Serie TV > Doctor Who
Ricorda la storia  |       
Autore: Lachelle Winchester    26/09/2013    5 recensioni
Come reagireste se un Dalek interrompesse una normale giornata di lezione e una strana cabina blu comparisse nella vostra scuola?
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 10, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Elizah and the Doctor'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Prologo

I raggi del sole entravano deboli dalla finestra ed illuminavano appena le mura ingiallite e colme di crepe della vecchia aula. La voce monotona dell'insegnante era accompagnata dal suono continuo delle lampadine, interrotta di tanto in tanto solo per riprendere fiato, mentre buona parte delle alunne bisbigliava e faceva cenno per indicare qualcosa di interessante sui propri diari.
« Che pensate voi? Che la filosofia è quella che vi insegnava il vostro caro professore? Non ci vantiamo ma qua sappiamo già chi vale. » furono le prime parole che sentii, riportata dalla realtà dopo essermi addormentata per l'ennesima volta.
La professoressa di filosofia era una di quelle insegnanti che nessuno vorrebbe mai avere, noiosa e vanitosa, sempre pronta a giudicare gli altri professori e a mettersi al centro dell'attenzione; non era certo impreparata, ma si impegnava più a vantarsi di essere una grande sapiente che a dimostrarlo. Neanche io avevo poi un bel carattere, spesso avevo avuto divergenze con lei, oltre al fatto che soffrivo di disturbo da deficit di attenzione, quindi quando le cose non mi interessavano molto faticavo a concentrarmi e mi addormentavo, oppure approfittavo di una qualsiasi scusa per uscire.
« Studiate e vederete che qualcosa potete pure imparare, ma dubito che potrete mai capire col vostro ridotto quoziente intellettivo. » ci offendeva sempre, ma la donna era parente della preside ed aveva conoscenze ovunque: qualsiasi nostro tentativo di liberarci di lei ci era costato caro, così la lasciavamo parlare.

Improvvisamente sentii uno strano suono.
Pensai di essermelo immaginato o di averlo sognato, come spesso mi accadeva, ma sembrava così reale e vicino che ancora risuonava nella mia mente.
Chiesi di uscire e lei, riluttante, me lo concesse. Continuavo a sentire quel suono, che diminuiva sempre più di intensità, fino a scomparire del tutto.
Non avevo mai sentito un suono come quello, non sapevo cos'era ma mi incuriosiva tantissimo: un freno a mano? Un'elica che gira forte? Un elefante?
Continuavo a chiedermi cosa fosse, vagabondando per il cortile della scuola, in disordine come sempre, bagnato dalla pioggia che cadeva a dirotto.
« Assurdo, ci mettono di tutto qui dentro. » dissi tra me, mentre guardavo un vecchio frigorifero, che stava lì da sempre, dal mio primo giorno di scuola quattro anni prima.
Più in lontananza, tra i cespugli alla destra dell'uscita della palestra, c'era qualcosa che conobbi molto presto, ma che in quel momento non temevo abbastanza; avevo avanti a me, a pochi metri di distanza, una specie di enorme macchina del caffè marrone con le borchie dorate.
Due ragazzi e una ragazza sotto un unico ombrello gli si avvicinarono, curiosi, mentre li guardavo a distanza, riparandomi sotto il tettuccio di plastica che copriva le scale.
« Che carino! » esultò la ragazza, guardando l'oggetto, rivolta al ragazzo biondo che le ricambiò il sorriso.
« Ma si muove, dev'essere meccanico. » ipotizzò lui, sentendo uno strano suono meccanico provenire lì vicino.
Lo strano aggeggio si mosse e cominciò a seguire i tre, che iniziarono a correre veloci e scappare da quell'affare che li inseguiva, pur non sapendo di cosa si trattasse. Anche io ebbi improvvisamente l'istinto di correre e nascondermi; avevo paura di quella cosa, che, come scoprii dopo, con un solo tocco aveva tolto la vita ai tre ragazzi, ma prima di incontrare lui pensavo che avessero solo perso i sensi, quindi ero ancora ignara del pericolo che stavo correndo, che stavamo correndo tutti.

Qualcosa mi diceva di correre mentre quello strano robot faceva un grande fracasso; non capivo se stesse parlando, se stesse dicendo qualcosa o se fosse davvero solo un rumore meccanico, ma cominciavo ad averne paura.
Avanti a me c'erano due edifici, uno del linguistico e l'altro dei laboratori scientifici, nessuno che portasse alla mia classe, così continuai a correre, allontanandomi sempre di più dalla macchinetta dorata e urtando la testa contro qualcosa di duro, che vidi solo dopo perché ero sempre girata indietro, per assicurarmi di non essere seguita.
Era una cabina blu.
In un primo momento pensai che si trattasse di un'altra delle cianfrusaglie lasciate in giro per il mio liceo, ma era una cabina della polizia e per giunta degli anni '50; io non ero ancora nata, la scuola doveva essere stata appena costruita in quegli anni e quella cabina era come nuova, perfetta.
« Ma questa cosa qui chi ce l'ha messa? » commentai ad alta voce, notando che la porta era aperta, così decisi di nascondermi lì dentro, almeno in uno spazio piccolo mi sarei sentita più protetta.
Ma altro che spazio piccolo.
Mi sarebbe sempre piaciuto essere circondata da cose che non potevo spiegarmi, cose come quella cabina, incredibilmente grande e luminosa all'interno ma normale all'esterno, come spesso immaginiamo le tende degli indiani. La mia realtà non mi piaceva tanto, spesso vivevo nella fantasia ma avevo quasi 18 anni, ero grande abbastanza da rendermi conto del confine tra immaginazione e realtà.
Solo che quella cabina era così maledettamente reale da mandarmi quasi in crisi esistenziale.
Non ci credevo, pensavo di essere diventata definitivamente matta, di essermi immaginata tutto.
Poi incontrai il Dottore. 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Doctor Who / Vai alla pagina dell'autore: Lachelle Winchester