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Autore: Tigre Rossa    27/09/2013    3 recensioni
"Mi gratto il mento con la penna e rifletto. Descrivermi in tre aggettivi? Non mi bastano tre aggettivi, sono troppo pochi. Anche se mi dessero tutti gli aggettivi del mondo, e sarebbero ancora troppo pochi . . ."
Una specie di auto- analisi della mia personalità e della mia vita. piano con le critiche, please!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Me stessa in tre aggettivi
 
 
 
Tema: scrivi tre aggettivi che ti rappresentano e spiegane le ragioni.
 
Mi gratto poco elegantemente la testa. Tu guarda che razza di traccia! Cosa dovrei fare, scusa? Non ci ho capito niente!
 
La rileggo attentamente. Dovrei descrivermi con tre aggettivi? Da dove ha pigliato un’idea del genere, la prof? Si deve essere bevuta qualcosa di strano stamattina, qualcosa di molto strano . . .
 
Vabbò, meglio che mi metto, altrimenti non finisco più . . .
 
Ricopio la traccia e la fisso come se fosse un insetto schifoso e ripugnante, tutto viscido e verde, come quello che abbiamo visto il mese scorso io e Chay al parco, mentre cercavo di farle fare il riassunto di storia. Mamma mia, Chay mi fa fare sempre i suoi compiti, è un caso impossibile. . . ok, ok, adesso mi concentro, giuro.
 
Mi gratto il mento con la penna e rifletto. Descrivermi in tre aggettivi? Non mi bastano tre aggettivi, sono troppo pochi. Anche se mi dessero tutti gli aggettivi del mondo, e sarebbero ancora troppo pochi.
 
Facciamo così: adesso scrivo su un foglio a parte tutti gli aggettivi che mi rappresentano e poi scelgo quelli che mi sembrano più importanti. Grande idea! Sono un genio, eh.
 
Strappo un foglietto dal quaderno di matematica e scrivo le prime tre parole del mio elenco.
 
 
La prima parola è ansiosa.
 
 
Questa mia caratteristica non è innata in me; da piccola, infatti, ero tranquillissima, prendevo la vita come veniva, non mi preoccupavo mai di niente.
Credo che io abbia acquisito questa caratteristica a causa della solitudine e del bullismo.
Alle scuole primarie i bambini mi evitavano solo perché mi trovavano diversa, perché mi piaceva inventarmi le cose e fare di testa mia, ma a loro questo non piaceva e quindi sono rimasta a lungo da sola, senza un’amica sincera. E quando l’ho trovata una, Aury, me ne sono dovuta andare.
 
Alle medie, invece, sono diventata una vittima di bullismo.
Sono entrata in un eterno incubo. Ero la presa di mira della classe: tutti mi attaccavano, mi insultavano, mi prendevano le cose, me le rovinavano, le mie compagne di classe fingevano di essermi amiche e poi mi parlavano alle spalle e mi prendevano in giro. Era terribile. Ogni giorno della prima media tornavo a casa piangendo. È orribile sentirsi sola e abbandonata, senza nessuno a proteggerti.
Pian piano sono diventata indifferente e i miei aguzzini sono cresciuti ed hanno iniziato ad apprezzarmi e a lasciarmi stare, ma quello che mi hanno fatto mi brucia ancora dentro e mi ha cambiata.
 
Adesso ho sempre paura di essere giudicata, di essere ritenuta sbagliata ed inadeguata, perché ho imparato che la diversità ti lascia in balia della marea e ti isola, allontanandoti dagli altri. Se una persona ti marchia come diversa, tra noi adolescenti, è la fine.
Per questo penso di essere ansiosa. Non voglio più rimanere sola, non voglio più essere presa in giro, non voglio più essere quella ‘sbagliata’. Ma ho paura che l’incubo torni. Sempre. In qualsiasi momento.
 
La seconda parola è strana.
 
 
Si, sono strana. La mia stranezza mi ha arrecato molti problemi, ma anche molte cose belle.
La mia stranezza mi ha fatto stringere amicizia con Chay, una delle mie migliori amiche e una delle migliori persone di questo mondo, la mia stranezza mi fa inseguire un sogno difficile, la scrittura, la mia stranezza mi fa apprezzare il piacere di un buon libro da leggere sotto le coperte, la mia stranezza mi permette di non spezzare mai quel filo che mi tiene unita a Aury, un’altra delle miei migliori amiche, che abita a chilometri e chilometri di distanza da me, la mia stranezza mi permette di avere un legame di amicizia e di affetto con mia madre, la mia stranezza mi permette di commuovermi per dei film, la mia stranezza mi fa vedere telefilm polizieschi con il mio papà e me li fa discutere con lui, la mia stranezza mi permette di apprendere cose interessanti da un niente, la mia stranezza mi fa ancora giocare con mio fratello più piccolo, la mia stranezza mi permette di scoprire le diversità del mondo, la mia stranezza ha fatto nascere dentro di me l’amore per il kung fu e per le arti marziali in generale, la mia stranezza mi permette di uscire con la mia famiglia la domenica mattina senza vergogna, la mia stranezza mi permette di non portare odio nei confronti di chi mi ha reso la vita insopportabile per anni, la mia stranezza mi rende unica.
Si, ho paura che la mia stranezza venga a galla nel modo sbagliato, ma non odio questa mia caratteristica, perché mi ha si complicato le cose, ma mi ha anche aperto un mondo diverso di fronte a gli occhi.
Non si può parlare di me senza nominare la mia stranezza, sarebbe come parlare della notte senza la luna o della scuola senza i ragazzi.
 
 
La terza parola è forte.
 
 
Si, a qualcuno può sembrare strano, ma io mi sento forte.
Forte perché da piccola non sono saltata addosso a tutte le mie ex amiche che mi hanno lasciato sola per ucciderle di botte e mi sono limitata a stringere i denti e ad aspettare il momento e le persone giuste.
Forte perché, grazie alla costanza e all’amore di mia madre nei primi anni di elementari e al suo esempio a non mollare mai e a impegnarmi sempre e comunque, sono stata la prima della classe alle medie, ho superato l’esame di terza media con 10, frequento il liceo classico, pochi mesi fa sono uscita con 9 al primo anno di ginnasio e prendo sempre bei voti, anche se sono disortografica.
Forte perché, nonostante tutti gli episodi di bullismo, spesso pesanti, sono riuscita a sopravvivere e a non diventare come loro.
Forte perché sono riuscita a domare il mio più grande difetto, la lacrima facile, alla dura scuola della cattiveria che i miei coetanei hanno costruito apposta per me e adesso ho solo un piccola cicatrice che sta sbiadendo.
Forte perché continuo a inseguire un sogno difficile da realizzare e continuo a crederci con tutta me stessa, nonostante le difficoltà che ci saranno nel realizzarlo.
Forte perché, anche dopo tutte le pugnalate alla schiena e al cuore che ho subito in questi anni, da compagni di classe, amici finti, amiche vere e gente crudele, continuo ancora ad andare avanti, a vivere, a combattere, a sognare.
 
 
Mi fermo di botto e rileggo le tre parole, come presa da una specie di illuminazione.
 
Mi scappa un sorrisetto.
 
Prendo il quaderno e inizio a scrivere le tre parole che ho elencato senza quasi pensarci.
 
Sono quelli gli aggettivi che mi rappresentano veramente, che rappresentano la mia vita, la mia storia, il mio passato.
 
Ansiosa, strana e forte.
 
Si, questa sono io.
  
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