1°
CAPITOLO
Quella
mattina presto, un uomo sulla quarantina d’anni, abbastanza alto e possente ma
dal viso dolce e gentile, nell’aula d’arte parlava con uno dei suoi allievi.
- Questo è il mio primo anno qui e
rivederti è stato un piacere, ma spero che un ragazzo di talento come te non
abbia smesso di dipingere?- stava dicendo il professore Honota.
– Quando eravamo all’istituto
Wako tu frequentavi il mio corso d’arte con entusiasmo, devo dire, non so di
preciso cosa sia cambiato, ma i tuoi lavori erano favolosi – concluse il
professore che insegnava in quell’anno arte all’istituto Shohoku.
– mi rendo conto di
avervi deluso prof. Honota, ma anche se non frequento più il corso d’arte ho
sempre continuato a disegnare, anche se ora ho trovato un altro club che mi
affascina, quello di Basket. So che per lei è assurdo, ma amo questo sport e mi
sento libero dopo tanto tempo – stava spiegando un ragazzo dalla folta chioma
rossa.
– Me ne rendo conto
Hanamichi, e, anzi sono fiero di vederti appassionato a qualcos’altro.
Noto con piacere che questo sport ti ha ridato un po’ di serenità; tu che
hai passato dei momenti molto difficili e ancora oggi li stai affrontando,
nessuno si aspetterebbe vederti sorridere e divertiti come stai facendo tu ora,
sei ammirevole. – Disse l’uomo facendo arrossire il ragazzo.
– Comunque Hana
volevo dirti che fra due settimane si allestirà una mostra qui a scuola e
verranno i migliori critici d’arte, e vorrei che partecipasti – concluse
rivolgendogli un sorriso paterno.
– Come mai vengono a
visitarla anche critici d’arte? – chiese il ragazzo alquanto perplesso.
– Vedi i migliori lavori verranno esposti
nei migliori gallerie d’arte del paese per il quale inizieranno a rendere noto
l’artista, non solo, il migliore in assoluto avrà una borsa di studio per
qualsiasi università egli decida frequentare – spiegò il professore con la
speranza di aver convito uno dei migliori allievi che avevesse mai avuto in
tutta la sua carriera
– Mi ha convito
professore, parteciperò alla mostra. – Disse il ragazzo salutando educatamente
il docente.
Quella mattina si era presentato due ore prima dell’inizio delle lezione, ma quell’anno per nessuna era strano vedere Hanamichi Sakuragi in anticipo, poiché quel secondo anno il ragazzo si era dato una moderata e in più aveva deciso di impegnarsi al fondo nel basket, anche se ogni tanto faceva il solito sbruffone, non solo ma incominciava anche ad avere un rapporto amichevole con la sua adorata volpetta; e si il nostro rossino durante il periodo trascorso in ospedale a causa di un infortunio, aveva fatto chiarezza nei suo cuore amava quella volpe e ciò che provava per Haruko era solo affetto. Al termine delle lezioni Hana andò in palestra per gli allenamenti, quell’anno il capitano era Myagi poiché Takenori Akagi e Kiminobu Kogure, essendosi diplomati non appartenevano più al club, ma li andavano a trovare spesso per fare qualche partita anche se la loro nuova squadra universitaria e i corsi li impegnavano molto. L’allenamento proseguì tranquillo e in conclusione fecero una partita per verificare le capacità delle nuove matricole e, dopo una doccia calda Hana si vestì e salutò tutti, fuori lo attendeva il suo migliore amico Yohei insieme all’armata che insieme si incamminarono verso il centro, si fermarono d’avanti ad un ristorante dove il rosso lavorava ormai da tre anni.
- Buona sera – disse entrando educatamente nel locale andando ad indossare la sua divisa.
- Hana noi andiamo, buon lavoro – dissero i ragazzi andandosene.
Era una serata tranquilla anche se vi erano molti clienti, ma essendo un locale abbastanza rinomato ed aveva quasi tutte le serate il pienone di gente (in effetti lì andava spesso a cenere il suo allenatore la moglie che lo aveva preso subito in simpatia), verso le 10:30 entrarono nel locale una famiglia che il proprietario li fece accomodare nella sala un po’ appartata per i clienti che volevano un po’ di tranquillità.
- Hana di là ci sono dei nuovi clienti, che oggi hanno prenotato il tavolo n°11 nella sala riservata, li affido a te, che sei il migliore, ok? – disse il signor Jeki, nonché il proprietario del ristorante.
- Si, non si preoccupi capo – rispose Hana con un sorriso andando verso il tavolo indicato dal capo;
- ^_^ Buona sera…0_0…Kitsune!!
– 0_0 Do’hao … che ci fai qui?
– Baka non si vede? Ci lavoro
- ma voi due vi conoscete?- chiese la signora Rukawa guardando divertita insieme al marito e agli altri due figli la scena,
- ^\\\\\^ si Signora,noi due andiamo a scuola insieme,e frequentiamo la stessa classe e lo stesso club.
Hana più rosso dei suoi capelli vedendo quella donna bellissima con lunghi capelli neri e dalla pelle bianca come la neve e occhi scuri, l’uomo accanto aveva lo sguardo della sua Kitsune, ma era un uomo sorridente e cordiale a differenza del suo Ru, la ragazza che era la sorella maggiore era identica a Kaede solo la carnagione un po’ più scura come il padre mentre il fratellino aveva i capelli castani come il padre e gli occhi e la pelle della madre, era una bellissima famiglia. In quel momento entrò un ragazzo con la stessa divisa di Hana, in compagnia di due persone anziane,
- emm.. Hana scusa, ma ci sono questi due clienti che parlano in inglese ed io trovo difficoltà - disse il ragazzo imbarazzato
- ok, scusatemi un’ attimo – disse il rossino rivolto alla famiglia Rukawa, che osservavano la scena - Good evening gentlemen, as can I help you? (buonasera Signori, in che cosa posso aiutarvi?)
- kindly, we would like to book a table for two people (gentilmente, noi vorremmo prenotare un tavolo per due persone) – disse l’uomo
- certain, follow me! This is the menù, among few minute I give to take the ordinations (certo, seguitemi! Questo è il menù, fra pochi minuto passo a prendere le ordinazioni) – concluse Hana dopo averli accompagnati al tavolo.
- Lain vai pure di là, mi occupo io di entrambi i tavoli- disse poi Hana rivolgendosi al ragazzo
- ok Hana – disse il ragazzo andandosene
- spero di non avervi fatto attendere molto ^_^
- no figurati, noto con piacere che hai molta padronanza con l’inglese – questa volta fu l’uomo a parlare
- ^_^ si mia nonna era inglese e mio nonno era di questo paese, e anche se è vissuta fino alla sua morte qui in Giappone ha parlato sempre in inglese in famiglia ed io lo dovuto imparare fin da piccolo. Comunque cosa ordina la mia gentile clientela?
- Beh noto con stupore che ci sono pietanze italiane nel menù. – disse la signora Rukawa
- Vede, qui lavorano quattro chef, uno specializzato nella nostra cucina e due specializzati in quelle Europee e uno sulla cucina Americana, per questo ogni sera noi cambiamo menù.
- Che bello! Allora verremmo spesso per poter assaggiare anche gli altri tipi di cucina! – esclamo felice la signora facendo ridere il marito sotto lo sguardo divertito dei figli.
- Allora ordiniamo per stasera questi spaghetti al sugo e poi questa carne – disse l’uomo.
- beh per il dolce dopo vi porterò un carrello con alcuni dolcini e torte tipiche di quel paese – concluse il rossino, ricevendo sguardi di consenso da tutta la famiglia
- ok, ora torno dagli altri clienti – disse Hana avvicinandosi al tavolo della coppia d’anziani
Pow Ru
Non sapevo che il Do’hao sapesse parlare così bene l’inglese e ne anche che
lavorasse. Con quell’ uniforme sta veramente bene.
- Kaede tesoro è proprio un bravo ragazzo il tuo compagno! – gli disse la madre
- così finalmente conosciamo il famoso ragazzo che il nostro bambino ci parla
sempre – disse il padre scherzando
- e finalmente capisco, quel ragazzo è un pericolo pubblico per quando è sexy –
disse la sorella punzecchiandolo
-
tsk -
- di solido sei molto loquace kaede – mi dice mio padre
- chi sarebbe loquace? –interviene il mio Do’hao in quel momento con le nostre
ordinazioni – lui? Kaede Rukawa, che usa solo queste parole Hn, Tsk, Do’hao e
baka quando interagisce con qualcuno, per fortuna che i suoi occhi esprimono più
dei suoi vocaboli –conclude Hana lasciandomi scioccato nel conoscermi più di
quando io pensassi
- è fatto così –dice mia madre fingendosi rammaricata – ma!! ogni tanto sa
essere molto loquace e ti posso garantire che è il più coccolone di tutte e tre.
- MAMMA è\\\é – gli dico imbarazzato e ,meno male che non si nota
- beh che c’è di male!
- davvero!!!! questa si che mi è nuova ^_^
- dice il do’hao guardandomi – beh ora mi devo di
nuovo allontanami – così dicendo va via.
Per fortuna perché sono talmente imbarazzato, che la mia maschera impassibile,
questa volta si sarebbe fatta in frantumi.
- Edeeen!!
*_* sai quel rossino ha un fondoschiena da urlo!! _
CHE COSA!!!! HO SENTITO BENE!!!
- Kioko prova ad allungare le mani su di lui e ti ammazzo – gli dico a denti
stretti e con rabbia che farebbe gelare chiunque. Perché se non metto
immediatamente a posto mia sorella lei sa essere peggio di quel puntaspilli di
un hentai.
- dai fratellino non ti arrabbiare, tanto io sono già fidanzata ^_^ .
- fratellone quel ragazzo mi sembra molto simpatico – mi dice Donan con uno
sguardo dolce, ed io gli sorrido accarezzandogli la testa.
Pow Hana
L’avevo sempre pensato che Kaede non era quel ghiacciolo
che mostra di essere, lo capito osservandolo ogni giorno in palestra, nei suoi
occhi riesco a vedere un luce stupenda quando gioca,
^_^
ma che anche un coccolone questa mi è nuova. Spero
che un giorno di poter vedere quel lato del mio volpino.
La serata
proseguiva tranquilla, e la famiglia Rukawa avevano molto apprezzato la cucina
italiana.
-
^_^ signori ecco i dolci che attendavate con ansia, vi sono cannoli,
delizie, la cassata siciliana, le
ricce, le frolle,Babà, il bignè alla panna, Tiramisù, tartufo al caffè, panna
cotta, la torta di mele
- accidenti
quando siete assortiti!!!- disse il signor Rukawa meravigliato.
- già, e hanno
tutte un buon aspetto – disse la donna con due occhi luminosi di felicità.
E non era l’unica
a guardare quel carrello con il desiderio di mangiarseli tutti quei dolci.
- che ne dite se
vi metto nei piatti un’ assaggio di tutto ^_^ ?- chiese Hana notando la loro
indecisione, e soprattutto sorpreso di vedere una certa volpe golosa di dolci,
poiché aveva notato che mangiava sempre poco a scuola.
- si, direi che
la tua proposta è ben accettata da tutta la famiglia – disse l’uomo notando gli
sguardi soddisfatti dei familiari.
La serata terminò
in modo soddisfacente per la famiglia Rukawa, che si complimentarono anche con
il proprietario, avvisandoli che sarebbero ritornati molto presto; anche la
coppia stranierà era andata via molto soddisfatta e complimentandosi del
impeccabile lavoro del rossino.
- Hana, stasera
hai fatto un ottimo lavoro, complimenti – disse Jeki guardando con soddisfazione
il giovane,
– ora torna a
casa hai lavorato molto stasera – concluse il sign. Jeki dandogli una pacca
affettuosa al giovane.
Hana, soddisfatto
e stanco morto, staccò dal lavoro e si avviò nella sua dimora. Abitava in un
quartiere tranquillo di buona famiglia, in una piccola villetta di due piani,
che gli avevano lasciato come eredità i suoi nonni, scomparsi tre anni prima;
già lui abitava dall’età di sei anni con
i nonni materni dopo che la madre a causa del tumore morì. Entro in un
cancelletto circondato da un giardino ben curato da lui, mise la chiave nella
serratura ed entrò in quella casa dove lo accolse solo un miagolio di un
piccolissimo gattino nero dagli occhi gialli che doveva avere circa qualche
mesetto; lo aveva trovato tra i cassonetti dei rifiuti una sera quasi in fin di
vita, dal quale lo portò da un veterinario che lo aiuto a
salvagli la vita, dall’ora se ne era preso sempre cura. Hana prese tra le
braccia il gattino e andò ai piani superiori, aprì la porta della sua camera da
letto, era di stile occidentale, vi era un letto di due piazze, un’ armadio, due
comodini al lati del letto,una scrivania con un pc potatile e una libreria che
conteneva ben ordinatamente, i libri scolastici, quelli d’arte e i suoi manga
preferiti, tutto l’arredamento era bianco. Entrò la sua stanza e appoggiò il
micio sopra a letto ed si avviò verso il bagno, la stanza era abbastanza grande
tutto decorato di un verdi acqua e bianco, vi erano sia la doccia che la vasca
da bagno per quando era ampio, si fece una doccia veloce si infilò il pigiama e
si addormentò sul suo letto tenendo il micio accanto a se.