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Autore: Evilcassy    07/10/2013    1 recensioni
"Il paesaggio cambiò quasi quando al crepuscolo attraversammo il cancello di ferro battuto della tenuta Usher.
La stradina passava in mezzo ad una galleria di alberi talmente fitti ed alti da non lasciare trapelare la luce. Vi erano un paio di statue cadute a terra e divorate dal muschio e dalle foglie, rami spezzati e morti ed erba incolta: rimanemmo colpiti dall'incuria di quel giardino che sembrava aver vissuto un fastoso passato, e la penombra ci fece perdere la serenità che aveva contraddistinto il nostro viaggio sino a quel momento, come se fossimo entrati in una dimensione diversa, un mondo grigio e decadente.
Anche il clima sembrava più freddo che sulla strada che avevamo appena percorso, e una leggera foschia si alzava tra gli alberi e i rami bianchi abbandonati a terra. Venni pervaso da un insistente stato d’angoscia, un senso di squallore e abbandono. Non sembrava esserci nulla di vivo, pittoresco o colorato in quel giardino e la quiete ovattata era la stessa di un cimitero."
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il Palpito di Casa Usher

 

 

 Il Palpito di Casa Usher

 

 

 

 

Capitolo 4: La Tempesta    

 

La pioggia che non aveva smesso di cadere leggera per tutto il giorno aveva aumentato di intensità e il vento ululava nella brughiera, sibilava tra i rami secchi e faceva vibrare i vetri delle finestre.

Roderick Usher sedeva sulla sedia a dondolo del suo studio fissando con lo sguardo spento e perso le fiamme morenti del focolare. Da quando sua sorella aveva esalato l'ultimo respiro era stato percorso da una frenesia isterica, allontanando con vigore e rabbia il medico che faceva domande troppo pressanti sulla malattia della defunta e che proponeva di esaminarne il corpo per il bene della scienza. All'arrivo del parroco dal paese vicino recitò le preghiere con fervore, ma non accettò il conforto che il sacerdote cercava di dargli mostrandosi anche riluttante ad organizzare le esequie.

"Benedite questa salma ora, padre, non occorrono messe ed incensi. Beneditela, e le farò prendere posto nella vecchia cappella di famiglia."

Non riuscimmo a dissuaderlo, e dopo una piccola funzione il sacerdote se ne andò mormorando qualcosa sulla follia in cui si poteva cadere a causa di un simile dolore e sulle preghiere che avrebbe comunque rivolto allo sventurato Lord Usher.

Dopodiché Francis gli fece compagnia nella penosa veglia sino all'alba, mentre io ero tornato nella mia stanza, a rimanere sul letto vestito e con gli occhi sbarrati in preda alla più angosciosa delle ansie.

Pregai e farneticai, mi lavai il viso più volte tremando; caddi in una sorta di torpore agitato dove mi sorpresi a chiamare il nome di Madeline e sperare di udire ancora i sussurri nell'aria che avevano preceduto la sua morte.

All'alba lo stalliere andò a chiamare un becchino, e tornò accompagnato da un piccolo carro funebre disadorno, come per volontà di Lord Usher, e con una semplcie cassa foderata di raso.

Lady Madeline vi fu posta vestita di una semplice veste bianca ed avvolta in un sudario. La fissai a lungo assistendo a quell'operazione, sperando di trovare su quel viso emaciato una parvenza di vita che potesse darmi la possibilità di urlare a gran voce di fermare tutto.

Ed invece le guance erano diventate ancora più scavate, le labbra pallide abbandonate a formare un sorriso indistinto e la punta delle dita sottili che andava illividendosi.

"La somiglianza fra voi è impressionante" mormorò Francis, ed il suo amico annuì, spiegando che erano gemelli, poi passò molto tempo a sistemarle le ciocche dei capelli corvini e ad accarezzarle gli zigomi gelidi, prima di recitare un'ultima preghiera coprendole il viso di porcellana con il sudario. Mi arresi e uscii dalla stanza tra i colpi di martello che chiudevano il coperchio.

Poi, sempre dietro l'insistenza di Roderick, lo sparuto corteo funebre composto da noi e dalla servitù seguì il piccolo carro attraverso il parco, costeggiando lo stagno sino ad arrivare alle rovine dell'antica chiesa.

Lì lo stalliere aprì la pesante porta con non poca difficoltà, e la cassa venne deposta al suo interno, appoggiata per terra tra due ali di vecchie e polverose casse ammonticchiate l'una sopra l'altra tra le nicchie.

Quando la porta venne chiusa, il tonfo pesante mi fece pensare che davvero separasse il mondo dei vivi da quello dei morti.

 

 

"Ti rammenti, Francis, di quando passavamo le serate nella biblioteca della scuola a leggere ad alta voce? Rammenti il nostro piccolo circolino di letteratura?" Roderick aveva gli occhi tristi rivolti verso la libreria che prendeva parete intera dello studio, ma un piccolo sorriso ad illuminargli il viso. Francis annuì, sollevato di vederlo reagire. "Eri il più bravo, il più espressivo a leggere. Rendevi reali i racconti, mi facevi sognare. Signor Anderson, sa di avere un figlio portato per la recitazione?" Ammisi la mia lacuna e Roderick si concesse un piccolo risolino nervoso. "Ti prego, Francis, mostra a tuo padre di cosa sei capace. Prendi un libro, e leggilo ad alta voce come facevamo a scuola."

Mentre parlava si era alzato ed era andato verso la finestra e aveva scostato le tende. Francis, dopo avermi gettato uno sguardo penoso, si era invece avvicinato alla libreria per studiare i titoli dei volumi facendosi luce con la lampada ad olio.

"OH!" Esclamò improvvisamente Roderick indicando fuori dalla finestra "Che bellezza, che spettacolo terribile!"

Mi avvicinai e così fece Francis: il parco era spazzato dal vento impetuoso, le nubi nere così basse da sembrare che si aggrappassero alle torri della casa per strappare il tetto e servirne gli interni alla pioggia che cadeva violenta. Non vi erano lampi o tuoni, ma riuscivamo a vedere tutto chiaramente, come se la pioggia stessa potesse mostraci costa stava colpendo.

Da un angolo della finestra si vedeva una parte dello stagno: l'acqua nera increspata sotto le sferzate creava giochi di forme che Roderick, gli occhi follemente sgranati, indicava con il dito tremante battendolo sul vetro. "Avete visto? Avete visto, vero?" rideva e singhiozzava contemporaneamente.

"Vieni via, Roderick, non devi vedere queste cose." Francis lo prese per le spalle e lo trascinò con fermezza sulla poltrona. Mi affrettai a tirare le tende, senza prima poter evitare di gettare uno sguardo di nuovo al parco, cercando invano nelle tenebre le rovine della vecchia magione e pensando alla cripta gelida che conservava il corpo esanime di Madeline.

 

Francis era tornato alla libreria, e dopo aver trovato un libro aveva abbandonato la lampada ad olio su un tavolo vicino alla porta e aveva preso posto nella poltrona di fronte a Roderick dichiarando, con la dolcezza che si riserva agli infermi, di aver scelto uno dei sui classici preferiti: Mad Trist; sul viso dello sventurato si riaccese il sorriso triste e lo incoraggiò nuovamente a leggere.

 

"Ed Ethelred, che era di natura di valoroso cuore, e si sentiva ora piu' che mai vigoroso,causa la potenza del vino che egli aveva bevuto, non attese di parlamentare oltre con l'eremita, il quale invero era di una natura maligna e ostinata, ma sentendo la pioggia cadergli sulle spalle etemendo lo scatenarsi della tempesta, sollevo' alta la sua mazza e a suon di colpi si apri' rapidamente una breccia sulle assi dell'uscio per farvi passare la sua mano guantata di ferro; ed ecco che tirando con questa energicamente spezzo' e lacero' e divelse ogni cosa sinche' il rumore del legno secco e cavo rimbombo' e si ripercosse per tutta la foresta".

Francis si interruppe bruscamente, alzando gli occhi dal libro per guardarsi intorno come se avesse udito improvvisamente qualcosa. Fissò me e poi il suo amico che, pallido come un cencio, aveva chiuso gli occhi e artigliati i braccioli della poltrona.

"Non avete sentito?" Mi domandò "Quel rumore, come di legno spezzato." Scossi la testa, ed impensierito dalla sua agitazione, tentai di dargli la spiegazione logica dell'albero secco del giardino che tanto aveva impensierito lady Madeline. Lui annuì pur non sembrando convinto, e pervaso dal rinnovato timore mi diressi verso un tavolino che reggeva una bottiglia di brandy e ne presi un piccolo bicchiere, porgendone un altro a mio figlio per aiuitarlo a distendersi i nervi. Dopo averne bevuto un piccolo sorso, sempre fissando l'amico immobile, riprese la lettura.

"Ma il prode campione Ethelred nell'entrare di la' dalla soglia si adiro' e si stupi' di non scorgere alcun segno del maligno eremita; ma invece di costui un drago di aspetto squamoso e prodigioso, dalla lingua di fiamma, che sedeva a guardia di un palazzo d'oro dal pavimento d'argento; e sul muro era appeso uno scudo di scintillante bronzo adorno del seguente motto: Colui che quivi entra, conquistatore e' stato;chi il drago uccide lo scudo otterra'."Ed Ethelred sollevo' la sua mazza e colpi' al capo il drago che cadde ai suoi piedi esalando il suo fiato pestilenziale con un urlo cosi' orrido e aspro e al tempo stesso cosi' penetrante, che Ethelred fu costretto a turarsi le orecchie con le mani contro quello spaventoso rumore di cui mai aveva inteso prima l'uguale"

E questa volta il rumore lo sentii anch'io e pure Roderick spalancò gli occhi stringendo convulsamente le mani sui braccioli con più nervosismo. Tuttavia non era il rumore di legno secco spaccato, bensì un urlo. Un lamento cupo e alto che pareva arrivare da lontano, dal profondo delle viscere della terra ed arrivare a noi attraverso il vento, seguito dal tonfo sordo di qualcosa di pesante che cadeva a terra.

Francis era pallido dalla paura, ed io - dopo un ulteriore sorso di brandy - nuovamente mi preoccupai di rincuorarlo: "Il vento che ulula" spiegai brevemente, gettando comunque uno sguardo fuori dalla finestra.

Con la coda dell'occhio, nella breve e fuggente frazione di un attimo, catturai un ondeggiare bianco nei pressi dello stagno. Mio figlio riprese a leggere cercando di mantenere ferma la voce:

"E ora il campione sfuggito alla terribile furia del drago e pensando allo scudo di bronzo e alla rottura dell'incantesimo che incombeva su di esso, scosto' dal suo cammino la carogna del mostro e avanzo' valorosamente sul pavimento argenteo del castello verso il punto in cui lo scudo pendeva dalla parete"

Mi feci schermo con la mano ed avvicinai ulteriormente il volto al vetro per guardare meglio nell'oscurità.

Se la tempesta era stata sino a quel momento priva di fulmini, ora lampi e saette si alternavano, illuminando i rami piegati e degli alberi e le increspature dell'acqua.

Tra i cespugli che delimitavano il sentiero che passava a fianco dello stagno vi era impigliato qualcosa, sferzato dal vento e dalla pioggia. Un cencio strappato, quasi una bandiera.

Quasi il brandello di un sudario.

"... ed esso in verita' non attese il suo giungere, ma cadde ai suoi piedi sul pavimento d'argento, con un fragore possente, spaventosamente rimbombante".

E mentre realizzavo ciò che i miei occhi vedevano, le gambe mi cedettero e la voce di Francis smetteva di leggere sentimmo distintamente una vibrazione metallica, prolungata, gelida attraversare i corridoi e salire le scale.

Ed insieme, basse ma distinte, le voci mormoranti che parevano uscire dalle pareti, dai suppellettili, dai quadri. Voci concitate, quasi eccitate, nitide in mezzo allo scrosciare della pioggia e ai lampi.

"Padre... le sentite anche voi, vero? Roderick!"

Il giovane Usher si era alzato in piedi, i capelli spettinati e gli occhi spalancati a rendere ancora più folle l'aspetto, pervaso da un continuo tremore che gli faceva contrarre la mascella. "Ciò che vive... in questa casa... ciò che resta... in questa casa... non muore... non muore mai!" mormorarava, avvicinandosi alla porta. "Desideravo che mia sorella mai fosse più separata da me! Che potesse essere mia compagna, come lo era stata nella nascita, anche nella vita! E' osceno a dirsi, vero Francis? Ho visto come la guardavi quella sera a cena! Ti aveva già colpito la nostra somiglianza, è per questo che la desideravi, era perché ti ricordava me. Cosa speravi, che ti dessi la mia benedizione per portarla via? Da questa casa? Da me?" Francis lo guardava terrorizzato, gli occhi fissi spalancati, cercando di indietreggiare per allontanarsi dal folle. "E' il motivo per cui ho lasciato che i miei genitori fossero inumati fuori da queste terre: così non sarebbero potuti tornare, non avrebbero potuto separarci, né opporsi alla nostra unione. Ma invece mia sorella è qui, qui di nuovo!" Invano Francis tentò di richiamarlo alla ragione, ma lui scuoteva la testa, piangendo e ridendo nello stesso momento: "Ed io ti dico, davvero, che la troverai fuori da quest'uscio!"

Quello che successe immediatamente dopo lo ricordo con un senso di estraniamento, come se stessi assistendo ad una rappresentazione teatrale, seduto tra il pubblico, tale il susseguiresi degli eventi fu veloce e drammaticamente assurdo.

La porta si spalancò violentemente, come se colpita da una delle sferzate di vento che picchiavano le pareti esterne, facendo vibrare e cadere a terra la lampada d'olio dal tavolino.

E tra i guzzi delle fiamme che attecchivano al tappeto, comparve la visione più terrificante a cui mai avrei pensato di assistere in vita.

Con le mani rosse di sangue, consumate sino all'osso dalla disperata lotta, protese in avanti, lady Madeline Usher varcò l'uscio, l'abito bianco zuppo di pioggia e fango che aderiva al corpo livido ed i capelli sciolti che coprivano buona parte del volto sfigurato da una furia ultraterrena. Passò sopra il tappeto incendiato senza curarsi delle fiamme avvicinandosi a Roderick, che era crollato sulle ginocchia e la fissava boccheggiando tendendosi una mano premuta sul petto e con gli occhi fuori dalle orbite. Francis si precipitò verso me, afferrandomi per il bavero della giacca e forzandomi ad alzarmi, spingendomi verso la porta urlando ed invocando soccorso, mentre le fiamme iniziavano ad attaccarsi al legno dei mobili e alle tende ed il fumo diveniva più acre.

L'ultima immagine terribile che ho dei fratelli Usher è quella di Madeline china sul fratello, i capelli grondanti acqua scura e putrida che sembravano avvolgerlo e stritolarlo come i tentacoli fatali d'un mostro marino.

Fuggimo fuori, subito raggiunti dagli altri domestici, che altro non poterono fare che aggrapparsi l'uno con l'altro urlando sotto la pioggia, inorriditi davanti alle fiamme che divoravano velocemente la tenuta della caduta famiglia Usher.

 

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Ed è FINITA!!!

Bene, così avete a disposizione il quadro completo di questa assurdità.

Le parti di Mad Trist sono proprio quelle del racconto originale.

Grazie per averla letta e ringrazio in particolar modo Efy per essere sempre così puntuale, gentile e 'fedele' e Thyla, per aver commentato questa storia.

Grazie Grazie Grazie.

Ora anche questo 'sfizio' me lo sono tolto.

Per ogni curiosità, vi rimando al mio Ask: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos

Per tutto il resto c'è MasterStark!

 

Alla Prossima,

EC.

 

 

   
 
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