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Autore: millyray    28/09/2013    2 recensioni
Ariel Martinez arriva ad Hogwarts per frequentare il quarto anno. Ma sembra nascondere un segreto, oltre al fatto che deve aiutare Harry Potter a sconfiggere il Signore Oscuro. Chi è in realtà? Da dove viene? Chi è la sua famiglia? (Storia ispirata a Came back to the hell di Ino Chan).
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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CAPITOLO QUARANTATRE

“In pratica arriviamo lì e prendiamo questo fiore, no?”

John fissò gli occhi sulla mappa che aveva dispiegata davanti e si grattò la nuca con fare pensieroso. Lui e Joel erano rimasto da soli in cucina ad osservare gli ultimi particolari del piano.

“Sì, ma non sarà così semplice”, gli fece notare il biondino, senza guardarlo in viso.

Paciock sospirò. Questo lo sapeva, ma non avevo certo intenzione di rinunciarci. E poi, un po’ di sana avventura ero quello che gli serviva.

“Ragazzi”. Una voce dietro di loro li sorprese, facendoli sobbalzare. Si voltarono verso la porta trovandovi James con una mano appoggiata allo stipite e l’altra che si reggeva il fianco, piegato in due. Probabilmente si era trascinato fin lì con le ultime forze che gli erano rimaste.

“James!” esclamò John, sorpreso di trovarlo lì. Cercò di raggiungerlo per sorreggerlo, ma Joel lo precedette.

“Non potete andare”, mormorò il ragazzo in  tono basso. Sembrava avere il fiatone. Si lasciò andare quasi completamente contro il fratello che, sebbene più basso di qualche centimetro, riusciva a reggerlo benissimo. “E’ troppo pericoloso.

John alzò gli occhi al cielo. “Jimmy, ti prego, non fare l’eroe melodrammatico”.

“Ma…”, cercò di protestare il ragazzo, sforzandosi di mettersi dritto, ma un gemito gli scappò dalle labbra. 

Paciock allora gli si piazzò di fronte e pose le mani sui fianchi, ricordando molto la Signora Weasley. “Niente ma. Non ti lasceremo morire. Se questa è l’unica soluzione per salvarti lo faremo, anche a costo di andare su Marte. Mi sono spiegato? E ora torna a letto”.

James lo guardò con un misto di gratitudine e incredulità. Sembrava che ancora non si rendesse conto di quello che i suoi amici sarebbero stati disposti a fare per lui. James dava tutto se stesso per quelli a cui voleva bene, ma sembrava che non potesse concepire il contrario. E, capendo che non c’era nient’altro da dire, chiuse la bocca e si lasciò condurre verso la propria stanza, praticamente trascinato da John e Joel.

 

Un deciso bussare alla porta scosse Harry dai suoi pensieri. Jolie lo osservava ferma all’entrata della stanza, indecisa se entrare o meno.

“Ciao”, la salutò lui con un sorriso, quelli che riservava sempre a lei.

“Ciao”, ricambiò la ragazza, decidendosi ad entrare. Poi si sedette accanto a lui, le mani intrecciate in grembo, lo sguardo rivolto verso l’armadio davanti. “Come stai?” gli chiese, più per rompere il ghiaccio che non per vero interesse. Prima di venire lì aveva in mente un sacco di cose da dirgli, ma ora non sapeva da che parte iniziare. Non era per niente brava ad esprimere i suoi sentimenti.

“Sei venuta anche tu a dirmi di non andare?” fece Harry, però, ignorando la sua domanda. “Ti ha mandato la mamma?”

Jolie prese un grosso respiro e rispose. “No. Non mi ha mandata nessuno e non ho intenzione di dirti di non andare”.

“Ah no?” Harry si voltò verso la sorella, spiazzato e perplesso.

“No”, ripeté la rossina, guardandolo con un sorriso che sembrava voler dire che lei la sapeva lunga. “Tanto sarebbe inutile, l’ho imparato con gli altri. Potrei dirti tutte le cose del mondo per farti rinunciare ma so che non lo farai”.

“Sembra che tu mi conosca bene”, sorrise il ragazzo, abbassando lo sguardo.

“Conosco la nostra famiglia e so che l’orgoglio e la testardaggine sono una componente terribile. E poi, sembra che agli abitanti di questa casa ecciti il pericolo”.

Harry non poté che trovarsi a ridere e Jolie lo seguì. Quando si calmarono, lei gli prese una mano tra le sue. “Solo, Harry, promettimi una cosa”.
Lui alzò lo sguardo e la osservò negli occhi.
“Cerca di non morire. Abbiamo fatto tanta fatica per venire qui e abbiamo bisogno di te. E poi…”, spostò lo sguardo da un’altra parte, arrossendo leggermente. “e poi non potrei sopportare di perderti di nuovo”.

Il ragazzo sorrise, quasi commosso. Poi si allungò verso la sorella e la strinse in un forte abbraccio. “Ti voglio bene, Lie”.

 

John cercava una maglietta abbastanza comoda da mettersi per la spedizione, ma la maggior parte dei suoi vestiti era composta da camicie eleganti e magliette costose e di certo non gli andava di rovinarle.
Infilò la testa nell’armadio e starnutì per la polvere.

“Cerchi qualcosa?” gli chiese una voce appena entrata nella camera da letto.

“Una maglietta”, rispose l’altro, senza neanche guardare chi era entrato. Il passo di Charlie l’aveva sentito quando ancora era in corridoio.

“Questa può andare bene?”

Soltanto allora Paciock estrasse la testa dall’armadio e rivolse l’attenzione all’amico che reggeva in mano qualcosa di rosso. Il ragazzo lo prese in mano e lo dispiegò, scoprendo che era una maglietta con un drago disegnato in mezzo.

“E questa dove l’hai trovata?” gli chiese il biondino curioso.

Charlie scrollò le spalle. “Non ha importanza”.

John se la infilò dalla testa, lasciando che gli scivolasse sugli addominali scolpiti che il moretto si fermò ad osservare prima che la maglietta glieli coprisse.

“Grazie”, fece John, osservandosi allo specchio. Sembrava piuttosto contento del regalo. Dire che gli stava bene era un eufemismo, ma John stava bene praticamente con qualsiasi cosa.

“Tappo?”

“Sì?”

Charlie si trovò in un battito di ciglia stretto tra le forti bracci di John che gli premette il viso contro il proprio petto e inspirò il suo odore, quell’odore che aveva solo il suo Tappo e che ogni volta gli provocava qualcosa di strano dentro.

“E questo per che cosa è? Per la maglietta?”

John si sciolse dall’abbraccio e si spolverò la maglietta. “No, non è per la maglietta”. E, senza aggiungere altro, si allontanò, lasciando il povero Charlie confuso e perplesso. Ma mentalmente pregava Merlino perché tornasse sano e salvo.

 

Ariel stava aiutando Joel a preparare una borsa con le cose da portare per il viaggio, ma nessuno dei due diceva niente. Lui non parlava molto in generale e lei non sapeva che dire che il fratello già non sapesse.

Il ragazzo infilò una cassetta del pronto soccorso nello zaino quando lo sguardo gli cadde su James, addormentato sul letto, una smorfia di dolore che gli deturpava il viso.

“Ci penso io a lui”, sentì dire alla sorella, guardando nella sua stessa direzione. “Voi cercate di tornare presto”.

Joel si voltò vero di lei e annuì. “Certo”. Poi si alzò, afferrando lo zaino.

“Joel!” lo richiamò la sorella prima che sparisse oltre la soglia. “Ricordarti: vigilanza costante”.

Il ragazzo sorrise e sparì dietro la porta.

 

I sei avventurieri erano partiti alla ricerca del fiore della Cometa e in tutta Grimmauld Place alleggiava un silenzio terribile e la tensione si poteva toccare con un dito.
Alice e Lily cercavano di tenersi occupate pulendo e spolverando la cucina, ma senza neanche scambiarsi qualche parola. Probabilmente non volevano esprimere le loro preoccupazioni ad alta voce per paura di farle diventare reali.

Ad un tratto però, Lily fece cadere un piatto che stava asciugando e questo si frantumò in mille pezzi all’impatto col terreno.
Alice fece un balzo sul posto e si voltò verso l’amica. Questa stava guardando il pasticcio che aveva fatto come se non credesse ai propri occhi.

“Io… mi dispiace”.

“Non ti preoccupare”. La mora si avvicinò all’altra e le prese lo straccio dalle mani. “Tranquilla. Ci penso io”. Estrasse la bacchetta dalla tasca e, con un colpo veloce, riparò il piatto. “E’ meglio se ti siedi”. E la fece accomodare su una sedia.

“Sono così preoccupata, Ali”, sbottò Lily, allora, spostando lo sguardo sull’amica e guardandola come se stesse per scoppiare a piangere da un momento all’altro.

“Lo so, tesoro”, cercò di consolarla Alice, prendendole una mano tra le sue. “Anche io. Ma dobbiamo restare concentrate e occuparci di James finché gli altri non tornano”.

La rossa annuì mestamente e cercò di aggiungere qualcosa, quando videro Martha entrare in cucina e dirigersi al frigorifero senza nemmeno guardarle. Le due ragazze la osservarono bene. Sembrava che la cantante si fosse lasciata parecchio andare; i suoi capelli biondi erano spettinati, aveva le occhiaie e gli occhi gonfi, come se avesse appena pianto, e non si curava nemmeno di come si vestiva. Non capivano che cosa le stesse succedendo e ogni volta che cercavano di chiederglielo lei scappava via. Forse avevano una mezza idea, ma non volevano azzardare niente.

“Martha?” chiamò Alice con un tono cauto, come se temesse di scatenare una terribile bestia. Martha si voltò verso di lei e la guardò come se lei non dovesse trovarsi lì. “Stai bene?”

L’altra rimase con la bottiglia d’acqua a mezz’aria. “Sì, sì. Sto bene”.

“Sei preoccupata per Sirius, immagino”.

“Un po’, sì”.

Si portò la bottiglia alla bocca e la svuotò quasi del tutto, trangugiando grandi sorsate. Intanto teneva la mano libera sulla pancia.

 

“Bene, direi che il posto è questo”, commentò Frank, non appena atterrarono in mezzo ad una radura. Gli altri si tirarono in piedi e si spolverarono i vestiti, guardandosi attorno. “Decisamente è questo”, concordò James.

“D’accordo. Allora da che parte andiamo?” fece Sirius che non voleva perdere tempo prezioso.

Frank estrasse la mappa dalla tasca e se la rigirò tra le mani. “In teoria dovremmo essere in questo punto”. E puntò l’indice su un grande spiazzo a destra del foglio.

“Ma potrebbe anche essere questo”, gli fece notare John, indicando un altro punto, che stava invece da un’altra parte.

“No, secondo me è proprio questo”, lo contraddisse il padre.

“Maledizione!” sbottò Sirius, frustrato. “Dobbiamo deciderci”.

“Stai calmo, Paddy”, cercò di rassicurarlo James, posandogli una mano sulla spalla. “Non dobbiamo perdere la calma. Osserviamo bene la mappa”.

Tutti e sei puntarono gli occhi sulla mappa, scrutando bene entrambi punti indicati. “Io sono d’accordo con Frank”, concluse James, passandosi una mano tra i capelli.

“D’accordo, allora dovremmo procedere verso est”.

Sirius tirò fuori la bacchetta e pronunciò l’incantesimo che serviva per guidarli. Seguendo la direzione indicata, quindi, si incamminarono tra gli alberi e l’erba alta, temendo i pericoli che avrebbero incontrato, ma soprattutto, pregando di riuscire ad arrivare in tempo.

 

 

MILLY’S SPACE

Ebbene, questo è il secondo aggiornamento del giorno ^^ Mi piace avere tempo per scrivere. alloooooraaaa… che ne dite? I nostri eroi sono partiti alla caccia del Fiore della Cometa, mentre James è a letto tra la vita e la morte. Riusciranno a salvarlo?
Leggete per scoprire ^^ e nel frattempo recensite!!!!

Bacioni,

M.

FEDE15498: oh eccoti! Pensavo t’avessero rapita gli alieni e stavo per mandare gli Auror a cercarti. E invece sei tornata, bene : )
Be’, se vuoi sapere come andrà a finire con James continua a seguire la storia, ma… niente armi qui dentro u.u

PUFFOLA_LILY: *le porge un fazzoletto* James non vorrebbe vederti piangere. Credo che tu non sia l’unica che vuole vedere lui e Jolie insieme, comunque ^^ è una delle coppie più acclamate, insieme a Charlie e John. Ahahaha. Spero di risentirti, bacini.

 

  
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