
La fama di Lord Voldemort era giunta alle sue orecchie e da tempo lei sapeva di dover diventare sua allieva.
E quello sguardo, il bel volto, lo aveva confermato.
Ma c’era qualcosa in lui che colpiva Bellatrix più di qualsiasi bellezza.
Qualcosa che la faceva tremare dall’emozione ogni volta che quei pozzi neri si posavano su di lei.
E lei capì che non avrebbe più amato nessun altro uomo.
Quando lui accettò di istruirla, esplose.
 
 
 
 
   
 
 
#4: Credeva che non fosse poi così diverso dal giocare con le bambole.
Uccidere era un po’ come tornare bambina e manovrare i fili delle marionette.
Tom dettava e lei apprendeva come una spugna. Era la migliore di tutti, la più intelligente e nettamente superiore nel duello.
E torturare era un po’ come staccare il braccio della bambola: solo che questa volta c’erano le urla.
Urla che la graffiavano come lame.
Le laceravano i tessuti cardiaci per poi ricucirli assieme.
Con enorme dolore. Ma Tom le aveva insegnato come trarre piacere dal dolore.
E lei apprendeva.
E quando il lampo verde raggiungeva il suo avversario, questo cadeva, come lei gli aveva detto di fare.
Tom Ridde le aveva dato il potere di controllare le persone.
Il potere di tornare a giocare con le bambole.
 
 
 
 
 
 
#5: Aveva saputo abbandonarsi alla follia
Lui aveva perso tutta quella bellezza che da giovane aveva attirato le ragazze come le mosche al miele.
E finalmente lei, fiera, capiva di essere stata l’unica ad amarlo veramente, non solo per il suo volto.
E lui lo sapeva. L’Oscuro sapeva e ne rideva.
Rideva di lei, di come si mostrasse debole nonostante tante volte le avesse ripetuto che l’amore era inutile.
Già, lui non poteva amare. Lei lo aveva deluso.
E la consapevolezza di questo le si insinuava sotto la pelle, uccidendola lentamente.
Sì, Bellatrix Black stava morendo e al suo capezzale scorgeva solo la sua fidata compagna, l’amica che sempre l’aveva assistita, senza mai però possederla veramente: la follia.
Piano l’aveva attorniata, avvolta, abbracciata e a lungo bramata.
E alla fine lei aveva ceduto.
 
 
 
 
 
#6: Rinchiusa ad Azkaban pensava al ritorno
Inutile. Lì era talmente inutile da provare ribrezzo per sé stessa.
Avrebbe dovuto uscire e andarlo a cercare perché lui non poteva essere morto, lui non sarebbe mai morto.
Azkaban non le faceva nessuno effetto, semplicemente covava la sua follia e l’ampliava.
Un tempo era stata bella come nessun altra, e molti bramavano alla sua mano.
Eppure Azkaban le aveva prosciugato quasi tutta quella bellezza che la contraddistingueva.
La notte osservava il Marchio Nero per ore, senza dormire. L’unico ricordo di lui.
Ma Bellatrix sapeva che lui avrebbe sfondato quel grigio muro, un giorno.
Sarebbe esploso tutto e lui, vittorioso l’avrebbe liberata.
E sapeva anche che quel giorno la sua bellezza sarebbe tornata.
  
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