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Autore: TaliaAckerman    09/10/2013    5 recensioni
[Revisione in corso]
Primo capitolo della serie del "II ciclo di Fheriea"
Dal diciottesimo capitolo:
"Pervasa da un senso di feroce soddisfazione, Dubhne alzò il braccio destro in segno di vittoria. La folla intorno a lei urlava e scandiva il suo nome, entusiasta. E la cosa le piaceva."
Salve, e' la prima fan fiction che pubblico in questa sezione. Più che una ff però è un romanzo, il mio romanzo, ideato e steso in più di due anni di fatiche e grandi soddisfazioni. Spero vi piaccia^^
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'II ciclo di Fheriea'
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La voce del commentatore della trentaquattresima edizione dei Giochi risuonò particolarmente gaia e fiera quella mattina. Le tribune dell’Arena erano stracolme di gente: contadini, mercanti, soldati e signorotti locali. A vederli si erano scomodati persino i gemelli figli dei sovrani delle Cinque Terre, Nimh e Freida, accompagnati da qualche servitore.
Dubhne, seduta appena dietro la galleria che l’avrebbe portata nell’Arena, tremava. Non c’era nessuno con lei, nemmeno Malcom. Avrebbe seguito il suo combattimento dagli spalti, mentre gli altri ragazzi avrebbero atteso fuori. Era sola.
Quel giorno non sarebbe stato come le altre volte. Non si trattava di una semplice sfida. Il suo avversario non era un semplice guerriero. Era una macchina assetata di sangue. Se Dubhne avesse vinto, sarebbe entrata per sempre nella storia, non solo quella dello Stato dei Re, ma dell’intera Fheriea. Un brivido le percorse la schiena. “Dubhne, la Ragazza del Sangue; la prima donna della storia a trionfare nell’Arena di Città dei Re”. Suonava piuttosto bene. Ma se avesse perso… beh, preferiva non pensarci.
Fuori, Rodrick stava commentando:- Non si può dire che Dubhne ci abbia stupiti tutti, eh? Quando è entrata per la prima volta in questa arena, credo che nessuno avrebbe scommesso su di lei neanche mezzo york, e invece…
Dalla folla si levarono risatine e qualche applauso concordante.
– Ma ce la farà contro Jackson, l’uomo che qui ha vinto ben quattro titoli come campione del mondo, e che quest’anno non ha risparmiato neanche uno dei suoi sfidanti? È tutto ancora da vedere, e credo proprio che questo incontro sarà parecchio interessante… Ma ora, penso che sia venuto il momento di presentare i due Combattenti: a destra, dalla squadra di Peterson Cambrel, una leggenda apparentemente immortale su questo campo… Jackson Malker, campione dei Giochi per quattro volte consecutive!
Jackson entrò nell’Arena senza esitare, e rivolse un rapido inchino alla folla circostante. Era un gesto ironico. Strafottente. Dubhne sentì la folla applaudire, o ridere, o gridare il suo nome. Si sentì svenire. Adesso toccava a lei. Dopututto, la stella entrava sempre per ultima no?
Stai calma. Hai sconfitto tutti quegli avversari arroganti. Potrai battere anche lui.
– E ora, signore e signori, la ragazza che appena entrata in questa arena ha fatto conoscere a tutti il proprio nome… Il segreto del suo successo? E’ bella, ribelle e perennemente sporca di sangue. La squadra di Malcom Shist è orgogliosa di presentarvi…Dubhne, la Ragazza del Sangue!
La folla esplose.
Dubhne chiamò a raccolta tutto il proprio coraggio, si alzò e si diresse verso l’ingresso dell’Arena. La luce era talmente forte che la ragazza dovette coprirsi gli occhi con una mano. Entrò.
In un solo, vorticoso istante, nella sua mente si affacciarono i ricordi del suo primo combattimento, la paura cieca della debuttante, il corpo senza vita del suo avversario e gli applausi sorpresi della folla. Aveva fatto tanta strada da quel giorno.
Deglutì, e alzò lo sguardo sul suo avversario. Jackson la stava guardando con occhi imperscrutabili, ancora più neri di quanto ricordasse. La tensione era palpabile, il pubblico improvvisamente aveva smesso di sbraitare. Forse il tempo si era fermato, ma per quanto ricordasse Dubhne, mai quell’arena era stata tanto silenziosa.
Stai calma.
– Che l’incontro… ABBIA INIZIO!- urlò Rodrick, e il combattimento cominciò, tra gli applausi sfrenati della folla.
Dubhne schivò con facilità il primo attacco di Jackson, e per qualche minuto la scimitarra della ragazza e lo spadone di Jackson cozzarono l’uno con l’altro senza riuscire ad arrivare al corpo. Alla fine, dopo una stoccata di Jackson particolarmente difficile da schivare, i due Combattenti si separarono.
– Stanne sicura, ragazzina. Non ti risparmierò solo perché sei una donna. Quindi, ti consiglio di arrenderti subito e farla finita in breve - fece Jackson beffardo, anche se senza togliere gli occhi di dosso all’arma di Dubhne.
– Sei troppo sicuro, Jackson. La superbia è il punto debole di quelli come te - rispose lei. Cercava di apparire tranquilla, ma in realtà non lo era affatto. Con trepidazione, aspettava che l’avversario facesse la sua prossima mossa. L'occhio le cadde sulla coscia destra del Combattente avversario, dove James lo aveva ferito il giorno prima. Nel punto in cui la lama aveva lacerato la pelle, si apriva ancora un taglio largo e circondato da un ematoma bluastro; il tessuto dei pantaloni era strappato in quel punto. Bene, era lì che avrebbe colpito.
– Lo sai, ragazzina? Quando ti ho guardata combattere la prima volta ho pensato che avessi non poco talento. Chissà, forse anche fino arrivare a combattere contro di me. Fino a darmi filo da torcere. Ottimo, così sarà più divertente ucciderti, ragazzina…
- Piantala di chiamarmi… ragazzina!- urlò Dubhne, perdendo il controllo e avventandosi sul nemico con la scimitarra alzata. Jackson, veloce, abbassò la testa e la schivò, e utilizzò la furia della ragazza come punto a suo favore. Infatti Dubhne, presa dalla carica, inciampò nella gamba tesa dell’avversario e cadde malamente a terra. Ma i duri allenamenti avevano sviluppato enormemente i riflessi della ragazza, che si rialzò prontamente portandosi a distanza di sicurezza. Jackson sogghignava.
– Patetico - mormorò. Le labbra di Dubhne tremarono, ma lei si fece forza e tentò un nuovo attacco. Le lame si incrociarono di nuovo, più violente e rumorose della prima volta. Jackson stava blaterando qualcosa sulla netta inferiorità di Dubhne, ma la ragazza non lo ascoltava. Non ascoltava più nemmeno i commenti entusiastici del commentatore.
Concentrata, cercava solo disperatamente di non farsi ammazzare. Era proprio come la prima volta in cui aveva combattuto. Non sentiva nulla. Non riusciva a pensare. Si muoveva meccanicamente. E poi, veloce come un lampo, la lama di Jackson le colpì una spalla, portandosi via un brandello di pelle.
– Ah!- gridò la ragazza, indietreggiando istintivamente e reggendosi la spalla ferita. L’altro non perse tempo, e approfittando della momentanea debolezza dell’avversaria tentò nuovamente di colpirla. Questa volta Dubhne cadde all’indietro per schivare il colpo, e terrorizzata cominciò a gattonare verso le gradinate.
– Oh, andiamo, io pensavo che avresti potuto dimostrare anche qualcosina di più…- la provocò Jackson, fermo in mezzo all’Arena. Pareva annoiato. Dubhne premette la schiena contro la parete di fondo e respirò profondamente, cercando di reprimere le lacrime di dolore. Strinse forte l’impugnatura della scimitarra a larga lama e strinse i denti.
Fa’ qualcosa! ripeté nella propria mente. Ma non riusciva ad immaginare cosa.
Jackson, che sembrava essersi stufato di aspettarla, mosse qualche passo verso di lei.
Oddio. Oddio!
- Avanti, Dubhne. Ce la puoi fare!- gridò qualcuno in mezzo alla folla. Lei si voltò verso gli spalti e, stupefatta, vide il volto preoccupato ma sorridente di Claris. Vedere che quella ragazza dura e forte era venuta lì, infrangendo tutte le regole dei Combattenti per sostenerla le diede una bella carica. Seppe di non essere sola.
Ignorando come poté il dolore alla spalla, la giovane si rialzò, e con passo deciso avanzò verso Jackson. Questo fece un sorrisetto soddisfatto. – Ah, si fa sul serio ora…
Con un urlo, Dubhne si gettò su di lui, menando colpi violenti con la sciabola, e l’avversario reagì con altrettanta potenza. Dubhne riuscì a infierire ulteriormente sulla gamba ferita con un colpo ben assestato, ma in compenso Jackson le inferse una lunga, anche se non profonda, ferita al ventre. I due contendenti si separarono di nuovo. Dubhne ansimava. Non sarebbe riuscita ad andare avanti così ancora per molto.
Concludi in fretta. Concludi in fretta. Ma non era facile farlo. Il sangue che scaturiva dalle sue due ferite aveva già imbrattato metà del suo corpetto, e la fuoriuscita non accennava a diminuire. Anche Jackson, in piedi dall’altra parte dell’Arena, sembrava provato. Respirando affannosamente, teneva le grosse mani premute sulla coscia sanguinante.
– Un attimo di tregua, signori!- sbraitò il cronista rivolto alla folla.- Attenzione, i due Combattenti sembrano entrambi sfiniti… Cosa ci riserverà ancora questo scontro?
Oh sta’ un po’ zitto! pensò Dubhne arrabbiata. Era insopportabile sentire quell’uomo parlare di lei e di Jackson come semplici mezzi di spettacolo, neanche fossero draghi da competizione…
Jackson ripartì alla carica, e lei non riuscì a schivarlo. I due caddero goffamente sulla terra battuta dell’Arena, abbandonandosi ad una zuffa disordinata. Jackson assestò alla ragazza più e più pugni in faccia, e lei contrattaccò ferendogli le braccia con le unghie e con i piedi, disperata. Al decimo cazzotto sul naso, Dubhne scoppiò a piangere come una bambina, e si divincolò furiosamente dalla stretta del nemico. Malferma sulle gambe, si rialzò e corse via, come se stessero giocando a rincorrersi. Jackson la imitò, ma la gamba ferita ostacolava i suoi movimenti, e Dubhne riuscì ad allontanarsi. Piegata in due, la ragazza riprese fiato. Quell’incontro sarebbe mai finito?


Pensa, Dubhne. Pensa.
Era da molti, interminabili minuti ormai che il duello non riprendeva, e già il pubblico aveva iniziato a spazientirsi. Dubhne non riusciva a muoversi; aveva paura.
Devo vincere. Devo farlo. Per Claris, per Illa. Per i miei genitori. Per tutti i miei amici poveri. Per Claire, Richard e Camm. Per Archie Farlow. E per Alesha. Si, devo vincere per lei.
La ragazza alzò la testa, e nei suoi caldi occhi scuri passò un lampo di irrequietezza. Si rese conto di desiderare di combattere ancora. Le sue membra fremevano, ma i suoi denti non battevano più. Il cuore accelerò i battiti. Strinse la scimitarra con entrambe le mani e la sollevò. Era arrivata fin lì da semplice apprendista Combattente. Era arrivata fin lì e non aveva intenzione di rinunciare alla sua gloria. Gloria che le aspettava di diritto.
Ora! Senza preavviso, Dubhne spiccò la corsa, puntando la propria arma in direzione i Jackson, e urlò con quanto fiato aveva in gola. Voleva che per sempre gli spettatori dell’Arena ricordassero quel momento.
Jackson si preparò al contrattacco e puntellò i piedi sul terreno, ma la gamba ferita lo tradì, e l’avversaria gli fu addosso. Per la seconda volta in quel giorno, i due caddero sulla terra battuta dell’Arena, e per la seconda volta in quel giorno Dubhne si ritrovò piegata solo ai propri istinti di sopravvivenza. Strappò d’impeto la spada dalle mani di Jackson e cominciò a menare colpi alla cieca verso di lui. Sentì la lama della sciabola che incontrava la carne dell’avversario, udì le sue urla, le grida eccitate del pubblico, le parole esaltate del commentatore. Non ascoltò, e andò avanti nella sua opera, graffiando, lacerando, mutilando il corpo dell’avversario.
– Maledetta!- gridava Jackson con voce inumana, e quando gli schizzi abbondanti di sangue le macchiarono la faccia urlò, e le sue grida si mescolarono con quelle del nemico, della folla, di Claris, di Malcom e di Peterson, e le parve di annullarsi in tutta quella rabbia, quella disperazione, quel desiderio di vincere.
Infine, quando Jackson Malker cessò definitivamente di muoversi, la ragazza fermò il braccio a mezz’aria, ansimante.
Era finita. Era finita, finalmente. La ragazza ci mise qualche istante per registrare ciò che era appena successo. Poi lentamente, stravolta, si alzò in piedi, la scimitarra puntata verso il cielo.
Ho vinto.
Dopo qualche istante di stupore, come fosse colpita da un fulmine, l’intera folla lì riunita balzò in piedi con un boato, e il clamore fu indescrivibile. C’era chi saltava, chi esultava, chi semplicemente gridava il nome di Dubhne, mentre il commentatore urlava a pieni polmoni:- Incredibile, incredibile! Dubhne ha vinto, ha battuto il campione dei giochi da semplice debuttante! HA VINTO!







Note: non posso credere di essere riuscita a pubblicare questo capitolo! ^^ Oddio, spero che come ultimo combattimento sia stato entusiasmante, se vi è piaciuto fatemelo sapere con una recensione ;) Ho ancora solamente l'epilogo e un capitolo extra da pubblicare, cercherò di farlo al più presto... Scusate, sono ancora spaesata dall'imminente termine della mia storia! xD Per l'ultima volta, a presto :3
  
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