Rapsody
                     Ovvero la musica del cuore













Non sono bravo con le parole, lo sai.

Ma forse ho trovato come farti percepire la mia verità.

Mi avvicino lento al mio amico e lascio che sia lui  a parlare per me.

Mente e animo suoneranno la stessa musica, quella del mio cuore.

Le note trasporteranno ciò che non riesco ad esprimere, e tu capirai, lo so..

L'ebano nero si fonde con l'avorio bianco dei tasti.

Accarezzo il suo legno lucido, mi seggo e con la mente cerco il tuo viso.

Ho composto questa nenia per te.

Te, che ora sei il mio mondo.

La mia aria, necessaria  per respirare, la mia fonte a cui mi abbevero, il mio desco a cui mi siedo, i miei sensi in cui appagato mi rifugio.

Scoglio a cui mi sono aggrappato quando le onde mi sbattevano impietose.

Panacea per le mie ferite interiori.

Eppure con sapienza mi hai guarito, hai allungato la mano a quello che una volta era il tuo nemico.

Mi hai ridato speranza e fiducia con il tuo sorriso.

Socchiudo gli occhi e mi faccio trasportare dalle note.

Le mie lunghe dita sfiorano i tasti del pianoforte, che espande la sua musica.

Riempie l'aria della notte dolce e melanconica.

In questa melodia ho racchiuso tutto quello che la mie labbra non riescono a dirti.

Oggi, qui, ho calato le mie maschere, e ti dono il mio cuore.

Sono pronto, ad affrontare il mondo per te.

Pronto a svestirmi di quella patina fasulla che è il mio cognome.

Ecco qui la chiave del mio cuore.

Donna dalle mille sfaccettatura, eclettica, solare, altruista.

Non ti sei negata a me, quando il resto del mondo mi ha voltato le spalle.

Mi hai teso la mano, ed io mi sono affidato.

Mi hai insegnato a camminare, mi hai insegnato a ridere, mi hai insegnato a piangere.

Ma cosa più importante, mi hai insegnato ad amare.

Ed io giorno dopo giorno mi sono reso conto di quello che avevo perso con la mia stupidità, celandomi dietro mille volti, occultando quello che sono e che sento.

Arrogante e presuntuoso, nascosto dietro un cognome, stavo per perdere te, la cosa più bella ed importante.

Mentre rapito lascio che sia la musica a parlare, sento le tue piccole mani sfiorare le spalle, delicate, come lo sei tu.

Ridendo una volta mia hai detto che "Amore non vuol  mai dire mi dispiace".

Ma io te lo dico, mi spiace di essere stato quello che ero, mi spiace non averti letto nell'animo, mi spiace averti offeso.

So che mi hai perdonato, me lo dimostri ogni singolo giorno, ma non riesco a fare davvero ammenda. E ne sento il bisogno.

Mi batto il petto in mea culpa.

Mi pento per quello che sono stato.

E ti sussurro “ TI AMO! ”

Ti stringo a me, mentre l'orchestra della vita suona per noi.