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Autore: AsfodeloSpirito17662    01/10/2013    2 recensioni
One shot scritta per un concorso con il tema del lavoro nella società odierna. Il punto di vista della protagonista è esclusivamente della protagonista, di conseguenza del tutto soggettivo.
La storia si muove velocemente nel passaggio dall'adolescenza alla disillusa età adulta di Laura.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Laura ha la testa piena delle classiche speranze che animano l'ardore di tutti i giovani della sua età, in quel giorno d'estate. Quando stringe il diploma di scuola superiore tra le mani emozionate, sa che un capitolo della sua vita si è appena concluso. Ma Laura non ha motivo di avere paura, perché è fermamente convinta che ora passerà al livello successivo. Mentre con l'amica Silvia si allontana dalla scuola, spera di poter lasciare lì quella sorta di magone nostalgico che già le avviluppa lo stomaco; la scuola le ha dato momenti sia belli che brutti, eppure è già arrivato il tempo di diventare grandi. Laura non vede l'ora di intraprendere quella nuova esperienza e con un sorriso, ricorda che da quando era piccola, non ha fatto altro che desiderare di diventare grande.


Laura è un po' scoraggiata, ma non demorde. Quando l'ennesima porta dell'ennesimo ristorante le si chiude alle spalle, tira fuori dalla borsa il suo curriculum. L'inverno sta per finire, eppure c'è ancora quella brezza dispettosa, nell'aria, che ti invoglia a stringere la sciarpa contro il collo. La lista delle sue esperienze lavorative è davvero misera e si riduce ad un paio di stage scolastici, ottenuti per miracolo. Nessuno sembra volerti assumere, se non hai già fatto un po' di esperienza; nemmeno per fare la cameriera in una trattoria di quarto ordine. Mentre Laura stringe i denti e si avvia alla fermata dell'autobus a qualche minuto di distanza, pensa che forse sua madre non aveva avuto tutti i torti, quando aveva cercato di spingerla verso l'università.


E' dura, su questo non ci sono dubbi. Laura cerca di distinguere le parole del suo libro di inglese, ma la mezzanotte è passata da un po' e la vista annebbiata dal sonno sembra volerle dire: ehi, stacca la spina tesoro o qui ci ammaliamo. Mentre richiude il suo libro, Laura pensa che non ha tempo di ammalarsi. Dopo un altro inverno inconcludente, si è iscritta all'università di lingue, ma riprendere il ritmo dello studio è stato piuttosto faticoso (lo è tutt'ora). Laura non è molto convinta della scelta che ha fatto, ma la realtà lavorativa che ha tanto cercato di conoscere, sembra non essere pronta per lei. Suo padre le paga l'università, perché sua madre è disoccupata. Il minimo che può fare, è cercare di laurearsi senza andare fuori corso. Se non c'è il tempo di ammalarsi, non c'è neanche quello di costringere i suoi ad un sacrificio più lungo del necessario. La spesa è alta e Laura sa di non poter tornare sui propri passi.


Tra alti e bassi, un anno e mezzo fuori corso e parecchi crolli nervosi, Laura ce la fa. Sua madre non ha mai smesso di credere in lei e le dice che non avrebbe potuto fare scelta migliore. Laura non ne è molto sicura e quando si domanda per quale oscura ragione sua madre ancora non riesca a trovare lavoro (dopo tutti quegli anni passati a cercarlo disperatamente), quella le risponde che oramai è troppo vecchia e che nessuno si sognerebbe mai di assumere una donna di cinquantuno anni. Laura guarda la sua triennale: lei ne ha quasi ventisette e con orrore realizza che le resta poco tempo per trovare un impiego, se verrà considerata già troppo vecchia a cinquanta anni per fare qualsiasi cosa; Laura dice cinquanta, ma chi glielo assicura che non diventeranno quaranta? È spaventata. Le sembra di essere tornata a quel lontano giorno d'estate, quando ha stretto per la prima volta il suo diploma. Silvia questa volta non c'è ed un po' di quella speranza che l'aveva fatta emozionare e sorridere, è andata dispersa tra porte di trattorie e sessioni d'esame allucinanti.


Laura si chiede che senso ha. Sono le nove di sera e non ne può più di sentirsi chiudere il telefono in faccia. Con una laurea sudata in lingue, ma neanche l'ombra di una conoscenza significativa nella ristretta cerchia degli amici di famiglia, la sola cosa che è riuscita a trovare è stata un impiego in un call center poco fuori dal centro. Lo stipendio? Bé, dipende dalla quantità di contratti che riesce a concludere. Non c'è una base minima: se vende guadagnerà, altrimenti lavorerà per niente. Laura lascia cadere una pasticca dentro un bicchiere, pieno per metà di acqua: ultimamente l'emicrania sembra volerla uccidere. Il suo ragazzo fa il facchino e di recente le ha chiesto di andare a vivere insieme. Laura non sa che cosa fare: lui non ha un contratto indeterminato e lei... si può davvero considerare lavoro, quello che sta facendo? Alla soglia dei trent'anni Laura non ha nessuna stabilità economica e teme come la morte il giorno in cui dovrà badare a se stessa da sola.


Nella vita bisogna rischiare. È questo ciò che si ripete ogni mattina Laura, quando si sveglia alle cinque per preparare la colazione ai suoi due bambini. Deve avere il tempo di svegliarli, vestirli e portarli a scuola. Suo marito lavora spesso di notte, per questo preferisce farsi trovare già in piedi quando lui rientra alle sei: hanno davvero poco tempo per vedersi, anche se vivono insieme. Laura ha riposto in un cassetto la sua laurea in lingue e si è adattata ai tempi che corrono. Si è reinventata. Ci sono mattine in cui va casa di alcune signore, per fare le pulizie, ma questo soltanto quando ha dei buchi nell'agenda: infatti, come molte altre sue coetanee, ha capito che saper fare un po' di estetica (con un unghie e cerette protagoniste), le fa sempre a ricavare qualcosina, per la fine del mese.

Per lo Stato italiano, Laura è ufficialmente disoccupata; lo Stato italiano non sa che cosa deve fare una ragazza, una donna, una madre, per una vita dignitosa. Non sa che cosa devono fare quelle anime che non hanno la spinta per spiccare il volo. Per prendere il via. Laura si destreggia tra gli impegni di casalinga, quelli di moglie e quelli di madre; deve farlo, perché è l'unico modo in cui riesce a non temere più come la morte il giorno in cui mamma e papà non potranno più chiederle se le serve una mano. Qualsiasi cosa. A Laura sarebbe piaciuto fare un lavoro normale e vedere tutti i suoi sforzi e l'impegno che ha messo nello studio, dare dei frutti; d'altro canto, Laura non vuole far mancare niente ai suoi bambini e non può restare ferma ad aspettare il giorno in cui ciò che desidera potrà accadere. E se non dovesse succedere? Laura ha scelto di rischiare, di avere una famiglia, di amare un uomo e di dare la vita. Per fare tutte queste cose, non si può solo restare fermi. Laura ha dovuto reinventarsi. Quello che fa oggi, non le permette di vivere da signora: la sua vita è fatta di rinunce e di continue attenzioni. Come molti altri, Laura è felice di avere una famiglia da poter amare e di essere a sua volta amata, ma certe volte cade ancora nell'errore di chiedersi perché debba accontentarsi di sopravvivere. Se c'è una cosa che ora teme come la morte, è il futuro dei suoi figli.


A Laura sarebbe piaciuto fare un lavoro normale e vedere tutti i suoi sforzi e l'impegno che ha messo nello studio, dare dei frutti; lo Stato italiano non sa che cosa deve fare una ragazza, una donna, una madre, per una vita dignitosa. Laura è stata piuttosto fortunata: quello che fa oggi, di certo non le permette di vivere da signora, ma senza dubbio le consente di camminare a testa alta.

   
 
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