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Autore: Amartema    26/09/2013    18 recensioni
Dall’altra parte c’ero io, con una madre che potrei definire la versione femminile e degenerata di Buck, lei vittima di uno stupro e costretta a mantenere il frutto di quella violenza: me. Ero ormai abituata ai suoi sguardi, ogni volta che mi osservava, sapevo che in me vedeva il suo stupratore, sapevo che era costretta a rivivere all’infinito quell’evento, conoscevo ormai il suo odio, palpabile sulla mia pelle. Io che involontariamente le facevo ritornare alla mente l’inferno, un inferno che puntualmente mi ritornava addosso triplicato in potenza.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Animi inversi




« Buck, ti prego, se devi vomitare non farlo qui. »

Le undici di mattina e Buck era già ubriaco, accovacciato contro il bancone del bar; una fedele compagnia, peccato che concludesse ogni incontro dando di stomaco ogni singola goccia di liquido ingerito. Potevo avvertire il suo sguardo offuscato su di me, troppo impegnata ad asciugare l’immensa pila di bicchieri per ricambiare anche una sola occhiata. Buck: l’escluso, l’ubriacone, colui che si sarebbe venduto l’anima al diavolo per una sola goccia della peggiore birra sul pianeta, o almeno così veniva definito dagli altri. Nessuno si era mai preoccupato di sedersi al fianco di quell’uomo e ascoltarlo, credo di essere stata l’unica ad averlo fatto in questa cittadina d’ipocriti. Buck aveva anche l’enorme sfortuna di essere lo straniero, lo sconosciuto e questo lo poneva già in una posizione di svantaggio; il suo passato che nascondeva una moglie e una figlia assassinate e l’ipocrisia di una cittadina nuova, l’avevano condotto a sedersi ogni mattina al suo fedele sgabello per crogiolarsi nell’unica cosa che lui reputava amico: l’alcool. Era un uomo sulla cinquantina, magro e alto, una pelle olivastra e un viso smunto, nascosto da una barba lunga ma bastava osservarlo nei suoi occhi chiari e verdi per comprendere quanta sofferenza ci fosse in lui.

« Jes, dammi un’altra birra. »

Si mosse, movimenti incerti e lenti con i quali cercava di trovare le tasche, nascoste dalle pieghe del tessuto della sua giacca.

« Te lo scordi, Buck. Sei qui dalle nove e io non ho la minima intenzione di pulire il tuo vomito, i bicchieri mi tengono già molto impegnata e dato che tra mezz’ora apriamo le porte per il pranzo, direi che te lo puoi scordare. »
« Ti do una buona mancia, lo sai. Dammi questa birra, non farti pregare… te l’ho detto che oggi sei più carina del solito? »
« Buck, ti offro solo due minuti esatti per alzare le chiappe dallo sgabello e andare a casa. Fatti una bella dormita. »

La sua voce era bassa, stanca, le parole uscivano biascicate, toccate dalla stanchezza e dall’alcool. Non rispose ma sorrise e con movimenti lenti si alzò dal suo sgabello, recuperando al contempo il berretto dallo sgabello vicino.

« Sei una brava ragazza, tu. Per questo vengo a trovarti ogni volta. »
« Bugiardo, tu non vieni a trovare me, vieni solo per bere. Va', ora. »

Le mie parole bastarono per convincere definitivamente Buck ad andare; alzai lo sguardo per osservarlo, lo facevo ogni volta: studiare la sua andatura bastava per determinare con precisione il suo stato d’ebbrezza. Lo lasciai andare, sicura che il suo livello di alcool in corpo non era troppo alto. La sua uscita determinò l’ingresso di Jeremy, il volto del giovane nascosto da tre casse sorrette con fatica, riconoscerlo era semplice ogni volta, grazie a quei pantaloni strappati all’altezza delle ginocchia.

« Idiota, sei in ritardo. »
« Invece di commentare perché non vieni a darmi una mano? Non credo di farcela ancora per molto. »

La sua voce risultava ovattata, sintomo provocato da una delle casse che andavano a schiacciargli il volto, naso e labbra soprattutto. Abbandonai i miei bicchieri per soccorrerlo, liberandolo dalla cassa più in alto, proprio quella che andava ad opprimergli il viso. Quando lui avvertì il peso alleggerirsi si concedette un sospiro lungo e soddisfatto ma al contempo stanco.

« Fammi lasciare queste casse prima che mi veda Robert. È già arrivato? Dimmi di no, ti prego. »
« È già arrivato e si è accorto del tuo ritardo. »
« Merda! Questa volta mi licenzia. »
« Gli ho già detto che mi avevi chiamato avvisandomi che ritardavi, colpa dei fornitori. »
« Sei un angelo. Ti sei meritata un bacio e un appuntamento galante. »
« Magari nella prossima vita. »

Jeremy ed io, siamo sempre stati legati sin dall’infanzia; due ragazzi che sin da bambini, insieme, cercavano di rimettere insieme i cocci dei loro animi, distrutti da famiglie altrettanto disastrate. Un fratello mancato: lui, con una madre sottomessa e un padre violento che ogni tanto imprimeva ricordi sui corpi di sua moglie e di suo figlio. Un bruto simile, incontrastabile solo per paura di ritrovare una madre morta; una situazione invalicabile, compromessa ulteriormente dal fatto che il bruto fosse anche lo sceriffo. Dall’altra parte c’ero io, con una madre che potrei definire la versione femminile e degenerata di Buck, lei vittima di uno stupro e costretta a mantenere il frutto di quella violenza: me. Ero ormai abituata ai suoi sguardi, ogni volta che mi osservava, sapevo che in me vedeva il suo stupratore, sapevo che era costretta a rivivere all’infinito quell’evento, conoscevo ormai il suo odio, palpabile sulla mia pelle. Io che involontariamente le facevo ritornare alla mente l’inferno, un inferno che puntualmente mi ritornava addosso triplicato in potenza.
Era questo che univa me e Jeremy: la sofferenza.





NOTA DELL'AUTRICE: E' stato scritto proprio in maniera spontanea e di getto.
Il prossimo capitolo è già in mente ma in realtà non so quanto sarò costante,
dato che il mio obiettivo principale è sempre "Qui, dove tutto ha avuto inizio".
E' una storia particolare questa, reale in tutto e per tutto, niente sovrannaturale.
Vediamo se porterà a qualcosa. Vi avviso che l'ho scritta e neanche riletta,
quindi ogni minimo errore, segnalatemelo :*


Vi lascio i miei contatti:
Pagina facebook : Contessa Amartema
Gruppo Facebook : Spoiler, foto, trame delle mie storie.
Ask : Inutile specificare, no?


Inoltre, la mia mente malata e quella di Malaria, ricordano che:



E vi lascio il video della storia:
   
 
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