Riconosco i
segni dell’antica fiamma
Capitolo 1
Il timer da cucina suonò, segno che la torta aveva finalmente
terminato il suo tempo di cottura. Regina scattò in piedi e afferrò la presina,
per poi aprire il forno: una nuvola di calore raggiunse subito il suo viso,
costringendola a chiudere gli occhi per un attimo, ma quando tornò ad aprirli
un sorriso compiaciuto appari sulle sue labbra nel constatare che aveva creato
una vera opera d’arte. L’invitante aspetto e l’intenso odore di mele che si era
sprigionato in tutta la stanza, lasciavano intendere che stavolta la donna
aveva superato sé stessa ed era con evidente soddisfazione che continuava ad
osservare il dolce adesso in bella vista sul tavolo.
“Ha il tuo profumo…” commentò una voce alle sue spalle,
facendola leggermente sussultare.
“Hook” disse lei voltando
lievemente la testa per lanciargli una rapida occhiata “Mi sembra di
averti detto di aspettare in salotto” continuò in tono ammonitore, troncando
con quella semplice frase quello che si prospettava essere uno dei soliti
tentativi di flirt del capitano.
“D’accordo, come vuoi, vostra Maestà” replicò lui con un
sorrisino, alzando platealmente in alto le mani – o meglio una mano e l’uncino –in
segno di resa.
La padrona di casa scosse la testa con finta irritazione e
gli diede le spalle per dirigersi verso il frigo e prendere le diverse bevande.
“Ti serve una mano?”
Lasciando l’anta aperta e con due bottiglie in mano, si voltò
di nuovo a quella domanda e tornò a guardare il suo ospite con uno sguardo che
sembrava dire: “Ancora qui stai?”. Si
morse la lingua e restò un silenzio per un istante per poi concedergli un
sorriso che sembrava assumere, forse involontariamente, una sfumatura vagamente
maliziosa. Era una delle tacite regole della loro pseudo-amicizia: lui le
faceva una provocazione e lei rispondeva, e funzionava così da sempre, in parte
anche prima di Neverland.
“Ne hai solo una” gli fece notare ironicamente, richiudendo
il frigo con un movimento della spalla.
“Già, ma è tutta tua, tesoro” rispose lui, facendo qualche
passo verso di lei e sottraendole una delle bottiglie “Sidro di mele, è la tua grafia” disse poi incuriosito dando
un’occhiata all’elegante etichetta.
Regina annuì semplicemente e, afferrato il piatto degli
antipasti, sparì senza aggiungere altro verso la sala da pranzo, dove la grande
tavola era insolitamente apparecchiata per intero; era successo solo tre volte
in circa trent’anni e tutte e tre le volte negli ultimi sei mesi. Sospirò a
quel pensiero e lasciò scorrere lo sguardo su ogni piatto, erano nove come i
convitati di quella serata… Biancaneve e il suo principe, Henry con suo padre
Neal e la sua altra mamma Emma, perfino Tremotino insieme alla sua Belle e
infine Hook: tutti sotto lo stesso tetto, il suo tetto. Sistemò qualche
dettaglio e con un ultimo sguardo lasciò nuovamente la stanza, tornando
indietro verso la cucina, ma la scena
che l’accolse al suo ritorno le fece desiderare di non averlo mai fatto.
“Che diavolo stai facendo?”
Il tono della domanda era forse risultato persino di qualche
ottava più alto di quanto avesse voluto e si era ritrovata praticamente ad
urlare. Il pirata alzò lo sguardo su di lei con espressione divertita e poi
tornò al suo apparentemente sacrilego esperimento di mescolamento del sidro di
mele di Regina con il fiaschetto di rum che lui portava sempre con sé.
“Non è male” commentò prendendo un sorso di quel miscuglio
dal bicchiere dove l’aveva versato “Sul serio, ne rimarrai sorpresa, tesoro”
aggiunse poi spostandolo con un colpo della mano verso di lei, invitandola a
provare anche lei.
Regina spostò lo sguardo dal bicchiere al volto dell’uomo con
aria dubbiosa, poi allungò lentamente la mano sul tavolo e si portò alle labbra
la bevanda.
“Mmm… Fa schifo” fu il prevedibile verdetto finale che seguì
al rumore prodotto dal vetro nell’incontrare nuovamente il legno, ma la leggera
esitazione tra il momento dell’assaggio e l’articolazione di quelle due forzate
parole non era passata di certo inosservata.
“Pensavo fossi più brava a mentire” la provocò infatti
sorridendo apertamente.
Lei scosse la testa e incrociò le braccia al petto “Mi sto
chiedendo perché sei venuto in anticipo” disse poi con un sospiro esasperato,
aprendosi però in un sorriso complice.
“Non è colpa mia se gli altri sono in ritardo” rispose lui
semplicemente alzando le spalle.
La donna annuì e lanciò uno sguardo all’orologio, per poi
emettere l’ennesimo sospiro: le venti e trentacinque, trentacinque minuti di
ritardo. Non era inusuale che qualcuno incorresse in qualche contrattempo, in
particolare Neal e Emma non erano esattamente i campioni della puntualità, ma
trentacinque minuti erano trentacinque minuti e nessuno degli invitati, a parte
Hook, si era ancora presentato. Mentre sentiva una naturale preoccupazione cominciare a farsi strada in lei – per Henry
ovviamente, dato che si trovava con loro – la suoneria del suo cellulare
interruppe il flusso dei suoi pensieri.
“Pronto, David? Dove siete?... Cos’è successo?… Oh, certo,
capisco… Fammi sapere e congratulazioni”
Killian osservò in silenzio le diverse espressioni che si
formarono sul viso del sindaco mentre parlava in quella piccola scatolina
elettronica che per lui rimaneva ancora fondamentalmente un mistero:
preoccupazione, dispiacere, simulata indifferenza e infine una forzata allegria
nel pronunciare quell’ultima parola. Ed era stato proprio quel
“congratulazioni” a dargli un’idea di cosa fosse successo.
“Che ha detto il principe?” chiese non appena la vide
allontanare il telefono dall’orecchio.
Regina rialzò lo sguardo su di lui e fece una piccola smorfia
che lasciava rivelare finalmente quanto la notizia l’avesse seccata “Non
verranno, Belle è entrata in travaglio”spiegò asciutta, lasciandosi cadere
stancamente su una delle sedie, per poi rialzare lo sguardo sull’uomo per
spiare la sua reazione, che del resto non si fece attendere troppo.
“Splendido” mormorò Hook condensando in quell’unica parola
tutto il rancore mai sopito per il suo eterno rivale “Il coccodrillo ha
finalmente il suo completo lieto fine” continuò scandendo enfaticamente ogni
parola.
“E’ la prova che dopotutto anche i cattivi possono averlo”
aggiunse Regina in tono chiaramente ironico.
Il capitano scosse la testa e, sfilata una sedia dal tavolo,
si mise seduto anche lui.
“E’ in momenti come questi che sento rinascere il desiderio
di vendetta” confessò più a sé stesso che a lei, stringendo involontariamente
il pugno.
“Allora vendichiamoci finalmente” sussurrò lei dopo qualche istante,
ma l’espressione insolitamente dolce che aveva acceso il suo sguardo
contraddiceva l’apparente intento aggressivo “Spolveriamoci da soli tutta la
cena che avevo preparato… Compresa la torta di mele” aggiunse infatti
sorridendo apertamente lanciando uno sguardo al suo capolavoro culinario.
“Mi sembra un buon piano” rispose il pirata fingendosi serio
“E ci scoliamo anche tutto il rum di mele”
aggiunse poi facendole un occhiolino e riproponendole il suo esperimento.
Regina inclinò leggermente la testa e strinse le labbra, come
se stesse soppesando la proposta, poi avvicinò di poco il suo viso a quello di
lui lasciando incontrare i loro occhi.
“Abbiamo un patto, dearie?” chiese poi in una fedele
imitazione di Tremotino.
Una risata sorprendentemente calorosa, cristallina fu la
risposta a quella parodia e la donna restò a guardarlo piacevolmente stupita da
quel suono. Era strano, ma in tutto il periodo della loro lunga conoscenza non
lo aveva mai sentito ridere, forse perché erano secoli che non lo faceva. E non
era solo un’espressione metaforica.
NDA:
Buon sabato sera fans di Once Upon a Time! Finalmente riesco
a pubblicare una long-fiction per questo fandom! Il titolo è preso dall’Eneide
di Virgilio perché la trovo perfetta per questi due (cercherò di spiegare il
parallelo meglio nei prossimi capitoli, si spera) Spero vi sia piaciuto
l’inizio di questa serata insolita (forse con qualche traccia di demenziale
ahah)… Mi piacerebbe moltissimo sapere la vostra opinione!
A presto!
LadyPalma